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INDICE

 

     

BIBLIOTECA COMUNALE "G. RACIOPPI"
MOLITERNO

L'ospite illustre

   

Anno XX

LA TRIBUNA

Venerdì 19 Settembre 1902 L'ON. ZANARDELLI IN BASILICATA

A MOLITERNO - Episodi del viaggio e dell'arrivo

Vi mando i particolari del tragitto da Montesano a Moliterno e dell'arrivo in questo paese, che per l'ora tarda non ho potuto trasmettervi ieri sera.
Alla stazione di Montesano attendevano parecchi ladeaux tirati ciascuno da tre robusti cavalli.
Vi erano anche quattro carabinieri a cavallo, destinati a scortare la carrozza presidenziale; ma l'onorevole Zanardelli, ringraziando, fece comprendere che non credeva necessaria la scorta.
La faticosa ascensione della collina di Montesano si fece di buon trotto.
Al passaggio del lungo corteo di carrozze, chiuso da una grande carrozza carica di bagagli, accorrevano dai campi e dai casolari i contadini attoniti, stupiti, salutando.
Quasi tutti, quei contadini hanno l'aspetto emaciato, il colore terreo; si vede bene, purtroppo, che quella gente si nutre poco e male.
Presso un gruppetto di misere capanne un vecchio calvo, vestito di brandelli, agitava una strana bandiera fatta di fazzoletti di vari colori: quando le carrozze passarono egli gridò: Viva Zanardelli, e coloro i quali lo circondavano ripetettero il grido.
Attraversata la minuscola borgata di Montesano, che era graziosamente adorna di piccole bandiere nazionali, si continuò la rapida corsa attraverso montagne completamente brulle o assai mal coltivate, segno evidente della grande miseria di questi contadini.
Queste località somigliano all'Agro romano, con la differenza che esse, in tempi non lontani, ebbero rigogliosa vegetazione; ora sono lasciate in triste abbandono per la scarsità del denaro e per la conseguente continua diminuzione di braccia da adibire al lavoro, che invece emigrano.
Lo spettacolo desolante impressionò l'onorevole Zanardelli.
Né mancano abbondanti corsi d'acqua: frequentemente le carrozze si fermavano perché i cavalli si abbeverassero e i passeggeri si dissetassero.
Lungo il percorso ad ogni quattro o cinque chilometri incontravamo pattuglie di carabinieri che presentavano le armi.
A pochi chilometri da Moliterno la campagna arida si muta in un verdeggiante bosco di faggio denominato appunto "il faggeto" che mi dicono popolato da lupi.
Nel bosco incontrammo le carrozze, provenienti da Moliterno, nelle quali erano l'onorevole Lovito, il Sindaco e le altre autorità venuti incontro al Presidente.
Quaranta minuti dopo eravamo nell'abitato, accerchiati e festeggiati dai popolani vestiti nei loro abiti di festa, gli uomini in velluto nero con ghetto di velluto anch'esso, le donne tutte di nero con ampi fazzoletti di grave panno nero pendenti dalla testa sulle spalle alla foggia monastica.
Tutte le case del paese erano imbandierate; grande animazione. La folla seguì, acclamando, l'onorevole Zanardelli nel tratto che questi dovè percorrere a piedi per accedere alla casa dell'onorevole Lovito, ove alloggia.

In casa Lovito i viggianesi

Alle 21 in casa Lovito ebbe luogo il pranzo di 25 coperti cui intervennero le autorità, e che fu allietato da un concertino di arpe e violini: i famosi viggianesi, i figliuoli della vicino Viggiano, i raminghi suonatori che girano il mondo con l'arpa al collo, ben noti per la dolcezza delle melodie che con così squisito senso, anzi intuito, musicale eseguono.
Il concerto era diretto dal maestro Nicola di Fonzo, e per esso il presidente ebbe parole di sincera ammirazione.
Il banchetto fu ottimo ma interminabile.
Allo champagne si levò primo il Sindaco Latorraca, che con sentita eloquenza rilevò il triste fenomeno nel quale Moliterno, paese che contava 8000 abitanti, e ora ridotto a 5000 per continuo esodo di gente verso la lontana America: 5000 i quali anch'essi emigreranno, se non li soccorrerà l'opera del governo di Zanardelli.
Il presidente disse che, respingendo il pronostico melanconico dell'esodo degli altri 5000, egli spera che molti, emigrati, possano ritornare alle loro case, poiché è suo proponimento studiare coscienziosamente le condizioni del paese e cercare rimedi ai suoi mali. Terminò brindando all'onorevole Lovito, cui lo lega mezzo secolo di vita parlamentare di cordiale amicizia, e al risorgimento economico della Basilicata.
Queste parole furono coperte da una grande ovazione.
Ultimo parlò l'onorevole Lovito, il quale pregò il Presidente ad escogitare il mezzo pel rimpatrio gratuito degli emigranti che non hanno potuto trovare lavoro all'estero e che potranno, provvidamente soccorsi e guidati, restituire queste loro terre natie all'antica floridezza.
Notò che mentre la popolazione, come risulta dall'ultimo censimento, è ovunque aumentata, si trovi in diminuzione di 50 mila individui per la Basilicata.
Concluse brindando all'onorevole Zanardelli, la cui visita alla Basilicata è sicuro affidamento di tempi migliori.

I ricevimenti Ore 12,40

Anche qui l'onorevole Zanardelli ha voluto ricevere, oggi, quanti hanno creduto presentarsi a lui. E moltissimi privati ha ricevuto, e tra essi molti sacerdoti.
Ha poi ricevuto il procuratore generale di Cagliari, comm. Durante, il consigliere di cassazione Natale, il consigliere di stato Imperatrice, il Sindaco di Moliterno con la Giunta e l'intero Consiglio Comunale, il Presidente della Cassa di Risparmio, Il sindaco di Tramutola, una rappresentanza della società magistrale fra gli insegnanti dei circondari di Potenza e di Lagonegro, i presidenti delle società operaie.
L'onorevole Zanardelli ha avuto una lunghissima conferenza col Cav. Lichinchi, presidente della deputazione provinciale. Il professore Allamprese ha fatto omaggio al Presidente di un magnifico ritratto a penna, somigliantissimo. Il presidente ricambiò il dono con la propria fotografia fregiata di dedicatoria.

La partenza per Corleto Ore 13

In questo momento, il Presidente del Consiglio, con le autorità, in quindici carrozze parte per Corleto Perticara, acclamatissimo dalla folla.

Discussione del disegno di legge Provvedimenti per la Basilicata

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca discussioni del disegno di legge: Provvedimenti a favore della Provincia di Basilicata.
Onorevole presidente del Consiglio, consente che la discussione generale si apra intorno al disegno di legge concordato tra Commissione e Governo?
GIOLITTI, Presidente del Consiglio e ministro dell' interno Acconsento.
PRESIDENTE. Allora si dia lettura del disegno di legge concordato fra Ministero e Commissione. (Vedi stampato n. 398 A). La discussione generale è aperta, e ha facoltà di parlare, come primo iscritto, l'onorevole Materi.
MATERI. Onorevoli colleghi! Non si può affrontare la discussione del problema meridionale con l'esame della presente legge in favore della Basilicata senza che il nostro pensiero compreso da gratitudine, non corra alla memoria di Giuseppe Zanardelli, il quale nel, dare il suo nome alla legge volle, con sentimento vero di italianità, assegnare al problema carattere e significato prettamente italiano.
La coscienza dei miei concittadini riboccante per l'illustre uomo ebbe un'eco sincera in quest'Aula quando la Camera fece di lui degna e doverosa commemorazione; e si e' simpaticamente riaffermata con la calda evocazione che l'onorevole Torraca ha fatto del viaggio compiuto in quella regione da Giuseppe Zanardelli, e del discorso che tenne in Potenza la sera del 29 settembre 1902.
Certamente a lui noi dobbiamo se oggi il Paese conosce la eccezionalità dei mali onde è afflitta la Basilicata, e com'essa superando la sua aspettativa, lo determinò a farne ampia ed autorevole testimonianza non soltanto col discorso di Potenza, ma altresì e soprattutto con la relazione alla legge in cui traspare il suo grande desiderio di portarvi rimedio.
Le cose dette a Potenza la Camera le avrebbe udite dalla sua bocca, se, per nostra fortuna, fosse quest'oggi in mezzo a noi e voi, onorevoli colleghi, avreste appreso da lui quanto lo meravigliasse il fatto che là dove ora sono zolle ed acque letali e dove regna il deserto e la morte rifulgessero un tempo le fiorenti città della Magna Grecia, Metaponto ed Eraclea celebrate per splendore di natura e magnificenza di monumenti.
Nè io dubito che dall'animo suo nobilissimo sarebbesi ancora rievocato il ricordo di talune glorie della Basilicata che egli in Potenza, volle rammentare non già per un semplice ricordo storico, ma perchè a lui pareva che rendessero più imperioso il dovere che ha l'Italia di tenere la Basilicata al posto del quale è degna!
Detto questo a sgravio del sentimento di riconoscenza che dobbiamo estendere anche alla presente Amministrazione perchè si è affrettata a fare proprio il disegno di legge Zanardelli ed ha consentito a migliorarne le condizioni; io farò un esame dei progetti quali ci vengono ora presentati dalla Commissione parlamentare ai quali speriamo che la Camera vorrà dare pieno e completo suffragio.
lo ne discorrerò brevemente, ma però con la guida di quella ragione pratica alla quale non sempre, nella confezione delle leggi, noi rendiamo il dovuto ossequio, onde avviene che qualche volta ad esse manchi l'efficacia e la utilità che si aspettava dalla loro applicazione.
E questo richiamo, alla ragion pratica, mi fa ricordare una giudiziosa osservazione che ho letta in un giornale di Napoli il quale, in occasione della morte di Zanardelli, diceva che tutto l'idealismo della nostra rivoluzione, si rinserrava nella sua tomba; essendo egli l'ultimo superstite dell'Italia fondata sul diritto, sulla fede e sulla ragion pura: là dove oggi conviene volere l'Italia forte, l'Italia cioè della ricchezza e della ragion pratica.
Non deve sorprendere perciò se un uomo che vive, come io vivo, in contatto coi bisogni e con le esigenze dei campi, e che al problema agricolo ha consacrato tutta la sua attività personale, le stesse idealità sue, si addimostrò, come io mi addimostrai dal primo momento contento della legge Zanardelli, e ne scrisse in favore nelle colonne di un autorevole giornale della Capitale quando però nessuno mostrava di occuparsi seriamente del problema meridionale che si trascinava tra la indifferenza e la incredulità . A me pareva, come giudico adesso il nuovo disegno di legge, che l'insieme dei provvedimenti della Basilicata, se non esauriscono il problema, rendono per lo meno possibile d'iniziarne la soluzione; e frattanto a meglio chiarire il mio pensiero, gioverà narrare al Camera un incidentino del viaggio di Zanardelli in Basilicata.
Allorquanto i primi sette giorni del viaggio al suo orecchio non erano pervenute che voci insistenti per la richiesta di strade e di ferrovie, come se tutte le varie ed immanenti necessità della provincia si fondessero e potessero sanarsi con cosi detta politica di lavoro, io mi arrischiavi pel primo, nel portargli il saluto del collegio, a manifestargli una diversa convinzione con una nota che parve discorde e perfino temeraria, e gli dissi che per me la salvezza della Basilicata doveva cercarsi in tutti i mezzi ed in tutti i modi atti ad accrescere e ad incoraggiare una maggiore e migliore produzione delle nostre terre.
Ora senta la Camera come Zanardelli riassume gli intenti della sua legge.
"E' evidente, egli scrive, come la principale causa del decadimento economico di questa regione sia la troppo scarsa produzione, ed il conseguente eccesso delle importazioni sulle esportazioni; e siccome, almeno per ora non è lecito sperare uno sviluppo industriale per il quale non si hanno nè materie prime né artefici adatti, occorre insistere e fortemente insistere sulla questione agraria; e pertanto il disegno di legge ha per intento precicuo l'aumento della produzione in armonia alla potenzialità ed alle usanze locali, ed all'attuazione del piccolo e medio credito agrario".
Dunque nel concetto noi ci eravamo incontrati perfettamente dappoichè l'onorevole Zanardelli dimostrò di considerare la soluzione del problema nostro attraverso la questione agraria come base della nostra riscossa economica. lo di ciò mi tenni contento soprattutto quando vidi compresa nella legge la disposizione relativa alla creazione delle borgate autonome da me richiesta, e che egli volle definire per i nuovi centri di popolazione.
Se non che nella pratica esplicazione di questo ottimo programma apparvero subito le gravi deficienze dei mezzi assegnati con cui voleva elevarsi la produzione ed il livello generale della vita.
Forse perché astretto dalle necessità del bilancio l'Onorevole Zanardelli non si è curato punto dello alleviamento della pressione tributaria a lui chiesto da tutte le parti ed in tutte le maniere possibili; e volle dare al titolo settimo della legge, il nome di agevolazioni tributarie mentre certe disposizioni in niente rispondevano e al titolo stesso, e all'aspettazione generale dei contribuenti della regione.
Ne l'assegnazione totale di ventisette milioni da spendere in venti anni poteva mai corrispondere ai molteplici bisogni ed alle tacite nostre impellenti necessità; giacché una tale somma, come bene ha osservato l'onorevole Torraca, non basterebbe nemmeno alla sola sistemazione dei nostri fiumi e torrenti.
Con le nuove proposte invece si è raddoppiato l'assegno dei fondi, e si è accorciato a quindici anni il tempo per impiegarli.
Ma nonostante i miglioramenti, le maggiori larghezze e le nuove concessioni, resta sempre una grande sproporzione tra i fini desiderati e i mezzi assegnati. E allora?
E allora noi dobbiamo innanzitutto dichiararci contenti di quanto abbiamo potuto ottenere, e che non è poco, ma dobbiamo però associarci al pensiero manifestato dallo stesso onorevole Zanardelli che cioè l'applicazione della presente legge debba considerarsi come un esperimento, dall'esito del quale si potrà trarre futuro e non remoto insegnamento sia per la Basilicata medesima, sia per le regioni contermini.
lo non so, se l'esempio della Sardegna che egli ha invocato, e l'esperienza fatta delle leggi che la riguardano abbiano dato tutti i vantaggi che s'impromettevano, ma io confido che al lume di ciò che andrà a farsi in Basilicata, il Governo avendo a cuore davvero il benessere di quella regione, in base all'esperimento, potrà più tardi accrescere taluni stanziamenti, perfezionare qualche articolo, e rendere vitali certi organismi che all'atto pratico si riveleranno non adeguati al bisogno.
Ma io confido. sopra ogni altra cosa, che l'odierna discussione della legge valga a farci mettere un poco più d'accordo intorno al vero indirizzo da seguire, se davvero si vuole provocare la trasformazione agraria del mezzogiorno, trasformazione che aumenterà la potenzialità di assorbimento del nostro mercato interno, e dando vita ad un'agricoltura industriale, ci porrà in condizione di eguaglianza con le altre, regioni del Regno.
Ora non nego che tutti i provvedimenti che esaminiamo possono e debbono contribuire a favorire l'incremento della nostra agricoltura, ma vedo accordata poca importanza al coefficiente vero del suo rinnovamento, cioè a dire a quelle disposizioni che sono capaci di rinverdire e di popolare le nostre campagne, e di rimediare ai danni da tutti lamentati di una emigrazione desolatrice.
E su questo punto sono perfettamente di accordo col collega Ciccotti compiacendomi con lui di avere dichiarato che il fulcro d'ogni provvedimento debba essere il rinnovamento dell'agricoltura mediante la costituzione del contadino in campagna, la formazione di nuovi centri rurali, e la conseguente costruzione delle case coloniche.
Perché illuderci, o signori? Fino a quando il nostro colono continuerà ad essere il coltivatore che raspa appena la terra nello andare e venire dalla borgata dove vive, a noi mancherà perfino l'indizio di una agricoltura semplicemente miglioratrice e non otterremo mai nessuna di quelle rimunerazioni che sono la conseguenza logica di un lavoro intelligentemente ideato e curato secondo le norme razionali della scienza agraria moderna e perciò nessuna reintegrazione della fecondità del nostro terreno.
I rimboschimenti, la sistemazione idraulica, le strade, le ferrovie, il risanamento degli abitati e la provvista di migliori acque potabili sono tutte cose utilissime, anzi necessarie che richiedono un periodo di tempo abbastanza lungo; ma esse non rappresentano il vero coefficiente del progresso agricolo, né daranno alla Provincia il benessere e la ricchezza di cui si sente così imperioso il bisogno, e che si può conseguire con sforzo minore e con mezzi assai più semplici in grazia di un provvedimento al quale poco o niente si dà importanza ma che pure dovrebbe essere dinanzi alla mente e nel cuori di tutti, cioè a dire la colonizzazione delle nostre campagne.
Infatti quando ci saranno rifatti i nostri boschi occorrerà certamente ricostituire la nostra pastorizia; ma io vi domando, dovremo noi allora continuarla a mantenere sulla base del pascolo vago o del pascolo forestale, o non converrà invece attendere alla formazione ed alla estensione dei prati stabili con la relativa stabulazione per lo meno mista del bestiame?
Chi non sa che i prodotti dell'industria armentizia quale si pratica presentemente da noi costano assai più, e sono meno perfetti dell'industria casearia che si esegue altrove?
Sé vogliamo lo sviluppo industriale capace di difenderci contro ogni sorta di concorrenza; se vorremo educare artefici adatti a preparare la produzione delle materie prime, e se proprio ci preme di suscitare e di rinvigorire le fonti di ogni ricchezza nostra, noi che sappiamo di possedere gli elementi acconci a creare, in Basilicata, un ambiente diverso un ambiente migliore di quello presente dobbiamo sentire la necessità di esaminare quello che può farci raggiungere una tale meta e questo esame lo dobbiamo fare senza concetti prestabiliti e senza ostinarci in talune fallaci nostre convinzioni.
Ora mi sia lecito di rivolgere al miei colleghi di Basilicata una domanda. Credono essi in massima, alla fertilità delle nostre terre, o non ci credono? Finora essa venne riconosciuta da coloro che visitarono la nostra Provincia e che ne hanno discorso. Così l'onorevole Lacava nel suo studio pubblicato sulla Basilicata, così l'onorevole Zanardelli nella relazione del disegno di legge, così i signori Franzoni Minelli ed il francese Piot che vi fecero speciali inchieste, e così pure la dichiararono tutti i sindaci della Provincia rispondendo al referendum del Circolo Lucano di Roma. Concordi dunque tutti su questo punto, e se la cosa sta proprio così non occorre essere muniti di cognizioni speciali di scienza agraria per comprendere che l'esaurimento dello stratarello di terreno fin qui coltivato alla superficie provenne dalla successione ostinata della coltura cerearia e dai mezzi poveri e primitivi, che si sono usati, e si usano tuttora dai nostri contadini, mentre gli strati sottoposti del terreno sono tuttora allo stato vergine, e contengono virtualmente ogni elemento di fertilità.
Dove si operarono lavori profondi e scassi di terreno, si ebbero risultati eccezionalmente rimunerativi, e premi di produzione da superare ogni qualunque aspettativa.
E se è così, chi dovrà e potrà operare questa trasformazione del nostro terreno? Qui non posso essere più d'accordo con l'onorevole Ciccotti quando egli pensa che i nostri contadini strappati ai loro antri cittadini, ed avendo nelle nuove case coloniche una sede sana, sapranno da loro e per forza propria elevare la propria condizione, e redimere intere zone di terra, e rendere possibile un'agricoltura non spogliatrice, ma reintegratrice della fertilità delle terre.
Se l'onorevole Ciccotti crede che soltanto col costruire la casa colonica si avrà il miracolo della resurrezione economica e morale dei nostri operai agricoli, si disinganni pure, giacché tutto ciò non è possibile.
Il miracolo può compierlo invece la scuola dell'esempio, ed io ho fede che in grazia di esprimenti di colonizzazione già in atto, e che si vanno allargando, dovuti alle iniziative private che egli forse ignora, presto si opererà in Basilicata una vera rivoluzione agraria e sociale alla quale dovranno prender pure interesse i nostri governanti, perché essa costituisce altresì un problema della maggiore importanza politica, rispetto al fenomeno della disoccupazione in Italia.
Colonizzazione interna e mezzadria ecco i veri termini della questione che, secondo il modesto mio convincimento, basato però sulla pratica esperienza, potrebbero formare la chiave di volta del problema agrario del Mezzogiorno.
La scuola vera dell'esempio, per ora, in quelle nostre contrade può darla soltanto il contadino venuto di fuori a praticare razionalmente presso di noi le coltivazioni in uso, con l'impiego di istrumenti perfezionati che esso porta seco, e con la pratica di metodi razionali che già aveva acquistata nel paese di origine, ma soprattutto con lo stimolo dell'interesse personale, a produrre di più, essendo costui colono mezzadro.
Un tale contadino, più delle cattedre ambulanti e dei campi di esperimenti che impianteremo, insegnerà ai nostri contadini come si possa e si debba nell'anno calcolare sopra prodotti molteplici del suolo che esso coltiva, e sopra i sensibili, profitti della stalla, egli solo, perché interessato ad accrescere ancora più la sua parte di prodotto, potrà e verrà fare piantagioni.
Se non che senza una concentrazione di mezzi e di forze per la costruzione di tante case coloniche quante ne occorrono a noi che abbiamo una regione vasta per circa dieci mila chilometriquadrati pressoché tutta deserta, come potranno bastare i pochi mezzi assegnati dalla legge?
lo posso accertare la Camera che se si costruiranno buone case in campagna molte saranno le richieste di operai che vorranno venire, da quelle, Province dove la densità di popolazione li rende bisognosi e disoccupati.
Accettando la Commissione ed il Governo un emendamento che presenterò al riguardo, avremo un capitale di due od anche di un solo milione dì lire bastevole a farci incominciare, e forse a stimolare il capitale di fuori ad investirsi in questa impresa che non tarderà a divenire estremamente profittevole, imperocché a noi non mancano già gli indici di questa nuova tendenza da parte di capitalisti stranieri.
lo ringrazio poi la Commissione di avere accolto benevolmente una proposta mia intesa a che le sovvenzioni ed i prestiti per costruzioni di case rurali possano farsi direttamente ai privati con le norme e garanzie da sancirsi nel regolamento; e la ringrazio soprattutto per questo, che se fosse mancata tale disposizione, questa parte della legge non avrebbe trovato alcuna applicazione in un paese dove scarso o poco lo spirito d'iniziativa privato e nullo addirittura è quello di associazione onde sarebbe accaduto questo, che per mancanza di società agrarie e cooperative il denaro sarebbe rimasto inoperoso e non richiesto nei forzieri della cassa provinciale.
Per non tediare più oltre la Camera mi riservo di spiegare più ampiamente l'argomento della colonizzazione quando discuteremo l'art. 79 della legge, ma richiamo fin d'ora l'attenzione di tutti i colleghi su questo provvedimento che può dare, e darà benefizi assai sensibili e della più pronta attuazione.
Onorevoli colleghi; la causa che noi difendiamo in favore della Basilicata e del Mezzogiorno deve meritare tutto l'appoggio del Parlamento, il quale accordandolo sa di provare alla Nazione quale è l'ossequio e la devozione che esso rende al principio della solidarietà fra tutti i cittadini d'Italia. (Benissimo !)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole Dal Verme.
(Non è presente). Perde la sua inscrizione.
Ha facoltà di parlare l'onorevole Ciccotti. CICCOTTI. Onorevoli colleghi, l'idea che informa questo disegno di legge apparentemente non ha oppositori; anzi è accaduto per questo progetto ciò che non è solito accadere: le colonne per le iscrizioni a parlare pro e contro il disegno di legge, che sono riempite a vicenda almeno per avere la preferenza nella discussione presentano in bianco quella degli iscritti a parlar contro. Ma tutto ciò non vuol dire che in realtà il disegno di legge non abbia oppositori; anzi, secondo me, essa si imbatte in due forti opposizioni: da una parte lo spirito di emulazione di coloro i quali, da un punto di vista del resto ragionevole, vogliono che anche le regioni nelle quali sono nati e che essi rappresentano, abbiano dallo Stato quegli aiuti a cui credono di aver diritto; dall'altra, ed è la più forte, la condizione di cose che lo Stato italiano ha creato a se stesso,per la quale si è messo e si mette nell'impotenza di prestare un reale ed effettivo aiuto a quello che può essere il bisogno delle regioni più disgraziate.
lo ho presentato un fascicoletto, un piccolo stock di emendamenti, che non rappresentano nemmeno tutto ciò che, secondo me, si dovrebbe e potrebbe fare, ma riflettono il modo con cui, sempre secondo me, potrebbe rendersi questa legge un po' meno disadatta ai bisogni della contrada a cui favore si vuol provvedere.
Non ho bisogno perciò di allungarmi nella discussione generale. Accennerò ai punti principali atti a mettere in vista l'insufficienza della legge e a qualcuno dei criteri informatori de' miei emendamenti.
E non ho bisogno neppure di ricalcare un quadro delle condizioni della Basilicata, di cui, ebbi già ad occuparmi altra volta in questa Camera e di cui ha delineata l'immagine vera l'onorevole Zanardelli in quel suo discorso di Potenza che fu davvero il canto del cigno e nel quale con la forza del sentimento giunse, come soleva, fin dove non arrivavano i suoi criteri e la sua arte di governo.
Le condizioni della Basìlicata sono presto dette e riassunte in poche parole, che, nella loro crudezza, riproducono la triste condizione delle cose.
E' un paese desolato per lunga incuria di Governi dagli stessi agenti fisici che altrove sono utile e alla fecondità del paese; un paese desolato dalla malaria, depauperato in tutti modi e da cui la popolazione fugge per la condizione sfavorevole e infausta creata dallo stato della natura e dai cattivi ordinamenti.
Un disegno di legge che si fosse dunque proposto davvero di venire in aiuto di una regione siffatta, avrebbe dovuto provvedere a quattro cose, rispondenti, rispettivamente, a quattro categorie ed ordini di provvedimenti. Avrebbe dovuto porre argine all'azione sregolata degli agenti naturali che si erano lasciati senza freno e senza correzione per un cosi grande numero; rendere meno impervio il paese; attenuare la pressione tributaria che, grave per se stessa, è tanto più grave, se si mette in relazione alla miseria progressiva di quelle popolazioni; e finalmente avrebbe dovuto riassumere e compiere questa varia azione e coordinarla all'elevazione della depressa economia, avrebbe dovuto spiegare e rafforzare quell'azione integratrice dello Stato, che, scarsa in Italia, scarsa tanto più nelle nostre regioni meridionali, e' più che mai insufficiente in un paese povero e disgraziato come la Basilicata.
Ha provveduto a tutto questo il disegno di legge?
Il disegno di legge, e in questo sta la sua censura, ha provveduto insufficientemente ad alcuni di questi bisogni, non ha provveduto punto a quello che più doveva tenersi presente.
Il disegno di legge ha un capitolo per la sistemazione idraulica, un altro per i rimboschimenti; e quando l'onorevole presidente del Consiglio e l'onorevole ministro del tesoro parleranno per fare l'encomio di questo progetto, non mancheranno di dire che per la sistemazione idraulica si spenderanno ventunmilioni e mezzo; ma dovranno pure aggiungere che questi ventun milioni e mezzo si spenderanno nientemeno che nel corso di venti anni la cosa, comincia già ad avere una diversa importanza. E non basta dichiarare che si spenderanno, ventun milioni e mezzo: in che proporzione stanno queste somme da spendere con lo scopo che si vuole raggiungere? Ecco quello che né il progetto, né la relazione dicono. Stando a quello che ho udito da tecnici, e tecnici valenti, per provvedere nella maniera, non dico più confacente, ma nella maniera meno disadatta ai bisogni della sistemazione idraulica, occorrerebbero per lo meno ottanta milioni; e non crediate che si tratti di una cifra esagerata, se si calcola che fra i tanti corsi d'acqua sono quattro fiumi che hanno un percorso di oltre 500 chilometri; e per essi solo di bacino idrografico di 7000 chilometri quadrati). Ora non solo sì stanziano soltanto 21.500.000 lire, ma questa somma è distribuita in un ventennio, in modo da non poter ottenere nemmeno tutto l'effetto che con essa si potrebbe raggiungere.
Dalla tabella inserita a pagina 70 della relazione si desume che nel 1905 906 non si spenderà niente, nel 1906 907 si spenderanno 200 mila lire, nel 1907 908, 300 mila lire, nel 1908 909 ancora 300 mila lire sole, salvo a salire gradatamente negli anni successivi. Ora è chiaro che lavori di sistemazione idraulica, fatti con tanta parsimonia ed in maniera cosi frammentaria, finiranno col non raggiungere lo scopo; anzi molte volte bisognerà spendere parte delle somme successive per riparare i lavori fatti male prima o distrutti da quelle stesse piene devastatrici cui si vuole riparare.
E quello che ho detto della sistemazione idraulica si potrebbe egualmente dire per il rimboschimento.
Già parecchie altre volte ho dovuto ricordare qui con quali mezzi effcaci il Governo francese abbia fatto i rimboschimenti in Savoia se ha voluto raggiungere lo scopo; in Italia invece siamo avvezzi a questi mezzi termini. Una volta, un ministro, non voglio dire di qual Gabinetto, mi confessava che aveva dovuto mettere a tortura il suo cervello per fare riforme che costassero poco o niente. Ma le riforme che costano poco o niente sono riforme che valgono altrettanto. Questa ubbia di voler fare delle creazioni ex nihilo, come sarebbero appunto le riforme. che costano poco o niente, potrebbe essere una leggiadra invenzione se la realtà non si incaricasse d'irriderla e di condannarla continuamente.
Il disegno di legge ha anche un capitolo per i lavori pubblici in cui sono inscritte somme le quali indubbiamente avranno il loro utile impiego. Si provvederà ad arrestare alcune frane e, si dice, anche a risanare alcuni Comuni; ma, nientemeno, il risanamento si limita a due Comuni. Eppure chi sa che i Comuni superano il centinaio e in quali condizioni essi siano, potrà immaginarsi a che cosa si riduca cotesto risanamento.
Si viene in sussidio dei Comuni per le strade obbligatorie, e della Provincia per il compimento delle strade che avrebbero già dovuto essere eseguite secondo le leggi del 1869, del 1875 e del 1881; ma, mentre si rende meno impervia la Basilicata, si viene ad aggravare, per quanto in misura ridotta, la condizione della Provincia. Mi sarei anzi aspettato a questo proposito dalla diligenza dell'onorevole relatore che alle tabelle di cui ha corredato la sua relazione, ne avesse aggiunta una, dimostrante con cifre, autentiche quale sarà la ripercussione di questa legge sulla finanza provinciale. Perché, se questa finanza la quale, non precipuamente, ma unicamente poggia sulla sovrimposta, da un lato avrà dei vantaggi con questa legge e dall'altro degli aggravi, evidentemente, non solo, come avrò occasione di dimostrare, si saranno concessi degli sgravi assolutamente insufficienti, ma si sarà messa la Provincia nella condizione di dover accrescere la sua pressione tributaria, eludendo quelli che dovrebbero essere i precipui della legge, il risveglio cioè dell'attività economica ed il sollievo dell'agricoltura della Basilicata.
Il disegno di legge fra le varie cose, ha anche un articolo per alcune ferrovie secondarie, e io dovrò forse tornare, nella discussione degli articoli, su questo argomento, per trattarne in maniera più particolareggiata, che non sarebbe consentita in questo momento.
Giova, intanto, dire sin d'ora che in questo disegno di legge, vi sono parecchie cose che hanno carattere, mi si conceda il dirlo, illusorio e tali .che promettono dei vantaggi, che io non so se saranno veramente reali, come sarebbero le ventilate ferrovie. Il disegno di legge così come è stato modificato dalla Commissione, stabilisce un premio chilometrico di lire 7,500 all'anno per le ferrovie secondarie, che si dovrebbero costruire con lo scartamento di 95 centimetri.
Ora si costruiranno realmente a tali patti queste ferrovie? Io non lo credo, se si calcola che anche la ferrovia Grumo-Padula, che avrebbe, dovuto essere costruita secondo una legge precedente, non ha trovati concessionari. Si dirà che questa non era a scartamento ridotto; ma la difficoltà, per queste ferrovie, consiste più nell'esercizio che nella costruzione, specialmente quando vi sono forti pendenze. E abbiamo pure l'esempio della legge del 1885 sulle ferrovie Sarde. Le ferrovie Sarde, ad eccezione di una linea, erano parimente progettate con lo scartamento a 95 centimetri; ebbene la legge stabiliva un sussidio chilometrico annuo di 10,500 lire e, nella convenzione che fu fatta nel successivo anno 1886, la sovvenzione fu data alla Società assuntrice in lire 9,950.
Non credo dunque dì andare molto lontano dal vero quando ritengo che, anche per la questione delle ferrovie, il progetto possa avere piuttosto una portata illusoria, che una portata reale, e che queste ferrovie si vedranno sulla carta, formeranno prospetticamente la consolazione dei luoghi che dovrebbero esserne allietati, ma difficilmente si vedranno eseguiti e difficilmente (che io sia cattivo profeta!) i progetti si vedranno tradotti in realtà. Del resto il disegno di legge ha preso le sue precauzioni: per tutti i lavori, che si dovranno fare, ha stabilito una specie di data fatidica, quella del 1906. Qualche malevolo dice che il 1906 ha il pregio di venire dopo la primavera del 1905, l'ultimo termine stabilito per le elezioni. (Si ride).
lo non voglio fare questo torto all'onorevole Giolitti! Credo che, se mai, potrebbe avere qualche simpatia d'ordine cabalistico, ma dico pure che, ad ogni buon fine, sarebbe bene ritrarre un po' la data, anziché protrarla, in modo da mettere le popolazioni della Basilicata, quando dovranno giudicare un indirizzo di governo in condizione di sapere se hanno da fare con promesse ed illusioni, oppure con fatti reali. (Interruzioni). Mi dice l'onorevole Credaro che io sono di una ingenuita' . . .

 

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