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PICERNO

STEMMA
“Stemma diviso in due campi. Nel superiore una mitra con lettere R.F. (Romana Fortitudo) e nell'inferiore un cane all'impiedi ed un braccio con una coppa in mano. Campo superiore argento, mitra oro, lettere nere; inferiore campo azzurro, coppa oro, cane color naturale”. (Michele Lacava)


NOME
“Attestato in Catalogus Baronum (aa. 1150-1168) «Amon dixit quod tenet in Picerno feudum unum » n. 110 e passim, poi nell'anno 1269 «castra Picerni», secondo Alessio 1962a, 83-84 ed anche 1976, 147, il toponimo potrebbe essere un relitto del sostrato sia per la base (cfr.Picenum-Piceno) sia per la formante -ern, ma non va esclusa la possibilità di una sua connessione con il dialettale salernitano piciernu “una specie di giunco”. Quest'ultima voce si confronta col salernitano cipiernu, cepierne (specie di giunco) (cyperus esculentus), da un latino *cypernus, in origine forma aggettivale di cyperus”. -


PROFILO STORICO
“Menzionato nel Catalogo dei Baroni della metà del sec. XII, si trova data nel 1269 da Carlo I d’ Angiò a Rinaldo d’Aquino, e sotto Carlo II nel 1301 posseduto da Giovanni Pipino Conte di Potenza. Passato poi in potere di Iacopo Sanseverino Conte di Tricarico, fu da lui nel 1337 venduto a Filippo de Sus. All’epoca Aragonese si appartenne alla famiglia Caracciolo con titolo di Contea; passò in seguito di tempo alla Casa Muscettola, indi ai Pignatelli dei Principi di Marsiconuovo. Il titolo però in oggi, riconosciuto in persona di Donna Marianna Muscettola, è passato ai figliuoli Giudici-Caracciolo di Villa, Principi di Cellammare.
Circoscr. Civ. ed Eccl. – Già camera riservata, al presente è sede di Mandamento con 3828 ab., appartenente al Circondario e Diocesi di Potenza: ha Chiesa Parrocchiale, già collegiale, sotto la cura di un Arciprete, con una confraternita e tre Monti Frumentari poi opere pie riunite, ed avea anche un Convento di Cappuccini con 6 padri e 3 laici”. (giuseppe gattini-1910).

“I primi insediamenti nella zona risalgono alla tarda età del Ferro; a questi seguirono stanziamenti di popolazioni lucane fino ad arrivare alla conquista romana. Il toponirno, composto dalla radice -pice” e dal suffisso 'erno', viene inteso nel senso di 'luogo dove si estraeva la pece'; non manca però chi si richiama al termine dialettale salernitano piciernu, indicante una specie di giunco. Citata in un documento della metà dell'undicesimo secolo (il cosiddetto Catalogus Baronurn), già a quell'epoca fu dotata di fortificazioni, venendo poi infeudata a più signori: dopo essere appartenuta, con Carlo I e Carlo II d'Angiò, a Rinaldo d'Aquino e a Giovanni Pipino, conte di Potenza, passò ai Sanseverino, pervenendo ai Caracciolo durante la dominazione aragonese. Proprietà anche dei Muscettola e dei Pìgnatelli, si sviluppò fino alla fine del Settecento e nel 1857 fu colpita da un grande terremoto, che portò all'espandersi dell'abitato al di fuori delle antiche mura.
Tra i monumenti figurano: la chiesa parrocchiale, costruita nella prima metà del XVIII secolo su una parte del castello medievale; la chiesa dell'Annunziata; una torre del Quattrocento; i palazzi Scarilli e Caivano, rispettivamente del XVII e XVIII secolo, e la quattrocentesca chiesetta dell'Assunta”. (Paolo Sparaci-1998)


CARATTERISTICHE TERRITORIALI E SOCIO-ECONOMICHE
Centro di montagna, di antiche origini, che ha affiancato alle tradizionali attività agricole un modesto sviluppo industriale. I Picernesi, che presentano un indice di vecchiaia inferiore alla media, sono distribuiti tra il capoluogo comunale, che fa registrare la maggiore concentrazione demografica, e numerosissime case sparse. Il territorio disegna un profilo geometrico vario e irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate che vanno da un minimo di 397 metri sul livello del mare a un massimo di 1.355 metri, e offre un panorama alto-collinare di indiscutibile fascino, con i pendii ricchi di pascoli, vigneti e oliveti e rilievi coperti di boschi. L’abitato, che con i ruderi del castello medievale ricorda la funzione difensiva dell'insediamento, è interessato da una forte espansione edilizia e ha un andamento piano-altimetrico tipico montano. Si estende nella parte centrale della provincia, nelle vicinanze del monte li Foi (biotopo censito dalla SBI, chiuso a nord dal Bosco Grande), tra Potenza, Tito, Savoia di Lucania, Vietri di Potenza, Balvano, Baragiano e Ruoti. Situata a soli 8 krn dal proprio casello sul raccordo che collega Potenza all'autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria.
Fa parte della Comunità montana del “Melandro”. Inserita nei circuiti turistici della zona, fa capo prevalentemente a Potenza per il commercio, i servizi e le strutture burocratico-amrninistrative non disponibili sul posto.
Nell'economia locale l'agricoltura conserva un ruolo importante: si coltivano cereali (in particolare frumento), foraggi, ortaggi, alberi da frutta, ulivi e viti; diffuso è l'allevamento di bovini, suini, ovini e avicoli, seguito da quello di caprini ed equini. Il tessuto industriale è costituito da piccole e medie aziende che operano nei comparti alimentare (tra cui il lattiero-caseario) ed edile.
Meta di un significativo movimento turistico, offrendo a quanti vi si rechino la possibilità di trascorrervi piacevoli soggiorni, godendo di una suggestiva cornice paesaggistica e gustando i genuini prodotti locali tra cui va citata soprattutto la “ventresca”. E’ al centro di rapporti particolarmente intensi con i comuni vicini, grazie alle sue attività produttive e in particolare alla presenza di più industrie, che consentono un buon assorbimento di manodopera, e dell'istituto d'istruzione secondaria di secondo grado. Tra gli appuntamenti consueti, che tradizionalmente richiamano numerosi visitatori, va ricordato il pellegrinaggio del 15 agosto al Santuario della Madonna di Picerno sul Sacro Monte, dove si tiene una fiera e la festa della Madonna. Il Patrono, San Nicola, si festeggia il 9 maggio.


(Ricerche storiche, monumentali ed antropologiche di Vincenzo Falasca, Presidente I.R.S.A.B.
-Istituto Ricerche Storiche Archeologiche Basilicata- sede: 85050 Grumento Nova (Potenza), via Maiorino 117/bis.
Copyright riservato. E-mail: [email protected]

Autore: Vincenzo Falasca

 

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