HARVEY E LA CIRCOLAZIONE DEL
SANGUE
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L'ILLUSTRAZIONE
William Harvey, medico inglese
del XVII secolo, esile ma pieno di energia, con la sua celebre
bacchetta in mano dimostra la rivoluzionaria teoria della
circolazione del sangue durante le lezioni di anatomia presso il
College of Physicians di Londra. Il suo volumetto, De motu cordis,
pubblicato nel 1628, sconvolse i seguaci della tradizione galenica e
arricchì la medicina con concetti completamente nuovi sulla
circolazione sanguigna, e sull'anatomia in generale. Non curandosi
delle critiche, dedito alla ricerca e al duro lavoro, Harvey, che
morì nel 1657, visse abbastanza da vedere la propria teoria
accettata da tutti. |
PREMESSA
La
natura stessa deve essere la nostra consigliera.
Il XVII
secolo segnò un periodo di intensa attività in ogni ramo dell'arte e
della scienza; in particolare, per la medicina rappresentò l'età
dell'oro. Idee nuove presero piede e fiorirono; si conseguirono e si
accettarono nuove scoperte; ovunque si fece sentire una certa
insoddisfazione verso il passato e una sete di nuovo sapere. Ciò
nonostante, durante il periodo di transizione resistevano ancora metodi
vecchi e concetti antiquati: il medico più alla moda usava ancora la
triaca e i decotti di lombrichi, si continuava a credere nelle streghe,
molti medici rinomati attribuivano alle stelle un'influenza decisiva
sulla salute e sulle malattie, e la patologia galenica degli 'umori'
ancora teneva il campo. Tuttavia, i conservatori, ammiratori di Galeno e
della sua scuola, erano decisamente in minoranza in confronto a coloro
che cercavano nuove verità; alcuni di questi, spinti da un troppo vivo
desiderio di rinnovamento, costruirono 'sistemi' destinati, a loro
volta, a essere presto abbandonati.
Fra i ricercatori del Seicento, liberi da pregiudizi, predomina la nobile
figura di William Harvey, il quale, col suo genio e la sua perspicacia,
rivoluzionò la medicina. La riforma della filosofia era il preludio
necessario alle scoperte scientifiche, che si basavano sull'esperimento
e rifiutavano le teorie astratte. Ci si sforzava di ragionare con la
propria testa, di sperimentare e di attenersi rigidamente ai fatti,
nella convinzione che la verità non scaturisce dall'autorità ma
dall'esperienza.
Le approfondite ricerche condotte da molti studiosi negli ultimi decenni,
evidenziano la possibilità che la scoperta della circolazione da parte
di Harvey sia avvenuta in due momenti separati, forse a distanza
addirittura di 10 anni, in quanto egli si era dapprima accinto a
risolvere i secolari misteri del battito cardiaco e del polso e dei
rapporti tra i due, e solo in seguito aveva deciso di inserirvi anche la
circolazione e di descrivere l'effettivo percorso seguito dal sangue per
raggiungere i tessuti, il ritorno verso il cuore e l'esistenza dei
capillari.
Numerosi libri e centinaia di conferenze hanno reso note le circostanze
della vita e l'opera di William Harvey (1578-1657), uno degli uomini che
aveva ereditato un mondo avvolto nell'oscurità e che lo illuminò. Nacque
a Folkestone, primogenito di Thomas Harvey, che nel 1600 fu Sindaco
della città, e di sua moglie, Joan; ricevette un'ottima educazione nella
scuola media di Canterbury e al Caius College di Cambridge, e poi si
trasferì all'università di Padova, che era, a quell'epoca, al colmo
della sua fama per la medicina. L'Università di Padova era, in Europa,
la più aperta per lo studio di tutte e quattro le discipline classiche,
cioè Legge, Teologia, Medicina e Filosofia; era un porto accademico
tanto sicuro per protestanti ed ebrei che, quando Pio IV (Papa dal 1559
al 1565) emanò una bolla per impedire ai non cattolici di ottenere la
laurea, Venezia replicò conferendo ai Conti del Palatinato il potere di
concederla (che fu così sottratto al Papa). Padova aveva il vantaggio
aggiuntivo di essere un'Università organizzata attorno agli studenti, in
quanto i giovani controllavano la gran parte della gestione scolastica,
tra cui l'assunzione dei professori. Gli studenti dei vari paesi erano
organizzati in gruppi, chiamati 'nazioni', ognuno dei quali eleggeva un
consigliere a rappresentarlo; il consigliere, insieme ai presidi,
formava l'organo esecutivo dell'Università, ma la principale attrattiva
era costituita dalle stelle accademiche del passato e del presente.
Harvey rimase a Padova per quattro anni e vi si laureò brillantemente
nel 1602; con la libertà accademica e sociale che la città offriva fu
eletto consigliere per la nazione inglese, riconoscimento che gli valse
la possibilità di avere il suo blasone o stemma dipinto in un luogo ben
visibile nell'atrio grande dell'Università(1).
Fra gli insegnanti ebbe il successore di Vesalio, Girolamo Fabrizio
(Fabrici)(2),
autore di un'opera De venarum ostiolis, che non si rese conto del
vero significato delle valvole venose, ritenendo che servissero
semplicemente a impedire un'eccessiva dilatazione. Fu Harvey che, nel
dimostrare la circolazione del sangue, interpretò tali valvole nel senso
esatto. Membro del College of Physicians, nonché medico dell'Ospedale St
Bartholomew's aveva l'obbligo di visitare i poveri un giorno alla
settimana (ebbe la cattedra di Lumley per l'anatomia e chirurgia(3)).
Al British Museum di Londra si conservano le sue note per il primo corso
di lezioni, note che, pur redatte nella calligrafia illeggibile
caratteristica di tanti medici e per giunta in un miscuglio di latino e
d'inglese, stanno a dimostrare come, fin d'allora, Harvey(4)
fosse giunto a conclusioni precise riguardo alla circolazione del sangue(5).
Tuttavia egli non pubblicò i risultati completi della sua ricerca
scientifica se non dodici anni più tardi, avendo nel frattempo
controllato ogni dimostrazione della sua scoperta(6).
Nel 1618 fu nominato medico straordinario da Giacomo I, il cui figlio,
Carlo I, lo promosse ordinario, e molti furono i suoi legami con la
corte di quest'ultimo Re; incarico molto più importante gli fu assegnato
nel 1633, quando fu prescelto a far parte del seguito del Re, per
l'incoronazione di questi nell'abbazia di Holyrood a Edimburgo, dove si
trasferì la corte. Appena rientrato dalla Scozia, ricevette dal Re
l'incarico di praticare l'autopsia su Thomas Parr, morto, si diceva,
all'età di 153 anni!(7)
Di li a pochi anni, re Carlo si trovò a dover affrontare la guerra civile,
conclusasi con la sua tragica fine e Harvey fu presente alla battaglia
di Edgehill nel 1642 (si dice anzi che gli fossero affidati i due
giovani principi). Dopo la sconfitta dei realisti, Harvey si trasferì a
Oxford, dedicandosi tutto agli studi embriologici(8),
e lì morì ottantenne, il 3 giugno 1657. Il suo corpo, senza bara, ma
avvolto nel piombo, fu sepolto a Hempstead, a 50 chilometri da Londra,
nella contea di Essex.
Exercitatio anatomica de motu cordis et sanguinis in animalibus,
dedicata a Carlo I, è probabilmente il libro più eccelso della
letteratura medica; vi si paragona il cuore al re, fulcro di ogni forza
e potenza. Il genio di Harvey gli permise di superare ampiamente i suoi
predecessori, cambiando dalle fondamenta tutta la concezione
dell'irrorazione sanguigna(9),
e dimostrando anche che il cuore era la forza motrice centrale
dell'intero sistema.
Harvey completò la sua grande scoperta, confermandone ogni elemento con
prove sperimentali, di modo che non vi fosse obiezione alla nuova idea
che egli non sapesse rintuzzare con argomenti irrefutabili; dimostrò
così che il cuore era effettivamente un muscolo cavo e che il sangue,
spinto nelle arterie, dava origine al loro pulsare. Descrivendo la
sequenza dei movimenti, la paragonava al fucile a pietra focaia:
l'acciarino, colpendo l'acciaio, dava fuoco alle polveri, provocandone
l'esplosione e lanciando il proiettile, tutto in un batter d'occhio.
La pubblicazione del De motu cordis provocò molte polemiche ed egli
sopportò le critiche con pazienza e dignità; replicò dettagliatamente a
uno solo dei suoi detrattori, certo Jean Riolan(10),
di Parigi, pubblicando nel 1649 il volumetto De circulatione
sanguinis. Harvey, in breve, ebbe più seguaci che critici, anzi ebbe
da vivo la gioia di vedere le sue idee accettate e applicate
universalmente. La scoperta della circolazione fu un'importante
conquista, e non fu meno ammirevole il metodo con il quale egli giunse
alle sue conclusioni, vero modello di ricerca scientifica per gli
studiosi di ogni tempo.
Nella mirabile catena di prove fornite non v'era che un anello, cui
necessitasse il rinforzo della dimostrazione visiva: egli sapeva che,
fra le arterie più sottili e le più minute vene, vi doveva essere, per
completare la circolazione, una specie di passaggio, attraverso il quale
il sangue doveva scorrere.
L'introduzione del microscopio permise al bolognese Marcello Malpighi(11)
(1628-94) di confermare l'esistenza di questo passaggio quando, esaminando
un polmone di rana, vide la rete di minutissimi vasi sanguigni che
collegavano le venule alle arteriole. Era così compiutamente dimostrata
la circolazione capillare del sangue, mentre non fu accettata la
scoperta dei vasi chiliferi fatta dal cremonese Gaspare Aselli(12).
Pur avendo dato dimostrazione chiara e conclusiva del corso e del
meccanismo della circolazione, non ne spiegò il perché. L'opinione
generale dell'epoca era che il sangue si scaldasse nel cuore, per
raffreddarsi poi scorrendo attraverso i vasi. Harvey non si dilungò
sulla questione, limitandosi a dire di non sapere se il cuore aggiungeva
al sangue calore, vigore o perfezione, né se la circolazione serviva al
nutrimento o al raffreddamento.
Il problema fu risolto, nella sua complessità, da quattro giovani
scienziati oxoniensi, fondatori della Royal Society; ognuno di loro
portò un contributo preciso alla fisiologia della respirazione, una
parte importante e fondamentale della circolazione del sangue. Il primo
fu Robert Boyle (1627-91), figlio del conte di Cork, che pose ricchezze
e ingegno al servizio della scienza; mediante una pompa d'aria di sua
invenzione, poté dimostrare che nel vuoto non c'era possibilità di vita
per un topo o per un uccellino, né poteva ardere una candela. Poiché
uccellino e topo si riprendevano se veniva loro fornita in tempo nuova
aria, ne derivava che l'aria era indispensabile tanto alla vita, quanto
alla combustione. Robert Hooke, assistente di Boyle, dimostrò che
effettivamente l'aria, non il movimento, tiene in vita l'organismo; i
polmoni non potevano più essere considerati semplici mantici, cui spetta
di rinfrescare il cuore infuocato. Asportata la maggior parte della
parete toracica di un cane, Hooke praticò alcune aperture nella
superficie di entrambi i polmoni e, soffiando poi nella trachea in modo
da far uscire l'aria attraverso tali aperture, fu in grado di tenere in
vita l'animale. Lower e Mayow, infine, dimostrarono che l'immissione di
aria fresca nei polmoni era indispensabile alla continuazione della
vita; combustione e respirazione erano dunque identiche e utilizzavano
un qualche componente, in mancanza del quale la respirazione cessava.
Ora sappiamo che era l'ossigeno, ma ci volle più di un secolo prima che
Priestley lo isolasse e Lavoiser gli desse un nome.
LA
SCHEDA
Quella che
viene comunemente considerata come la più importante scoperta di
fisiologia, la circolazione del sangue, venne annunciata sommessamente
nella prima metà del XVII secolo nell'ambito di una serie di lezioni di
anatomia. Nessuna ostentazione, nessuna re rica accompagnò quella
semplice asserzione che doveva sconvolgere l'intero mondo della
medicina, liberarlo finalmente dai ceppi del 'venerato' galenismo e
introdurre un concetto completamente nuovo sul funzionamento del corpo
umano. Il responsabile di questa rivoluzione fu William Harvey, un
inglese basso e smilzo, dalla carnagione piuttosto scura, dallo sguardo
vivace e luminoso e con una inesauribile carica di energia.
William Harvey nacque a Folkestone, in Inghilterra, il 1° aprile 1578; era
il maggiore dei tanti figli di Thomas Harvey, facoltoso commerciante e
funzionario pubblico. Diversi fratelli di William diventarono dei ricchi
commercianti come il padre; William, invece, sembra sia stato
indirizzato fin da piccolo allo studio della medicina. Ricevette infatti
la migliore istruzione alla King's School di Canterbury e di Gonville e
al Caius College dell'Università di Cambridge, dove si laureò nel 1597.
Subito dopo, s'iscrisse alla famosa Facoltà di Medicina dell'Università
di Padova, dove Vesalio aveva dato il meglio di sé e dove Girolamo
Fabrici di Acqua-pendente, a quell'epoca all'apice della carriera,
teneva le sue lezioni nell'anfiteatro ovale a sei gradinate che lui
stesso aveva progettato per le lezioni di anatomia (ancora oggi
intatto). Qui Harvey, uno delle varie centinaia di studenti, sedeva ogni
giorno per osservare e ascoltare il maestro mentre dimostrava e
sezionava velocemente (prima che il lezzo dei cadaveri in putrefazione
divenisse insopportabile). Negli anni che seguirono, Harvey riconobbe di
dover molto al suo grande maestro, affermando che fu proprio lo studio
condotto da Fabrici sulle valvole delle vene a stimolare la sua
curiosità sul mistero della circolazione sanguigna.
Harvey conseguì il dottorato in medicina presso l'Università di Padova nel
1602; nello stesso anno tornò in Inghilterra, dove conseguì un altro
dottorato in medicina all'Università di Cambridge. Poi si stabilì a
Londra per praticare la professione, aderendo immediatamente al College
of Physicians, che nel 1604 lo accolse come candidato. Nel novembre di
quello stesso anno sposò Elizabeth Browne, figlia di Lancelot Browne, ex
Archiatra della regina Elisabetta, e nel 1607 il College of Physicians
lo nominò docente. Subito dopo fece domanda per il posto di direttore
medico presso l'Ospedale St. Bartholomew's e, avendo ottenuto il posto
nel 1609, vi rimase fino al 1643, quando perse il favore dei politici.
Grazie ai suoi stretti rapporti con il College of Physicians, il 4 agosto
del 1615 Harvey fu nominato 'lumleian lecturer', l'equivalente di un
professore di anatomia a vita, carica che egli occupò infatti fino al
1656.
Harvey iniziò a tenere le lezioni di anatomia nell'aprile del 1616, lo
stesso anno in cui morì Shakespeare. Le lezioni si svolgevano nella
nuova sede del College of Physicians ad Amen Corner, in fondo alla
Paternoster Row. Nella sua prima lezione egli illustrò l'addome, il
torace e la testa. Dagli appunti per tale lezione si evince che nel
1616,egli aveva già sezionato più di ottanta specie diverse di animali,
impresa notevole se si considera la sua intensa attività professionale
privata.
Ma la cosa più importante che si può ricavare da quegli appunti è il primo
accenno alle sue convinzioni riguardo al cuore e alla circolazione del
sangue.
Solo dodici anni dopo, nel 1628, egli pubblicò il suo grande lavoro. Si
trattava di un libro costituito da sole 72 pagine, in stampa di cattiva
qualità e con vari errori, eppure questa breve opera rivoluzionò le
convinzioni dei medici sull'anatomia e sulla terapeutica. Il titolo era:
Exercitatio anatomica de motu cordis et sanguinis in animalibus.
Le conclusioni che vengono tratte nel De motu cordis sono
praticamente le stesse che troviamo negli appunti della prima lezione di
Harvey, arricchite e suffragate da varie osservazioni e dimostrazioni.
Particolarmente significativi, tuttavia, sono l'approccio scientifico
adottato da Harvey nell'affrontare l'argomento e il procedimento che
l'ha condotto alla soluzione. Si tratta di un metodo che si articola in
quattro fasi: l'osservazione dei fatti, la formulazione di un'ipotesi,
lo svolgimento di esperimenti atti a dimostrare o smentire l'ipotesi, e
infine le conclusioni.
Essenzialmente, le osservazioni di Harvey erano queste: il cuore è un
organo muscolare che si contrae e si rilascia; la contrazione (sistole)
è la posizione attiva, l'espansione (diastole) è la posizione di riposo.
A ogni contrazione delle auricole, il sangue viene spinto nei
corrispondenti ventricoli e quindi nelle grandi arterie, mentre i
ventricoli si contraggono. Una volta nelle arterie, il sangue, a causa
delle valvole cardiache, non può ritornare direttamente nel cuore.
Harvey dimostrò che il peso della quantità di sangue che passa
attraverso il cuore in un'ora era pari a tre volte il peso di un uomo:
ciò significa che il sangue passa continuamente attraverso il cuore.
Com'è possibile che ciò accada? Harvey formulò un'ipotesi: il sangue,
scrisse, ha un «movimento circolare. Il sangue, spinto dall'azione del
ventricolo sinistro nelle arterie, viene distribuito in tutto il corpo»,
e secondo lui esisteva una via di comunicazione tra le arterie e le
vene, per mezzo della quale il sangue ritornava al cuore, passando per
le vene. Attraverso la disposizione delle valvole nei vasi sanguigni
egli dimostrò che nelle arterie il sangue può fluire solo dal cuore,
mentre nelle vene solo verso il cuore.
Gli esperimenti di Harvey erano semplici e illuminanti al tempo stesso.
Ricorrendo a dei lacci emostatici, egli dimostrò che una costrizione
alle estremità faceva sì che le arterie si allargassero e si
congestionassero dal lato verso il cuore, mentre le vene si gonfiavano
dal lato opposto del laccio. Poi fece un esperimento ancora più
semplice, facendo stringere un bastone in mano a un assistente.
Comprimendo le vene visibili con uno o due dita, dimostrò la direzione
del flusso venoso del sangue.
Le conclusioni che Harvey trasse da tutto ciò sono riassunte nel breve
capitolo 14, di cui riportiamo di seguito un brano: «Dal momento che sia
la dimostrazione dissertativa, sia quella oculare provano che il sangue
passa attraverso i polmoni e attraverso il cuore per azione dei
ventricoli, ed è inviato a distribuirsi a tutte le parti del corpo, dove
si fa strada verso le vene e i pori della carne, e poi scorre nelle vene
dalla circonferenza su ogni lato verso il centro, dalle vene piccole a
quelle più grosse, e infine viene da esse riversato nelle vena cava e
nell'auricola destra del cuore, e ciò in una tale quantità o afflusso e
reflusso, qui dalle arterie e lì dalle vene, che essa non può essere
generata dall'ingesta, in quanto è molto maggiore della quantità
necessaria per il solo scopo della nutrizione, è assolutamente
necessario concludere che il sangue nel corpo degli animali viene spinto
in un circolo ed è in uno stato di incessante movimento; che questo è
l'atto o la funzione svolta dal cuore attraverso il suo pulsare; e che
questo è l'unico e solo scopo del movimento e della contrazione del
cuore».
In 72 pagine, con questa fraseologia semplice e diretta, Harvey doveva
cambiare il corso del pensiero medico. Questo non avvenne senza astiose
e irragionevoli opposizioni da parte dei difensori della tradizione;
Harvey tuttavia visse abbastanza da vedere le proprie asserzioni
accettate generalmente in tutto il mondo. Quattro anni dopo la sua
morte, nel 1661, il microscopio di Malpighi confermò la supposizione
fatta da Harvey a proposito del passaggio del sangue dalle arterie
capillari alle vene nei polmoni, e nel 1688 Antony van Leeuwenhoek
comunicò di aver osservato, attraverso le piccole lenti che egli stesso
si era costruito, la circolazione capillare nelle estremità.
Dal 1616 in poi, Harvey continuò a tenere lezioni di anatomia e a
occuparsi dei pazienti presso il St. Bartholomew's, continuando ad
acquisire meriti nella sua professione. Nel 1618 fu nominato medico
straordinario del re Giacomo I (lo stesso Re dal quale prese il nome una
famosa traduzione della Bibbia). Harvey divenne medico ordinario del
successore di Giacomo, il re Carlo I, di cui rimase amico per tutta la
vita. Harvey divenne anche prima Censore e poi Tesoriere del College of
Physicians. In diverse occasioni il Re gli ordinò di accompagnare le
delegazioni diplomatiche all'estero, e spesso seguiva lo stesso sovrano
nelle battute di caccia, dove aveva il privilegio di sezionare la preda
a scopo scientifico. Nel 1639 divenne Archiatra del Re, con residenza a
Whitehall. In quello stesso anno partecipò, al seguito di Carlo I, alla
Guerra di Scozia; questo conflitto segnò l'inizio di una serie di
controversie che sfociarono in un decennio di guerre civili, di
sconvolgimenti, nella caduta di Carlo I e nel declino della fortuna
politica di Harvey. Egli rimase fedele al suo Re, che continuò a servire
fin quando costui venne giustiziato nel 1649. Nel frattempo, tuttavia,
il medico inglese trovò il tempo di condurre e annotare vari esperimenti
di scienze naturali e di embriologia, di diventare per un certo periodo
direttore del Merton College e di conseguire un altro dottorato a
Oxford. Curandosi poco della propria sicurezza economica, per lui la
perdita più grave causata dalla guerra civile fu costituita dai
documenti, dagli archivi e dai referti rubati dalla folla dei rivoltosi
nella sua residenza a Whitehall.
Dopo la morte del Re e l'ascesa di Cromwell al potere, Harvey si ritirò a
vita privata presso i suoi fratelli, i quali si erano sempre occupati
dei suoi interessi finanziari. Afflitto dalla gotta e dall'artrite, ma
soprattutto pieno di malinconia, William Harvey prese a dedicarsi quasi
esclusivamente al College of Physicians. Nel 1651 fu pubblicato il suo
De generatione animalium, un'opera di embriologia. Nel 1654 rifiutò la
presidenza del College per le cattive condizioni di salute e, due anni
dopo, si ritirò anche dall'insegnamento, istituendo un fondo per una
cena annuale e un'orazione commemorativa. William Harvey passò a miglior
vita il 3 giugno del 1657 all'età di ottant'anni. Si concludeva così una
delle carriere mediche più attive e più produttive del XVII secolo, da
cui da quel momento in poi avrebbe tratto beneficio l'intera umanità.
NOTE
1 - Lo
stemma di Harvey, scoperto nel 1892, era rappresentato da un cero
acceso, retto da una mano e attorniato da due serpenti intrecciati.
2 -
Non sembra abbia avuto
peso il fatto che Galileo Galilei fosse professore di matematica nella
stessa Università; fu Fabrizio l'insegnante più amato da Harvey e i suoi
studi sull'embrione di pulcino e sulla formazione del feto avrebbero
molto influenzato la direzione in seguito imboccata dalla ricerca del
medico inglese. Forse un effetto più specifico sulla successiva scoperta
della circolazione, fu la descrizione di Fabrizio delle valvole delle
vene. Girolamo Fabrici, chiamato anche Fabrizio, di Acquapendente, fu il
successore di Gabriele Fallopio, dal quale prendono il nome le tube.
3 -
Questa era stata
istituita nel 1581 da Lord Lumley e dal dottor Caldwell con l'obbligo,
per il titolare, di tenervi due lezioni per settimana.
4 -
Un ritratto assai vivo di
Harvey, all'inizio della sua carriera, ci viene tramandato da uno
scrittore che lo conobbe di persona: piccolo di statura, bruno di pelle,
gli occhi scuri e penetranti, i capelli neri, ondulati, parlava in
fretta, gesticolava e intanto toccava, nervosamente, il piccolo pugnale
che portava al fìanco. Pur senza godere di una particolare fama come
clinico, aveva un buona clientela, che però si diradò rapidamente
all'annuncio della s a grande scoperta (i pazienti non apprezzano
nel professionista idee poco ortodosse, che invece sono pronti a
perdonare al ciarlatano). Secondo l'uso del tempo, Harvey si recava
presso i pazienti a cavallo, accompagnato da un inserviente, che seguiva
a piedi.
5 - Il
moto del sangue, scriveva Harvey, è un circolo continuo ed è dovuto al
battito del cuore.
6 -
Il libro, un volume di 72
pagine intitolato Exercitatio anatomica de motu cordis et sanguinis in
animalibus, uscì a Francoforte nel 1628.
7 -
Gentiluomo di campagna
dello Shropshire, il Parr aveva sempre goduto perfetta salute, si era
sposato la prima volta a 88 anni, la seconda a 120 e sarebbe forse
vissuto ancora, se non fosse venuto a Londra presso il conte di Arundel.
Harvey constatò che il decesso era dovuto a pleuropolmonite, colpevoli
l'aria impura di Londra, nonché la vita lussuriosa e la dieta opulenta,
adottate all'improvviso dall'anziano personaggio.
8 -
Il risultato è raccolto
nell'altra sua grande opera, De generatione animalium, pubblicata nel
1651; il libro, pur occupandosi in primo luogo della riproduzione, come
sta ad indicare il titolo, può considerarsi anche la prima opera di
ostetricia di autore inglese.
9 -
Sembra che Harvey non accettasse la scoperta dei vasi chiliferi fatta
dal cremonese Gaspare Aselli (1581-1626), né la sua dimostrazione che
questi si collegassero con la corrente sanguigna, fornita da Jean
Pecquet nel 1647.
10 -
Riolan era professore di anatomia a Parigi, e, come il suo amico Guy
Patin (docente di medicina nella stessa Università, nonché autore delle
famose Lettres, anch'egli poco convinto delle scoperte dell'Harvey) era
ardente difensore di Galeno.
11 -
Col suo primitivo
microscopio, Malpighi realizzò molte altre scoperte: fu il primo a
descrivere gli strati della pelle, i noduli linfatici della milza, i
glomeruli del rene. Lavoratore indefesso, indagò ogni cosa vivente,
appartenesse al regno animale o vegetale, ed è considerato, a buon
diritto, il fondatore dell'anatomia microscopica. Nella cattedra
bolognese gli successe l'allievo Antonio Valsalva (1666-1723) famoso per
il volume De aure bumana (1704), in cui recò valido contributo
all'anatomia e alla fisiologia dell'orecchio.
12 -
II libro di Aselli, De
lactibus sive lacteis venis, la prima opera di anatomia con
illustrazioni a colori, uscì nel 1627 un anno prima del De motu cordis.
L 'autore vi descrive come, sezionando un cane, avesse notato dei vasi
biancastri, estesi a tutto il mesentere e gli intestini. Pecquet, ancora
studente, completò la scoperta dell' Aselli, tracciando l'intero corso
dei chiliferi e Olof Rudbeck, uno studente svedese dell'Università di
Padova, nel 1653, scopri i vasi linfatici, distinguendoli dai chiliferi.
La priorità nella scoperta dei vasi linfatici è stata rivendicata a
George Joyliffe (1621-58). Studente a Cambridge, questi avrebbe attirato
l'attenzione del suo professore, Francis Glisson, sulla presenza di un
quarto sistema di 'vasi', oltre ad arterie, vene e nervi, i vasi
linfatici, contenenti un liquido acquoso. Joyliffe si stabilì poi a
Londra, dove esercitò la professione e tenne conferenze al Royal College
of Physicians su quelli che chiamava i vasa lymphatica.
"Sydenham: il Fautore della medicina
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