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VENOSA - da A. P. T. Basilicata

È uno dei più interessanti centri della regione; costruita sull’alveo di un bacino lacustre pleistocenico, a 415 m.s.m., vicina alla fiumara omonima al confine di un pianoro. Il territorio, frequentato sino dalla preistoria, è un’area molto ricca di materiali paleontologici. Proprio ai margini della depressione in cui sorge Venosa si sono ritrovate testimonianze della presenza umana risalenti ai primi due periodi del paleolitico, il Chelleano e l’Acheulano. Nella tecnica clactoniana della lavorazione delle amigdale la terza fase viene definita “Facies di Venosa”; i rinvenimenti più importanti si sono avuti nelle località: Terranera, Sansanello, Loreto e Salci.

Le origini della cittadina risalgono all’insediamento di Venusia ai confini tra le regioni di Apulia, Lucania e Sannio; negli antichi, tra i quali il poeta latino Quinto Orazio Fiacco, ivi nato nel 65 a.C., permaneva il dubbio se la cittadina appartenesse all’una o all’altra regione.

Il nome attuale appare nei 291 a.C. quando viene occupata dal Console L. Postumio; diventa colonia romana e, dopo la battaglia di Canne, i romani vi ricostituiscono l’esercito.

Il console Claudio Nerone, nei 207 a.C., vi respinge un attacco di Annibale; è municipio romano iscritto alla tribù Orazia divenendo importante centro commerciale e, in età Repubblicana, ospita una fiorente comunità ebraica, della quale sono rimaste le catacombe in contrada Reale ed in contrada La Maddalena. La cittadina mantiene una posizione di privilegio anche durante l’alto medioevo. Nei 662 viene occupata dai bizantini, ed è presa due volte dai saraceni; nell’866 viene liberata dall’imperatore Lodovico; quindi è riconquistata dai duca longobardo di Benevento e, nel 976, viene ripresa dai bizantini e posta sotto il Catapano di Bari.

Tra il IX e l'XI secolo le traversie subite dalla città producono il restringimento della cinta muraria attorno al primitivo castello longobardo, che, con molta probabilità si trovava nell’area occupata dalla Chiesa di Sant’Agostino nel 1280.

All’avvento dei Normanni nel 1041 è contea di Drogone d’Altaviila, che ordina la costruzione della Badia benedettina della SS. Trinità, che viene consacrata dal papa Nicolò II neI 1059.

Nel 1067 Roberto il Guiscardo rende demaniale la cittadina. Nel 1127 Venosa insorge contro i Normanni e viene riconquistata da Ruggero II, che ne ordina l’abbattimento delle mura.

Nell’anno 1232 nel castello di Venosa, nasce Manfredi, figlio naturale di Federico Il e di Bianca Lancia; nell’occasione l’imperatore riceve il sultano di Babilonia che gli porta in dono la sfera d’oro “che indica infallibilmente le ore del giorno e della notte”.

Durante il regno dello stesso Federico II di Svevia diventa città regia e, nell’insurrezione ghibellina del 1268 si schiera contro Manfredi; nel 1269 diviene sede di un ospizio per invalidi di guerra voluto da Carlo I d’Angiò.

Nel 1297 il papa Bonifacio VIII concede ai Cavalieri di Malta la Badia della SS. Trinità che versa in una grave crisi, non risolta dai benedettini.

Nel 1304 Sancia, figlia del re di Maiorca, riceve in dono Venosa e la Contea di Potenza dal marito Roberto d’Angiò e, nel 1345, la regina entra in un ordine monastico ed i suoi feudi vengono requisiti dalla corona.

Appartiene ai Durazzeschi, ai Giordano Colonna, ai Sanseverino, ai Caracciolo, agli Orsini ed ai Del Balzo. Nel 1459 la cittadina è distrutta da Giovanni Antonio Orsini e subisce gravi danni per un terremoto.

Nel 1470 Pirro del Balzo si occupa della ricostruzione realizzando anche il Castello. Viene occupata dagli spagnoli nel 1501, quindi è feudo dei Gesualdo, dei Buoncompagni, dei Ludovisi e dei Caracciolo di Torella. È uno dei centri più ricchi della regione e nel XVIII secolo ha degli opifici tessili; partecipa ai moti Carbonari del 1820/21 e, nel 1848, è sede di una sommossa contadina. Nel 1861 aderisce all’insurrezione filoborbonica, accogliendo le bande legittimiste del brigante Carmine Crocco.

Tra i personaggi nati a Venosa si ricordano Quinto Orazio Fiacco il grande poeta latino; Pietro, giureconsulto alla corte di Federico II; Eustachio, medico e poeta del XIII secolo, autore del “De Situ Urbium”; il Giurista Roberto Maranta (1500/1571); Luigi Tansillo (1510/ 1568); gli umanisti, che fondano l’accademia venosina degli spensierati, Orazio Solimena ed Orazio De Gervasio; il

pittore Giacomo Di Chirico, della seconda metà dei XIX secolo; Francesco Frusci, chirurgo ed uomo politico (1839/1902); Vincenzo Tangorra, economista (1866/1922) ed Ernesto Battaglini giurista (1877/1961).


da Itinerari di Federico II nella prov. di Potenza

Autore: Azienda Promozione Turistica Basilicata

 

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