Ferdinando Petruccelli della Gattina
Nacque a Moliterno il 28 agosto 1815 da una famiglia della media borghesia.
Suo padre Luigi, avvocato iscritto alla carboneria, e sua madre, Maria
Antonia Piccininni, nobildonna di Marsicovetere, lo affidarono alle cure
della nonna materna, quando era ancora bambino. Ferdinando non ricordò mai
con piacere quel periodo dell'infanzia, poiché la sua indole ribelle non
poteva conciliarsi con l'educazione rigida che gli veniva impartita dalla
nonna.
Nella sua formazione culturale, assunse un ruolo determinante la figura
dello zio Francesco Petruccelli prete e poi exprete, laureatosi in chirurgia
e medicina a Napoli e sembra che lui stesso abbia costituito la Loggia
Massonica "L'Aurora Lucana". Questi rappresentava l'uomo di successo e
l'esempio da imitare per tutta (a sua famiglia. Non fu un caso che proprio
lo zio decise che Ferdinando doveva cominciare i suoi studi a Castelsaraceno,
presso Monsignor Cicchelli. Questo periodo dell'infanzia fu determinante ai
fini della formazione ideologica di Ferdinando, perché fu proprio in questi
anni che nacque in lui il sentimento dell'anticlericalismo. Egli trovò un
ambiente troppo chiuso nelle proprie metodologie e così retrogrado da
portarlo ad allontanarsi completamente allo studio. Intervenne nuovamente lo
zio che, per avviarlo a studi più seri e regolari, lo inviò presso il
seminario di Pozzuoli. Fu l'ennesima prova del rifiuto di Ferdinando per i
seminari, infatti non ottenne risultati scolastici positivi ed inoltre
manifestò i suoi aspri sentimenti in una lettera di insulti al Vescovo del
seminario e fu, di conseguenza, allontanato dalla scuota. Lo zio ritenne
opportuno affidare il nipote ai Gesuiti a Napoli, perché considerati
culturalmente superiori. Ferdinando non poté svestire t'odiata veste del
seminarista, mentre in lui si accentuava sempre più il disprezzo verso i
preti che considerava sleali ed intolleranti, nel contempo ottenne, però,
ottimi risultati nella conoscenza delle lingue classiche. Fu un periodo
importante questo, per Ferdinando, poiché, in seguito alla lettura di alcuni
romanzi, scoprì una nuova dimensione della vita, che, lo portò ad
intraprendere la professione laica di medico. Si laureò a Napoli in medicina
e chirurgia e svolse per un certo periodo l'attività insieme allo zio ma,
ben presto, si rese conto di quanto in lui prevalesse il desiderio dì
intraprendere la carriera giornalistica e politica. Si iscrisse
probabilmente alla Giovine Italia, col desiderio di poter ottenere una
riforma costituzionale e l'unificazione del Regno. Nel 1840 morì lo zio
Francesco che lasciò un'ingente somma in eredità ai parenti di Moliterno, e
ciò diede la possibilità, al Petruccelli di realizzare uno dei suoi più
grandi sogni: viaggiare nei più grandi centri culturali dell'Europa. Egli fu
sempre dotato di uno spiccatissimo senso di osservazione, prerogativa che
gli ispirò le minuziose ed efficaci descrizioni presenti nelle sue opere. Le
esperienze più valide, il Petruccelli, riuscì -a conseguirle a Parigi ed a
Londra, città che rappresentarono per lui, insieme a Napoli, i suoi punti di
riferimento principali Se in Inghilterra riuscì a trovare te testimonianze
delta persistenza della tradizione scottiana ed a riscontrare il notevole
successo che incontravano i romanzi di Dickens, Parigi fu ritenuta, da lui,
la capitale della cultura. Nel suo soggiorno in questa città poté fare
incontri decisivi con scrittori di grande levatura come Balzac, De Musset,
La Mennais, Saint Beuve, Gautier, La-Martine, Stendal. Ebbe inoltre
l'opportunità di seguire le importanti lezioni universitarie tenute da Jules
Michelette ed Edgard Quinett, presso il Collège de France, lezioni
caratterizzate da un'originale polemica anticlericale. In esse veniva
sostenuto che la storia di un popolo non è altro che la sua evoluzione verso
la libertà e si metteva in evidenza il ruolo fondamentale dell'uomo nel
determinare il corso degli eventi. La passione anticlericale, sorta in
Ferdinando negli anni della giovinezza, si sviluppò appieno nell'ambiente
parigino sotto l'influsso, appunto, dei grandi rappresentanti della
filosofia laica francese. AI fanatismo e agli atteggiamenti di idolatria
politico-religiosa, egli venne sostituendo la religione delle libere
nazionalità, l'ideologia del progresso e dello Stato Costituzionale nuovo.
Il contatto diretto con le realtà europee contribuì notevolmente ad
arricchirlo dal punto di vista linguistico: gli fu di notevole efficacia
formativa l'approccio con la grande stampa europea. soprattutto con il
giornale francese "La Presse". Petruccelli conobbe il francese quanto e
forse più della propria lingua. Nel 1842 ritornò in Italia con un bagaglio
culturale ricco e rinnovato, che lo fece inserire tra i maggiori esponenti
di quella che veniva definita l'Opposizione Europea. Fu in questo periodo
che scrisse il suo primo romanzo storico "Malina da Taranto", che non fu
apprezzato molto dalla critica del tempo, in quanto privo di toni originali.
Seguì subito dopo "L'Ildebrando", nel quale si riscontrarono notevoli
esaltazioni della figura del papa, che appaiono in forse contrasto con
l'ideologia del Petruccelli, di chiara tempra anticlericale. Sul finire del
'47 fu eletto deputato del Parlamento Napoletano, identificandosi con la
Sinistra Parlamentare e si adoperò per l'attuazione di una politica che
andasse incontro alle esigenze della piccola e media borghesia. Nella
primavera del '48, in seguito alla situazione politica rivoluzionaria, il
Petruccelli, insieme ad altri collaboratori, avvertì l'esigenza di
trascrivere gli eventi e compilò un giornale denominato "Mondo vecchio e
Mondo nuovo", che fu però rapidamente soppresso dai Borboni. II 15 maggio,
giorno in cui si doveva inaugurare il nuovo parlamento, si giunse allo
scontro a fuoco e Petruccelli fu tra i capì che organizzarono la rivoluzione
di piazza e la resistenza sulle barricate. Fu costretto a fuggire perché
ricercato dai Borboni, dapprima a Roma e qualche giorno dopo partì per la
Sicilia, già insorta, prendendo parte a vari combattimenti, ma fu costretto
a ritirarsi dopo la definitiva sconfitta a Campotenese. Fu arrestato, ma
solo per pochi giorni, e, non appena in libertà, si adoperò per risvegliare
il movimento rivoluzionario, ma l'impresa fallì. Questo episodio lo portò a
nascondersi ulteriormente dai Borboni. S'imbarcò per la Francia dove
trascorse dodici anni di esilio tra Parigi e Londra. I fatti accaduti nel
'48 che lo vedono protagonista, vengono narrati nell'opera: "Notti degli
emigranti a Londra". Lo spirito rivoluzionario che animava Ferdinando lo
portò sulle barricate di Parigi nel 1851 e nel 1870, ottenendo ben tre
espulsioni dalla Francia. Egli non smise mai di seguire le vicende politiche
dell'Italia dove era giunto come corrispondente del "journal des Debats".
Ritornò in Italia, dopo la caduta del regime borbonico, e, preso
dall'entusiasmo, si candidò all'elezione per il primo Parlamento dell'Italia
unita. Egli rimase molto deluso, a causa dei compromessi esistenti
all'interno di questo sistema e, quell'entusiasmo, che lo caratterizzò
inizialmente, andò via via scemando, fino a scomparire del tutto. Ferdinando
decise drasticamente di abbandonare il suo paese e lo fece con animo
angustiato e deluso tanto da considerare l'Italia non più una madre ma una
matrigna.
Le opere emblematiche di questo periodo sono: "I moribondi del Palazzo
Carignano" e "Fattori e Malfattori della politica europea contemporanea"
dove, oltre ad esternare il proprio disagio e la propria delusione, come
uomo politico in Italia, si sofferma in taglienti critiche nei confronti di
alcuni uomini politici del tempo, senza risparmiare coloro che appartenevano
alla sua stessa corrente politica. Altre opere del Petruccelli sono: "La
storia della Rivoluzione napoletana del `48", "Giorgione", "Imperia", "I
suicidi di Parigi", "Il sorbetto della regina".
Si stabilì definitivamente in Francia dove nel 1873 fu colpito da paralisi
parziale e, nonostante le sue giornate fossero caratterizzate da acuti
dolori, continuò il suo lavoro dettando gli scritti alla moglie o agli
amici. II Petruccelli fu darwinista e credette nell'evoluzione della
materia. Fu il primo giornalista di spirito europeo nell'Italia nuova, egli
infatti pensava in termini europei e spesso scriveva con toni profetici.
Possedeva una memoria straordinaria e una potenza evocativa singolare e
rappresenta una delle espressioni più vive della cultura laica del nostro
Risorgimento. Le qualità che faranno del Petruccelli uno scrittore originale
ed efficace sono la potenza e la varietà di immagini, il lampeggiare dei
paradossi ed i giudizi taglienti ed incisivi. Ebbe un animo molto
impressionabile e, di conseguenza, un po' soggetto ad antipatie e simpatie
improvvise, ma anche nei suoi giudizi più aspri, fu sempre disinteressato.
Varie volte, accortosi di aver errato, sentì il dovere di modificare le sue
opinioni. Non tollerava la corruzione e le brighe politiche, per cui non
esitò mai a denunciarle. Petruccelli, secondo quanto precisa la moglie Maude,
non avversava i preti, per aver iniziato ad odiarli nella scuola, nel
Seminario e nella persona dello zio, ma perché aveva acquisito una mentalità
positivistica, che lo portava al rifiuto di tutto ciò che ostacolava il
progresso e la civiltà. Il 29 marzo 1890 si spense senza lasciare beni,
quasi povero, probabilmente perché non fu mai avverso al risparmio. Sua
moglie ne fece cremare le spoglie che furono tumulate a Londra per volontà
dello stesso Petruccelli. Egli ebbe come preoccupazione costante della sua
vita, quella di conservare integra l'onestà della persona. |