Home Page

Artisti Lucani

Guest Book

Collaborazione

KAROL  WOJTYLA

Oltre la Porta

Pignola



 

<< precedente

INDICE

successivo >>


"Omaggio a Karol Wojtyla"

VARCARE LA SOGLIA DURATURA DELL'ASSOLUTO
 

L’immediatezza e la semplicità sono due qualità umane ed artistiche che non si possono assolutamente apprendere, imparare da alcuno, nascono da un delicato, assai complesso e continuo lavoro interiore, dentro se stessi, dentro il proprio essere, fino ad arrivare al fondo della propria personalità e quindi dell’Assoluto che si rispecchia in noi. L’immediatezza e la semplicità sono, in realtà, due qualità che sono strettamente connaturate alla natura e al temperamento dell’individuo. C’è chi le possiede e chi no. Secondo quanto affermava Lo storico dell’arte Ernst Gombrich - nel volume “The story of art” - tutto questo lo sa bene, molto bene, l’artista: alle prese con il suo impegnativo lavoro di comunicatore, che tanto più si avvicina all’ideale assoluto di perfezione, tanto più deve essere in grado di far apparire la sua opera solenne, naturale, maestosa, spontanea, esclusiva, originale, unica nel suo genere ed irripetibile nella sua formulazione. Peculiarità queste che sono contenute - una sola e tutte assieme - nella metodica lavorativa dell’artista Marco Santoro: non nuovo, per la verità, a tradurre in grandi opere, in elementi monumentali, i progetti e le idee che gli vengono, di volta in volta, assegnati in omaggio a qualcosa di ben preciso. In questo caso è stato il circolo “il Portale” di Pignola ad avergli chiesto un ricordo, una testimonianza, una traccia indelebile, ossia duratura e perenne, da collocare - in modo definitivo -sulla porta d’ingresso della Chiesa di San Rocco, in paese. L’omaggio, nello specifico è stato reso, questa volta, a Sua Santità Giovanni Paolo II: il moderno pontefice cattolico, d’origine polacca, che con il Santo Padre italiano Giovanni XXIII — di cui ricordiamo la sua Enciclica “Pacem in terris” — ha cambiato il volto mondiale della storia del Novecento.

L’opera di Marco Santoro tratteggia, nelle sue linee essenziali, i puliti salienti dell’impegno e della vita — affascinante ed eroica — di questo Papa del nord dell’Europa. assai umano e vicino ai giovani, scomparso da appena un anno, che nel lungo periodo del Suo ricco, ed intenso, ministero religioso è stato in grado da solo — con le sue uniche forze — di avvicinare — nel segno della pace, della concordia e del riconoscimento dell’unico, vero, Dio — cui tutti i credenti si richiamano — le diverse Fedi monoteiste del pianeta. Marco Santoro ha raccontato per immagini, per segni, per precise voluttà plastiche (attraverso questa scultura che risulta essere ben strutturata sul piano composito generale) i tratti più indicativi della vita di Karol Wojtyla. Ovverosia egli ha documentato di questo Papa: il suo essere stato pellegrino mariano in ogni parte del mondo; l’avere baciato — con profonda devozione ed immensa carità cristiana — la terra d’ogni continente; l’essersi mischiato alle folle oceaniche che ovunque lo acclamavano; l’avere incontrato i maggiori statisti del pianeta e l’avere favorito un definitivo processo di “disgregazione”, etica e morale, delle ideologie materialiste che imperversavano nel pianeta. Quel che n’è venuto fuori — dall’azione, precisa e costane, svolta nel tempo da Karol Wojtyla — è la rinascita dello spirito: una sorta di risveglio umano collettivo cui pochi, davvero pochi, sono rimasti esenti sulla terra; tanto che l’artista Marco Santoro, suggestionato da questa visione di resurrezione etica e di ricchezza morale, ha voluto arricchire ciascuna formella che compone la porta di bronzo della Chiesa di San Rocco, a Pignola, d’elementi simbolici di valenza positiva: il seme, la conchiglia, l’uovo, la noce e i legumi. Simboli, ovverosia, d'abbondanza, ricchezza, generosità, prosperità e ricchezza. Si tratta d’immagini, di figure, d'allegorie mimetiche e di metafore visuali - spesso presenti, per la verità, nel consueto lavoro di quest'artista — che si richiamano alla buona tradizione classica rinascimentale, ma che vanno anche oltre: riuscendo a collocarsi, in maniera perfetta ed assai apprezzabile, in quella sorta di post modernità corrente che palpita di eccedenze espressive e di profusioni stilistiche.

Con grande equilibrio e con perfetta padronanza di mestiere, Marco Santoro cavalca questa modernità artistica con buon rigore estetico: concedendo una forte carica espressiva ai suoi soggetti. La rappresentazione che ne deriva è avvincente e stimolante, specie nei segni dei visi (minuti e profondi che sembrano scavare l'anima per provare a raccontarla nella sua complessità) e nelle linee delle mani: che quando sono aperte danno un senso di perfetta e tranquilla accoglienza e quando sono chiuse in se stesse esprimono, invece, secondo le diverse situazioni: lo stupore, lo smarrimento, la riflessione, l'apertura amicale verso lo sconosciuto, la comunione di Fede, il cammino di speranza e l'eterna peregrinazione dei cuori, in cerca dell’Assoluto e dell'Imprescindibile. In queste forme, svolte perlopiù in altorilievo ed a mezzotondo, l'autore opera sostanzialmente su due piani differenti e raramente su un fronte omogeneo, con relativo sfondamento d'asse. Il primo piano è assegnato normalmente a Giovanni Paolo II, con un'unica eccezione per Madre Teresa di Calcutta che risulta distaccarsi un pò di più dal fondo ed uscire oltre l'immagine del Papa. L'incotro tra Giovanni Paolo II ed il presidente cubano Fidel Castro si svolge, invece, nella rappresentazione plastica che gli ha voluto dare Marco Santoro, lungo una sorta di contorno unico: lungo vale a dire uno stesso profilo. Si tratta di veri e propri espedienti stilistici adottati dallo scultore per movimentare l'opera e per non farla "sedere" nelle sue diverse parti plastiche e congiunzioni geometriche. Il tentativo complessivo è in buona sostanza quello di "raccontare" - per piccoli inserti di vita - alcuni momenti essenziali della vita di Karol Wojtyla: innanzi tutto l'incontro con le masse, con il popolo di fedeli e poi con gli statisti, i religiosi e gli uomini di cultura che sono stati protagonisti del XX secolo. L'invito che rivolgo a chi si accinge a fruire di quest'opera di Marco Santoro è di guardare con la giusta attenzione le espressioni del viso del Papa polacco e dei suoi interlocutori. In esse vi si coglie il tormento, la gioia e i diversi stati d'animo che caratterizzano i mutamenti della storia: che non sempre si accompagnano ad eventi del tutto non dolorosi, ma dal cui travaglio generale viene fuori - a poco a poco, con molta lentezza - l'immagine dell'individuo nuovo: dell'individuo di domani che sarà certamente in grado - come avrebbe voluto Giovanni Paolo II - di coniugare le sue istanze individuali, di pace e di libertà, con gli interessi politici ed economici della collettività intera.

Laddove, in ogni caso, Marco Santoro ha superato se stesso, in perfetta abilità estetica e stilistica ed in buona maestria tecnica, è nella rappresentazione centrale della porta della Chiesa di San Rocco: laddove egli ha rappresentato la figura , per intero, dell'apprezzato Pontefice cattolico. E lo ha fatto curando non solo l'espressione - sofferente e serena allo stesso tempo - del viso di Karol Wojtyla, ma anche i particolari, a partire ad esempio dalla piega degli abiti e dalla cura dei panni: arricchiti - in quest'ultimo caso - di elementi simbolici e fantastici che danno maggiore forza ed enfasi al racconto della vita di Giovanni Paolo II, proiettando la narrazione dei fatti dal piano informativo (quasi di taglio giornalistico) all'estrapolazione immaginifica dove la realtà si percepisce meglio, tanto più e tanto meglio, quanto più essa si avvicina alla dimensione del sogno, della creatività e della fantasia. Qualità queste che non mancano a Marco Santoro: un artista che conosce ed ama il suo lavoro a partire da quella fattualità artigianale che egli ha appreso, sin da fanciullo, frequentando le botteghe dei falegnami e poi compiendo studi artistici approfonditi - ed assai appropriati - che lo hanno portato ad apprezzare ed a comprendere i diversi linguaggi e le diverse tecniche che costituiscono il patrimonio fondante della scultura e della pittura, oggi dominanti nel mondo.

Piace, inoltre, porre l'accento sulla maniera in cui Marco Santoro ha inscritto, ovverosia ha inserito, ciascuna formella, ogni scena dedicata a particolari aspetti della vita sociale, politica e religiosa di Giovanni Paolo II. In ciascuna di esse c’è un cordone che chiude e guarnisce l'impianto narrativo, quasi a voler rimarcare che i fili sottili dei fatti, delle azioni e delle vicende d'ogni giorno, s'intrecciano tra loro magicamente, come fossero la trama e l'ordito di quel grande progetto della storia, che è il tappeto della vita. La complessa - e assai articolata - scultura bronzea di quest'artista, prende le ali assolute dell'afflato lirico, romantico, tenero, appassionato e sentimentale specie laddove il simbolo (a partire, ad esempio, dalla rappresentazione della colonna) prende il sopravvento sulla riproduzione degli eventi. Questo accade tanto nella formella in cui è ritratto un Giovanni Paolo II assorto nelle sue meditazioni spirituali, nei suoi pensieri sociali e nelle sue ampie riflessioni culturali, quanto nell'immagine di una Madonna, racchiuso in un coro di angeli, in cui le colombe fanno da contorno ad una nuvola che fa da tramite elegiaco ed immaginario tra la terra e il cielo: evocando, con questo, quei tratti della memoria, che sono esternamente divisi tra sentimenti di gioia e di rimpianto.

 

Rino Cardone

 

 

[ Mailing List ]  [ Home ]  [ Scrivici ]

 

 

 

.