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Artisti Lucani

Guest Book

Collaborazione

R. Zaza Padula

le OPERE

Potenza

.

OSCAR ARNULFO

ROMERO

 

Rachele Padula Zaza
 

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EPILOGO
 

25 marzo 1980. Al quartiere generale della guardia nazionale c’è una agitazione diffusa. Il comandante  chiama il suo assistente e gli chiede con inquietudine notizie sullo sviluppo degli avvenimenti conseguenti alla morte del vescovo Romero. 

 

Comandante

Ho sentito per tutta la notte

urla pianti e schiamazzi

levarsi dalle strade e dalle contrade.

Non siete in grado

di imporre l’ordine e il silenzio?

 

Assistente

Gridano e piangono chiusi

nelle loro case. E’ morto

il vescovo che essi amavano e

in cui riponevano speranza

di liberazione e redenzione.

 

Comandante

Mi sembri commosso.

Era un sobillatore e un nemico

del potere e dell’oligarchia.

Voleva il caos e la guerra sociale.

 

Assistente

Non mi fraintendete.

Voglio solo dire che al popolo

è venuto meno l’ uomo

che credeva mandato da Dio.

Ditemi, piuttosto, come intervenire:

ricorrere subito alla forza o

aspettare che si calmi

il desiderio di riscossa? 

 

Comandante

Intervenite subito e con forza.

Non aspettate che monti la rabbia

e la furia della vendetta. Voglio

che conduciate al mio cospetto

l’autore del delitto. Dov’è?

Che fine ha fatto? E’ necessario

assicurarci che non parli.

 

Assistente

Ha fatto perdere le sue tracce.

Da ieri sera nessuno lo ha visto;

penso si nasconda per prudenza

e a breve si farà vivo. E’ bene

ora non avere contatti con lui.

Con grande cautela mi informerò;

intanto, emanerò le disposizioni

necessarie a evitare disordini

e quant’altro. Per prima cosa

sarà imposto il coprifuoco.

 

Comandante

Va bene così. Ora va’,

non perdere tempo utile. Voglio

che mi sia riferita ogni cosa.

Vi raccomando di essere duri

con chi si ribella contro lo Stato

e di non avere alcuna pietà.

 

Intanto l’assassino, un certo Miguel, dopo avere sparato non visto al santo vescovo, fugge e si nasconde in una siepe non lontana. Si cambia d’abito; abbandona la divisa e indossa un pantalone e una casacca di cotone bianco, tipico abbigliamento dei contadini. Quindi, seppellisce l’arma e si dirige verso la campagna. Si ferma in uno slargo e si gira ansioso per accertarsi che nessuno lo segua. Vedendosi solo si siede per riprendere fiato.

 

Miguel

Cosa ho fatto? Perché l’ho fatto?

Ho profanato l’ostia e l’altare

e il sangue del santo Padre

ha macchiato la veste talare.

Volevo colpirlo mentre officiava,

nel sacro ministero

mentre alto era il suo sguardo

al Cielo tra gli angeli bianchi.

E’stato l’odio a spingermi

a compiere un così vile misfatto

la vendetta o l’obbedienza ai capi?

Ho bisogno di incontrare

uno dei nostri per sapere

cosa è successo dopo lo sparo.

 

Si dirige, quindi, verso una casetta posta alla periferia di San Salvador. Bussa alla porta e gli apre Carmen, la moglie del suo amico Anton Ovieda. Chiede del suo amico e la donna gli risponde che rincaserà di lì a poco e che se vuole può aspettarlo in casa.

 

Carmen

Non è prudente avventurarsi

nelle strade; ieri sera

hanno ucciso il vescovo Romero

e si teme che il popolo si ribelli

ad una violenza così insensata.

 

Miguel rimane un attimo soprappensiero: in realtà non sa cosa dire. Ma ecco che sopraggiunge Anton che lo trae a sé, in disparte, e gli sussurra:”

 

Anton

Dove sei stato?

La caserma è in subbuglio, tutti

ti cercano, non so se per darti

protezione, o convincerti a fuggire

dalla città, o solo per sapere.

 

Miguel

Aiutami! Dopo avere sparato

ho sentito subito il rimorso

dilaniarmi il petto. Mai avrei

pensato che immediato

sarebbe sopraggiunto il pentimento.

L’aria è frizzante ma tiepida,

è l’aria della Pasqua del Redentore.

Cos’è allora questo freddo che sento?

E’ nelle mie ossa e intorno al cuore.

 

Anton

Perché tra tanti hai accettato

proprio tu l’ordine infame?

Il vescovo Romero spesso

dal pulpito invitava noi giovani

militari alla scelta coraggiosa

di disobbedire agli ordini infausti

per noi stessi, per la nostra gente

per la nostra terra bagnata dal sangue

di tante vittime incolpevoli.

 

Miguel

Frutto del mio odio per Dio.

Da bambino ho visto patire

la mia povera madre, afflitta

da miseria e dolore. Mio padre,

figlio anch’egli della sventura,

beveva e quando tornava a casa

erano legnate per tutti. Una sera

dopo urla grida e violenze

vomitò scuro anche la sua anima.

Dov’era Dio allora? Perché non

ci dava il suo soccorso? A noi

e a tanti sfortunati come noi?

Da grande per me Dio è diventato

la Chiesa, i suoi santi e i suoi preti.

 

 

Anton

Le tue parole mi spezzano il cuore.

Soffro per te e per la scelta che ti

ha portato al buio dell’anima.

Che decidi di fare? Fuggire

verso i monti dove i pendii

sono verdi di alberi e piante

che possono proteggerti alla vista?

Conta sul mio aiuto e sul mio silenzio.

Se vuoi così, oggi io non t’ho visto.

 

Miguel

Fuggire, ahimè! Nascondermi.

Per me non c’è salvezza.

Dovrei poter fuggire da me stesso.

Sento come un macigno

che mi schiaccia il petto

e mi toglie il respiro e la vista.

Ti ringrazio per la tua amicizia,

che da sempre ha riscaldato

il mio cuore; so che non mi tradirai.

Io vagherò nelle pianure assolate,

tra le agavi tortuose destinate

a morire al primo fiore. Sui monti

dove la frescura  mi rinfrancherà

e sarò più vicino alle stelle. Addio.

 

Miguel, dopo aver chiesto al suo amico un pezzo di pane e una borraccia d’acqua, lo abbraccia e s’allontana. Anton lo segue fino a quando non è che un puntino all’orizzonte. Quindi, rincasa.

 

Carmen

Ho visto il tuo amico stanco

e sofferente, come avesse

qualcosa da farsi perdonare.

Potevi invitarlo a mangiare con noi,

forse aveva bisogno di aiuto.

 

Anton

Non può fermarsi né qui né altrove.

Deve andare incontro al suo destino.

Nessuno può alleviargli il peso

che porta con sé. E’ una creatura

di pena. Tu taci sulla sua venuta,

dimentica di averlo visto e sentito.

 

Sono passati tre mesi da quando Miguel si è allontanato dal suo amico Ovieda. Di giorno ha vagato senza meta attraverso pianure, superando colline sotto il sole cocente o sotto la pioggia sferzante e di notte ha trovato riparo sotto gli alberi o in qualche grotta.

 

Miguel

I miei amici sono ormai gli uccelli

le tartarughe i rospi i ragni;

le mie strade i tratturi imbattuti

infidi di insidie nascoste.

Per me il sole dei tropici

che splende infaticabile sul Salvador

ha sempre l’alone rosso

del sangue dei suoi abitanti violati

e del sangue del vescovo Romero.

 

Un soldato è sulle tracce di Miguel. Ha l’ordine perentorio di trovarlo perché in alto si teme che possa rivelare il nome di chi ha voluto l’uccisione del vescovo Romero.

 

Soldato

E’ stato qui. Sono evidenti i segni

della sua permanenza nella grotta.

Da tanti giorni ormai gli sto

alle calcagna come un fremente

segugio lanciato alla caccia.

Lo sento: sto per azzannare la preda.

 

Passano altri due mesi. Miguel è allo stremo: ha i piedi coperti di piaghe infette, la barba e i capelli incolti, gli occhi cisposi, gli abiti laceri e le labbra spaccate. Si nutre di erbe e di insetti. Un giorno da lontano vede un giovane a cavallo. Vorrebbe avvicinarlo e parlargli, ma quello fugge atterrito.

 

Miguel

Hanno orrore di me. Non ho più

parvenza umana, sembro una bestia

dai tratti sconosciuti e inquietanti.

Che vita è mai la mia? Ben venga

la fine pur se nefanda e brutale.

La terra, nella vastità dei suoi spazi,

non può dare asilo a chi ha ucciso

un sacerdote mentre innalzava

l’ostia bianca, il corpo del Cristo.

Voglio raggiungere il mare; la costa

non è lontana e la sabbia è soffice.

Sento il bisogno di entrare in acqua

quasi possa purificarmi dalla colpa.

 

Soldato

Il diavolo malfamato se la porti

l’anima dannata del perfido uccisore.

Le stelle hanno illuminato più notti

ed io insonne l’ho cercato inesausto.

Che sia maledetto, ora e sempre.

Non permetterò la sua fuga; ne va

della mia vita oltre all’amaro

disonore di aver fallito nell’impresa.

 

In preda alla febbre alta Miguel soffre di allucinazioni; gli sembra addirittura che la sua coscienza si personifichi e gli parli.

 

La coscienza 

Come te Giuda vagò insano

di dolore finchè appese all’albero

il suo tradimento. Gli occhi

gli uscirono dall’orbita e il

respiro gli rimase nella strozza.

 

Miguel

Ed io come finirò i miei giorni?

Avrò il coraggio di porre fine ad essi

o la vita avrà forte il richiamo

da sopire l’amarezza del rimorso?

   

La coscienza

Chiedi pietà al Signore che è

Padre del Cielo e della terra;

che perdoni la tua follia.

Il tormento che provi è nel lago

profondo del tuo cuore indurito

sì che non sa sciogliersi all’amore.

Hai errato ma la misericordia

di Dio ha larghe braccia.

 

Miguel

E’ tardi! Dio io non lo conosco

e nessuno me ne ha mai parlato.

Io non l’ho incontrato ed anche

io per lui sono uno sconosciuto.

 

La coscienza

Che dici mai? E’ il tuo creatore.

Prova Miguel. Prova a pregare.

La sofferenza di questi mesi

è il tuo viatico…Tu non sapevi…

hanno stravolto la tua volontà

l’hanno turbata e hai pensato

fosse tuo dovere…fosse un atto

eroico di cui gloriarti. L’inganno

avvolge con mille spire specie

chi è all’oscuro della trama.

 

Soldato

Non mi è amico il Paradiso dei giusti

per i miei crimini e per quanto farò.

Solo le forze infernali al mio fianco

riusciranno a stanare la bestia umana.

Ed io le invoco sì che possa ucciderla

ed abbia fine il mio e il suo strazio.

 

 

 

Miguel continua a camminare sempre più veloce, poi, corre addirittura per sfuggire alla voce della

sua coscienza. Ad un tratto, improvviso, incontenibile il pianto sgorga dai suoi occhi. I singhiozzi riempiono di tristezza l’aria circostante.

 

La coscienza

Tu piangi? Ora vedrai che il groppo

che chiude il tuo cuore alla pietà

alla luce e al giorno, ai fiori

e a tutte le cose belle del creato

si dissolverà lentamente e con esso

le tenebre che dentro ti avvolgono.

 

Miguel è quasi giunto presso la riva del mare e avverte in sé un forte senso di liberazione. Il suo pianto si diffonde tutt’intorno ed egli solleva gli occhi al cielo che gli appare di un blu intensissimo. Un piccolo dislivello lo fa scivolare ed egli cade in un intrico di radici di mangrovie. Strane piante: hanno il verde in alto, sospeso su radici che si alzano come esili palafitte 

 

Miguel

Cristo Gesù, ti invoco immeritevole:

sono uno dei due ladroni

che sul Golgota spirarono con Te.

Vorrei essere quello che credendo

affidò a Te la sua salvezza, ma

ombre di un passato deviato

oscurano la speranza di redenzione.

Mi rimetto alla tua volontà.

 

Il soldato lo avvista. Finalmente! Con un balzo gli è accanto. Nei suoi occhi un lampo di pietà, poi, il ghigno.

 

Soldato

Miguel?

 

Miguel

Chi sei? Che vuoi?

 

Soldato

Sono qui per spezzare il tumulto della tua colpa e immergerti nel silenzio.

 

Si ode uno sparo. Il corpo di Miguel rimane nella posizione supina per ore, mentre le onde vanno e vengono fino a coprirlo con una fanghiglia scura e scivolosa.

 

 

 

 

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