25
marzo 1980. Al quartiere generale della guardia nazionale c’è una
agitazione diffusa. Il comandante chiama il suo assistente e
gli chiede con inquietudine notizie sullo sviluppo degli avvenimenti
conseguenti alla morte del vescovo Romero.
Comandante
Ho
sentito per tutta la notte
urla
pianti e schiamazzi
levarsi
dalle strade e dalle contrade.
Non
siete in grado
di
imporre l’ordine e il silenzio?
Assistente
Gridano
e piangono chiusi
nelle
loro case. E’ morto
il
vescovo che essi amavano e
in cui
riponevano speranza
di
liberazione e redenzione.
Comandante
Mi
sembri commosso.
Era un
sobillatore e un nemico
del
potere e dell’oligarchia.
Voleva
il caos e la guerra sociale.
Assistente
Non mi
fraintendete.
Voglio
solo dire che al popolo
è
venuto meno l’ uomo
che
credeva mandato da Dio.
Ditemi,
piuttosto, come intervenire:
ricorrere subito alla forza o
aspettare che si calmi
il
desiderio di riscossa?
Comandante
Intervenite subito e con forza.
Non
aspettate che monti la rabbia
e la
furia della vendetta. Voglio
che
conduciate al mio cospetto
l’autore del delitto. Dov’è?
Che
fine ha fatto? E’ necessario
assicurarci che non parli.
Assistente
Ha
fatto perdere le sue tracce.
Da ieri
sera nessuno lo ha visto;
penso
si nasconda per prudenza
e a
breve si farà vivo. E’ bene
ora non
avere contatti con lui.
Con
grande cautela mi informerò;
intanto, emanerò le disposizioni
necessarie a evitare disordini
e
quant’altro. Per prima cosa
sarà
imposto il coprifuoco.
Comandante
Va bene
così. Ora va’,
non
perdere tempo utile. Voglio
che mi
sia riferita ogni cosa.
Vi
raccomando di essere duri
con chi
si ribella contro lo Stato
e di
non avere alcuna pietà.
Intanto l’assassino, un certo Miguel, dopo avere sparato non visto al
santo vescovo, fugge e si nasconde in una siepe non lontana. Si
cambia d’abito; abbandona la divisa e indossa un pantalone e una
casacca di cotone bianco, tipico abbigliamento dei contadini.
Quindi, seppellisce l’arma e si dirige verso la campagna. Si ferma
in uno slargo e si gira ansioso per accertarsi che nessuno lo segua.
Vedendosi solo si siede per riprendere fiato.
Miguel
Cosa ho
fatto? Perché l’ho fatto?
Ho
profanato l’ostia e l’altare
e il
sangue del santo Padre
ha
macchiato la veste talare.
Volevo
colpirlo mentre officiava,
nel
sacro ministero
mentre
alto era il suo sguardo
al
Cielo tra gli angeli bianchi.
E’stato
l’odio a spingermi
a
compiere un così vile misfatto
la
vendetta o l’obbedienza ai capi?
Ho
bisogno di incontrare
uno dei
nostri per sapere
cosa è
successo dopo lo sparo.
Si
dirige, quindi, verso una casetta posta alla periferia di San
Salvador. Bussa alla porta e gli apre Carmen, la moglie del suo
amico Anton Ovieda. Chiede del suo amico e la donna gli risponde che
rincaserà di lì a poco e che se vuole può aspettarlo in casa.
Carmen
Non è
prudente avventurarsi
nelle
strade; ieri sera
hanno
ucciso il vescovo Romero
e si
teme che il popolo si ribelli
ad una
violenza così insensata.
Miguel rimane un attimo soprappensiero: in realtà non sa cosa dire. Ma
ecco che sopraggiunge Anton che lo trae a sé, in disparte, e gli
sussurra:”
Anton
Dove
sei stato?
La
caserma è in subbuglio, tutti
ti
cercano, non so se per darti
protezione, o convincerti a fuggire
dalla
città, o solo per sapere.
Miguel
Aiutami! Dopo avere sparato
ho
sentito subito il rimorso
dilaniarmi il petto. Mai avrei
pensato
che immediato
sarebbe
sopraggiunto il pentimento.
L’aria
è frizzante ma tiepida,
è
l’aria della Pasqua del Redentore.
Cos’è
allora questo freddo che sento?
E’
nelle mie ossa e intorno al cuore.
Anton
Perché
tra tanti hai accettato
proprio
tu l’ordine infame?
Il
vescovo Romero spesso
dal
pulpito invitava noi giovani
militari alla scelta coraggiosa
di
disobbedire agli ordini infausti
per noi
stessi, per la nostra gente
per la
nostra terra bagnata dal sangue
di
tante vittime incolpevoli.
Miguel
Frutto
del mio odio per Dio.
Da
bambino ho visto patire
la mia
povera madre, afflitta
da
miseria e dolore. Mio padre,
figlio
anch’egli della sventura,
beveva
e quando tornava a casa
erano
legnate per tutti. Una sera
dopo
urla grida e violenze
vomitò
scuro anche la sua anima.
Dov’era
Dio allora? Perché non
ci dava
il suo soccorso? A noi
e a
tanti sfortunati come noi?
Da
grande per me Dio è diventato
la
Chiesa, i suoi santi e i suoi preti.
Anton
Le tue
parole mi spezzano il cuore.
Soffro
per te e per la scelta che ti
ha
portato al buio dell’anima.
Che
decidi di fare? Fuggire
verso i
monti dove i pendii
sono
verdi di alberi e piante
che
possono proteggerti alla vista?
Conta
sul mio aiuto e sul mio silenzio.
Se vuoi
così, oggi io non t’ho visto.
Miguel
Fuggire, ahimè! Nascondermi.
Per me
non c’è salvezza.
Dovrei
poter fuggire da me stesso.
Sento
come un macigno
che mi
schiaccia il petto
e mi
toglie il respiro e la vista.
Ti
ringrazio per la tua amicizia,
che da
sempre ha riscaldato
il mio
cuore; so che non mi tradirai.
Io
vagherò nelle pianure assolate,
tra le
agavi tortuose destinate
a
morire al primo fiore. Sui monti
dove la
frescura mi rinfrancherà
e sarò
più vicino alle stelle. Addio.
Miguel, dopo aver chiesto al suo amico un pezzo di pane e una
borraccia d’acqua, lo abbraccia e s’allontana. Anton lo segue fino a
quando non è che un puntino all’orizzonte. Quindi, rincasa.
Carmen
Ho
visto il tuo amico stanco
e
sofferente, come avesse
qualcosa da farsi perdonare.
Potevi
invitarlo a mangiare con noi,
forse
aveva bisogno di aiuto.
Anton
Non può
fermarsi né qui né altrove.
Deve
andare incontro al suo destino.
Nessuno
può alleviargli il peso
che
porta con sé. E’ una creatura
di
pena. Tu taci sulla sua venuta,
dimentica di averlo visto e sentito.
Sono
passati tre mesi da quando Miguel si è allontanato dal suo amico
Ovieda. Di giorno ha vagato senza meta attraverso pianure,
superando colline sotto il sole cocente o sotto la pioggia sferzante
e di notte ha trovato riparo sotto gli alberi o in qualche grotta.
Miguel
I miei
amici sono ormai gli uccelli
le
tartarughe i rospi i ragni;
le mie
strade i tratturi imbattuti
infidi
di insidie nascoste.
Per me
il sole dei tropici
che
splende infaticabile sul Salvador
ha
sempre l’alone rosso
del
sangue dei suoi abitanti violati
e del
sangue del vescovo Romero.
Un
soldato è sulle tracce di Miguel. Ha l’ordine perentorio di trovarlo
perché in alto si teme che possa rivelare il nome di chi ha voluto
l’uccisione del vescovo Romero.
Soldato
E’
stato qui. Sono evidenti i segni
della
sua permanenza nella grotta.
Da
tanti giorni ormai gli sto
alle
calcagna come un fremente
segugio
lanciato alla caccia.
Lo
sento: sto per azzannare la preda.
Passano altri due mesi. Miguel è allo stremo: ha i piedi coperti di
piaghe infette, la barba e i capelli incolti, gli occhi cisposi, gli
abiti laceri e le labbra spaccate. Si nutre di erbe e di insetti. Un
giorno da lontano vede un giovane a cavallo. Vorrebbe avvicinarlo e
parlargli, ma quello fugge atterrito.
Miguel
Hanno
orrore di me. Non ho più
parvenza umana, sembro una bestia
dai
tratti sconosciuti e inquietanti.
Che
vita è mai la mia? Ben venga
la fine
pur se nefanda e brutale.
La
terra, nella vastità dei suoi spazi,
non può
dare asilo a chi ha ucciso
un
sacerdote mentre innalzava
l’ostia
bianca, il corpo del Cristo.
Voglio
raggiungere il mare; la costa
non è
lontana e la sabbia è soffice.
Sento
il bisogno di entrare in acqua
quasi
possa purificarmi dalla colpa.
Soldato
Il
diavolo malfamato se la porti
l’anima
dannata del perfido uccisore.
Le
stelle hanno illuminato più notti
ed io
insonne l’ho cercato inesausto.
Che sia
maledetto, ora e sempre.
Non
permetterò la sua fuga; ne va
della
mia vita oltre all’amaro
disonore di aver fallito nell’impresa.
In
preda alla febbre alta Miguel soffre di allucinazioni; gli sembra
addirittura che la sua coscienza si personifichi e gli parli.
La
coscienza
Come te
Giuda vagò insano
di
dolore finchè appese all’albero
il suo
tradimento. Gli occhi
gli
uscirono dall’orbita e il
respiro
gli rimase nella strozza.
Miguel
Ed io
come finirò i miei giorni?
Avrò il
coraggio di porre fine ad essi
o la
vita avrà forte il richiamo
da
sopire l’amarezza del rimorso?
La
coscienza
Chiedi
pietà al Signore che è
Padre
del Cielo e della terra;
che
perdoni la tua follia.
Il
tormento che provi è nel lago
profondo del tuo cuore indurito
sì che
non sa sciogliersi all’amore.
Hai
errato ma la misericordia
di Dio
ha larghe braccia.
Miguel
E’
tardi! Dio io non lo conosco
e
nessuno me ne ha mai parlato.
Io non
l’ho incontrato ed anche
io per
lui sono uno sconosciuto.
La
coscienza
Che
dici mai? E’ il tuo creatore.
Prova
Miguel. Prova a pregare.
La
sofferenza di questi mesi
è il
tuo viatico…Tu non sapevi…
hanno
stravolto la tua volontà
l’hanno
turbata e hai pensato
fosse
tuo dovere…fosse un atto
eroico
di cui gloriarti. L’inganno
avvolge
con mille spire specie
chi è
all’oscuro della trama.
Soldato
Non mi
è amico il Paradiso dei giusti
per i
miei crimini e per quanto farò.
Solo le
forze infernali al mio fianco
riusciranno a stanare la bestia umana.
Ed io
le invoco sì che possa ucciderla
ed
abbia fine il mio e il suo strazio.
Miguel continua a camminare sempre più veloce, poi, corre addirittura
per sfuggire alla voce della
sua
coscienza. Ad un tratto, improvviso, incontenibile il pianto sgorga
dai suoi occhi. I singhiozzi riempiono di tristezza l’aria
circostante.
La
coscienza
Tu
piangi? Ora vedrai che il groppo
che
chiude il tuo cuore alla pietà
alla
luce e al giorno, ai fiori
e a
tutte le cose belle del creato
si
dissolverà lentamente e con esso
le
tenebre che dentro ti avvolgono.
Miguel è quasi giunto presso la riva del mare e avverte in sé un forte
senso di liberazione. Il suo pianto si diffonde tutt’intorno ed egli
solleva gli occhi al cielo che gli appare di un blu intensissimo. Un
piccolo dislivello lo fa scivolare ed egli cade in un intrico di
radici di mangrovie. Strane piante: hanno il verde in alto, sospeso
su radici che si alzano come esili palafitte
Miguel
Cristo
Gesù, ti invoco immeritevole:
sono
uno dei due ladroni
che sul
Golgota spirarono con Te.
Vorrei
essere quello che credendo
affidò
a Te la sua salvezza, ma
ombre
di un passato deviato
oscurano la speranza di redenzione.
Mi
rimetto alla tua volontà.
Il
soldato lo avvista. Finalmente! Con un balzo gli è accanto. Nei suoi
occhi un lampo di pietà, poi, il ghigno.
Soldato
Miguel?
Miguel
Chi
sei? Che vuoi?
Soldato
Sono
qui per spezzare il tumulto della tua colpa e immergerti nel
silenzio.
Si ode
uno sparo. Il corpo di Miguel rimane nella posizione supina per ore,
mentre le onde vanno e vengono fino a coprirlo con una fanghiglia
scura e scivolosa. |