Pasquale Totaro-Ziella

 

 

Le due anime della poetica di Pasquale Totaro-Ziella con echi mediterranei di tre continenti

 

Ispirazione lirica del poeta e rigorismo analitico del saggista. Tra queste due polarità si esprime l’animo letterario di Pasquale Totaro-Ziella; ma lungi dall’essere fra loro contrastanti o limitativi, l’uno aspetto arricchisce di contenuti il secondo e questo valorizza stilisticamente il primo.

Tale è il primo elemento di valutazione che emerge da una lettura di primo acchito dei testi di questo scrittore meridionale con tutta la ricchezza culturalmente significativa di questo termine , ma linguisticamente italiano, anche per una severissima Accademia della Crusca, quanto universale nei valori che sa manifestare.

Leggendo con maggiore attenzione le pubblicazioni che raccolgono, con chiaro sapore monografico, le sue poesie, altri aspetti emergono con progressiva evidenza.

L’essenza di ogni realizzazione artistica sia essa poetica, narrativa, architettonica, pittorica, tanto per esemplificare presenta un dualismo di forma e di contenuto, secondo l’Aestetica in nuce di Benedetto Croce; dualismo che diventa discrepanza quando non esista equilibrio di sostanza fra i due termini e sintesi di perfezione quando, al contrario, vi è completa armonia.

Tutto il discorso critico parte da questo presupposto. Nel caso di Totaro-Ziella prevale il secondo caso. Ed è un altro elemento a suo favore. Ma non basta farne un’asserzione apodittica, bisogna confermarlo con quel sesto senso che sfugge forse alla ragione perché è il sentire dell’anima unito a quella capacità di percepire il bello ed il buono che sono istinti interiori innati in ogni essere umano, che sono sempre esercitati e stimolati opportunamente.

Il tre è il numero tradizionalmente perfetto, ma il due è il numero di Pasquale Totaro-Ziella in questo tentativo interpretativo della sua poetica poiché un altro dualismo in sé armonizzato si può scorgere: quello di un classicismo sia stilistico che di contenuto che proviene da tutta una cultura meridionale mediterranea (in cui confluiscono l’epica e la lirica greca, quella romana, quella giudaica del Cantico dei Cantici e dei Salmi, quella del mondo arabo tanto ricca quanto oggi da noi ignorata e perduta, quella normanna, quella cantante aragonese e quella del dolce stil novoche non a caso proprio nel Sud d’Italia ha preso avvio per dare morbidezza di sentire e di esprimersi linguistico all’affermarsi dell’italiano dantesco) e quello di un modernismo semantico che segue il logico evolversi dei tempi, dei costumi, dei neologismi e della ricerca di nuove espressività.

Anche queste due molteplici anime, fatte di fedeltà alle tradizioni e di vissuto contemporaneo, trovano nell’autore una composizione armonica ed una felice sintesi che rende apprezzabile una volta di più il gustare la lettura delle sue poesie.

Sì, gustare perché esse hanno il sapore ideale di una sensazione che da intellettuale si fa fisica, così come la palpabilità talvolta sensuale delle immagini verbali che talune composizioni propongono trasformando parole in materia, concetti in sostanza reale che si fa vedere e guardare.

Quanto è labile nell’arte quando, come in questo caso, tale è veramenteil confine tra suoni, segni, colori, concetti astratti, parole dette o scritte.

Anche le parole scritte da Pasquale Totaro-Ziella si fanno musica e colori, si fanno affresco e composizione plastica ad un tempo, così come si fanno passato e presente, storia e futuro, attimo ed eternità, interiorità e realtà esterna.

C’è poi il dato ritmo rappresentato da certe ripetitività di verso o di parola che è caratteristico di tante sue poesie, un dato chiave del suo stile.

E’ l’eco salmoidante, è la ritmica propria delle influenze mediterranee arabo-nordafricane che ritroviamo come portati-importati della cultura degli spirituals negro-americani, è la ossessività del pulsare corporeo vitale che ci portiamo dal materno grembo, è il battito del tempo che scorre, della natura che vibra nel variare in scansioni costanti, ripetute, continue ed immutabili del giorno e della notte, delle stagioni e delle ere, dell’universale movimento degli astri. E’ il richiamo costante, alternato di gioia e dolore, piacere e dispiacere, vita e morte, che caratterizza l’intera vicenda ed esperienza dell’esistere.

Tutto questo c’è in ogni ode, in ogni lirica, in ogni poesia di quest’uomo che si fa scrittore, si fa poeta per un bisogno quasi inconscio di comunicare a noi ciò che sente in lui, con noi, per noi.

Classicista, ma senza classicismi verbali stantii; moderno, ma senza vuoti astrattismi; basato su di una semantica di larga comunicatività, il suo scrivere in versi s’avvale di una punteggiatura non arbitraria, ma fatta di pause che danno senso alle rilevanze ed agli incisi, alle aggettivazioni ed alle verbalità di una costruzione sintattica che è rigorosa anche quando vorrebbe essere o dimostrarsi libera.

Ma sono lo ripetiamo ancora quei “E’ amaro Senise” della raccolta Solamente questo paese, “Come posso scordare la mia fanciullezza da A canne a pietre a posti fatati, daiCorali” di Corale Accorato Corale e da Autocritica di un uomo; sono quelle ripetitività ritmiche ciò che più identifica il verseggiare che si fa canto di una terra antica, di genti che sono e si sentono popolo e retaggio di civiltà, di sentimenti non ambigui, di luoghi cari, di panorami e paesaggi ancora a dimensione naturale ed umana senza tempo, di valori universali temporali ed eterni.

E questo visto, sentito, trasmesso con amore, con commozione senza vergogna, con intimità e riservatezza dovuta alle cose più belle, con senso responsabile e cuore pulito, con semplicità ed erudizione ad un tempo.

Questo è cultura, questo è e fa civiltà, questa è letteratura e poesia, questa è umanità.

 

 

Carlo Savini     

pagina successiva  >>>


 

 

[Home Totaro-Ziella]   [I Geroglifici del Pensiero]

[Mailing List]   [ Home ]  [Scrivici]

 

 

 

 

.