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ENRICO MICHELE CARAFA

Principe di Colubrano, musicista e compositore dell'800

"... E non lo dico per vanità, ma perché é così, egli ebbe il torto di nascere mio contemporaneo". E' Gioacchino Rossini che così si esprime su Errico Michele Carafa, Principe di Colubrano, compositore e musicista dell'Ottocento.
Colubrano, l'attuale Colobraro, la "`malfamata" sentinella di Val di Sinni, nel basso materano, appollaiata sulla cima di monte Calvario, che oggi riscopre il suo Principe, lo fa tornare a "casa" con tutti gli onori, intitolandogli il Parco Musicale di recente istituzione. Anche se mancano le intricate "selve" ove il giovane principe, negli intervalli della vita militare (ufficiale degli Ussari, partecipò alla campagna di Russia) che prima intraprese, oggi non ci sono più, e dove egli usava andare a caccia.
Sopratutto compositore, Errico Michele Carafa compì gli studi musicali a Napoli come allievo del Ruggi ed a Parigi con Cherubini per il contrappunto e la composizione e con Kalkbrenner per il pianoforte. Membro dell'Academie des Beaux Arts, direttore del Ginnasio musicale militare, professore di contrappunto e composizione al Conservatorio di Parigi, il Principe compose - morì a Parigi a 85 anni - trentasei opere teatrali e scrisse inoltre balletti, cantate, sinfonie, musica sacra (tra cui uno Stabat Mater, una Ave Maria, Kirye per 4 voci ed una Messa di gloria a 4 voci), liriche, solfeggi, pezzi pianistici, pezzi per canto e pianoforte, duetti, pezzi strumentali e per banda.
Fedele interprete della tradizione dell'opera napoletana, riuscì ad assecondare il gusto di una larga parte del pubblico che vedeva in Paisiello, Cimarosa, i modelli ideali dell'opera in musica.
Tentò di accostarsi allo stile rossiniano, giacché era l'epoca di Rossini, che era allora arbitro delle situazioni musicali ed al quale tutti guardavano come ad un oracolo.
Lo stesso Rossini, con il quale partecipò ai funerali di Vincenzo Bellini sorreggendo i lembi della coltre funebre, lo onorava della sua amicizia tant'è che lo ammise nella ristretta schiera degli intimi che frequentavano la sua casa, e gli affidò l'incarico di adattare per le scene francesi il testo di "Semiramide" e di comporne le musiche del balletto. In questa occasione - il nostro era allora settantaduenne e non versava in floride condizioni economiche - l'amico Rossini gli cedette tutti i diritti d'autore della versione francese.
La musica del Carafa risentiva però spesso della ispirazione rossiniana e questo contribuì forse agli insuccessi di alcune opere ed all'oblio per la sua produzione.
Nonostante tutto, comunque, il Principe di Colubrano é riconosciuto come personaggio non trascurabile che contribuì efficacemente alla diffusione della cultura musicale italiana all'estero. Artista sensibile, dotato di talento e di facile vena melodica con alla base una solida cultura musicale derivatagli anche dalla serietà e dalla severità degli studi e delle scuole frequentate, dal Ruggi a Cherubini, da Fenaroli a Kalkbrenner, versato nel genere comico ed in quello serio, il Carata fu una figura comunque di primo piano nella vita musicale parigina dell'Ottocento ed era riconosciuto tra i più significativi rappresentanti della musica italiana.
Le sue numerose opere autografe sono oggi presso il Conservatorio di Musica di Napoli e presso la Biblioteca Museo dell'Opera di Parigi.
L'amicizia col già celebre Rossini gli comportò l'incarico di preparare, tra l'altro, alcune arie per I'"Adelaide di Borgogna" del 1817 e per il "Mosé in Egitto" (1818).
Per il teatro di Napoli, e con interpreti di eccezione, dette alle scene "Gabriella di Vergy", un'opera che fu accolta con molto entusiasmo, venne più volte replicata, ed a Napoli divenne popolarissima, specie per alcuni brani che nemmeno Donizetti e Mercadante, riuscirono ad oscurare quando musicarono lo stesso soggetto.
Le sue opere furono rappresentate anche a Roma, Milano, Venezia, in altre città italiane, ed a Vienna oltre che a Napoli ed a Parigi dove si stabilì definitivamente nel 1834..
Il suo esordio a Parigi avvenne con l'opera "Jeanne d'Arc a Orlean" che ottenne lusinghieri consensi del pubblico e fu ammirata ed apprezzata dalla critica per la bellezza della linea melodica e la elegante struttura orchestrale.
Sempre a Parigi, dopo una parentesi in Italia che non gli aveva riservato molti successi, l'opera "Le solitaire" fu accolta con molto entusiasmo e per molti anni fu considerato il suo lavoro più popolare sia per la felice invenzione melodica che per il vigore della espressione drammatica.
"Masaniello ou le pecheur napolitain", opera comica del 1827, fu subito riconosciuta come la sua partitura più riuscita e riscosse un tale successo di pubblico e di critica che tenne il cartellone per ben 136 sere consecutive.
Certo, Errico Michele Carata, il Principe di Colubrano, come allora era conosciuto, appartiene ai musicisti ed operisti così detti "minori" dell' 800 e lo stesso Rossini, nonostante il loro rapporto di amicizia (Io ammise con pochissimi altri alla "prima" esecuzione della "Petite Messe Solennelle"), con serenità di giudizio e dalla sua "altezza" riconosceva che ".. il nostro don Errico Michele ha avuto un bell'ingegno dalla natura, ed é un valente compositore che io stimo ed apprezzo davvero perché sono pregi della sua musica la spontaneità e facilità delle melodie, la finezza di gusto nelle forme ed una orchestrazione che se qualche volta si mostra povera e negletta, sa rialzarsi con begli effetti. Però, e non lo dico per vanità ma perché é così, egli ebbe il torto di nascere mio contemporaneo" (Florino).
In definitiva, il Principe di Colubrano appartiene a quella larga schiera di personalità che, vissuta in quello straordinario periodo che fu l'Ottocento musicale italiano, si trovò a coesistere con le più rappresentative e forti figure della storia e dell'arte musicale e non ebbe perciò molto spazio. Diversamente, chissà, forse avrebbero avuto ben altra collocazione.
Colobraro, l'antica Colubrano da cui Errico Michele Carafa derivava il titolo di Principe, nel 207° anniversario della sua nascita avvenuta il 17 novembre 1787, lo vuole ricordare e lo fa ... in musica tant'é che ha istituito il Parco Musicale intitolandolo al suo nome. E chissà che in un prossimo futuro, nell'ambito delle manifestazioni del Parco Musicale, non si possa ascoltare qualche brano particolarmente riuscito del Principe, magari fra i "ruderi" nel frattempo riattati del suo Castello.


BIBLIOGRAFIA

New Grove's Dictionary of Music
Dizionario musicale della Utet
La nuova enciclopedia della musicaGarzanti


tratto da "BASILICATA REGIONE Notizie, 1994

Autore: Testo di Vincenzo Fucci

 

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