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PARTE II

Albano di Lucania  -  Cenni storici

 

ORIGINI Dl ALBANO Dl LUCANIA
Di Albano di Lucania non esistono fonti ufficiali che ne documentino la storia. Sembra che qualche illustre cittadino del luogo abbia scritto qualcosa su di esso, ma non si è preoccupato di renderla nota; altri, invece, si sono preoccupati solo di informarsi e quasi si guardano dal parlarne in giro forse perché non sono sicuri della veridicità dei fatti.

Nei vari testi che si occupano della storia lucana di Albano si parla molto poco e vagamente, giusto per menzionarlo quale uno dei 98 comuni della provincia di Potenza, mentre più di qualche cittadino vorrebbe conoscerlo bene sin dalle sue origini, per poterne parlare con una certa cognizione di causa anche perché ritiene si tratti di un centro storicamente importante.

Tuttavia Albano di Lucania ed i suoi dintorni sono come "un libro aperto". Di modo che basta osservare attentamente e con un po’ di passione per dedurne quale sia stata nel passato la sua esistenza storica, non del tutto trascurabile.

La denominazione del paese si presta a diverse interpretazioni. La più probabile è che "Albano" derivi dal nome del suo fondatore quasi certamente di origine greco-albanese; "di Lucania", per non essere confuso con altri centri omonimi di altre regioni.

Senza dubbio la sua esistenza risale a diversi secoli avanti Cristo, ma, prima di parlare dei fattori che ce lo dimostrano, occorre fare appello alla storia vera.

Sappiamo già che la "Lucania" prese tale nome e forma allorché venne occupata dai Sabelli e che in precedenza era chiamata Enotria. Chi erano dunque gli Enotri? Il vecchio Plinio li indica con l’appellativo di « popoli » e ne menziona undici nel seguente ordine: Atenati, Bantini, Eburini, Grumentini, Numistrani, Potentini, Santini, Sirini, Tergiani, Ursentini e Vulcentini. Ma, in effetti, chi era questa gente? Da quanto tempo si era qui stabilita? Da dove era venuta?

Per avere la risposta è necessario cercare fra la preistoria e confrontare quei documenti con la naturale posizione di questi luoghi, anche se quest’ultimi attualmente non ci sanno dire molto.

Riportandoci a quanto Erodoto, padre della storia (V° secolo a. C.), ci descrive del suo viaggio fatto nei paesi orientali, non possiamo dubitare che quei popoli, spinti dalla necessità, dalla cupidigia e dall’ansietà di scoprire le terre, navigarono nel Mediterraneo in tutte le direzioni. Qualcuno, quali i greci Temostene, Aristone, Satiro ed Eudosso, appassionati per le avventure, si spinsero a navigare anche nel mar Rosso, nel mare delle Indie ed infine nell’Oceano Atlantico, attraverso, le Colonne d’Ercole. Inoltre, ci è dato conoscere che alcuni di quegli stessi paesi, ad esempio la Tauride (Crimea), abitata dagli Sciti, erano sprovvisti di legno al punto che, per cuocere le carni degli animali, usavano come combustibile le ossa degli animali stessi. (1)

E’ più che provato che la maggior parte della nostra penisola, particolarmente nel meridione, è stata colonizzata appunto da questi popoli orientali, quindi non è improbabile che anche la primitiva Albano di Lucania sia stata una di queste piccole colonie.

A dimostrarcelo c’è il disboscamento delle montagne costeggianti i fiumi ed ai lati di questi in modo particolare. Ciò fa pensare che i primi abitanti a mettervi piede in questi luoghi furono gente avida del pregiato legno dei nostri boschi, per cui presero a disboscare disordinatamente alberi di ogni specie, inconsci delle gravi conseguenze descritte nella prima parte. Per trasportarne i tronchi fino al mare sfruttarono, naturalmente, la navigabilità dei fiumi e questi divennero così le loro prime vie di comunicazione. Esempio tipico è il fiume Basento. (2)

Ciò sarebbe avvenuto già ai tempi della preistoria, il che e confermato dal ritrovamento in Lucania di armi in pietra e di grotte ricavate dall’uomo nelle rocce per abitarvi. Altro fattore che prova l’antica esistenza di Albano di Lucania, è dato dal suo centro abitato, la cui edificazione presnta tre stratificazioni corrispondenti a tre fasi ben distinte. La prima e la parte bassa del paese, esposta a, mezzogiorno, ove tuttora esistono case per metà interrate tipo caverne e coi tetti bassi in lastroni di pietra. Questo tipo di costruzioni deve essere stato usato prima della venuta di ‘Cristo’ e”’ di ciò ci dà un’idea l’accenno del Vangelo di S. Luca (5 - 19), nella parabola della guarigione del paralitico, ove è detto che "non essendovi la possibilità. di introdurre il paralitico nella casa ove Gesù predicava, causa la gran folla di gente che vi era, scoperchiarono il tetto e calarono l infermo con tutto il suo letto". Scoperchiare il tetto non sarebbe stato possibile se non fosse stato appunto del tipo di questi di Albano.

Immediatamente al di sopra vi è una parte più nuova, già chiamata "zona degli orti". Infine, la parte alta del paese che reca l’impronta architettonica inequivocabile del 13° - 14° seccolo d. C., come dimostrano la Chiesa parrocchiale, di stile Romanico, ed il palazzo dei Molfese, già del Duca Ruggiero, che porta la data di costruzione dell’anno 1492.

 

 

ALTRE TRACCE DI ANTICA ESISTENZA STORICA

Rocca Molaria

E’ una roccia tonda ed alta circa sette metri, sita in prossimità della strada provinciale Marsicana n.16 che da Albano di Lucania porta allo scalo ferroviario omonimo, da cui prende nome la località. I cittadini di Albano usano chiamarla: "la spécula" e qualcuno afferma che veniva usata anticamente come posto di osservazione, per avvistare gli eventuali invasori che venivano esclusivamente dalla parte del fiume Basento, evidentemente unica via diretta di comunicazione.

 

I Palmenti

Sono delle vasche ricavate nelle rocce a dimora naturale esistenti un po’ ovunque nel territorio di Albano e particolarmente nel bosco. Le stesse sono chiamate "palmenti" da questi cittadini in quanto ritengono che venivano usate per pigiarvi l’uva, mentre sono senz’altro delle antiche are, di cui si parlerà più ampiamente in seguito.

 

Serra di mezzo

Località sul versante nord del paese, in prossimità del Basento, già chiamata "Valle di Pirro", per il fatto che, come si dice, Pirro stesso pose il suo accampamento allorché combatteva contro i Romani ed in favore dei Tarentini.

 

Piano della Civita

Località sul confine di Albano con Tricarico, cosparsa di mucchi di pietre ed avanzi di mura. Si dà per certo che ivi esisteva una città, i cui abitanti si ribellarono ai Romani per allearsi con Pirro, ma quando quest’ultimo f u sconfitto definitivamente nella battaglia di Benevento (275 a. C.), i Romani saccheggiarono e distrussèro l’antica città come era loro uso.

 

I « grottoni » della Civita

Sono alcune grotte, cinque in particolare, esistenti nelle rocce dette "Cinti", che delimitano il piano della Civita. Le stesse, senza dubbio ricavate nelle rocce da uomini primitivi, sono state abitate, probabilmente ininterrottamente, fino a non molti anni fa. Osservandola da vicino si nota che gli uomini di allora dovevano essere molto abili a sfrattare la posizione del terreno. Infatti le grotte anzidette sono esposte a mezzogiorno ed in zona dominante. Nelle loro immediate vicinanze vi è una ricca sorgente di acqua. Il terreno antistante adesso è molto fertile: esso poteva dare vita ad una vegetazione atta a mimetizzare le grotte. Fra questa esiste ancora un’antica stradetta a fondo ciottolato che parta agli imbocchi delle grotte, evidentemente era il sentiero di passaggio obbligato soprattutto nel periodo invernale per evitare di camminare sul terreno fangoso. Nell’ interno di una delle grotte vi è rimasto quasi intatto un muro a secco che delimitava la parte a suo tempo adibita ad abitazione da quella che faceva da ovile.

In detto muro sono ricavati degli stipi molto rudimentali, ove probabilmente si conservavano le vivande od oggetti domestici.

 

Fuori le mura

Modo di dire di questi cittadini per indicare la parte sud-ovest del paese, ove vi sono delle vecchie mura a secco che cingono in parte l’abitato. Fra questi si nota ancora una torretta servita da feritoie. Era il sistema questo di fortificare i centri abitati andato in uso nella Puglia e Lucania a seguito dell’invasione dei Saraceni del 963 dopo Cristo, sotto 1’impero di Niceforo II. (3). Perciò dette mura non sono pelasgiche come qualcuno ha supposto. Evidentemente si fa confusione con una parte rocciosa esistente più giù, ove l’acqua piovana col tempo l’ha scavata in modo tale da farla apparire come una muraglia formata con blocchi megalitici. Ora è in gran parte distrutta a seguito degli scavi eseguiti per la costruzione della strada di circumvallazione.
 


 

(1)  DE LA RONCIERE Ch. La scoperta della terra, Editr. S. A. I. E., Torino, 1958, pag. 26.

(2)  "Il Basento è stato navigabile. Ottone Il sconfitto nèlla battaglia contro gli Arabi (982), venne fatto

prigioniero e relegato in queste zone; fuggì per il Basento a mezzo di povero naviglio" . MOLPICA C. op. cit. pag. 84.

(3) MARSELLA B. P. R1cordi storici di Oria Messapica, tip. Romana, Roma, 1943, cap. Dominazioni posteriori.
 

 

nota

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