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ANTONIO MOLFESE
 

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LEGGI E REGOLAMENTI NAZIONALI ED INTERNAZIONALI, NOZIONI DI PRONTO SOCCORSO

 

REGOLAMENTO DI SANITA' MARITTIMA

Fin dall'antichità presso i popoli che avevano raggiunto un alto grado di civilizzazione i responsabili della salute pubblica, utilizzando le conoscenze scientifiche del loro tempo, tentarono di creare una rete di strutture amministrative e di servizi sanitari al fine di proteggere la salute della comunità. Emanarono leggi ed adottarono disposizioni (1), servizi che avevano tutti lo scopo preminente della salvaguardia della salute del singolo e della collettività.
I servizi esplicati dalle « dogane sanitarie » in particolare erano previsti lungo i confini terrestri, porti di fiumi e di mare.
I controlli terrestri venivano eseguiti, specie in concomitanza di epidemie, nelle dogane, situate a cintura del territorio e che avevano lo scopo preminente di far pagare le tasse, compreso il « pulveratico » (2), alle persone e alle merci che entravano in detto territorio; in particolari situazioni gli stessi doganieri, aiutati da medici, sottoponevano a visita i viaggiatori e decidevano se potevano o non transitare (tutto ciò era messo in atto specie per quelle malattie, quali la lebbra, che erano difficili a nascondersi).

(1) R.D. 29 Settembre 1895 N. 636 Regolamento per la sanità marittima. Capo V Patente di Sanità art. 38-53. La materia attualmente è regolata dal Regolamento Sanitario Internazionale reso esecutivo in Italia con la legge del 9 febbraio 1982 N. 106.
(2) Pulveratico: tassa per l'uso delle strade, dei ponti ecc.

Oltre che dogane di terra vi erano dogane di mare, situate nei porti (allora molto pochi) o nei facili approdi, istituite anche per far pagare la tassa di « attraccaggio ». Ogni veliero prima, o nave a motore poi, era in possesso di una carta di libera circolazione chiamata « patente di sanità ». Infatti a quei tempi i principali collegamenti avvenivano per via mare e le « navi » che si recavano all'estero erano tutte munite della « patente di sanità », rilasciata dall'autorità sanitaria del luogo di partenza, mentre nel porto di arrivo era avallata di persona dal comandante della nave, che garantiva la salute dell'equipaggio e la sanità delle merci e assicurava che la nave non proveniva da zone dove erano in atto epidemie.
Se durante il viaggio a bordo si manifestava una epidemia o si erano verificate morti, la nave era fermata fuori dal porto in attesa della risoluzione della malattia nei casi lievi, o veniva respinta o fatta allontanare anche con la forza dal porto nei casi gravi.
Vi erano in alcuni porti (i più importanti) i lazzaretti, creati specie in prossimità dell'approdo (il primo fu realizzato a Ragusa in Jugoslavia) per ricoverare in quarantena (1) gli equipaggi e i passeggeri di navi sospette di portare malattie diffusive a bordo, quali peste, colera, vaiolo.
Oltre che le persone, venivano bonificate nei lazzaretti secondo le conoscenze scientifiche del tempo anche le merci, in quanto queste potevano diffondere « morbi letali » (2).

(1) Quando ancora non si conoscevano i periodi di incubazione delle varie malattie contagiose si era soliti tenere isolati per 40 giorni i sospetti; da allora è rimasta in uso la parola quarantena.
(2) Per raggiungere tale scopo si esponevano le merci a fumi balsamici e a calore secco in modo che l'azione combinata del fumo e del calore potessero « sterilizzare » le merci. Si notano ancora oggi su alcune lettere o plichi dell'epoca i segni della pinza che serviva per esporre l'oggetto alla disinfezione.

Questo è il motivo per cui furono create fin dal 1800 le sanità marittime (le sanità aeree furono create successivamente), quali « dogane sanitarie », per proteggere il territorio nazionale da eventuali importazioni di malattie altamente contagiose.
Furono attrezzati in alcuni porti (erano in numero di cinque) delle stazioni sanitarie idonee a bonificare navi e passeggeri, qualora dovesse esservi il sospetto di nave infetta, in quanto si era verificato a bordo un decesso per malattia soggetta a denunzia internazionale (1).

(1) Le malattie soggette a denunzia internazionale erano: peste, vaiolo, febbre gialla, tifo esantematico, colera.

Oltre che i porti, in seguito, anche alcuni aeroporti furono attrezzati per attuare una cintura sanitaria per aeromobile e passeggeri, in caso si verificasse a bordo o vi fosse il sospetto della presenza di una malattia soggetta a denunzia internazionale. Attualmente due sono gli aeroporti abilitati in Italia: aeroporto Leonardo da Vinci, Fiumicino (Roma), aeroporto di Linate-Malpensa (Milano).
Con l'inizio del secolo per regolamentare la massiccia emigrazione che si svolgeva verso le americhe, e per rendere più umani i viaggi durante i mesi che le navi impiegavano per raggiungere queste lontane terre, fu emanato il R.D. 10 Luglio 1901 n. 375 Regolamento per l'esecuzione della legge 31 gennaio 1901 N. 23 sull'emigrazione.

[Titolo IV - Trasporto di emigranti in viaggi transoceanici]

Venivano regolamentate le caratteristiche dei piroscafi (navigabilità e velocità) oltre che le attrezzature dei piroscafi da emigranti (artt. 94-114), l'espletamento del servizio sanitario a bordo (art. 115-129), che doveva essere gratuito e dettava tutte le altre norme per rendere meno gravoso il viaggio di per sé già lungo, la provvista e distribuzione dei viveri (art. 130-137), che, oltre che per ammalati o bambini, dovevano essere sufficienti per tutti gli altri bisogni; si prendeva in considerazione il problema dell'acqua e dell'approvvigionamento idrico, dato che era facile a bordo la trasmissione di malattie a ciclo orofecale; si praticava la visita di idoneità dei piroscafi (art. 138-141), nonché la visita dei piroscafi e degli emigranti alla partenza (art. 142- 156), facendo particolare attenzione alle persone ammalate o convalescenti di malattie infettive trasmissibili o che potevano portare incomodo agli altri passeggeri; si rivolgeva particolare attenzione alle persone provenienti da località ove dominavano malattie epidemiche, ed infine alla vigilanza a bordo (art. 157-160).
Allo scopo di migliorare ulteriormente le condizioni di vita a bordo e di reclutare personale idoneo a svolgere nell'ambito delle attività marinare speciali lavori furono emanate leggi che vengono riportate di seguito in nota.

Con la legge del 16 Giugno 1939 n. 1045. Condizioni per l'igiene e l'abitabilità degli equipaggi a bordo delle navi mercantili nazionali, vengono codificate:
Titolo I campo di applicazione della legge (art. 1).
Titolo II parla dei requisiti degli alloggi, dei dormitori e dei refettori (art. 2-22). Titolo III parla dei lavandini delle docce dei bagni e delle latrine (art. 23-30). Titolo IV parla degli uffici delle segreterie, delle cambuse, delle cucine e dei panifinici (art. 31-35).
Titolo V Disposizioni speciali (art. 36-38) prendeva in considerazione la presenza eventuale di equipaggio di colore a bordo. e come rendere possibile la permanenza a bordo.
Titolo VI parla dell'aereazione, riscaldamento e condizionamento dell'aria, e dell'illuminazione (art. 39-45).
Titolo VII parla delle infermerie ed ambulatori (art. 46-55).
Titolo VIII parla dell'acqua e del suo approvvigionamento (art. 56-63).
Titolo IX parla di disposizioni varie per l'equipaggio (artt. 64-68).
Titolo X parla dell'alimentazione (art. 69-72).
Titolo XI parla del vestiario (art. 73-76)
Titolo XII parla delle norme di applicazione della presente legge (art. 77-78). Titolo XIII parla delle sanzioni (art. 89-90).
Annesse a questa legge vi sono le Tabelle A-B-C dei Medicinali oggetti di medicatura prescritti per pescherecci, navi adibite a piccolo traffico e navi da carico addette a viaggi di lungo corso senza medico a bordo. (Si omettono i contenuti in quanto riportati aggiornati in appendice, dove è trattato l'argomento specifico).
Il D.P. 15-2-1952 N. 328 - Approvazione del regolamento per l'esecuzione del codice della navigazione (navigazione marittima) con le modifiche di cui al D.P.R. 29 Maggio 1976 N. 952.
All'art. 102-103 parla dei piloti e degli accertamenti dell'idoneità fisica. all'art. 205 dei palombari; al Cap. VI degli ormeggiatori (art. 208) e dei barcaioli (art. 216). Il D.P.R. 9 Agosto 1956 N. 1250 e successive modificazioni.
Determinazione delle Circoscrizioni territoriali della Marina Mercantile Indica le differenti Direzioni marittime, le Capitanerie di porto, gli uffici circondariali, i limiti territoriali dei circondari, gli uffici marittimi locali, le delegazioni di spiaggia, ed infine la giurisdizione (a fini marittimi) sul territorio, delle province indicate.
D.P.R. 14 Luglio 1957 N. 1065. - Approvazione del regolamento per l'esecuzione della legge 4 Agosto 1955, N. 727, (esecuzione della Convenzione internazionale N. 69 concernente il diploma di capacità professionale dei cuochi di bordo, adottata a Seattle il 27 Giugno 1946, ratificata e resa esecutiva con legge 2 Agosto 1952 N. 1305) (art. 1-9). Il decreto riporta i requisiti che devono possedere i cuochi di bordo, e le procedure da seguire per l'accertamento di tali requisiti.
Legge 5 Giugno 1962 N. 616. - Sicurezza della navigazione e della vita umana in mare. Al capo I (art. 1-13) vengono riportate le norme generali, al Capo II (art. 14-19) si parla del bordo libero e con riferimento alla linea di massimo carico, al Capo II (art. 20/24) si parla del Comitato centrale per la Sicurezza della Navigazione, al Capo IV art. 25-28 della Commissione di visita, al Capo V art. 29-34 delle norme penali, al Capo VI art. 35-37 delle norme finali e transitorie

Si riportano le norme vigenti in Italia.
Nel R. D. 29-11-1895 e successive modificazioni al capitolo VII della Sanità Marittima all'articolo 17 è previsto che in tutti gli scali di approdo del Regno sono stabiliti uffici di sanità marittima.
Nel T.U. LL.SS. del 27-7-1934 n. 1265 l'articolo 28 parla degli uffici sanitari ed annovera:
uffici di sanità marittima, aerea e di confine terrestre; uffici veterinari di porto, aeroporto e di confine.
Gli uffici di sanità marittima vengono ancora distinti in:
uffici di porto abilitati a tutti i servizi di sanità marittima e diretti da un funzionario del Ministero della Sanità;
uffici di porto non abilitati, retti da medici incaricati e delegati (Medici delegati di porto. Decreto Ministero Sanità 11-12-1986 in G.U. n. 186 dell'11-8-'86) ad espletare il servizio;
b) stazioni marittime - località attrezzate per attuare tutte le misure sanitarie (disinfezione, isolamento).

D.P.R. 9 Maggio 1968 N. 1008 - Regolamento per l'imbarco, trasporto per mare, sbarco e trasbordo delle merci pericolose in colli.
Al capo I (art. 1-12) vengono riportate le disposizioni generali con le classi delle merci pericolose; al Capo II (art. 13-22) i requisiti delle navi; al Capo III (art. 23-29) l'imballaggio e l'etichettaggio; al Capo IV (art. 30-35) l'imbarco lo sbarco ed il trasbordo; al Capo V (art. 36-40) lo stivaggio.
D.P.R. 14 Novembre 1972 N. 1154. - Approvazione del regolamento per la sicurezza della navigazione e della vita umana in mare.
Libro I Titolo I Capitolo I (art. 1-6) Disposizioni generali; Titolo I Accertamenti e documenti per la sicurezza della navigazione. Cap. I visite ed accertamenti (art. 16-18) (art. 34 - Controllo speciale a navi nucleari) (art. 110 controllo della cassetta per corredo farmaceutico.
D.M. 21 Maggio 1976. - Medicinali, oggetti di medicazione e utensili di cui debbono essere provviste le navi mercantili senza medico di bordo. (Sostituito dal D.M. 24 dicembre 1986).

Vediamo in sintesi quali sono i compiti svolti dalla sanità marittima di un porto in Italia.
Il medico di porto, dirigente degli uffici di porto, organo periferico del Ministero della Sanità, riveste qualifica di ufficiale di Polizia Giudiziaria per l'accertamento delle contravvenzioni alle norme che regolano la Sanità Marittima (art. 57 R.D. del 25-6-1914 n. 702).
Egli ha diritto di salire a bordo di qualunque nave, previo avviso alla Capitaneria per le navi straniere, allo scopo di assicurarsi della salute dell'equipaggio e degli eventuali passeggeri e della condizione igienica della nave e del carico.
In precedenza aveva l'obbligo di recarsi a bordo di ogni nave e di redigere un verbale su un apposito registro, precisando tutte le circostanze riguardanti la salute dell'equipaggio e concedeva la « libera pratica » dopo aver visionato tutte le « carte sanitarie » di bordo e dopo che il comandante, previo giuramento aveva anch'egli escluso la presenza di malati a bordo.
Alcune volte, ed in particolari circostanze, era il comandante stesso che raggiungeva la riva con una lancia, su cui era innalzata la bandiera gialla e tutte le pratiche sanitarie si svolgevano sulla banchina del porto.
Ottenuta la « libera pratica », che attualmente viene rilasciata dietro richiesta, via radio, telex o telegramma, il comandante della nave ha l'obbligo, entro 24 ore, di provvedere a rimettere all'ufficio di Sanità Marittima la « dichiarazione marittima di sanità », che consta di due parti: nella prima devono essere contenuti i dati relativi al viaggio ed alla nave (scali effettuati, certificati di derattizzazione, numero di passeggeri e di equipaggio e un questionario concernente gli avvenimenti sanitari verificatisi a bordo durante la navigazione); nella seconda parte (tabella) devono essere descritti in dettaglio eventuali casi di malattie o di decessi avvenuti a bordo.
I servizi attualmente svolti dalla sanità marittima si possono così compendiare:
— igiene e sanità pubblica nell'ambito del porto e delle navi ivi ancorate (disinfezione, disinfestazione, derattizzazione);
— attuazione delle disposizioni vigenti per la difesa contro la trasmissione e la diffusione delle malattie infettive e diffuse per via mare, mediante il controllo dei passeggeri, delle merci, delle derrate alimentari ed altri prodotti commestibili importati (visite sanitarie, vaccinazioni, ispezioni sanitarie di tutte le merci, analisi chimiche e batteriologiche).
I servizi svolti dalla sanità aerea (disciplinati dal R.D. 2-5-1940 n. 1045) sono:
— le stesse mansioni della sanità marittima, ma svolte nell'ambito di un aeroporto.
Il servizio sanitario di frontiera non è a carattere continuativo, ma vengono attrezzati uffici temporanei per fronteggiare bisogni straordinari o situazioni contingenti, come per esempio in caso di epidemie.
Gli uffici veterinari di porto, aeroporto e di confine, regolati dal DD.MM. del 20-11-1970 e 20-11-1974, svolgono la vigilanza sanitaria sugli animali da importare e sui prodotti alimentari di origine animale.
Allo stato attuale le strutture preposte (isolamento di malati o sospetti di malattie soggette a denunzia internazionale) per la salvaguardia della salute della collettività per quanto concerne la introduzione in Italia di malattie esotiche altamente diffusive sono rappresentate dai centri di isolamento situati presso alcune cliniche universitarie di malattie infettive e presso il reparto di malattie infettive di alcuni ospedali (Ospedale Spallanzani di Roma, Ospedale Cotugno di Napoli, Reparto Malattie Infettive Università di Brescia, Clinica delle Malattie Infettive di Pavia, Torino e Roma per citarne alcuni).
In queste istituzioni sono stati organizzati anche centri multi- funzionali per l'isolamento, lo studio e la cura delle malattie tropicali di importazione.
Il Ministero della Sanità, allo scopo di potenziare le misure ottenute con le vaccinazioni obbligatorie, suggerisce alcuni consigli stampati su cartoncini e distribuiti all'atto delle vaccinazioni e nei principali aeroporti ai viaggiatori che si recano all'estero (zone tropicali).
Oltre che per le malattie per le quali è obbligatoria la vaccinazione, come per colera e febbre gialla, l'O.M.S. è informata giornalmente sulla situazione sanitaria mondiale (un cervello elettronico incamera automaticamente dati provenienti da tutto il mondo, li elabora e li trasmette su richiesta); sarebbe necessario anche per la malaria, la malattia più diffusa soggetta a profilassi, che le compagnie aeree e di navigazione (alcune lo fanno già) aggiornassero un pannello nei maggiori porti ed aeroporti dove dovrebbero essere indicate:
1) la situazione sanitaria mondiale aggiornata;
2) le zone dove sono obbligatorie le vaccinazioni e quali di esse;
3) le zone dove per la profilassi antimalarica bisogna adottare idonee misure, in quanto i farmaci di uso comune (clorochina) non sono più sufficienti.
Per la salvaguardia della salute sono state emanate disposizioni per la disciplina dell'assistenza sanitaria a terra ed in navigazione.

D.P.R. 31 Luglio 1980 N. 620. - Disciplina dell'assistenza sanitaria al personale navigante marittimo e dell'aviazione civile (art. 37, ultimo comma della legge N. 833 del 1978). (art. 1-14).
Decreto del Ministero della Sanità di concerto con il Ministero della Pubblica Istruzione 7 Agosto 1982 Istituzione di corsi di pronto soccorso per il personale navigante marittimo con allegato il programma per i corsi.
Decreto del Ministero della Marina Mercantile 22 Ottobre 1982. Requisiti degli impianti igienico-sanitari di cui debbono essere dotate le navi da pesca superiori a 50 t.s.l. ai sensi dell'articolo 15 della legge 17 Febbraio 1982 N. 41.

 

CONVENZIONI SANITARIE INTERNAZIONALI

Navi, passeggeri e merci

Con il miglioramento delle conoscenze sanitarie, con i progressi della medicina e con lo sviluppo sociale dei popoli si sentì la necessità da parte di alcune nazioni di cooperare per il mantenimento della salute della collettività, per cui alla conferenza di Parigi del 1865 nacque il primo embrione dell'attuale Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
Con la nascita dell'OMS, istituzione specializzata delle Nazioni Unite, con sede a Ginevra, e istituita nella Conferenza Mondiale della Sanità tenutasi a New York nel 1946 allo scopo di ottenere che « tutti i popoli raggiungessero il più alto livello possibile di igiene e di benessere fisico », furono codificate sia le malattie, il cui solo sospetto deve essere notificato alle altre nazioni, che tutte le altre norme di carattere sanitario da adottare per limitare e contenere il loro diffondersi.
Con l'approvazione del Regolamento Sanitario Internazionale e del D.M. 24-6-1959, i porti principali, raccolti in apposito elenco, sono autorizzati a concedere la « libera pratica » via radio alle navi, a bordo delle quali non esiste alcuna manifestazione di malattia infettiva o sospetta, e sempre che esse non provengano da località colpite da ordinanze emesse del Ministero della Sanità (1).

(1) Il Ministero della Sanità, venuto a conoscenza che in un dato paese è scoppiata una epidemia, emette un'ordinanza che dirama agli uffici periferici perché in tutti i trasporti (navi ed aerei) che provengano da quel dato paese o vi abbiano solo fatto scalo i passeggeri e le merci debbano essere muniti di « certificato sanitario internazionale ».

Allo scopo però di facilitare il controllo sanitario dei trasporti internazionali in Europa, le navi in arrivo vengono dispensate dalla richiesta di libera pratica via radio ed esonerate dalla presentazione della dichiarazione ora accennata, qualora abbiano già fatto scalo in « porti sanitari franchi ».
Le navi che vengono da questi porti vengono considerate come provenienti da porti nazionali, sempre se non hanno toccato porti siti al di fuori dei paesi aderenti alla convenzione sui trasporti internazionali. Le navi hanno però l'obbligo di alzare le bandiere internazionali o accendere i segnali luminosi stabiliti dal regolamento internazionale, per indicare lo stato sanitario di bordo e altre formalità di natura igienico-amministrativa.
Tutte queste norme sono contenute negli « arrangements administratifs pour le Controle Sanitaire des comunications maritimes aeriennes e terrestres », applicati dall'1-2-1950 e modificati nel 1957, nel 1964, ed attualmente in vigore nei seguenti stati: Belgio, Francia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Olanda, Repubblica Federale Tedesca, Gran Bretagna, Spagna e Grecia.
Sino dai tempi più remoti infatti il traffico marittimo, il solo che permetteva lo spostamento verso altri continenti, ha enormemente contribuito all'importazione e successiva diffusione di gravi malattie infettive.
Con la conferenza sanitaria di Venezia nel 1892 si definì una convenzione internazionale sulla sorveglianza del Canale di Suez classificando le navi nei riguardi del colera in infette, sospette, indenni.
Questa prima idea fu perfezionata da Organizzazioni internazionali, che nel frattempo erano sorte, e si giunse alla istituzione della Organizzazione Mondiale della Sanità, O.M.S. di Ginevra, che si assunse il compito di coordinare la materia riguardante la denunzia e quindi le misure protettive da adottare su segnalazioni di insorgenza, da parte delle nazioni colpite, di malattie soggette a denunzia internazionale.
Le malattie in questione erano: peste, colera, frebbre gialla, vaiolo, tifo esantematico, febbre ricorrente.
Per la peste, il colera e la febbre gialla era necessario comunicare il primo caso che si fosse verificato sul proprio territorio, mentre per il tifo esantematico, la febbre ricorrente o il vaiolo l'esistenza di una epidemia. Queste comunicazioni dovevano essere fatte da ogni paese aderente alla convenzione internazionale elaborata dalla Società delle Nazioni Unite O.N.U.
Le misure relative alla profilassi internazionale ed applicabili alla navigazione marittima sono le seguenti:
— alla partenza può essere impedito l'imbarco di persone colpite da malattie soggette a denunzia internazionale o di chi ha avuto contatti con queste;
— all'arrivo in porto immune le navi provenienti da zone infette possono essere classificate in tre categorie:
infette, quando vi siano a bordo casi di malattia o vi siano stati entro un periodo di tempo inferiore a quello della incubazione della malattia considerata. Nel caso della peste vengono considerate infette anche le navi con a bordo ratti pestosi;
sospette, qualora si siano verificati casi di malattia in un periodo di tempo superiore a quello di incubazione della medesima. Sono considerate sospette per la peste le navi nelle quali si sia osservata una insolita mortalità tra i ratti e per la febbre gialla quelle in cui è presente il vettore (stegomia fasciata);
indenni, quando pur provenendo da zone infette non si sia verificato a bordo nessun caso di malattia.
E' bene precisare che in base al Regolamento internazionale il periodo di incubazione per il colera è di 5 giorni, per la peste è di 6 giorni, per la febbre gialla è di 6 giorni. Inoltre dai paesi infetti è vietato il trasporto di alcuni tipi di merci che potrebbero diffondere la malattia: per esempio durante il colera pesci, molluschi, legumi freschi ecc.; in caso di epidemia •di peste le merci infestate da ratti pestosi. Comunque in caso di epidemia le merci sospettte possono essere scaricate in zone isolate e protette e tenute in contumacia per 15 giorni e sottoposte a misure di risanamento (disinfezione e disinfestazione).
Legge 9 febbraio 1982, n. 106 (') - Approvazione ed esecuzione del Regolamento sanitario internazionale, adottato a Boston il 25 luglio 1969, modificato dal Regolamento addizionale, adottato a Ginevra il 23 maggio 1973. Appendice 1, 2, 3, 4, 5 e Questionario sanitario.

(1) Pubblicato nel Suppl. ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 87, del 30 marzo 1982.
(a) Cancellare l'indicazione inutile.
b) Se uno dei compartimenti elencati non esiste sulla nave, occorre indicarlo specificatamente. (e) Tracce vecchie o recenti di escrementi, passaggi o rosicchiamenti.
(d) Nessuno, pochi, abbastanza, molti.
(e) indicare il peso di zolfo o cianuro e la quantità di acido cianidrico.
(f) Specificare se si tratta di dislocamento metrico o di altro metodo di determinazione del tonnellaggio.
Osservazioni - Nel caso di esenzione indicare qui le misure adottate per mantenere la nave libera da roditori e da vettori di peste. Timbro, nome e qualifica e firma dell'ispettore.

Appendice 1

CERTIFICATO DI DERATTIZZAZIONE (a)
CERTIFICATO DI ESENZIONE DALLA DERATTIZZAZIONE (a)
rilasciato in conformità dell'ari 54 del Regolamento sanitario internazionale
(Il presente certificato non deve essere ritirato dalle autorità portuali)

 

Appendice 2 ()

CERTIFICATO INTERNAZIONALE DI VACCINAZIONE E DI RIVACCINAZIONE CONTRO IL COLERA

Il vaccino utilizzato deve rispondere ai requisiti richiesti dall'Organizzazione mondiale della Sanità.
La validità del presente certificato è della durata di sei mesi, con decorrenza a partire da sei giorni dopo una iniezione del vaccino o, nel caso di una rivaccinazione nel corso di tale periodo di sei mesi, dal giorno di tale rivaccinazione.
Il timbro autorizzato deve essere conforme al modello prescritto dall'Amministrazione sanitaria del territorio in cui è stata effettuata la vaccinazione.
Il presente certificato deve essere firmato da un medico di suo pugno e il suo timbro ufficiale non può essere considerato sostitutivo della sua firma.
Ogni correzione o cancellatura od omissione di una qualsiasi menzione del certificato può renderlo non valido.

(1) L'appendice 2 è stata soppressa con l'art. I del Regolamento aggiuntivo del 23 maggio 1973 a modifica del Regolamento sanitario internazionale del 1969.

 

Appendice 3

il presente certificato è valido soltanto se il vaccino usato è stato approvato dall'Organizzazione mondiale della sanità e se il centro di vaccinazione è stato autorizzato dall'Amministrazione sanitaria del territorio sul quale tale centro è situato.
La validità del presente certificato è di dieci anni a partire da dieci giorni dopo la data di vaccinazione o, nel caso di una rivaccinazione nel corso -di tale periodo di dieci anni, dal giorno di tale rivaccinazione.
Il presente certificato deve essere firmato da un medico di propria mano; il suo timbro ufficiale non può essere considerato sostitutivo della firma.
Ogni correzione o cancellatura sul certificato o il mancato completamento di una qualsiasi sua parte può renderlo non valido.

 

DICHIARAZIONE MARITTIMA DI SANITÀ
(da esibirsi da parte dei capitani delle navi provenienti da porti situati al di fuori del territorio)

Appendice 4

 

(*) Se sono trascorse più di quattro settimane dall'inizio del viaggio, basterà fornire dati sulle ultime quattro settimane.

 

Appendice 4 (seguito)

(*) Indicare se il malato é guarito, se è ancora malato o se è deceduto.
(*) Indicare se il malato è ancora a bordo, se è stato sbarcato (indicare il nome del porto) o se il suo cadavere è stato gettato in mare.



Il Centro internazionale radio-medico — C.I.R.M. — è sorto nel 1935 allo scopo di fornire assistenza radio-medica a marittimi, imbarcati su navi di qualsiasi nazionalità, in navigazione su tutti mari, alle popolazioni delle piccole isole italiane del Mediterraneo ed a quanti abbisognano di soccorso medico urgente. Il Centro ha la sua sede in Roma ed i suoi servizi sono del tutto gratuiti. Essi includono anche l'interessamento per un eventuale trasbordo del paziente su nave fornita di servizi medici o, se la distanza lo permette, il prelievo del malato con mezzi navali o con elicotteri per una rapida ospedalizzazione.
Le richieste di assistenza radio-medica pervenute al CIRM vengono espletate dal medico, in servizio continuativo di guardia presso la sede del Centro. Tale sanitario, avvalendosi in caso di bisogno dell'ausilio dei consulenti specialisti, prescrive le opportune cure e si mantiene in contatto con ciascuna nave che ha richiesto assistenza, seguendo il paziente fino alla guarigione o allo sbarco; in tal modo può essere controllata la diagnosi di probabilità, diagnosi che viene confermata nella maggior parte dei casi.
Il CIRM ha anche una propria Sezione Studi per ricerche nel campo della 'patologia dei naviganti.
Le comunicazioni con il CIRM possono avvenire in italiano, inglese e francese ed essere appoggiate sia ad IRM — nominativo in sigla del CIRM — (la stazione radio del Centro unicamente dedicata all'assistenza radio-medica) sia ad TAR (Roma-Radio P.T.). Una larga rete di radio stazioni può essere utilizzata qualora non sia possibile mettersi in contatto diretto con IRM o TAR. Tale rete comprende tutte le stazioni costiere dell'Atlantico e del Pacifico della U.S. Coast Guard, le stazioni RCA e Globe radio di Manila. Inoltre il Centro radio nazionale di St. Lys può svolgere il traffico per le navi francesi. I messaggi vengono inoltrati sulle linee telescriventi dirette della U.S. Coast Guard, dell'ITT World Communications Inc., della Press Wireless, dell'Italcable e di Radio Stampa.
Il CIRM, infine, collabora al servizio AMVER (servizio per le ricerche e il soccorso in mare) dell'U.S. Coast Guard.

CENTRO INTERNAZIONALE RADIO MEDICO

Servizio radio della stazione del CIRM:
1) La stazione r.t. del CIRM — Nominativo 1RM — assicura ascolto continuo sulla banda di chiamata del servizio mobile marittimo che viene indicata sulle frequenze tenute in emissione circolare; esegue ascolto su qualsiasi altra frequenza quando ciò viene richiesto anche tramite altre stazioni costiere italiane.
2) In relazione alle stagioni ed agli orari, le frequenze che IRM manipola durante le 24 ore sono scelte fra le seguenti:

Frequenza Nominativo Servizio
KHz 4342 1RM Continuo.
KHz 6365 IRM Disponibile quando necessario.
KHz 8685 1RM Continuo.
KHz 12760 IRM Continuo. Quando impiegata per altri servizi viene sostituita dalla 8685 e 12748 KHz.
KHz 12748 IRM Disponibile quando necessario.
KHz 17105 IRM Continuo, durante la stagione estiva; diurno, durante la stagione invernale.
KHz 22525 1RM Dalle 0700 GMT 1900 GMT.

3) Alle ore 0200, 0800, 1400, 2000 GMT (tempornedio di Green wich) viene trasmessa la lista del traffico giacente (CQ: chiamata circolare) impiegando le frequenze in uso al momento. È raccomandato l'ascolto di questa lista per l'eventuale richiesta di transiti.

Per agevolare ed accelerare l'espletamento del traffico radio- medico si consigliano i Sigg. Ufficiali RT di osservare, per quanto possibile, le seguenti norme:
a) tentare sempre il collegamento diretto con la stazione del CIRM, richiedendolo, in caso di difficoltà, per il tramite delle altre stazioni costiere italiane. Ciò è particolarmente necessario quando si tratti di messaggi di pronto soccorso;
b) indicare la propria posizione e la frequenza meglio ricevuta per poter stabilire la frequenza o le frequenze più idonee per i collegamenti successivi;
e) tener presente che, in caso di urgente necessità e di difficoltà di collegamento con la stazione radio dell'Ente, i messaggi possono essere appoggiati in franchigia alle stazioni già citate. I messaggi di risposta saranno trasmessi attraverso le stesse stazioni, a meno che, nel frattempo, non sia stato stabilito il collegamento diretto.

SCHEMA DI MESSAGGIO DI RICHIESTA DI ASSISTENZA RADIO-MEDICA

Il messaggio di richiesta di assistenza radio-medica assume particolare importanza per poter consigliare con tempestività una appropriata e corretta terapia. Tale messaggio, quindi, redatto in modo da fornire tutte le necessarie notizie, dovrebbe contenere:
  1) nome della nave e nominativo radio;
  2) posizione della nave, porto di partenza e di destinazione, tempo stimato d'arrivo, rotta e velocità;
  3) nome del paziente, sua nazionalità ed età;
  4) dati relativi alla respirazione, al polso, alla temperatura e, se possibile, alla pressione sanguigna del paziente;
  5) sintomatologia del paziente, localizzazione e tipo dei dolori, nonché tutte le opportune notizie relative alla malattia;
  6) in caso di infortunio, oltre la sintomatologia del paziente, luogo e le modalità dell'incidente;
  7) precedenti clinici del paziente;
  8) medicinali disponibili a bordo;
  9) prodotti medicinali somministrati;
10) orari e frequenze della stazione radio di bordo.


NOTA PER IL COMANDANTE

Rivolgersi, sollecitamente, al C.I.R.M. oltre per i casi di infortunio e malattia a bordo anche per i casi di apparente scarsa importanza.
Ciò allo scopo di ottenere, tempestivamente, gli opportuni consigli terapeutici necessari prima che la sintomatologia possa divenire più complessa.
Le richieste debbono portare la qualifica « MEDRAD ».
I numeri telefonici del CIRM sono: 06/5923331-2-3. Telex 612068 CIRM I.
La Sezione Studi del CIRM esegue, con la collaborazione di studiosi e di Istituti italiani e stranieri, ricerche sulla patologia dei marittimi. Tra i lavori che hanno suscitato maggiore interesse vanno segnalati quelli sugli infortuni a bordo, (vedi Fig.) sulla sopravvivenza in mare, sulla psicopatologia dei marittimi e sulle malattie veneree, lavoro svolto quest'ultimo in collaborazione con l'O.M.S.

Fig. - Parti del corpo più frequentemente interessate da infortuni nei lavoratori di terra (A) e nei marittimi in navigazione (B).


Il CIRM ha inoltre validamente cooperato ai lavori per l'aggiornamento della cassetta medicinali di bordo svoltisi presso il Ministero della Sanità. Si ricorda, comunque, che il CIRM negli ultimi anni aveva già più volte aggiornato il proprio elenco medicinali.
Altro contributo del CIRM è dato dalla partecipazione alla elaborazione del D.M. 21 maggio 1976 pubblicato su G.U. del 13-7-1976 con cui viene determinata la tabella dei presidi terapeutici di cui devono essere fornite le navi in navigazione.
L'opera del Centro non si limita al solo consiglio medico ma include, in casi gravi, anche l'interessamento per un eventuale trasbordo del paziente su nave con medico a bordo e, se la distanza lo permette, il suo prelievo con mezzi aerei e navali per una rapida ospedalizzazione. Determinante per il successo delle operazioni di soccorso è la preziosa collaborazione che offrono al CIRM la Marina Militare e l'Aeronautica Italiana, nonché le organizzazioni di soccorso internazionale (ad esempio le informazioni aggiornate sulle posizioni delle navi italiane con servizi sanitari a bordo, che l'Ente riceve tramite la Marina Militare; gli stretti contatti esistenti con il servizio AMVER dell'U.S. Coast Guard, per il quale la stazione radio della Fondazione funziona come centro di ricezione dei messaggi).
L'attività del CIRM dalla sua fondazione è progressivamente aumentata passando dalle 18 assistenze del 1935 ad una media di circa 1.400 negli ultimi anni.
Nel periodo dal 1956 al 1985 sono stati assistiti circa 36.000 pazienti; il servizio di telecomunicazioni ha trasmesso e ricevuto oltre 320.000 messaggi; le missioni di soccorso, svolte in collaborazione con la Marina e l'Aeronautica, sono state circa 2.800.
Inoltre va notato che l'opera del Centro si esplica veramente in campo internazionale, giacché l'Ente, paradossalmente, è maggiormente apprezzato all'estero che in Italia. Ciò è dimostrato dalle attestazioni di considerazione e fiducia di enti e compagnie, governativi e privati di ogni nazionalità (specialmente dall'U.S. Cost Guard), e, soprattutto, dal crescente numero di richieste di assistenza di navi battenti le più diverse bandiere, in navigazione su tutti gli oceani.
L'esito in gran parte favorevole delle cure prescritte a bordo, le lettere dei Comandanti e delle Compagnie di Navigazione, attestanti la gratitudine degli interessati, testimoniano l'alto grado di efficienza raggiunta dal CIRM che, attuando un importante compito di assistenza sociale, contribuisce fattivamente al prestigio dell'Italia nel mondo.
Infine l'Ente svolge una rilevante attività collaterale nel campo educativo. Vengono, infatti, organizzati corsi di materia sanitaria per gli studenti nautici allo scopo di fornire quelle nozioni pratiche di pronto soccorso e di corretto uso dei medicinali e dei presidi terapeutici esistenti nella farmacia di bordo, nozioni che permetteranno ai giovani, una volta imbarcati, di prestare una prima assistenza e di collaborare validamente con il Centro.
Un valido contributo è stato dato dal CIRM alla Commissione di studio, istituita presso il Ministero della Sanità, Direzione Generale dei Servizi di Igiene Pubblica, per la elaborazione dei programmi da svolgere nei corsi di pronto soccorso, a carattere teorico e pratico, riservato agli ufficiali imbarcati o in attesa di imbarco sui natanti addetti al traffico mercantile ed alla pesca oltre gli stretti previsti dal D.M. pubblicato sulla G.U. n. 265 del 25-9-1982.
Tutto ciò anche in ottemperanza a quanto disposto dal D.P.R. 31-7-1980 n. 620 che all'art. 7 prevede la presenza su natanti di un componente dell'equipaggio che abbia superato corsi di pronto soccorso, in modo che, con le idonee attrezzature previste ed il dialogo con i medici del CIRM, potranno essere attuate le prescrizioni mediche del caso in maniera ancora più appropriata e con una maggiore rispondenza e precisione.

NOZIONI GENERALI DI PRIMA ASSISTENZA

Tratteremo in questo capitolo del primo soccorso che si impone in caso di incidente che interviene:
a) allorché il natante (si parlerà di natante sia che si tratti di peschereccio sia di nave di parechie tonnellate adibita alla pesca oceanica) è nel porto e l'intervento sanitario urgente è possibile;
b) allorché il natante è vicino al porto e l'intervento di un sanitario è possibile nel breve spazio di qualche ora;
c) allorché il natante è lontano dalle coste, per cui è necessario adottare tutte le misure che di seguito illustreremo, e il comandante o l'ufficiale addetto alla sanità dell'equipaggio dovranno mettere in atto tutte quelle procedure necessarie per diagnosticare e curare a bordo l'infortunato o il malato in attesa di poterlo sbarcare nel primo porto attrezzato per proseguire le cure mediche.
Il comandante o l'ufficiale addetto oltre che dei presidi sanitari di bordo si avvarrà dei consigli e delle istruzioni che il CIRM, sulla base dettagliata dei sintomi descritti con telegrammi, telex o in voce darà, in attesa dello sbarco.
Come dice il termine, il primo soccorso deve poter permettere al paziente di attendere qualche ora prima dell'arrivo del medico; quindi deve essere di semplice attuazione, alla portata di tutti e deve mirare a:
— salvare una vita;
— calmare il dolore (se ve ne è);
— prevenire delle complicanze.

Per essere efficace il primo soccorso deve essere prestato da una persona addestrata a tale scopo; motivo per cui allenarsi alle tecniche di pronto soccorso, anche su manichino, è indispensabile per la buona riuscita dell'intervento.
Queste norme sono estese a tutti i galleggianti, che temporaneamente o stabilmente sono in mare nell'ambito delle acque territoriali.
Ci si riferisce alle navi da carico, alle piattaforme per la ricerca del petrolio nel sottosuolo marino ed ai pontoni che sono in appoggio alle navi di ricerca, di recupero o di posa cavi, gasdotti o linee di energia.

Principi generali

Alcuni principi generali che devono essere rispettati in tutti
i casi sono:
— esaminare rapidamente il malato ed assicurarsi che egli respiri e che il polso si apprezzi (polso radiale o polso carotideo). Ogni secondo che si perde può essere fatale per il paziente;
— iniziare, se il paziente non respira, la respirazione artificiale; se non si apprezza il battito cardiaco iniziare il massaggio cardiaco. Tutte e due le metodiche saranno estesamente illustrate in seguito;
prevenire lo stato di shock spostando dolcemente il paziente. Se il trasporto si rende indispensabile, procedere con molta accortezza e tenere conto che ogni movimento brusco può aggravare seriamente le lesioni già esistenti;
— porre l'infortunato in una posizione confortevole di modo che possa falcilmente respirare. Slacciare la camicia al collo e al torace ed allentare la cinghia all'addome;
— se l'infortunato vomita, porre la testa sollevata e girata verso un lato per far sì che il vomito •possa defluire e non penetrare nelle vie respiratorie, e così nei polmoni .(ciò avviene nei pazienti incoscienti, semincoscienti o fortemente debilitati). Se egli non è pienamente cosciente e se respira con difficoltà, liberare la bocca dal materiale vomitato con le dita o con un panno. Asportare tutte le protesi dentarie mobili;
svestire l'infortunato con dolcezza; se il trauma è avvenuto su di un arto, iniziare a togliere i vestiti dall'arto sano e viceversa nel metterli, Se è necessario tagliare i vestiti per accedere alla regione traumatizzata. Per sfilare uno stivale o una scarpa sciogliere i lacci e tagliare la tomaia fino alla punta. Far sostenere l'arto infortunato da un aiutante fino a che il paziente non sarà svestito;
— non dimenticare che lo stato di shock mette in pericolo la vita dell'infortunato. Uno degli scopi principali del primo soccorso in caso di traumatismo grave è quello di prevenire lo shock o di impedirne l'evoluzione;
— la somministrazione di bevanda alcoolica sotto qualsiasi forma deve essere evitata a questo stadio. Alcune volte si rende necessaria la loro somministrazione nei momenti successivi, ma è sempre da evitare nel primo soccorso;
— non spostare il paziente se egli non è in grado di sopportarlo. Immobilizzare le fratture e trattare lo shock. Assicurarsi che il personale e l'attrezzatura necessaria siano validi e il trasporto avvenga senza urti;
— non pensare mai che il primo soccorso sia inutile né che l'infortunato sia morto prima di aver praticato alcune prove che vengono riportate di seguito.
Se l'infortunato non respira e vogliamo controllare se è deceduto:
posare l'orecchio sul petto dell'infortunato e non avvertire il battito cardiaco;
posare due dita sul polso radiale (avambraccio dal lato del pollice) o sui grossi vasi del collo (al lato della trachea) e non apprezzare alcun pulsare dei vasi;
esaminare gli occhi e la pupilla che normalmente reagisce alla luce; se dopo la chiusura della rima palpebrale la pupilla resta dilatata e fissa questo è il più importante segno per confermare la morte dell'infortunato.
I principi descritti sono essenzialmente destinati al primo soccorso: essi sono efficaci e facili da applicarsi in ogni circostanza.
Bisogna sempre avere nella « farmacia di bordo » una cassetta di pronto soccorso per gli incidenti che possono accadere in qualsiasi punto della nave.

Contusioni

Sono lesioni traumatiche provocate dallo schiacciamento dei tessuti senza discontinuità della cute. Nella ecchimosi il sangue infiltra i tessuti vicini determinando una colorazione dapprima rossa, poi blu verdastra e poi giallo ocra. Nell'ematoma, vi è la formazione di una raccolta in cavità neoformata, per lo più contenente sangue uscito da un vaso rotto.
Nelle contusioni più gravi, si hanno profonde alterazioni dei tessuti schiacciati, con estesa necrosi delle cellule e molto spesso anche fratture ossee.
Il sintomo principale della ecchimosi, che appare come una macchia blu, è l'aumento del calore locale e la comparsa di modico dolore spontaneo; dell'ematoma, che appare come una tumefazione più o meno rotondeggiante, prima fluttuante, poi, man mano che il sangue coagula, più elastica, sono gli stessi della ecchimosi ma più accentuati; delle contusioni estese i sintomi sono gravi e tutti collegati all'esteso traumatismo delle parti molli (muscoli, vasi) e sostenuti dalla distruzione iniziale dei tessuti.
La terapia delle contusioni con ecchimosi ed ematoma richiede cure semplici: riposo, borsa di ghiaccio, fasciature compressive, sedativi. Nelle contusioni più gravi è sempre consigliabile il parere del medico: nel sospetto di fratture occorre immobilizzare l'arto colpito (vedi fratture). Se esistono segni di shock traumatico è bene iniziare al più presto il trattamento idoneo (vedi shock traumatico).

Ferite

Si intende per ferita una discontinuazione accidentale della cute accompagnata o no da lesione dei tessuti sottostanti e provocata da cause esterne traumatiche.
I pericoli ai quali sono esposte tutte le ferite sono l'emorragia e l'infezione; i germi patogeni particolarmente pericolosi sono quelli del tetano; uno dei mezzi di difesa contro questi è la vaccinoprofilassi antitetanica.
Per trattare le ferite bisogna: lavarsi le mani con acqua e sapone, farsi versare dell'alcool denaturato sulle mani senza asciugarle, togliere gli eventuali corpi estranei visibili e rasare peli o capelli, pulire con una compressa di garza (e non cotone) sterile, imbevuta di antisettico incolore, procedendo dal centro verso la periferia e poi verso la cute integra.
Se la ferita sanguina in modo modesto lavarla con abbondante acqua ossigenata e coprire la ferita con compresse di garza sterile; usare cotone idrofilo qualora il sanguinamento tende a procastinarsi, tenere tutto fermo per favorire il coagulo compresso mediante un cerotto o tela adesiva.
Se si ha a disposizione una medicazione già pronta usarla su una ferita detersa e ben pulita.
La medicazione va rinnovata una-due volte al giorno se sanguina o suppura, ogni due o tre giorni negli altri casi.
Se la ferita presenta i segni spiccati della infiammazione (calore, rossore, dolore) e vi è nello stesso tempo un aumento della temperatura corporea, bisogna iniziare subito un trattamento con antibiotici per via locale e generale.
In caso di ferite di una certa gravità la procedura da seguire è più complessa.
I fattori di gravità di una ferita sono legati alla estensione (spesso necessita di una sutura), alla profondità, alla contaminazione (da parte di terreno, grasso, morchia), alla contusione (dal momento che i tessuti schiacciati ed in via di necrosi favoriscono l'attecchimento dei germi), all'esistenza di una complicanza (frattura, emorragia), alla collocazione in sedi particolari (volto, mani).
In caso di ferite di una certa gravità, i cui caratteri sommari sono stati enunciati brevemente, è bene, anche su consiglio del medico, avviare il paziente in ospedale. In caso questo non fosse possibile perché in navigazione e lontani da un porto, bisogna osservare attentamente la ferita, cogliere i segni indicatori di una complicanza e tramite organizzazioni preposte iniziare una terapia, in attesa, anche su consiglio dei medici del CIRM, di un eventuale sbarco.

Ferite al torace. Sono gravi specie quando durante la respirazione attraverso la ferita appaiono delle bolle ed il paziente progressivamente tende a respirare sempre peggio. In questi casi proteggere la ferita con un cerotto o compresse di garza e porre il ferito in posizione semiseduta o disteso sul fianco ferito (sempre se contemporaneamente non vi è stata una frattura di costole, nel qual caso il paziente preferisce la posizione supina) ed attendere soccorso qualificato.
Ferite all'addome. Sono in genere molto gravi dal momento che permane il pericolo di una emorragia interna; è quindi importante che dopo una ferita o un grave trauma all'addome (grave urto in caduta, contusione grave durante il lavoro) il ferito venga tenuto sotto costante controllo anche perché può sembrare che si riprenda, ma dopo qualche ora il paziente impallidisce, lamenta forti dolori al fianco destro o sinistro ed in alcuni casi perde conoscenza.
I sintomi rilevabili sono rappresentati dal pallore della cute, che diviene sempre più pronunciato, dal colore delle unghie cianotiche e dal polso radiale sempre più piccolo e frequente.
Si è determinata una rottura silenziosa di organi addominali (milza, fegato ed alcune volte il rene) ma specie nelle prime due evenienze il paziente se non viene prontamente soccorso può decedere per emorragia interna inarrestabile.
Il soccorritore sistemerà una larga medicazione sulla ferita (non compressiva), porrà una fasciatura per tenerla ferma, qualora fuoriesca un viscere (intestino; non tentare di riporlo in sede), eviterà nel modo più assoluto di somministrare bevande, rimuoverà il ferito ponendolo in posizione supina con ginocchia flesse.

Ferita al volto. In caso di ferita con abbondante emorragia e con sangue che si accumula in fondo alla gola vi è il rischio che il paziente muoia soffocato per cui bisogna spostargli la testa in avanti. Se il paziente è privo di conoscenza bisogna porlo in posizione di sicurezza.
In caso di ferite con penetrazione di corpi estranei evitare di estrarli se non si è in grado di far fronte con competenza ai fenomeni che possono seguire (grave e massiccia emorragia).

Lussazioni
Per lussazione si intende la perdita completa dei rapporti tra le ossa che compongono un'articolazione; essa è causata da traumi per lo più indiretti e notevolmente violenti, che provocano la rottura dei legamenti articolari. Lo spostamento è completo nella lussazione, mentre è parziale nella sublussazione. Generalmente è l'osso più distante che si sposta rispetto a quello più vicino al tronco: così l'omero si sposta rispetto alla scapola, il radio e l'ulna si spostano rispetto all'omero.
Oltre al dolore caratteristiche sono la tumefazione, la deformità della parte colpita, la modificazione della lunghezza e dell'atteggiamento dell'arto, l'impossibilità di movimenti normali.
Complicanze immediate sono le lesioni vascolari (compressione o rottura di arterie e vene), le paralisi nervose, lo shock e la frattura di uno dei capi ossei.
La terapia delle lussazioni consiste nella riduzione, cioè nel ripristino di normali rapporti tra le ossa. Le lussazioni che interessano le grandi articolazioni (braccio, gamba) richiedono spesso l'anestesia generale, ed è sempre necessario il ricovero ospedaliero. Nell'attesa è indispensabile immobilizzare provvisoriamente la parte colpita e somministrare analgesici per sedare il dolore che è sempre notevole.

Distorsioni
Consistono in uno stiramento o in una lacerazione, generalmente incompleta, dei legamenti articolari (apparato che lega tra loro i capi ossei in una articolazione), in seguito a trauma indiretto, senza perdita permanente dei rapporti articolari, cosa che invece avviene nella lussazione.
Le articolazioni più soggette a distorsione sono quelle mobili, tra queste la caviglia, il polso e il ginocchio; i meccanismi più frequenti sono la flessione, la iperestensione, la torsione.
A causa della rottura di vasi sanguigni si possono produrre piccole ecchimosi oppure, quando lo stravaso di sangue è più cospicuo, con versamento nella cavità articolare, emartro.
L'articolazione nelle distorsioni si presenta allora tumefatta, dolente, con cute però di aspetto normale. Nell'emartro la parte interessata si presenta anche molto calda.
La mancanza di deformazione della parte interessata può fare escludere una frattura, che solo l'esame radiologico può confermare.
Fondamentale, ai fini della guarigione completa di una distorsione, è l'immobilizzazione dell'articolazione, che si attua anche applicando fasciature compressive o, nei casi più gravi, apparecchi gessati. L'arto colpito deve essere tenuto sollevato per favorire il riassorbimento del versamento articolare. A tal fine è utile pure l'applicazione di borsa di ghiaccio. Dopo 12-14 giorni, rimossa l'immobilizzazione, può iniziare la rieducazione funzionale.
È necessario somministrare sedativi del dolore (analgesici).

Fratture
Si intende per frattura la rottura di un osso in uno o più punti. Distinguiamo le fratture propriamente dette, che si verificano in un osso a seguito di un trauma che superi la resistenza dell'osso stesso, e le fratture patologiche, che colpiscono un osso già indebolito da malattie di varia natura, che si frattura a causa di un piccolo trauma o, a volte, spontaneamente.
Le cause più comuni di frattura sono gli incidenti stradali e gli infortuni sul lavoro; estremamente gravi sono le fratture da schegge metalliche.
Il trauma può essere diretto: la frattura si verifica nel punto di applicazione del trauma stesso; oppure indiretto: in questo caso la frattura si produce in un punto lontano da quello in cui ha agito il trauma.

Classificazione: Le fratture vanno distinte innanzi tutto in:
a) fratture chiuse, quando la cute è integra e non vi è alcuna comunicazione del focolaio di frattura con l'esterno;
b) fratture aperte, in cui una ferita della cute stabilisce tale comunicazione. Le fratture sono sempre più o meno infette.

Le fratture possono poi essere complete o incomplete, a seconda che l'osso sia interessato a tutto spessore o meno; composte o scomposte. Sono composte quando i vari frammenti non alterano la forma della parte interessata.
I segni clinici delle fratture sono locali e generali.
I sintomi locali sono: il dolore, spontaneo e provocato, aumentato dal movimento e dalla palpazione, la tumefazione, la limitazione o l'impossibilità della normale funzione dell'osso.
I sintomi generali (che durano nella maggior parte dei casi tre- quattro giorni) sono caratterizzati essenzialmente da febbre, irrequietezza, vomito, lieve abbassamento della pressione arteriosa, accelerazione del battito cardiaco.
La diagnosi di frattura si basa su un esame Rx; nel frattempo, anche con il solo sospetto, è sempre bene trattare la parte lesa come effettivamente fratturata.
Trattamento d'emergenza: Consiste essenzialmente nell'immobilizzazione provvisoria della parte lesa con vari mezzi: bendaggi alla Desault per la spalla, stecche di legno per gli arti o, in mancanza d'altro, fasciando assieme i due arti inferiori nelle fratture della gamba. Recenti tutori ad aria vengono usati per immobilizzare la parte fratturata.
I soggetti con sospette fratture della colonna vertebrale vanno trattati con estrema cautela: il paziente deve essere mantenuto supino, evitando, per quanto possibile, flessioni o torsioni della colonna, per evitare, se la frattura è presente, danni alle strutture nervose o un aggravamento di esse. Per il trasporto di questi infortunati è quanto mai utile una barella rigida. Quasi sempre è necessario attuare una terapia per sedare il dolore.

Shock traumatico
Lo shock è una condizione di ridotta perfusione sanguigna di organi ed apparati ad evoluzione progressiva, che determina un insufficiente apporto di ossigeno e di sostanze nutritizie ai tessuti. Se non viene corretto tempestivamente, porta alla morte cellulare e tessutale con la conseguenza di gravi lesioni organiche irreversibili, che possono portare a morte.
È in genere di due tipi:
— primario o neurogeno;
— secondario o emorragico.

Lo shock primario o neurogeno ha carattere benigno, è di origine emotiva e si instaura, ad esempio, dopo una grave frattura accompagnandosi a perdita dei sensi. I sintomi sono costituiti da: lieve pallore cutaneo, abbassamento della pressione arteriosa, polso piccolo; si risolve in genere spontaneamente in pochi minuti, specie se il paziente viene posto in posizione orizzontale con le gambe sollevate.

Lo shock secondario o emorragico, quasi sempre grave, si manifesta dopo mezz'ora o qualche ora dall'incidente ed è generalmente conseguenza di un'emorragia esterna o interna di una certa entità, con perdita di almeno il 20-25% del sangue circolante, non compensata in tempo da energici ed adeguati provvedimenti.

E' solitamente legato alle fratture di una o più delle principali ossa lunghe degli arti (femore); si determina quando il sangue esce all'esterno se la frattura è esposta, si accumula formando un ematoma se la frattura non è esposta.
Quando le perdite non superano il 10% della massa sanguigna totale, i meccanismi di difesa sono sufficienti alla conservazione delle normali funzioni vitali; quando la perdita raggiunge il 20-25% del volume totale di sangue, può solo in parte venire compensata e, se non si interviene prontamente, lo shock, inizialmente compensato, entra in una fase irreversibile.
I segni clinici dello shock sono costituiti da: pallore cutaneo, sudorazione fredda, abbassamento della temperatura, respirazione frequente e superficiale a tipo «fame d'aria», tachicardia, graduale caduta della pressione arteriosa, riduzione della quantità di urina emessa, senso di sete, spesso nausea e vomito.
Il trattamento di fronte ai segni inconfondibili dello shock latente è:
1) tamponamento delle emorragie esterne (emostasi), che può essere ottenuto, momentaneamente, per compressione con vari mezzi: lacci, cinture ecc.;
2) immobilizzazione del segmento osseo fratturato;
3) ristabilimento del volume di sangue circolante (trasfusione di sangue di gruppo adatto o di gruppo O, ma, nell'emergenza, di soluzioni colloidali o plasma sanguigno o, in mancanza di questi, di liquidi isotonici).
Tra i farmaci da impiegare vi sono i cortisonici, da somministrare ad alte dosi.

Ustioni
Si definisce ustione il processo patologico causato dall'azione di elevate temperature su una superficie più o meno estesa del corpo.
Le cause di ustione sono di diversa natura: gassosa, liquida, solida. Anche la corrente elettrica può essere causa di ustione.,
A seconda della loro estensione, le ustioni, possono essere localiz: zate oppure diffuse e sono classificate in 1°, 2° e 3° grado.
Le ustioni di 1° grado sono caratterizzate da un arrossamento diffuso della parte colpita. Non richiedono particolari cure e guariscono in pochi giorni.
Le ustioni di 2° grado sono caratterizzate dalla formazione di bolle (o flittene), ripiene di un abbondante liquido, che guariscono in 15-20 giorni, salvo infezioni.
Le ustioni di 3° grado sono caratterizzate dalla distruzione necrotica della cute e, a volte, nei casi più gravi, anche dei muscoli e delle ossa.

Conviene, subito dopo l'evento, rimuovere gli abiti fumanti o ancora impregnati di liquidi caldi. Appena si rendono indispensabili somministrare sostanze antidolorifiche e sedativi. Nelle lesioni di limitata estensione può essere utile il lavaggio con acqua fredda pulita o impacchi gelati nelle zone ustionate; l'acqua fredda è utile pure nelle ustioni da sostanze chimiche per favorire la diluizione e l'allontanamento delle sostanze nocive. Le superfici ustionate che si presentano arrossate o con qualche flittene devono essere quanto prima ricoperte con teli o garze sterili o quanto meno puliti. Sono da evitare medicazioni con sostanze grasse se non in caso di ustiopi limitate e superficiali. Le flittene non dovrebbero mai essere toccate se non da personale competente. Per le ustioni di media gravità le semplici misure fin qui illustrate possono essere ritenute sufficienti in attesa del ricovero.
Nelle ustioni gravi occorre tener presente che possono manifestarsi fenomeni di shock e squilibri idroelettrolitici: questi si instaurano in seguito alla perdita di notevoli quantità di liquidi, attraverso le superfici ustionate, ma anche per passaggio di liquidi dai vasi sanguigni all'esterno con formazione di edemi.
I provvedimenti più urgenti riguardano, quindi, l'eventuale trattramento dello shock e l'infusione di liquidi sufficienti (qualunque tipo di soluzione elettrolitica) in attesa del ricovero. Il primo provvedimento, quindi, dovrebbe essere l'incannulamento di una vena, che permetta di attuare una terapia sostitutiva dei liquidi perduti. La quantità di liquidi da infondere, in un uomo di circa 70 Kg di peso e con una superficie ustionata superiore al 30%, può essere calcolata intorno ai 6 litri circa nelle prime 24 ore, così suddivisi: una metà nelle prime 8 ore, un quarto nelle successive 8 ore, un quarto nelle restanti 8 ore.
Il calcolo percentuale della superficie corporea ustionata si effettua mediante una semplice «regola del nove»: testa e collo 9%, faccia anteriore del tronco 18%, faccia posteriore del tronco 18%, ogni arto superiore 9%, ogni arto infeiore 18%.
Accanto alla terapia infusionale è indispensabile, nelle prime ore dopo il trauma, l'uso di farmaci analgesici e sedativi, come abbiamo già detto, ed antibiotici.

Avvelenamenti o intossicazioni accidentali
Avvelenamento da detersivi chimici, smacchiatori, disinfettanti vari colori e lacche, solventi (trementina, benzina), sostanze caustiche (acidi, soluzioni alcaline, liquidi antiruggine, decalcificanti), sostanze chimiche di uso industriale.
Gli effetti sono vari ed oltre alle causticazioni più o meno estese vi é schiuma dalla bocca (nei casi di detersivi e detergenti), gravi stati di eccitazione euforica ed eventuale perdita di coscienza anche dopo qualche tempo.
I pericoli immediati sono le perforazioni di visceri interessatidal caustico, soffocamento per edema delle parti molli e ostruzione delle vie respiratorie.
In caso di sostanze caustiche evitare di provocare il vomito e se si tratta di ingestione di acidi o di soluzioni alcaline diluire con acqua abbondante bevuta a piccoli sorsi.
— Avvelenamento da anticrittogamici e pesticidi.
Gli effetti immediati sono nausea e vomito e schiuma azzurrognola alla bocca, salivazione abbondante, convulsioni, paralisi e polso radiale o molto frequente o molto lento.
Il decorso è acuto e drammatico e se non vengono attuate energiche misure il paziente decede.
— Avvelenamento da vegetali (funghi).
t una intossicazione gravissima e la sintomatologia dipende dal tipo di fungo ingerito.
Vi è una forma a sintomi precoci (entro 4 ore dall'ingestione), che si manifesta come una banale indigestione, ed una forma a sintomi ritardati (10-15 ore dopo la ingestione), in cui tutti i sintomi sono più gravi ed in cui la morte è spesso l'esito più frequente.
— Intossicazione da cibi alterati o infetti, da frutti di mare o pesci presi in porti non conosciuti.

La presenza di mitilitossine o di altri veleni che si riscontrano in pesci o crostacei in particolari periodi dell'anno provocano gravi intossicazioni alcune volte mortali.
Numerosi abitanti marini sono in grado di produrre biotossine, sostanze tossiche che se vengono ingerite possono produrre molti danni e mettere spesso in pericolo la vita dell'individuo.
Nei paesi tropicali vi sono specie di pesci o di molluschi che, mangiati in particolari periodi dell'anno, sono altamente velenosi.
Vi sono poi i cosiddetti veleniferi che 'possono danneggiare altri organismi tramite inoculazione spontanea del proprio veleno. E' bene conoscere queste specie, almeno quelle più diffuse nei nostri mari, dal momento che presentano cellule, localizzate soprattutto nei tentacoli sia dei polipi che delle meduse, contenenti strutture ad azioni urticante (nematocisti) utilizzate per la cattura delle prede e per difesa.
Le nematocisti hanno forma filamentosa e la loro scarica può avere molteplici effetti dermonecrotici, cioè può provocare delle ustioni più o meno gravi, avere influenza sul cuore e sul sistema nervoso éentrale cardio e neurotossico — o produrre azione emolitica, cioè provocare la rottura dei globuli rossi con conseguenze a volte gravi.
Tra queste specie ricordiamo la Millepora, presente nelle barriere coralline dei mari tropicali, la Caravella Portoghese (Physalia Physalis), grossa vescica galleggiante, la cui puntura può causare anche la morte, presente anch'essa nei mari tropicali.
Il Polmone di mare (Rhizostoma pulmo) è una medusa presente nei nostri mari ed il cui incontro può causare non pochi fastidi (dolorose bruciature); anche le « Attinie di vetro » (genere Aiptasia) sono molto comuni lungo i nostri litorali rocciosi ed il loro contatto provoca una sintomatologia simile all'orticaria, con bruciore diffuso sulla. parte colpita, forte prurito, arrossamento, comparsa di bolle e più raramente di piccole ulcere. La cura si effettua principalmente con l'applicazione locale di ammoniaca, unguenti a base di cortisone ed antistaminici.

Asfissia
Le cause che possono portare a turbe respiratorie incompatibili con la vita (arresto del respiro) sono:
1 ) lesioni cranio-encefaliche (conseguenti a trauma);
2) ostruzioni delle vie respiratorie per:
- caduta della lingua all'indietro;
- corpi estranei in faringe;
3) aspirazione di corpi estranei, solidi o liquidi, nell'albero polmonare; riflusso in trachea di rigurgiti gastrici;
4) tumefazione per punture di insetti;
5) seppellimento sotto materiali vari (in stive);
6) lesioni aperte o chiuse della gabbia toracica;
7.) avvelenamento da gas tossici;
8) folgorazione.

La ostruzione delle vie respiratorie, che impedisce lo scambio tra i polmoni e l'esterno, può ostacolare la ventilazione, può quindi insorgere un ostacolo della prima fase della respirazione cioè l'asfissia.
Tutto ciò può avvenire quando a causa di un incidente una persona perde improvvisamente la coscienza. In questo caso la caduta della mandibola e l'arretramento della lingua fanno sì che l'aria non Più riesca a passare e si determina quindi una asfissia. Oltre che per questo motivo l'asfissia si può determinare anche per presenza di corpi estranei in faringe, aspirazione di corpi estranei solidi o liquidi nell'albero polmonare, riflusso in trachea di rigurgiti gastrici, tumefazione per punture di insetti e numerose altre cause che abbiamo già riportato.
L'asfissia si può anche avere se si interrompe la seconda fase della respirazione, cioè se si arresta la circolazione del sangue per arresto dell'attività del cuore.
In queste condizioni l'ossigeno non può raggiungere gli organi ed i tessuti del corpo.
L'asfissia si riconosce in quanto il volto, le labbra e le unghie dell'infortunato sono di colorito rosso bluastro più o meno intenso. Il respiro è alterato o assente, facilmente vi è perdita di coscienza e l'infortunato non risponde a sollecitazioni esterne e può presentare pupille dilatate ,(Midriasi), la qual cosa sta ad indicare la presenza di arresto cardiaco.
Rilevati i segni di asfissia è necessario trasportare l'infortunato in ambiente idoneo, dove bisogna ripristinare immediatamente le funzioni vitali del respiro e della circolazione del sangue mediante:
A) disostruzione, pulizia e drenaggio delle vie respiratorie;
B) respirazione artificiale.
Folgorazione
L'azione della elettricità sull'organismo umano è variabile e può andare da una semplice « scossa elettrica » ad una violenta contrazione muscolare, che si estende a tutto l'organismo e può anche causare paralisi dei muscoli respiratori con conseguente asfissia.
La corrente elettrica può anche causare ustioni (nella sede di entrata ed uscita della corrente) e lesioni indirette quando un individuo sospeso viene scaraventato a terra.

L'azione della elettricità sul corpo umano dipende:
— dalla intensità della corrente;
— dalla frequenza della corrente;
— dal percorso seguito nell'attraversare il corpo umano.

La pelle che riveste il corpo umano possiede una resistenza variabile, elevata se essa è asciutta, bassa se essa è bagnata; così se la resistenza è molto forte l'intensità della corrente sarà debole.
Gli incidenti da scariche elettriche possono essere causati da corrente per uso domestico od industriale (tensione fino a 1000 volt) o per corrente ad alta tensione (oltre i 1000 volt).

Gli effetti provocati dalle scariche di corrente elettrica possono essere:
— perdita di coscienza;
— arresto del respiro;
— arresto della circolazione.

A questi si possono aggiungere ustioni più o meno estese che vanno anche esse adeguatamente trattate.
In caso di folgorazione da corrente fino 1000 volt è necessario: interrompere la corrente girando l'interruttore, staccando la spina, o togliendo la valvola di sicurezza; se questo non è possibile staccare il folgorato dal filo in tensione o dall'oggetto percorso da corrente servendosi di un cattivo conduttore dell'elettricità (legno, tubo di gomma, pinza isolata) o strappare il folgorato dal filo o oggetto in tensione tirandolo per gli indumenti.
Il soccorritore per compiere questa procedura deve isolarsi (legno asciutto, indumenti asciutti, gomma, giornali ripiegati).
È necessario soccorrere subito il folgorato adagiandolo sul pavimento e controllare il respiro ed il polso; se entrambi sono assenti iniziare subito la rianimazione cardiopolmonare, che si esegue insufflando aria e praticando delle compressioni cardiache attraverso il torace.
Le eventuali ustioni dovranno essere trattate come già accennato.

 

MALATTIE TRASMESSE SESSUALMENTE

Malattie a diffusione prevalentemente diretta
In questo gruppo comprendiamo le malattie che si trasmettono per via sessuale.
Il gruppo di malattie che seguono non 'vengono più indicate come malattie veneree, dal momento che tali malattie si possono contrarre anche con rapporti omosessuali. Questo è il motivo per cui si preferisce chiamarle malattie trasmesse sessualmente.
Con il diffondersi della educazione sessuale attraverso i mass- media (radio, televisione, pubblicità) anche i marittimi sono venuti a conoscenza dei pericoli ai quali si va incontro non usando, nei rapporti sessuali casuali, facili e sicuri strumenti di prevenzione quale è il profilattico maschile.

Sifilide o lue
La sifilide o lue si diffuse in Europa dopo la scoperta dell'America (1492) ed in Italia all'epoca della discesa di Carlo VIII. La malattia venne chiamata « male spagnolo » o « morbo gallico » ed assunse allora carattere epidemico.
L'agente eziologico è la spirocheta, o treponema pallido, che si presenta sotto forma di filamento avvolto a guisa di spirale.
La lue è una malattia con un decorso particolare diviso in tre periodi: primario, secondario e terziario.
Il primo periodo è caratterizzato, dal sifiloma iniziale; dopo un periodo di incubazione di circa 20-30 giorni il germe, penetrato attraverso la cute o le mucose, dà luogo alla formazione di una particolare ulcerazione di color rosso carne, scarsamente dolente, di grandezza che varia da 1/2 a 1 cm di diametro, con infiltrazione profonda, ulcera dura e secrezione di liquido sieroso. Il sifiloma iniziale scompare entro qualche mese, ma dal punto di introduzione i germi si disseminano in tutto l'organismo seguendo specialmente la via linfatica e interessando così per primo le linfoghiandole prossimali (adenide satellite).
Dopo 1-2 mesi . dall'inizio del sifiloma, compare una roseola sifilitica, costituita da macchie rosse di tipo morbilliforme, sulla cute del corpo. Essa segna l'inizio del periodo secondario e indica la generalizzazione dell'infezione.
Altri sintomi frequenti del periodo secondario sono: cefalee, dolori •ossei specie notturni, movimenti febbrili, irregolari, ingrossamento diffuso delle linfoghiandole.
Dopo alcuni anni, in cui la malattia può rimanere apparentemente sopita, si passa al periodo terziario.
Le lesioni caratteristiche tendono a localizzarsi in singoli organi anche profondi dando luogo a formazioni granulomatose caratteristiche dette « gomme », che possono svilupparsi in qualsiasi organo determinando le più gravi compromissioni. La tabe dorsale e la paralisi progressiva sono gravi alterazioni nervose e mentali causate dall'infezione luetica.
La diagnosi di sifilide oltre che con criterio clinico può essere posta con la dimostrazione diretta della spirocheta e con specifiche reazioni sierologiche, quali la reazione di Wasserman e di Mahn.
Se la malattia è allo stato iniziale possono essere usati arsenobenzoli, mercurio, bismuto e di recente anche la penicillina che., somministrati per un periodo sufficiente di tempo (circa 3 anni), conducono alla guarigione. La migliore profilassi si basa sull'adozione di idonei profilattici.

Infezione gonoeocciea
È una malattia importante dal punto di vista sociale, non tanto per le sue manifestazioni acute, quanto per le possibili gravi conseguenze tardive. Essa è causata dal gonococco di Neisser, un germe poco resistente nell'ambiente esterno che si mantiene a lungo virulento nel materiale patologico (pus), per cui vi è possibilità di contagio indiretto, per mezzo di oggetti diversi infetti, quali strumenti chirurgici, biancheria, spugna da bagno.
Nel maggior numero dei casi l'infezione è dovuta a contatto sessuale.
Dopo 2-3 giorni dal contatto infettante, il paziente incomincia ad accusare senso di bruciore e dolori alla minzione, edema locale, lievi elevazioni termiche.
I sintomi di infezione nell'uomo sono generalmente più marcati che nella donna, nella quale, per la brevità dell'uretra, l'infezione tende a localizzarsi prevalentemente nel collo dell'utero. Essi sono caratterizzati da secrezioni purulente che interessano il pene, la vulva e la vagina.
La malattia può guarire spontaneamente in 2-5 mesi, ma sovente, specie quando viene mal curata, essa tende a cronicizzare cosicché i malati diventano portatori dell'infezione.
Tra le complicazioni sono da ricordare l'infezione delle ghiandole annesse all'apparato urogenitale (ghiandole uretrali, ghiandole bulbouretrali e del Bartolini) e la possibilità di infiammazione retrograda dell'apparato urinario.
Nell'uomo è pure frequente la prostatite, l'orchite, l'orchi-epidimite, malattie queste che, guarendo con cicatrizzazione, possono provocare azoospermia e restringimenti uretrali.
Nella donna si può avere endometrite, salpingite, ovarite, annessite, che sono cause frequenti di aborti e di sterilità permanente.
Quadri clinici particolari sono: -la vulvovaginite delle bamT)i—ne-, infezione contratta da queste quando dormono nello stesso letto dei genitori affetti da gonorrea, o quando vengono a contatto con materiale infetto; l'oftalmoblenorrea dei neonati, che si manifesta come congiuntivite contratta all'atto del parto attraverso le vie genitali della madre affetta da blenorraggia, e determina con frequenza la cecità.
La diagnosi viene formulata con esame microscopico e molto raramente con esame colturale della secrezione purulenta.
Risultati buoni e molto rapidi si ottengono con antibiotici specifici e con disinfettanti urinari.
La profilassi delle malattie veneree è basata principalmente sulla lotta contro i fattori sociali di diffusione.

Ulcera molle
Infezione che, dopo 6-7 giorni da un rapporto sessuale infettante, si manifesta generalmente sul pene con una ulcera rotondeggiante, molle, dolente, con margini scollati, che secerne pus.
E' una malattia locale che guarisce spontaneamente.

Uretriti aspecifiche
Sono forme di uretriti, non causate dal gonococco, la cui classificazione è piuttosto complessa.
Vi sono forme asettiche e forme ad eziologia infettiva.
Nel primo gruppo rientrano le traumatiche, le chimiche, le tossiche e le allergiche, causate cioè da farmaci, alimenti e sostanze chimiche.
Nel secondo gruppo rientrano le uretriti da stafilococco, da enterococco, da bacterium coli e da trichomonas vaginalis.
La terapia è basata sulla somministrazione di tetraciclina a dosi sufficienti e per una settimana.
Per la blenoraggia, qualora dovessero manifestarsi a bordo a carico di qualche paziente sintomi che fanno pensare alla malattia (secrezione uretrale caratteristica) somministrare due fiale di ptectinomicina ed eventuale prosieguo della terapia con sulfamidici.
Per la sifilide, qualora dovesse essere fatta una diagnosi di sospetto, è meglio attendere la conferma o la smentita piuttosto che iniziare una terapia con antibiotici che potrebbe decapitare qualche sintomo chiarificatore e trovarsi poi a curare una malattia che è progredita saltando stadi e manifestazioni cliniche che avrebbero fatto porre una giusta diagnosi e attuare una energica terapia.
Per l'ulcera molle, posta la diagnosi, è bene trattare il paziente con due compresse di sulfamidici il primo giorno ed una compressa nei giorni successivi per almeno 10 giorni.
Per l'erpes genitale usare i preparati antivirali.

AIDS (Sindrome di immunodeficienza acquisita)
Malattia infettiva trasmissibile, ad elevata mortalità, causata dal virus HIV (Human Immunodeficiency Virus), che preferibilmente colpisce le cellule del sistema immunitario esponendo l'individuo a contrarre numerose infezioni ed alcuni tipi di tumori; l'infezione può essere responsabile di diversi quadri clinici, che possono precedere la malattia conclamata o non dar luogo ad alcuna sintomatologia (portatore asintomatico).
La malattia conclamata può manifestarsi con sintomi generali (astenia, febbre o febbricola, linfoadenopatia persistente) o con sintomi che interessano l'apparato respiratorio (dispnea e tachipnea da sforzo), l'apparato digerente (diarrea, stomatiti, esofagiti), sintomi a carico della cute (manifestazioni erpetiche, dermatite seborroica), sintomi a carico del sistema nervoso (meningoencefaliti, mieliti, neuropatie periferiche).
Le manifestazioni cliniche sono multiformi, per cui la diagnosi è basata su: anamnesi (più frequente nei soggetti a rischio quali tossico-dipendenti, omosessuali, politrasfusi, ed in partners sessuali di tossico-dipendenti e bisessuali), sierologia positiva per HIV, presenza di sindromi cliniche prima accennate brevemente.
La malattia si può contrarre esclusivamente attraverso rapporti sessuali con soggetti infetti, sangue o derivati infetti, siringhe od aghi contaminati, infezione da madre a figlio durante la gravidanza, il parto, l'allattamento. E' stato escluso, stando le attuali conoscenze, il contagio da contatti sociali, la trasmissione per via aerea, i contatti casuali e mediante altri vettori (zanzare ed altri animali).

 

RESPIRAZIONE ARTIFICIALE

Arresto respiratorio - Arresto cardiaco
L'apparato respiratorio è formato dal complesso degli organi che permettono all'organismo la respirazione, cioè lo scambio gassoso tra l'organismo umano e l'ambiente.
Lo scambio gassoso consiste nel fissare l'ossigeno dell'aria (a questo provvedono cellule dell'organismo) e nell'eliminare il prodotto di scarto delle cellule viventi rappresentato da anidride carbonica e vapore acqueo prodotti dalla combustione cellulare.
Il termine respirazione sta quindi ad indicare i processi di combustione che accadono nelle cellule, per cui il processo di respirazione può essere suddiviso in due fasi:
respirazione esterna, che si realizza quando avviene la penetrazione dell'aria nell'albero respiratorio e lo scambio gassoso tra il sangue circolante e le cellule;
respirazione intracellulare, che si realizza con la combustione delle sostanze nutritive per liberare energia chimica in esse immagazzinata.
La respirazione quindi partecipa ad un tempo alla funzione nutritiva ed a quella dello scarico dei rifiuti.
Quando inspiriamo, cioè immettiamo aria nei polmoni, l'aria penetra attraverso le cavità nasali, la bocca, la faringe e giù per la trachea, che si divide poi in due rami, i bronchi, che giungono ai polmoni.
I polmoni hanno sede nella parte superiore del torace e sono costituiti da un tessuto spugnoso, rivestiti da un involucro, pleura, e protetti dalla gabbia toracica.
Quando si rilasciano i muscoli del torace per inspirare, la pleura ed i polmoni si dilatano accogliendo l'aria; quando si contraggono i muscoli toracici per espirare, pleura e polmoni si sgonfiano spingendo fuori l'aria.
L'aria inspirata nei polmoni attraverso l'albero bronchiale raggiunge i milioni di alveoli (minuscoli sacchetti raccolti in grappoli), ciascuno dei quali è rivestito dei vasi capillari, parti terminali delle arterie polmonari (che trasportano il sangue deossigenato) e delle vene polmonari (che trasportano via al cuore il sangue ossigenato) e di raccordo tra esse.
Le pareti degli alveoli e dei vasi capillari sono molto sottili, così che i gas possono con facilità attraversarli: in questo 'modo avviene lo scambio di ossigeno e di anidride carbonica tra i polmoni ed sangue. L'anidride carbonica viene poi emessa con la espirazione all'esterno.
In sintesi la respirazione in condizioni normali si svolge così: per azione del diaframma e dei muscoli intercostali il torace si dilata e i polmoni, che seguono il movimento del torace, si espandono riempendosi di aria piena di ossigeno (fase della inspirazione). Successivamente il torace ritorna nella sua posizione iniziale ed i polmoni contraendosi espellono l'aria contenuta povera di ossigeno e ricca di anidride carbonica (fase della espirazione).
Lo schema esemplificativo del processo è mostrato nelle due tappe fondamentali della Ventilazione e della Circolazione del Sangue.
La ostruzione delle vie respiratorie, che impedisce lo scambio tra i polmoni e l'esterno, può ostacolare la ventilazione, quindi può insorgere un ostacolo della prima fase della respirazione cioè l'asfissia.
Rilevati i segni di asfissia è necessario trasportare l'infortunato in ambiente idoneo dove bisogna ripristinare immediatamente le funzioni vitali del respiro e della circolazione del sangue; è necessario quindi:
A) disostruire, pulire, e drenare le vie respiratorie;
B) iniziare immediatamente la respirazione artificiale (se necessaria);
C) iniziare immediatamente la rianimazione circolatoria mediante massaggio cardiaco, se in concomitanza vi è arresto cardiaco.

Respirazione artificiale
L'iperestensione della testa ed il sollevamento della mandibola sono sufficienti a ripristinare la pervietà delle vie aeree. Si può anche con un fazzoletto afferrare la lingua e tirarla fuori.
Si procede alla pulizia del cavo orale e della gola con mezzi di fortuna o, se è disponibile, con un apparato di aspirazione. Se riprende la ventilazione spontanea con espansione del torace e ritorno al colorito roseo si pone l'infortunato in posizione di sicurezza e di attesa.
Se le manovre di disostruzione non hanno sortito alcun beneficio, il torace non si solleva ed il colorito rimane bluastro, occorre praticare immediatamente la respirazione artificiale.
Vi sono numerosi metodi di respirazione artificiale, ma i più efficaci sono quelli insufflatori e si distinguono in:
— metodo bocca a bocca;
— metodo bocca - naso.
Il metodo bocca- naso prevede la distensione dell'infortunato sulla schiena mentre il soccorritore pone il ginocchio al lato della testa, solleva il mento e appoggia l'altra mano sulla fronte spingendo così la testa all'indietro in iperestensione. Dopo aver fatto aderire le proprie labbra alle narici dell'infortunato, previa una leggera inspirazione, vi soffia nelle narici mentre contemporaneamente con il pollice della mano gli chiude le labbra. Al termine della insufflazione si allontana la bocca mentre il torace dell'infortunato si svuota passivamente. Ripetere la stessa manovra 15-16 volte al minuto.
Il metodo bocca a bocca viene usato se vi è qualche resistenza dell'aria a passare attraverso il naso. In questo caso si fanno aderire le proprie labbra a quelle dell'infortunato e si insuffla aria con le stesse modalità prima descritte.
Per la rapida diffusione ed il pericolo potenziale dell'AIDS sempre più saranno in uso i mezzi di respirazione meccanici costituiti da « Maschera Pallone di rianimazione tipo Ambu ».
Un tempo erano in uso metodi di respirazione artificiale manuale chiamati « METODO NELSEN » e « METODO SILVESTER ».
L'uso di questi metodi si rende indispensabile quando vi siano gravi lesioni al volto o presenza di vomito con ingorgo delle vie aeree.

Circolazione artificiale
La circolazione del sangue è provocata dalle ritmiche pulsazioni cardiache, che consistono in un alternato susseguirsi di contrazioni
e dilatazioni delle cavità cardiache.
La circolazione sanguigna è doppia, cioè abbiamo una grande e una piccola circolazione.
La grande circolazione inizia nel ventricolo sinistro che con la sistole spinge il sangue nell'aorta e da qui per tutto l'organismo apportandovi ossigeno e nutrimento, cioè il materiale necessario alla vita
e funzione di tutte le cellule. Il sangue venoso si raccoglie nei capillari
e nelle vene di calibro maggiore fino a quando non giunge alle due vene cave che sboccano nell'atrio destro.
La piccola circolazione inizia quando il sangue venoso passato dall'atrio destro al ventricolo destro viene spinto dalla sistole nell'arteria polmonare che lo porterà ai polmoni. In questo modo avviene rematosi, un processo fisico-chimico che consiste nella perdita dell'anidride carbonica da parte dell'emoglobina e nell'arricchimento della stessa di ossigeno. Con l'anidride carbonica il sangue si libera anche del vapore acqueo in eccesso ed entrambe le sostanze vengono eliminate per mezzo della respirazione.
La respirazione artificiale sarà efficace se contemporaneamente è presente una efficiente attività cardiaca.
L'arresto cardiaco è l'inattesa e rapida cessazione del battito cardiaco; si distinguono tre tipi di arresto cardiaco: collasso cardiovascolare o dissociazione elettromeccanica, fibrillazione ventricolare, arresto cardiaco o asistolia.
Il normale battito cardiaco è ritmico, sincrono e pieno e determina un polso periferico ed una pressione del sangue.
Nel collasso cardiovascolare la contrazione del cuore è inefficace ed il polso è assente, anche se sul monitor è presente conduzione elettrica. La fibrillazione ventricolare è una incoordinata ed inefficace contrazione di singole fibrocellule muscolari. Nell'arresto cardiaco il battito è assente, non vi è polso, nè pressione, nè circolazione del sangue.
I tre tipi di arresto cardiaco possono essere riconosciuti controllando la perdita della coscienza, scuotendo la persona, controllando l'assenza della respirazione, osservando il torace, ascoltando e rilevando lo scambio dell'aria, ed infine controllando l'assenza del polso. La ricerca del polso si può fare rapidamente appoggiando le dita sul pomo di Adamo o sulla trachea e facendole scorrere verso il solco situato al lato di essa. Se il polso è assente dare subito inizio alla compressione cardiaca esterna attivando quindi una circolazione artificiale.
L'esatto punto dove porre le mani per una compressione cardiaca esterna è a circa 4 cm dall'apice del processo xifoideo dell'esterno. Bisogna appoggiare due dita sopra lo xifoide e poi il palmo di una mano vicino a loro e sovrapporre l'altra mano alla prima.
Da notare che soltanto il palmo della mano comprime lo sterno e che le dita non toccano il torace.
Il soccorritore deve comprimere il torace al ritmo di 60 volte al minuto ed ogni 5 compressione interporre una insufflazione senza pause nel massaggio. Se vi è un solo soccorritore che deve eseguire sia l'assistenza circolatoria che la ventilazione artificiale è necessario che mantenga un ritmo di 15 compressioni per due ventilazioni. Ciò richiede un ritmo di compressione più rapido, 80 per minuto, allo scopo di ottenere un ritmo reale di circa 60 per minuto, per la interruzione richiesta per le due rapide e profonde ventilazioni.
Se vi sono due soccorritori, uno comprime il torace ad un ritmo di 60 volte al minuto, l'altro espande i polmoni introducendo aria ogni 5 compressioni senza mai interrompere il massaggio, intercalando però le insufflazioni durante le pause della compressione.
La compressione sternale di 4-5 cm determina (se bene eseguita) una pressione arteriosa di circa 100 mmHg ed un flusso cerebrale che, se anche ridotto, è sufficiente a prevenire danni. Inoltre la ventilazione permette di ossigenare il sangue in attesa di soccorso qualificato.
Queste norme semplici di trattamento dell'arresto cardiaco e respiratorio devono essere conosciute in teoria e in pratica dalla maggior parte delle persone e per ottenere buoni risultati è bene esercitarsi su un manichino.

CENNI SULLA PROTEZIONE DA RADIAZIONI NUCLEARI
Il pericolo atomico è quello creato dall'energia liberatasi dalla disintegrazione del nucleo degli atomi in seguito alla loro fusione e si presenta sotto molteplici aspetti che passeremo in rassegna.
Con la scoperta delle radiazioni (Becquerel e Curie) gli scienziati non tardarono ad accorgersi che queste provocavano ustioni della pelle e che con il passar del tempo una elevata percentuale di operai esposti per lungo tempo a queste radiazioni si ammalava di leucemia e cancro.
Ci si rese conto del pericolo e le autorità sanitarie emanarono delle leggi a protezione di coloro che a diverso titolo maneggiavano sostanze pericolose di questo tipo.
Prima di parlare delle misure di protezione da adottare nella manipolazione di sostanze radioattive cerchiamo di capire come sono formate e come agiscono.
Le sostanze radioattive, sia quelle in natura che quelle create dall'uomo, emettono delle radiazioni che si distinguono in:
raggi alfa: hanno carica elettrica positiva, sono poco penetranti, percorso medio nell'aria è di qualche centimetro e vengono assorbiti dalle cellule viventi;
raggi beta: sono elettroni con carica elettrica negativa, hanno un percorso medio nell'aria di 10 metri e vengono assorbiti dalle cellule viventi;
raggi gamma: non hanno carica elettrica, non sono deviati da un campo magnetico, hanno una lunghezza d'onda molto corta ed una portata di circa 2000 metri. La piccola lunghezza d'onda li fornisce di un elevato potere di penetrazione, per cui raggi gamma del radium possono attraversare lastre di piombo spesse alcuni centimetri;
irraggiamento neutronico: flusso di neutroni con carica elettrica neutra, che con i protoni costituiscono i diversi nuclei atomici; hanno una portata di 800 metri e trasformano la materia in sostanze radioattive.
Le lesioni provocate nell'uomo e negli animali sono di tre tipi:
Lesioni traumatiche: queste sono causate dagli effetti meccanici dell'onda d'urto (esplosione nucleare) e sono simili alle ferite provocate da una qualsiasi sorgente esplodente (piaghe, fratture). Alcune volte lo spostamento della massa d'aria è tanto intenso che spoglia letteralmente le persone.
Ustioni: vi sono ustioni dirette, dovute al lampo e sono limitate alla superficie che la fiamma incontra, ed ustioni indirette, dovute a fiamme innescate dalla vampata di calore, indirettamente o per corti circuiti elettrici o rotture di condutture di gas, o per dispersione di fuochi domestici o industriali.
Lesioni dovute alla radioattività: in questo caso bisogna considerare la irradiazione che è massiva al momento della esplosione e la contaminazione legata alla presenza di elementi radioattivi nell'aria espirata ed all'ingestione di alimenti e bevande contaminate.
I tessuti dell'organismo umano sono differentemente sensibili a queste radiazioni e sono più sensibili quelli che si riproducono più attivamente come il midollo osseo, gli organi genitali.
I sintomi acuti che si manifestano in seguito alla esposizione alle radiazioni dipendono dal tipo di irradiazione e dalla intensità e durata di questa. Comunque nelle irradiazioni lievi i primi sintomi sono nausea, vomito e diarrea, ustioni cutanee e numerosi altri sintomi, legati ad organi ed apparati più o meno compromessi, che compaiono spesso a distanza dall'evento lesivo (anemia, leucopenia, diminuzione delle piastrine con conseguente emorragia, aborto).
Sulle navi vi può essere contaminazione o per un guasto al reattore per la propulsione della nave stessa (ipotesi ancora molto remota almeno per le navi civili) o per problemi causati dal trasporto di sostanze radioattive.
Vengono di seguito riportate le misure di protezione e le pratiche di decontaminazione da adottare.
Le norme che disciplinano la materia sono contenute nella legge 31-12-1962 n. 1860 sull'impiego pacifico dell'energia nucleare e nel D.P.R. 12-2-1964 n. 185 che contiene la disciplina relativa alla sicurezza degli impianti ed alla protezione sanitaria dei lavoratori e delle popolazioni contro il pericolo delle radiazioni.
Le prime misure protettive da adottare prescrivono:
1. la manipolazione delle sostanze radioattive va fatta dietro schermi protettivi o, come minimo, se si tratta di radiazioni poco penetranti, con speciali indumenti protettivi;
2. è obbligatoria l'installazione di un particolare sistema di ventilazione per eliminare le particelle radioattive che rischiano di essere respirate;
3. ogni minima contaminazione casuale di locali o persone viene severamente ricercata mediante l'utilizzazione di indicatori di radioattività; è prescritto l'obbligo di portare indosso un dosimetro o una pellicola fotografica il cui annerimento indica la dose di radiazioni ricevuta;
4. la decontaminazione viene immediatamente applicata per ogni contaminazione casuale;
5. sono fissate le dosi ammissibili nei vari casi (irradiazione locale o generale; natura dell'irraggiamento). La dose ammissibile totale nel corso di una vita intera è stata fissata in 200 Rems (regolamento internazionale);
6. viene prescritta una rigorosa sorveglianza medica del personale.
Grazie a queste misure, costose ma indispensabili, l'industria nucleare è diventata ormai una delle meno pericolose.

La decontaminazione
La decontaminazione consiste nell'eliminare la contaminazione radioattiva che ha colpito persone, cose, edifici, abiti.
Va ricordata una nozione fondamentale: non si può distruggere la radioattività, è solo possibile rimuovere le particelle radioattive e collocarle dove la loro presenza non rischia più di essere nociva.
In pratica, la decontaminazione consiste nel trasportare le particelle radioattive, essenzialmente per mezzo di acqua corrente, entro fosse o grandi masse d'acqua.
La decontaminazione individuale comprende essenzialmente:
— lo svestimento degli individui contaminati, arrotolando gli abiti dall'alto in basso;
— una doccia con insaponatura, pulizia delle unghie, lavatura dei capelli;
— l'aggiunta eventuale di soluzioni diluite di permanganato di potassio.
I problemi posti dalla decontaminazione individuale sono soprattutto quelli delle riserve d'acqua incontaminate e della rimozione delle acque di lavaggio e dei vestiti.
La decontaminazione collettiva spetta a squadre specializzate, equipaggiate e munite di flussometro e di dosimetro (apparecchi misuratori della radioattività).

Farmaci contro le radiazioni
A tutt'oggi, malgrado le numerose ricerche intraprese, non esiste alcun trattamento specifico in grado di far retrocedere il processo di intossicazione radioattiva. Tuttavia alcuni prodotti sono in grado di ridurne considerevolmente gli effetti.

Cassetta regolamentare dei medicinali
Occorrono due requisiti fondamentali per poter fornire assistenza medica, via radio, a navi sprovviste di medico a bordo: 1) la presenza, tra i componenti dell'equipaggio, di personale che fornisca, al me_ dico interpellato, tutte le indicazioni necessarie per formulare una corretta diagnosi di probabilità e che sia in grado di praticare le terapie prescritte; 2) l'esistenza, a bordo, di scorte di medicinali ed altro materiale sanitario necessari per la profilassi e la cura delle più comuni affezioni morbose.
L'insieme dei medicinali e dell'altro materiale sanitario presente a bordo viene denominato, ormai impropriamente, « cassetta medicinali di bordo ». Cassetta perché, nel XVIII e nel XIX secolo, i medici che si imbarcavano portavano, con loro, una cassetta contenente alcuni dei presidi terapeutici del tempo, da utilizzare, a bordo, in caso di necessità. Le cassette in questione, che possono, ancora oggi, essere viste in musei di Storia della Medicina o vengono raffigurate in qualche volume di medicina navale, se ci lasciano ammirati per la preziosità e la cura dell'involucro (legni pregiati, a volte finemente intagliati, rivestimenti di velluto, cerniere e maniglie d'argento o d'ottone), lasciano, certamente, perplesso un medico del XX secolo sulle possibilità operative offerte dal materiale sanitario in esse contenuto: alcool, tintura di iodio, talco, unguenti vari, estratti di erbe medicinali, allume e poco più. A quel tempo, d'altra parte, non dimentichiamo che la farmacologia era ai primordi e che anche i medici di terra avevano delle possibilità di scelta non molto più ampie. Il tipo e la quantità delle sostanze in dotazione, poi, dipendeva dagli armatori o dai medici che curavano la messa a punto delle cassette medicinali. Non è da escludere, inoltre, che le navi più piccole, che non imbarcavano medici, fossero sprovviste di materiale sanitario. Nel XIX secolo, anche in rapporto al notevole incremento del traffico marittimo, i vari Stati europei cominciarono a disciplinare la materia dell'igiene a bordo delle navi. Qualche nazione prescrisse, obbligatoriamente, la presenza, sulle navi, di una « cassa dei medicamenti ».
A Parigi, verso la fine del 1851, vi fu un Congresso sanitario internazionale, ed i lavori del congresso portarono ad una convenzione internazionale con la quale gli Stati contraenti si obbligavano a verificare lo stato igienico dei bastimenti, il carico di viveri, le condizioni di salute degli equipaggi e la presenza della• « cassa dei medicinali » con annesse le istruzioni per il loro uso.
Da allora, i vari Stati hanno, via via, aggiornato, indipendentemente l'uno dall'altro, le cassette medicinali di bordo, il contenuto delle quali è variato secondo i progressi della farmacologia e le diverse legislazioni. Ovviamente, il contenuto delle « casse dei medicamenti » è andato aumentando nel tempo, per cui oggi sarebbe più corretto parlare di farmacie di bordo tanti sono i presidi terapeutici disponibili in moderne unità, specie se di elevato tonnellaggio ed adibite a lunghi viaggi.
Nel corso di questo secolo, la normativa italiana, che prescrive i medicamenti e gli altri articoli sanitari, obbligatori per le nostre navi, è stata riveduta tre volte: nel 1911, nel 1939 e nel 1976. La cassetta medicinali del 1911 (R.D. 9 marzo 1911) era stata considerata, fin dai primi anni di attività del C.I.R.M., come meritevole di aggiornamento. Il Centro non aveva mancato di sollecitare, presso le competenti sedi, una revisione di tale normativa. La legge 16 aprile 1939, n. 1045, modificò ed ampliò, considerevolmente, la dotazione della cassetta medicinali italiana, incorporando, nei propri elenchi le proposte avanzate dal C.I.R.M.
Per ottenere un secondo aggiornamento della cassetta di bordo occorreranno ben 37 anni. Nonostante i rivoluzionari progressi della farmacologia, nell'immediato dopoguerra (basti ricordare, per esempio, l'introduzione, in terapia, della penicillina e degli altri antibiotici che l'hanno seguita) ci volle tanto tempo prima di rinnovare le dotazioni di medicinali.
Ma la risoluzione del problema dell'aggiornamento delle dotazioni di medicinali per navi italiane, come proposto dal CIRM, comunque, non rappresenta che un contributo alla più vasta esigenza di disporre, per tutte le flotte mercantili del mondo, di farmaci tali (sia per tipo che per quantità) da consentire realmente di curare le più svariate patologie di cui siano affetti i marittimi imbarcati. Fornire assistenza medica a navi delle più svariate nazionalità (nel quinquennio 1980-1984 il C.I.R.M. ha assistito per il 47% navi non italiane) non conoscendo, a volte, i presidi terapeutici di cui tali navi sono dotate, crea non pochi inconvenienti di carattere organizzativo e pratico. Né si può affermare che da parte di
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alcuni Stati marinari, le cui flotte richiedono sistematicamente assistenza medica, via radio, al C.I.R.M., si abbia la reale certezza della fondamentale esigenza del Centro di conoscere le dotazioni medicinali prescritte dalle diverse legislazioni: molte richieste periodiche della Fondazione di ricevere tali informazioni sono rimaste senza risposta.
Senza dubbio, la migliore soluzione al problema delle dotazioni di cassette medicinali di bordo va vista in accordi internazionali, da riesaminare periodicamente, che prevedano una farmacia di bordo ben fornita, almeno per le navi destinate a viaggi di media e lunga durata. Il primo tentativo di affrontare il problema delle cassette medicinali di bordo, a livello internazionale, è stato dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S.) che, su raccomandazione dell'Ufficio Internazionale del Lavoro ed in collaborazione con l'ufficio stesso, ha pubblicato, nel 1967, la prima edizione dell'International Medical Guide for Ships con una appendice finale nella quale veniva raccomandata una dotazione minima standard di medicinali che doveva essere presente in tutte le navi del mondo.
Purtroppo la quotidiana esperienza del C.I.R.M. nel campo dell'assistenza radiomedica ha dimostrato che non sempre tutte le navi sono provviste delle scorte minime di medicinali raccomandate dall'O.M.S., che, d'altra parte, i medicinali stessi non sono del tutto adeguati per il trattamento di determinati processi morbosi che si presentano con una certa frequenza a bordo delle navi che richiedono assistenza al C.I.R.M.
Pertanto il problema delle dotazioni standard di medicinali su navi senza medico a bordo richiede ancora una risoluzione a livello internazionale. L'O.M.S. è, sicuramente, l'organizzazione sovranazionale più adatta per intraprendere una incisiva azione di unificazione della farmacia di bordo. Ma, per un migliore successo di tale iniziativa, è di fondamentale importanza che tutte le istituzioni interessate all'assistenza sanitaria dei naviganti, comprese le organizzazioni sindacali dei marittimi, sollecitino l'O.M.S. e collaborino con l'Organizzazione nel lavoro di potenziamento e standardizzazione delle dotazioni medicinali.
Altre iniziative, come quella della Comunità Economica Euro, pea, di tentare una unificazione delle cassette medicinali dei Paesi comunitari vanno viste con estremo favore perché rappresenterebbero la base per un primo sforzo unitario internazionale per la tutela e la salvaguardia della salute della gente di mare.
La disponibilità di una farmacia di bordo moderna e ben fornita possa divenire una realtà negli anni a venire per tutte le navi di tutti i paesi del mondo, così come l'adozione a bordo degli strumenti impiegati nella telemedicina (cardiotelefono, teleconsulto), che sempre più permetteranno all'uomo di allungare la vita nel rispetto però di una sanità oltre che fisica anche mentale.


* Si ringrazia il C.I.R./vI. per aver permesso di estrarre il presente capitolo, così come altre notizie, dal volume « I cinquanta anni del Centro Internazionale Radio - Medico ».
 

 

 

 

 

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