Chiesa di S. Michele Arcangelo e Convento
La chiesa parrocchiale di S. Rocco, in Sant’Arcangelo, dedicata in origine
a S. Michele è l’unica parte superstite, anche se in po’ manipolata,
dell’antico convento dei padri francescani Riformati.
Il convento fu edificato, su richiesta e con le offerte delle famiglie più
ricche del paese, nei primi anni del ‘600, come è attestato fra l’altro da
alcune lapidi sepolcrali ancora esistenti in chiesa fra le tante distrutte
in lavoro di restauro.
Delle molte opere del vecchio Convento, distrutte dopo l’incameramento da
parte dello Stato nel 1860 (alcune, come gli affreschi del chiostro,
coperti di uno strato di calce solo qualche decennio fa) restano le tele
della Chiesa, la vecchia cantoria, il pulpito, una graziosa porticina
decorata a fiori e uccelli che portava all’interno del chiostro, l’urna in
legno di S. Fortunato, un bellissimo Crocifisso rinascimentale, due angeli
portalampade, le belle cornici degli altari.
Le tele più preziose sono quelle del secondo altare della navata laterale
(Madonna con il Bambino, S. Francesco di Assisi, S. Francesco di Paola)
attribuibili al pittore tricaricese Ferro. (documentato dal 1600 al 1634).
E’ vero capolavoro dell’arte barocca l’immenso polittico dell’altare
maggiore, che, fusione come un ‘retalico’ spagnolo di pittura, scultura e
architettura, copre tutta la parte centrale. L’opera è attribuita a
Giovanni Bernardo Azzolino, di scuola napoletana, documentato dal 1594 al
1645. Gli intercolunni sono firmati con questa iscrizione “INUTILISSIMO –
SERVO FRA LUDOVICO DI GIOIA – PINGEBAT A. D. 1700”. Di questo Ludovico da
Gioia sono certamente anche i quadri delle pareti laterali.
Testo dattiloscritto di Luigi Branco
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