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VENOSA AL TEMPO DEI NORMANNI

Nelle guerre tra i greci ed i normanni, la città di Orazio parteggiò per i discendenti di Tancredi Altavilla, che a stento avevano potuto mettere insieme 700 cavalieri e 3000 fantaccini, tutti volontari di Melfi e di Venosa. L'esercito greco era almeno cinque volte superiore.

Pareva follia una lotta in queste condizioni. Il comandante dell'esercito greco mandò un suo uffiziale ad intimare ai normanni la resa. Giunse il messo su di un magnifico cavallo, e fu condotto alla presenza di Ugone, che aveva il comando dell'esercito. Quando il giovane normanno ebbe udito le intimazioni dell'uffiziale greco, gli disse per tutta risposta che andasse a dire a chi lo aveva inviato quello che aveva veduto.

Levò il pugno in alto e lo lasciò cadere sulla testa del cavallo con tanto impeto che la bestia stramazzò a terra tramortita.

Il giorno seguente, ci fu lo scontro che finì con la vittoria del piccolo esercito normanno e lo scompiglio dei greci, i quali lasciarono molti morti sui campi di Venosa, mentre i volontari del paese vi tornavano fra acclamazioni trionfali.

* * *

A due chilometri circa da Venosa, verso la fiumana, si è scoperta nel secolo scorso una catacomba con molti sepolcri vuoti che mano rapaci depredarono.

Si narra che, verso la fine del XV secolo, una sera giunse in città un francese che iniziò degli scavi per la ricerca di un tesoro. Egli aveva tratte da un documento conservato in un convento di monaci benedettini indicazioni precise su un luogo dove era sepolta una immensa cassa di ferro piena dell'oro e delle gemme di Lucullo, che effettivamente dimorò a Venosa ed abbellì la città per farne un delizioso sito di villeggiatura.

Scava, scava, in una notte oscura, ad un tratto i picconi batterono su d'una lastra metallica. Il francese esultava ed i dodici scavatori che aveva con se raddoppiavano gli sforzi.

Venne fuori una enorme cassa di ferro; ma era vuota.

Qualche altro, in possesso del segreto, lo aveva depredata prima. Il francese, per non tornare proprio senza nulla, raccolse gli innumerevoli oggetti di bronzo ed i lavori in marmo venuti fuori durante gli scavi che furono allargati e proseguiti.

E' molto probabile che in quell'occasione fossero vuotati i sepolcri delle catacombe.

Scavando più giù delle catacombe, sono stati rinvenuti oggetti di pietra appena sbozzati ed ossa di ippopotami e di elefanti.

Autore: tratto da "LA BASILICATA" di F. Di Sanzo (primi del '900)

 

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