MARSICONUOVO
E' un paese molto antico. Le sue origini risalgono al II secolo a. c.,
quando fu fondato dai marsi. Dall'853, col Vescovo Tuderisio, dopo la
distruzione di Grumento per opera dei Saraceni, è sede vescovile.
Il Pacichelli, nel 1702, lo descrive così: "E' città con mura, nelle quali
sono sei Porte, consagrata a Santi Tutelaci, si scuopre con Cupole, e torri
nella più alta di tre colline, percossa con raggi solari; e co' vapori
freddissimi delle nevi, giusta le stagioni, dall'eminenza de' Monti ".
Il barone Giuseppe Antonini, nel 1795, lo descrive così: "Marsiconuovo Città
Vescovile, grande, e ben abitata, ma in sito troppo freddo, ed a gagliardi
venti esposti, con buoni Monisteri, e di uomini, e di donne ".
Lo storico Lorenzo Giustiniani, nel 1802, lo descrive così: "Marsiconuovo,
città vescovile, suffraganea di Salerno, in principato Citeriore, distante
da Salerno miglia 60, e sotto il grado 40 di latitudine e 33,24 di
longitudine.
Ella vedesi edificata sopra alcuni colli, ove respirasi buon'aria, ma il
sito è molto freddo, ed esposto a venti gagliardissimi. Non si sa l'epoca
della sua fondazione, evvi però chi dice che qualche numero di Marsi fosse
venuto a stabilirsi ...
Da molti secoli vanta la cattedra vescovile. La diocesi comprende Brienza,
Marsicovetere, Moliterno, Paterno, Saponara, Sacconi, Sasso e Viggiano ".
Lo storico Costantino Gatta, nel 1732, lo descrive così: "... Marsiconuovo,
illustrata un tempo dagli Eroi Sanseverini, i quali per più secoli vi
tennero l'Imperio col titolo di Contea ... Ella è ornata della dignità
vescovile ... Gloriasi detta Città di Marsico di conservare in un
particolare tempio il deposito del S. Vescovo di Cartagine e Martire
Gianuario che quivi non guari discosto incontrò da Infedeli la Corona del
Martirio: Egli si fa conoscere prodigioso in liberare gli Ossessi da Spiriti
immondi ...
Nella medesima Chiesa si venera un'antica immagine di Nostra Signora (S.
Maria della Speranza), dalla cui dipintura nell'anno precedente alla
universal Pestilenza, scaturì vivissimo Sangue, presagio di tale infausta
calamità (peste 1656), la quale spopolò quasicché tutte le contrade di
questa Provincia, e del Regno spezialmente detta Città, che restò poco meno
che deserta e vuota di Abitatori ...
... Preggiasi pure detto Paese del ricco Monistero di Monache sotto la
regola di S. Benedetto. Vivono Elleno con vita esemplare, e osservanza
regolare non meno, che con vanti di santità di costumi; e perciò detta
comunità è non solo l'ornamento di detto luogo, ma di tutta quella
Provincia.
Tale Monistero fu edificato dalla pietà de' Signori Sanseverini, un tempo
Conti di detta Città, ed ivi menò vita penitente Agnese di Aquino sorella
dell'Angelico S. Tommaso congiunto in parentela con detti Conti Sanseverini
".
Il padre Serafino Montorio, descrivendo le dodici provincie del Regno di
Napoli, alla stella XV, lo descrive così: "... Ella é cinta da buone mura,
ed in queste s'aprono all'entrata sei porte consagrate a sei Santi Tutelaci.
Sta situata sopra la più alta di tre Colline, d'aria così salubre, ed amena,
che molti degli abitatori, anzi sorpassano un secolo di vita.
L'elevato suo sito diede motivo ad un ingegnoso suo Cittadino di cavar dal
suo volgar nome un Anagramma letterale purissimo in lingua Latina, con dire:
Sic Roma ". |