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Flash-back Monticchio Bagni in bianco/nero
Donato M. Mazzeo
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MONTICCHIO SGARRONI  E  P. E. JANNINI

Un altro aggregato di case, una piccola edicola mariana, poche famiglie dedite alla coltivazione del grano ed al pascolo, una pluriclasse, un bar-tabacchi.
Ma con un ufficio delle Regie Poste (oggi Ente Poste Italiane) diretto, erano gli anni `30, da un gerente-poeta e compositore di musiche, ispirate all'ambiente bucolico di Monticchio e del Monte Vulture; oltre che da fragranza e luminosità del territorio lucano.
Si chiamava, questo singolare personaggio a mezzadria fra conti correnti, vaglia postali, francobolli e poesia in musica, Pasquale Epifanio Jannini.
Who's Who? Jannini, originario di Maratea, incantevole località sul Tirreno, era nato nel 1906. Sarebbe scomparso nel 1988.
Autore, fra altre cose, di un volume di poesie intitolato "Canti del Vulture "fu definito da E. A. Mario ideatore della famosa canzone del Piave "anima giovanilmente inquieta e pensosa".
E "possiede una grazia espressiva che è testimonianza di una gran fede nell'arte" scriverà ancora di lui Corrado Alvaro, lo scrittore calabrese di "Gente in Aspromonte".
Mentre I'ing. Giuseppe Catenacci di Rionero, poliedrica figura di intellettuale del tempo, nei giorni del congedo dal servizio postale a Monticchio Sgarroni, vergava con emozione queste righe:
"Dalla terra del Vulture, dove belle fanciulle cantano ancora i tuoi stornelli intrisi di sole, fra gli opimi campi di grano di Monticchio Bagni e Sgarroni, un saluto augurale di felice ritorno!".
Jannini fu il cantore della natura prosperosa del Vulture e del pregiato Aglianico che definì "forte e aromatico dei vini il guappo"; il vitigno greco che alligna fra le zolle vulcaniche per rinsaldare, ovunque e sempre, i rapporti sociali, nella battaglia quotidiana dell'esistenza.
Ma ecco alcuni significativi versi di Jannini, tratti dai suoi "Canti del Vulture":

...... sull'erbetta coperta di brina, gira e becca una grigia gallina;
sta sull'uscio la bruna sartina, bianche tele, più terso l'amor.

Una fonte canticchia perenne la canzone del nulla e lavora,
la disturba una limpida mora i suoi pavoni curvata a lavar".
 

 

 

 

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