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GHERARDO DELLA PORTA
L'antica leggenda di un miracolo

Rachele Padula Zaza
 

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A T T O   II°


E' mattino. Il capitano chiede a sorella Agnese di essere ricevuto dal vescovo Gherardo.

CAPITANO Sorella, gli eventi premono e ho urgenza di parlare al vescovo Gherardo.
   
AGNESE Sono ore che non si concede riposo;
accoglie i profughi i cui racconti tragici fanno gelare il sangue,
ospita i diseredati, le donne, i bambini e a tutti rivolge parole d'incoraggiamento.
Ieri, ad un vecchio che gli narrava la vita, gli stenti, i suoi malanni
e come all’assalto dei turchi avesse perduto la misera capanna dove dormiva,
ha detto ”Hai salva la vita, sii fiducioso;
non potrà mancare un rifugio per un vecchio solo.”
Così dicendo, gli ha carezzato il capo canuto con tale dolcezza che quello è parso
come trasfigurato e si è quietato.
Nel pomeriggio, poi, ha ascoltato una donna, madre di sette figli,
"Padre, uno per ogni giorno della settimana! Che Iddio mi assista!
Sono qui dinanzi a voi, che dicono santo, per riferirvi quanto ho visto e udito
nella mia borgata persa ai piedi di un monte,
ridente di fìori e d’alberi di mele, di pere, di noci e di aspre cotogne.
Spesso passano pastori e carrettieri, gli uni portano al pascolo le mandrie,
gli altri trasportano legname, ché qui l’inverno è lungo e il calore necessita.
Da loro abbiamo appreso io e gli altri del luogo che, qualche settimana o giorni prima
dell’invasione dei mori,
che coprono i nostri campi devastandoli,
siano maledetti!,
molti furono gli indizi premonitori di sciagura.”
   
CORO Un dipinto di santa Caterina d’Alessandria
in chiesa sudò sangue, un bambino ancora nelle fasce
prese a parlare speditamente, come fosse un dotto oratore,
tutte le donne gravide dettero alla luce dei gemelli,
da un pozzo d’acqua limpida e generosa,
pregio d’un villaggio poco discosto da noi,
per una notte intera e le ore appresso,
uscirono immondi rospi e ragni, vipere
e altri viscidi animali e insetti di palude.
Questi, ed altri ancora, sono segni che le forze del male
dall’inferno sono uscite e si spargono infami sulla terra.
Scampo c’è solo nella Croce e nei Santi.
Ahimè! dura sarà la lotta tra Satana e il Cielo.”
   
Agnese introduce il capitano nella stanza di Gherardo. Esce.
   
GHERARDO Capitano. entrate, che nuove mi portate?
L’animo mio è afflitto oltre ogni misura, in esso c'è solo posto per la
commiserazione e la trepidazione dell’attesa.
Mi conforta il vedervi; il popolo preme, vuole sapere.
Notizie gravi si diffondono e regna un inquietante senso di paura.
   
CAPITANO Il male annunciato e vicino.
Un’orda immensa di gente senza Dio, avida di bottino e di rapina,
avanza e temo che impari sia la nostra difesa
per armi e per ferocia.
   
CORO E' difficile porre argini
quando il fiume in piena straripa;
la violenza delle acque è tale
che tutto avvolge, svelle, distrugge
e l’albero che resiste è sradicato.
Forse va imitata la umiltà del giunco.
   
CAPITANO Padre santo, sono preda di angosciosi pensieri.
Resistere o arrendersi e venire a Patti?
Da un lato l’eroismo di pochi sicuramente costerà la vita a vittime innocenti;
d’altro canto mi chiedo se il gran turco, che guida gli infedeli, ha un codice d’onore per chi alza bandiera bianca.
Che fare?
Vescovo Gherardo, indicateci la strada: le milizie e i notabili aspettano il mio ritorno.
   
GHERARDO Nelle vostre parole ritrovo il mio tormento, i miei timori.
Ogni cuore umano si vincola all’altro quando comune è l’affanno o la gioia.
Abbiamo pensato a potenziare la difesa delle mura,
ad accogliere i fuggitivi per quanto era in nostro potere,
ma il caso è di tale gravità che non basta l’aver previsto,
urge una risoluzione straordinaria che faccia in modo che la nostra debolezza
diventi invece preminenza e sovverta il terribile e funesto presagio della vigilia.
Che tempo ci resta per escogitare un rimedio?
   
CAPITANO Domani, a mattino inoltrato, quando il sole sarà alto, avrà luogo la temuta incursione.
   
GHERARDO D’un tratto, ho chiaro in mente il da farsi, mi serve, però, un segno della Provvidenza.
Voi tornate dagli altri, animateli sì che se lotta dovrà esserci sia onorevole e sveli
il coraggio della nostra gente.
Siano pronti gli armati alle porte e presso le mura là dove pensate sia più agevole l’attacco.
Non manchino vedette dislocate in più punti, che scorgano tempestivamente
l’avanzata dei vandali.
Ora ho bisogno di star solo. Andate in pace.
   
Il capitano esce.
   
CORO Signore della gloria, nella tua magnificenza
rivolgi gli occhi a Gherardo, il tuo servo in pena.
Fa’ che sia la guida che il momento richiede
fa’ che nulla e nessuno svigorisca la fermezza
che è propria del suo carattere.
Un uomo di Dio non può trepidare e sottrarsi
all’ora presente così grave per le anime a lui affidate.
Un uomo consacrato non può dimenticare
che Cristo, l’Agnello santo, ha versato il sangue
del riscatto immolandosi per obbedienza al Padre.
Un sacerdote di Santa Madre Chiesa
non può dubitare del tuo alto consiglio.
   
GHERARDO Dio mio, affido a Te il progetto tessuto nella notte.
Forte della tua forza, uscirò a valle fuori della porta a noi vicina
incontro al turco,
che sta marciando orribile d’armi,
e, se vorrà, gli parlerò di pace.
Se ritieni che il mio partito sia giusto e che la mia decisione potrà cambiare il corso degli eventi,
rivelami un indizio del tuo favore ed io non avrò dubbi.
Grave è, però, il conflitto del mio spirito.
In me si fa sempre più forte il proponimento della mia uscita tempestiva
con la speranza di evitare il disastro,
ho paura, però, di fallire nell’impresa, che forse inasprirà ancor più il nemico.
Allora come potrei assolvermi per la mia scelta temeraria?
Mi sentirei responsabile di lutti, di pianti, di scempio, di soprusi e furia brutale
che le riunite forze potentine e lucane avrebbero potuto, forse, scongiurare.
Liberami, infine, dalla tentazione di un insensata vanagloria
alla ricerca di un primato che rifulga in terra e mi ottenga il Paradiso.
Queste idee opprimono il mio cuore, e mentre una s’affaccia alla mente,
l’altra insorge sì che indebolisce la prima e cosi via.
Il mio scoramento mi fiacca, né riesco a scorgere luce in tanta nebbia.
Tu che nella tua pietà offristi il Figlio per la nostra redenzione
scioglimi questo groviglio di pensieri.
Fa’ che sappia certi i limiti e gli spazi della mia missione.
   
Una monaca entra nella stanza del vescovo dopo aver bussato.
   
MONACA Monsignore, ho una missiva urgente da recapitarvi.
   
Consegna la lettera ed esce. Gherardo legge.
   
** lettera Venerando fratello Gherardo, il vostro corriere mi ha informato del pericolo che minaccia la città di Potenza e, poi, forse l’intera nostra terra.
Vi ho nel cuore e provo forte afflizione; ieri ho pregato fervidamente per voi, per noi, per la Lucania Gesù Cristo beato, che ha vinto la morte ed è tornato al Padre, perché col vessillo della sua vittoria allontani i barbari e ne spezzi l’infamia.
Stanotte, ancora preda dell’inquietudine che mi ha irretito durante il giorno, ho avuto in sogno una visione: m’è parso di vedervi circonfuso di luce, scortato da un angelo possente dalle ali di fuoco.
Quanto vi scrivo vi sia di conforto, sono sicuro che voi ci salverete giacché il Cielo è vicino alle vostre opere: lasciate che sia il cuore a guidarvi.
Cristo, salvator mundi, vi dia aiuto e consiglio; vi benedico nel suo nome e mi dico vostro insieme a tutto il popolo acheruntino.
Pietro di Dio
   
GHERARDO Altissimo mio Signore, grazie, è il segno che aspettavo. Sento la tua presenza che mi soccorre e fortifica.
Comunicherò la mia intenzione domani mattina, durante la messa,
quando già le guarnigioni saranno ai loro posti e disposto sarà il piano di difesa,
quando tutti avranno eseguito i loro adempimenti.
La sorpresa li sconcerterà e il pericolo imminente fugherà
una valida azione di contrasto,
non riusciranno a impedirmi l’ardimento,
a dissuadermi.
Accetteranno, invece, di aiutarmi colI'avvertirmi
del momento opportuno per la mia sortita:
non troppo presto per evitare un’attesa lunga ed estenuante,
né troppo tardi per permettere che il nemico,
ormai vicino alle mura,
non mi conceda udienza, già preda dell’eccitazione, della lotta e del saccheggio.
   
CORO La salvezza gli viene dall’eccelsa Acerenza
la cui cattedrale è gloria e vanto della Chiesa.
In un giorno di visita pastorale, finiva aprile,
Gherardo fu attratto da una nuvola nera
che sovrastava il campanile: era una schiera
di falchetti che volteggiava in alto e si spostava
repentinamente, tuttinsieme, disegnando
strane figure nell’azzurro del cielo.
Come d’estate, quando la calura infiamma
l’erba dei prati, i fiori, i fruttiferi rami
e una vampa gravosa circonfonde l’aria,
cade la pioggia, bagna e rinfresca la terra,
smorza l’ardore che tutto opprimeva
e i calici tornano turgidi e il verde si schiara,
così l’animo suo triste e tribolato
si rincuora e risorge alle parole di Pietro.
   
Il vescovo chiama sorella Agnese, che accorre.
   
GHERARDO Dite a padre Adelmo che venga da me.
   
Agnese esce e dopo pochi minuti entra Adelmo.
   
ADELMO Venerando Gherardo, la grazia di Dio sia con voi.
Ho sentito confusamente di un pericolo che ci sovrasta.
Io penso che...
   
GHERARDO Conosco la vostra dedizione, il vostro impegno. ma anche la vostra loquacità che non è seconda a quella di sorella Agnese.
Purtroppo, non c’è tempo perché possiate dilungarvi a parlare,
anche se volentieri mi lascerei trascinare dall’arguzia del vostro conversare che mi arreca tanto diletto.
Ora, invece, bisogna provvedere alla nostra gente:
tutti aspettano da noi sostegno, protezione in nome di Dio e della Santissima Madre celeste.
Il demonio ha preso sembianze umane
nella persona di un terribile turco alla testa di uno stuolo di infedeli,
che avanza dalle coste, calpesta, lacera, uccide seminando terrore, morte e distruzione.
   
ADELMO Misericordia di Dio, misericordia. Padre Gherardo che faremo? Come fermeremo questo flagello?
   
GHERARDO I capitani delle porte hanno approntato la difesa e dai paesi vicini sono accorsi in nostro aiuto,
ma non basta; siamo pochi e male armati
per opporre resistenza alla masnada forte di numero e di rapina.
   
CORO Come quando il fiume, grosso per la pioggia
e per le nevi, che si sciolgono lente
al tempo del disgelo in primavera,
dirupando con fragore, dilaga in pianura,
rompe i deboli argini, copre arnesi
e uomini e case coi detriti accumulati
nella folle corsa dall’alto dei monti
e spenge la vita tuttintomno dove s’impone
il grave silenzio che sempre segue alle sciagure,
così l’esercito dei mori ci invaderà,
superate le nostre inadeguate difese.
   
ADELMO Dio ci aiuterà.
La nostra è gente buona e timorata. Se pure talvolta
cede alla superstizione e a strane forme di magia per allontanare mali e miseria,
dovunque, nei campi, in chiesa,
sempre, o piove e diluvia o l’aria è dolce e foriera della bella stagione,
invoca il nome di Dio e s’affida alla schiera dei Santi in litanie.
   
GHERARDO Appunto, ci resta solo una via di scampo in cui sperare:
l’intervento di Dio, il Signore degli eserciti.
Sono stato in angoscia per due notti aspettando un segno che mi venisse dall’alto
ed ora l’ho ricevuto da Pietro, il buon vescovo di Acerenza.
Non mi insidiano più incertezza ed esitazione:
affronterò il capo dei turchi con la sola arma della preghiera.
   
ADELMO Che dite mai? E come? E quando?
   
GHERARDO Secondo i calcoli dei capitani saranno qui domani all’ora sesta dal sorgere del sole.
Quando sulla piana dove scorre il Basento
si scorgerà una macchia scura in movimento e si vedranno
lampi intermittenti provenire dalle armi e dalle armature,
io uscirò dalla porta in direzione del loro arrivo e li aspetterò forte delle virtù teologali.
La fede mi darà il coraggio;
la carità per le vittime innocenti e lo Spirito Paraclito mi suggeriranno le parole per arrivare al cuore del nemico:
la speranza nell’aiuto del Cielo mi conforta fin da ora che supereremo l’ostacolo, che
adesso ci sembra insormontabile come una montagna altissima.
   
ADELMO Concedetemi che io venga con voi.
Vi seguirò a pochi passi di distanza, alle vostre spalle,
portando la croce lignea, quella scura
intagliata con tanta bravura da mastro Nicola Antonio da Avigliano.
   
GHERARDO Non posso davvero esporvi a un azione così rischiosa.
A me solo spetta affrontare questa prova. Voglia l’Onnipotente
nella sua benevolenza che la mia debolezza umana
non abbia il sopravvento
e nel momento estremo della scelta annulli la mia volontà così determinata.
Ho bisogno che Egli non guardi ai miei errori e posi la mano sui mio capo in protezione.
Accetto, invece, la vostra idea che mi pare propizia: porterò con me la croce;
sarà il mio sostegno, il mio viatico.
Pregate, Adelmo, pregate molto e fervidamente.
   
CORO Gherardo pensa a Gesù
morto sul Golgota,
al suo martirio,
alle sue piaghe,
alle mani e ai piedi immacolati
forati dai chiodi,
ai suoi muscoli
lacerati nel dolore,
al suo spasimo,
al suo sangue benedetto,
e la missione che s’appresta a compiere
gli pare un granellino di sabbia,
una piccola goccia
nella grandiosità del sacrificio di Cristo.
   
ADELMO Dal nostro incontro, ormai lontano,
m’avete onorato della vostra stima e tra gli altri avete richiesto i miei servigi
e ve ne sono assai grato.
Durante le pause dai vostri impegni episcopali o in passeggiata
o nella sala di lettura ho sempre amato ascoltare il racconto
che fate di Gesù predicatore, dei santi evangelisti,
che diffusero il seme della Verità nel mondo, dei miracoli nei secoli,
della fervida opera dell’impetuoso Agostino, del suggestivo Tertulliano,
dei successori di Pietro e dei dottori della Chiesa,
che, all’ombra di imponenti cattedrali
dove le linee si combinano ardite tra le mura del romanico antico,
difendono la fede dalle insidie degli eretici.
Non potrei sopravvivere alla vostra scomparsa, mi mancherebbero
il vostro esempio e la vostra fierezza.
E, poi, non potreste a lungo resistere al peso della croce
né con le braccia impedite avere disinvoltura di gesti e di parole
nell'incontro col saraceno.
Porterò io la croce.
Che tocchi pure a me un poco della vostra gloria e della vostra santità:
sia al vostro seguito l’umilissimo servo Adelmo,
vissuto in uno sperduto casolare del Casentino, il quale per uno strano percorso,
voluto certamente dal Padre celeste,
è stato accolto nel grembo della Santa Madre Chiesa.
   
GHERARDO E la Santa Madre Chiesa vi abbia per molti anni con se.
Vi vedo deciso a seguirmi, e sia.
Vi prego, però, di non rivelare ad alcuno il nostro segreto.
Ritiratevi e nella notte che ci divide dall’alba di domani
raccomandate a Dio le nostre vite,
il nostro intento, la salvezza del popolo inerme di questa comunità.
Adelmo, è tempo che andiate.
Pregate molto e ovemai venisse meno il vostro proposito,
che ora mostrate così saldo,
non abbiate timore o vergogna a rivelarmelo e a desistere.
Avrete tutta la mia comprensione.
   
ADELMO Laudetur Jesus Christus.
   
GHERARDO Nunc et semper
   
Adelmo bacia la mano a Gherardo ed esce. Il vescovo rimane solo.
   
GHERARDO Giovane Adelmo, più volte ho apprezzato la semplicità delle tue parole, dei tuoi intendimenti;
sempre m’ha colpito il tuo abbandonarti al Signore senza conflitti,
senza resistenza alcuna,
il tuo aprirti alla sua parola
come il fiore che si schiude dolcemente al sole che lo riscalda e gli dà vita.
Spesso, invece, per me la fede è dubbio, tormento,
ricerca faticosa della pace dello spirito.
Fa’ che io sia completamente tuo, Signore mio, Dio mio, mia consolazione e mia forza.
Ora sono stanco, ho davvero bisogno di riposo che mi ritempri in attesa
del nuovo giorno.
Sarà giorno di pace o di lutti incontenibili?
   
CORO Il silenzio avvolge i cuori, le case, le strade.
L’aria è pesante di paura.
Ogni rumore un sussulto
ogni miagolio un segno di malasorte.
Il sangue scorrerà copioso
sui muri, nelle chiese, nei vicoli stretti e rugosi?
Alla luce di un giorno infausto si spegnerà
la vita del paese?
Si udranno il grido dei bambini
il lamento dei moribondi
la tribolazione delle madri in sofferenza?
O invisibili forze celesti
sono già adunate in loro difesa?
O un domani di gloria li aspetta
perché un miracolo, per volontà di Dio,
rifulgerà nella santità del vescovo Gherardo?
L’unico che può salvarli
l’unico in cui è riposto il loro dopo.
Gherardo, padre santo, Gherardo del Signore,
aiutateli contro i mori, i figli di Satana.
 

 

 

 

 

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