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LA CATTEDRALE DI LAVELLO

 


Around the end of tenth century and at beginning's of eleven century had instituted bishop's diocese of Lavello. At the same years had founded the first cathedral church, dedicated at Virgin Assunta. In the middle of eleventh century the cathedral had extended and called San Mauro's Martyr. The structure native architectural of the cathedral, of romanesque style, had reconstructed in the first middle of seventeenth century. Instead of aisle's had created the chapel's. The cathedral had undergoed many transformation after the eartquake of 1851. By 1818 the cathedral has become collegiate church.


1. ISTITUZIONE DELLA DIOCESI DI LAVELLO E COSTRUZIONE DELLA CATTEDRALE
Le fonti medioevali più antiche non sono concordi sull'epoca della istituzione della diocesi di Lavello. A parere di Pietro Giannone, essa fu fondata nella seconda metà del X secolo e nell'anno 984 divenne suffraganea della sede arcivescovile di Salerno (1). Secondo Giustino Fortunato, invece, essa sarebbe stata voluta dai bizantini e sarebbe sorta tra la fine del X ed i primi anni dell'XI secolo. Nell'anno 1025 la sede vescovile di Lavello, insieme a Montemilone, Cisterna e Vitalba, risulta appartenente all'arcivescovo greco di Canosa (2). Altri documenti, in maniera piuttosto contraddittoria, la definiscono di volta in volta suffraganea delle sedi di Trani, Melfi o Bari. Dal 1172, tuttavia, essa passa definitivamente alle dipendenze dell'arcidiocesi barese.
Solo dopo la conquista normanna del Vulture l'originaria cattedrale, dedicata alla Beata Vergine Assunta, fu probabilmente ampliata ed intitolata al nuovo protettore di Lavello, San Mauro martire (3). Essa era situata nel cuore dell'espansione urbana normanna di Lavello, avvenuta tra l'XI ed il XII secolo. Alla sua sinistra era situato l'antico vescovado ed alla sua destra il palazzo baronale. Tale posizione si nota chiaramente nella veduta del Pacichelli della fine del Seicento (4).
 


2. TRASFORMAZIONI DELLA CATTEDRALE TRA IL CINQUECENTO ED IL SETTECENTO
Molto probabilmente fino al Cinquecento la cattedrale di Lavello ha conservato le caratteristiche di chiesa di stile romanico, con una navata centrale e due laterali. Le trasformazioni fondamentali, che hanno cambiato radicalmente l'interno della chiesa, sono in parte dovute al nuovo rituale post-tridentino, ma soprattutto ai danni notevoli subiti da un terremoto dei primi anni del XVII secolo. Il vescovo di Lavello Francesco Cerea, nella sua relatio ad limina dell'anno 1625, descrive la cattedrale come "ruina collapsa" (5). Nella relatio del vescovo Placido Padiglia del 1629 la chiesa appare "per metà scoperta" e "riparata con tavole e pietre" (6) . Ancora nel 1632 lo stesso vescovo Padiglia ci informa che la cattedrale "non est totaliter completa", e che era rimasta "scoperta per 15 anni nella parte inferiore" (7). Molto probabilmente, Lavello e la sua cattedrale subirono danni notevoli alle strutture murarie a causa del terremoto dell'anno 1600, che danneggiò anche Atella (8).
Nel 1634 mons. Pariglia può finalmente scrivere che l'edificio è quasi completamente restaurato: i lavori erano iniziati trenta anni prima, quando la cattedrale era stata "de novo fundata ob universitate civitatis" (9). Tali notizie sono suffragate da un documento del 1619, dal quale si apprende che tra il 1603 ed il 1619 la cattedrale sarebbe stata in parte ricostruita
con l'aggiunta di due pilastri del coro e di quattro nuove cappelle gentilizie. La spesa totale fu di 1.858 ducati alla quale portò il proprio contributo anche l'università di Lavello con una quota di 786 ducati (10).
Sino alla fine del Cinquecento, nella cattedrale vi dovevano essere solo quattro cappelle nelle navate laterali: con l'aggiunta di altre quattro nel primo quarto del XVII secolo, la chiesa raggiunse la quota di otto cappelle. Nella relazione del vescovo Cherubino Manzonio del 1644 è annotato che la chiesa di San Mauro aveva "sette cappelle da un lato" (sul lato sinistro) e che il tabernacolo era situato sul lato destro, nell'attuale cappella del Sacramento (11).
Notevoli altre trasformazioni furono apportate nella prima metà del Settecento per l'intervento del vescovo Nicola Cerbino, il quale nel 1703 fece costruire il presbiterio in marmo - il quale in precedenza era in legno -, mentre nel 1714 "fece demolire dalla sommità fino alle fondamenta il coro - l'abside posto dietro l'altare maggiore -, perché crollato per l'ingiuria del tempo e per i frequenti terremoti e lo fece ricostruire e trasformare in forma più comoda". Lo stesso Cerbino, negli anni tra il 1720 ed il 1724, fece aprire nella chiesa una nuova finestra, affinché la cattedrale diventasse più chiara e luminosa. Inoltre, con fondi del principe di Torella, Antonio Caracciolo (12), fece sistemare un nuovo organo, costato centoventi ducati, e, negli anni tra il 1714 ed il 1717, fece sopraelevare fino al terzo ordine il campanile della cattedrale, che fu alzato di ventisei palmi (pari a metri 6,74 circa) (13).
Ma già nel 1755 il vescovo Gerardo Giannattasio lamenta il pericolo del crollo della volta, particolarmente sull'altare maggiore del tempio di San Mauro (14) . Nel 1786 l'università di Lavello, in un suo Parlamento, discute in questi termini dell'urgenza di interventi di restauro: "Si è reso ormai scandaloso ai cittadini.....lo stato in cui trovasi ridotta la nostra Cattedral Chiesa per mancanza delle necessarie rifrazioni che trascurate da' nostri predecessori, non solamente han ridotta la medesima in istato pericoloso di rovesciarsi da fondamenta...." (15).
Ancora nel 1790, l'università di Lavello stanzia la somma di settecentosessanta ducati, nel bilancio del 1791, "nelle quali spese vengono comprese le reparazioni della Chiesa Cattedrale, le pubbliche fontane, le strade...." (16).
 


3. SOPPRESSIONE DELLA DIOCESI DI LAVELLO
Per tutto il Seicento ed il Settecento la congrua della mensa vescovile di Lavello risulta assai modesta: essa non supera quasi mai i duecentocinquanta ducati, e in alcuni casi ammonta addirittura a soli cento ducati (anno 1671). Il vescovo Domenico Arcaroli, a motivo della scarsità della congrua della mensa vescovile, ammontante nel 1784 a soli duecento ducati, chiede la soppressione della diocesi (17). Nel dicembre del 1799 muore a Lavello l'ultimo presule, Gennaro Fortunato. Nell'anno 1818 la cattedra viene soppressa e aggregata alla diocesi di Venosa: a proposito dell'ex cattedrale e dell'ex clero capitolare si parlerà d'ora in poi puramente in termini di "collegiata insigne" e di "clero ricettizio annessovi" (18).
 


4. L'EX CATTEDRALE DOPO IL TERREMOTO DEL 1851
Un'iscrizione in latino situata a destra dell'ingresso della chiesa di San Mauro ricorda, oggi, i danni che l'antico edificio religioso subì a causa del terremoto del 14 agosto 1851 e le trasformazioni successive resesi necessarie dopo i restauri. Giacomo M. Paci, dopo aver visitato Lavello a seguito del sisma, descrive l'antico duomo come "quasi tutto crollato" (19). La Commissione istituita per gli interventi sulle chiese danneggiate dal terremoto annota:
"La Collegiata di San Mauro abbisogna di ducati 2.500. Potrebbe accorrersi ad una parte delle spese di restaurazione con la vendita di 600 alberi di pioppi, che il Comune possiede sulle rive dell'Ofanto" (20).
Dai fondi stanziati dal sovrano Ferdinando II di Borbone viene accordata per i lavori alle tre chiese di Lavello (San Mauro, S. Antonio, Santa Maria del Carmine) solo la somma di mille ducati (21) e non uno stanziamento di dodicimila ducati, come è stato recentemente scritto (22).
In realtà, alla maggior parte della spesa per i lavori di restauro post-terremoto alla chiesa di San Mauro, provvide il comune di Lavello, con deliberazioni che vanno dal 1852 al 1856. In una di queste delibere del decurionato del 7 maggio 1854, si legge che i predetti lavori di restauro ammontavano complessivamente a quattromila ducati e che essi consistevano "primieramente nello stucco fisico, ed ornato tanto nell'interno, quanto nella prospettiva; ne' lavori di marmo per l'altare Maggiore, Trono, e Presbiterio...e che la minima parte di essi lavori consiste nella poca fabbrica della Tribuna per l'Organo, l'Orchestra, e ne' finimenti della prospettiva" (23).
Dopo i lavori di restauro, l'aspetto della ex cattedrale di Lavello cambia profondamente. Nel pavimento della navata centrale, ad esempio, scompaiono alcune pietre tombali (come quella del vescovo Francesco Silvestri morto nel 1744 e sepolto tra l'altare di San Mauro, l'altare maggiore ed il trono) (24) ed alcune epigrafi latine, notate nella seconda metà del Settecento dall'abate Domenico Tata (25). I pilastri delle dodici cappelle laterali vengono inoltre ricoperti di stucchi colorati ed assumono l'aspetto di finte colonne corinzie.
 


5. LA CHIESA DI SAN MAURO NEL XX SECOLO
Notevoli trasformazioni ha subito la cattedrale nel corso del XX secolo. Nell'anno 1908 è stato trasformato il sagrato davanti all'ingresso, mentre la scalinata centrale di accesso è stata trasformata in una doppia gradinata a bracci laterali. Nel 1930, dopo il terremoto che funestò la zona del Vulture, è stata ricostruita la volta della navata centrale. Nel 1962, in occasione di altri lavori di restauro, sono stati rimossi il presbiterio in marmo, il baldacchino, il trono vescovile ed anche il seicentesco coro ligneo voluto nel 1623 dal vescovo Placido Padiglia (26). Le ultime trasformazioni risalgono al 1986. In tale occasione è stato rifatto il pavimento della navata centrale e sono stati staccati gli intonaci ottocenteschi di quattro cappelle. Tali lavori sulle pareti hanno messo in luce, in alcuni pilastri e sugli archi delle cappelle, materiale archeologico di riutilizzo proveniente dal sito romano di Forentum, della contrada Gravetta, ed alcuni affreschi settecenteschi con immagini di santi. Attualmente nella seconda cappella a sinistra è stato sistemato un artistico sarcofago in pietra calcarea risalente all'anno 1550, rinvenuto nei lavori eseguiti nella stessa cappella, la quale nel passato fu probabilmente utilizzata anche come cripta funeraria dalla famiglia Micaeli.
Situati in vari punti della chiesa, si possono ammirare alcune pale d'altare, immagini sacre su legno, tele con immagini sacre e figure di santi, oltre ad alcune statue e ad alcuni busti di santi in legno. Tali beni artistici risalgono, nella maggior parte dei casi, ai secoli XVII e XVIII. Nel giugno del 1998 è stata sistemata davanti al sagrato una statua di Padre Pio da Pietrelcina, che certo non s'intona con la prospettiva della facciata dell'antica chiesa.
 


Note
* L'Autore della scheda storica, nelle ricerche su alcuni aspetti architettonici e artistici della Cattedrale, si è avvalso della collaborazione preziosa di Gregorio Tannoia.
1 - P. GIANNONE, Istoria Civile del Regno di Napoli, Milano, Marzorati, 1970, volume II, p. 227.
2 - G. FORTUNATO, Badìe, Feudi, Baroni della Valle di Vitalba, Manduria, Lacaita, volume II, p. 172.
3 - Archivio Capitolare di Lavello, Platea Capitolare, anno 1677, foglio 1 verso.
4 - G. B. PACICHELLI, Il Regno di Napoli in Prospettiva, Napoli, 1703.
5 - Archivio Segreto Vaticano, Fondo Sacra Congregatione Concilii, Relationes ad Limina, cartella 440, Lavello, Vescovo Francesco Cerea, 1 dicembre 1625.
6 - Relationes ad Limina, Vescovo Placido Padiglia, 7 gennaio 1629.
7 - Relationes ad Limina, Vescovo Placido Padiglia, 29 maggio 1632.
8 - V. CLAPS, Cronistoria dei terremoti in Basilicata, Galatina, Congedo, 1982, p. 26.
9 - Relationes ad Limina, Vescovo Placido Padiglia, 23 maggio 1634.
10 - Archivio Capitolare di Lavello, Significatoria et liberatoria dell'amministrazione della fabrica di San Mauro, Chiesa Cattedrale di Lavello, 9 novembre 1619.
11 - Relationes ad Limina, Vescovo Cherubino Manzonio, 19 marzo 1644.
12 - Archivio Capitolare di Lavello, Copia di introito ed esito di spese per lavori nella Cattedrale di Lavello, 27 settembre 1703.
- Relationes ad Limina, Vescovo Nicola Cerbino, 15 settembre 1714.
- Relationes ad Limina, Vescovo Nicola Cerbino, 19 agosto 1724.
13 - Relationes ad Limina, Vescovo Nicola Cerbino, 7 dicembre 1717.
14 - Relationes ad Limina, Vescovo Gerardo Giannattasio, 15 novembre 1755.
15 - Archivio Comunale di Lavello, Parlamentarie risoluzioni dell'Università di Lavello, anni 1783-1799, 19 novembre 1786, foglio 62 recto e verso.
16 - Archivio Comunale di Lavello, Parlamentarie risoluzioni..., anni 1783-1799, 16 dicembre 1790, fogli 143 verso e 144.
17 - Relationes ad Limina, Vescovo Domenico Arcaroli, 5 gennaio 1784.
18 - G. SOLIMENE, La Chiesa vescovile di Lavello, Melfi, Tipografia Del Secolo, 1925, p. 19.
19 - G. M. PACI, Relazione dei tremuoti di Basilicata del 1851, Napoli, 1853, p. 56.
20 - G. M. PACI, op. cit., p. 211.
21-  G. M. PACI, op. cit., p. 213.
22 - P. LISIMBERTI, Cattedrale di Lavello in Cattedrali di Basilicata, Avigliano, Imago, 1995, p. 38.
23 - Archivio Comunale di Lavello, Registro delle Deliberazioni Decurionali, anni 1851-1857, 7 maggio 1854, fogli 79 e 80.
24 - Antiche notizie della Città di Lavello, in "Archivio Storico per la Calabria e la Lucania", anno 1935, fascicolo 1, pp. 116-119.
25 - D. TATA, Lettera sul Monte Volture...., Napoli, 1778, p. 10.
26 - P. DI STASI, Magnanimi Vescovi della Diocesi di Lavello, Lavello, Tipografia Finiguerra, 1961, p. 30.

 

 


Testo di Antonio Rosucci                    
tratto da "BASILICATA REGIONE Notizie, 1999


 

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