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VENOSA, CITTÀ ORAZIANA: DAL PALEOLITICO ALL'ETÀ ROMANA

Venosa è già conosciuta archeologicamente negli ultimi decenni del '400 con le lettere di Pomponio Leto al Poliziano, quanto a "iscrizioni marmoree su tavola"; inoltre con gli scritti di Pietro Appiano, Matteo Egizio, Gruterio, Raffaele Fabretto, dei venosini Achille Cappellano (1584) e Giacomo Cenna a fine Cinquecento-inizi Seicento; e, nel corso del Settecento, con quelli del Corsignani (1728), del Cimaglia (1779) e di Arcangelo Lupoli (1798). Ma è negli anni quaranta e soprattutto cinquanta (1853) dell'Ottocento che abbiamo le prime relazioni di scavo, relative alle catacombe ebraiche ed all'anfiteatro.
Agli inizi del Nove c e n t o (1907), verbali della Deputazione Provinciale di Potenza concernono scavi intrapresi sui "Piani della SS.a Trinità", finché, nel 1935, in occasione della celebrazione del Bimillenario del giorno della nascita del poeta latino Orazio, si affrontano esplorazioni più ampie nell'area dell'attuale parco archeologico. Un decisivo impulso alla ricerca, ma anche alla tutela ed alla valorizzazione della città romana, viene dato dall'istituzione (1964) della Soprintendenza Archeologica della Basilicata, quando, grazie anche allo specifico interesse di Dinu Adamesteanu, iniziano scavi sistematici nell'area delle terme e si recuperano in un lapidarium reperti di epoca romana ma anche medievale, salvandoli da una sicura dispersione.
Importante è stata anche la donazione, da parte di suoi eredi all'Amministrazione comunale, della collezione di mons. Rocco Briscese, al quale si è dedicata di recente (1993) una mostra documentaria e la Biblioteca comunale. La raccolta, comprendente per lo più materiale di epoca preistorica, ma anche romana, medievale e di età moderna, è significativa per la conoscenza di importanti siti del paleolitico venosino, tra cui quelli delle località Loreto e Notarchirico, ove hanno operato numerosi e valenti archeologi, nonché missioni straniere; basta ricordare il Museo di Antropologia e Preistoria di Montecarlo (Principato di Monaco).
Altri scavi, condotti all'inizio degli anni Ottanta per lo più nell'area periferica della città romana, hanno favorito l'istituzione ( 1985) del Centro Operativo Misto del Ministero per i Beni Culturali ed Ambientali e, il 3 novembre 1991, l'inaugurazione del Museo Archeologico Nazionale di Venosa e del Parco archeologico, che comprende anche il complesso ecclesiale della SS. Trinità.
Venosa, comunque, si segnala non solo quale importante colonia latina (291 a. C.) e patria di Orazio, ma anche per essere centro di importanza europea, quanto al Paleolitico, e già sede di una delle più importanti comunità ebraiche dell'Italia meridionale. È inoltre città d'arte e "museo all'aperto" per l'abbondanza del materiale antico di riutilizzo.
L'istituzione del Museo Archeologico Nazionale all'interno del castello aragonese (1470), fatto costruire da Pirro Del Balzo, che ospita anche il Centro Operativo Misto della Soprintendenza del Ministero dei Beni Culturali, ha conferito una dimensione di concreta e permanente offerta turistica e culturale del patrimonio archeologico, nella sua maggior parte.
Restano ancora da rendere fruibili nelle loro ottimali potenzialità il sito paleolitico di Notarchirico e le catacombe ebraiche e cristiane, per i quali siti occorre un adeguato numero di addetti alla sorveglianza, che si aggiunga ai pregevoli sforzi fatti dall'Amministrazione comunale di Venosa per finanziare l'elettrificazione e l'arredo espositivo del primo, l'esproprio e la sistemazione dell'area delle altre.
La popolazione venosina, ricca di tradizioni culturali, ha risposto positivamente agli stimoli delle nuove realtà istituzionali del Ministero per i Beni Culturali, grazie anche alla sensibilizzazione operata dalle numerose iniziative realizzate per la recente celebrazione del Bimillenario del giorno della morte di Orazio (1992-93).
Un Centro culturale, due rinomate case editrici del luogo, e le scuole si sono attivate con iniziative didattiche e di divulgazione dei beni archeologici, mentre un'agenzia di guide ha svolto un intenso lavoro al servizio di cultori, di studiosi e di turisti.
Il Centro operativo Misto si è adoperato con una sua sezione didattica, programmando ad esempio, di recente, corsi sui beni archeologici e su quelli monumentali di Venosa: ultimi quelli sulla civiltà ebraica e sul parco archeologico. Non meno importante è stato il contributo dell'Amministrazione comunale sia nel mettere a disposizione i locali del castello e della stessa biblioteca comunale per mostre ed incontri organizzati dalla Soprintendenza Archeologica, sia offrendo contributi utili alla realizzazione di iniziative e pubblicazioni nel campo archeologico e dei beni culturali.
Gli ultimi risultati della ricerca archeologica in Venosa sono scaturiti, più che da esplorazioni sistematiche, da interventi di recupero di materiale nell'agro o durante lavori di diversa natura realizzati in città: ad es. per costruzioni edili o nell'ambito di cantieri di restauro della "Chiesa vecchia" del complesso della SS. Trinità.
Questi hanno permesso, tra l'altro, il rinvenimento di epigrafi ebraiche riutilizzate nella struttura, di una base di forma di campana medievale che, insieme ad un'altra, scoperta negli anni Ottanta, l'unica integra al mondo, documenta l'esistenza di un'officina campanaria all'interno della chiesa.
Inoltre, grazie alla recente scoperta, favorita dal tracciato di una nuova linea elettrica, di pilastri pertinenti probabilmente al monastero benedettino medievale ed ubicati all'esterno dell'attuale chiesa, si prevede lo scavo sistematico dell'area antistante all'ingresso della SS. Trinità al fine di verificare, in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Ambientali ed Architettonici, l'ampiezza di un complesso conventuale che al tempo dell'abate Berengario poteva ospitare 100 religiosi, ma anche per sistemare la stessa in ordine alla fruizione turistica, facendola in tal
modo pienamente rientrare nell'ambito del parco archeologico.
Un ulteriore campo di ricerca rimane l'esplorazione ulteriore delle catacombe cristiane ed ebraiche, che in parte sono visitabili, mentre per il sito paleolitico della località Notarchirico, uno dei più importanti d' Europa e risalente a circa 500.000 anni fa, gli scavi eseguiti nel 1995 da studenti dell'Università di Napoli, sotto la guida di Marcello Piperno, in collaborazione con la Soprintendenza Speciale al Museo Preistorico ed Etnografico Pigorini, hanno condotto a nuovi e significativi risultati.
Basta ricordare il rinvenimento del cranio di un bisonte che riflette per la prima volta con puntualità l'esistenza di un determinato ambiente e clima nell'area del bacino pleistocenico di Venosa. Parallelamente si stanno conducendo a cura di ricercatori del C.N.R. e di archeologi, tra cui in un prossimo programma anche lo scrivente, ricerche inerenti all'analisi di materiali lapidei, per lo più di spoglio, come quelli dell'anfiteatro romano riutilizzati nelle strutture della chiesa "Incompiuta", e della ceramica a vernice nera. Ciò con il conforto di analisi petrografiche, utili anche all'individuazione di una produzione artigianale venosina nell'antichità.
A tale studio, che si è già parzialmente affrontato anche per un sito vicino a Venosa, quello di Bantia ( Banzi), con una tesi di specializzazione seguita in Francia da J. Paul Morel, si spera che quanto prima, si aggiunga l'analisi della ceramica di età romana imperiale, cui di recente si è dedicata una ricercatrice dell'Università di Francoforte.
Interessanti, infine, le recenti ed importantissime conclusioni ( 1995) cui sono pervenute, quanto allo studio di resti scheletrici di sepolture medievali rinvenuti nella SS. Trinità, le analisi di ricercatori dell'Università di Bari, che hanno individuato caratteristiche nordiche e, persino, di tipo mongolo in alcuni degli inumati.
Nel frattempo si attendono gli esiti di analoghi studi effettuati sugli scheletri scoperti nella tomba di Aberada, prima moglie di Roberto il Guiscardo.


tratto da "BASILICATA REGIONE Notizie, 1996"

Autore: Testo di Antonio Capano

 

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