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ACCESSORI RUPESTRI NEI "SASSI" DI MATERA

I rioni Sassi di Matera sono composti da vie che mettono in comunicazione i numerosissimi vicinati, spiazzi comuni e spesso chiusi da tre lati (quasi a ferro di cavallo) su cui si affacciano gli ingressi delle abitazioni.
Attualmente questi rioni si presentano come un ammasso intrecciato di scalinate, di gradonate, di vicoli, di case, anche a corte, su case, di grotte con avancorpo in muratura, di palazzotti, di portali e simili.
Nei secoli passati, però, l'aspetto dei Sassi era diverso, poiché davanti alle case-grotte c'erano spazi per orticelli, per cisterne, per forni e così via. Tutto il complesso appariva come una grata a maglie molto larghe, in cui ogni spazio era occupato da una unità abitativa.
Ciò che noi ora vediamo, che dà l'idea del disordine e nello stesso tempo dell'armonia, è stato ottenuto da secoli di lavoro spontaneo, senza uno schema prefissato, salvo quello, molto importante, di assecondare l'andamento naturale della roccia.
II risultato è un insieme di costruzioni in parallelepipedi di Calcarenite, una roccia tenera chiamata volgarmente tufo e composta da sedimenti di organismi marini cementatisi e solidificatisi prima che l'area emergesse dal fondo dell'oceano.
L'edificato si è sovrapposto, nel corso dei secoli, a quello che era l'aspetto originario dei Sassi: un insieme di abitazioni e di locali per servizi scavati nel banco tufaceo. Dal masso calcarenitico, però, non erano ricavate solo le grotte, ma anche gli elementi sussidiari alla vita e diventati ormai indispensabili, come letti, cucine, pile, per fare solo pochi esempi.
Detti accessori rupestri ormai giacciono sotto le costruzioni, ma alcuni si mostrano all'occhio attento del visitatore e del ricercatore, soprattutto nelle zone non molto urbanizzate, come rione Casalnuovo (ex quartiere albanese) o in occasione di lavori di pulitura e, a volte, in modo fortuito, come in caso di crolli, che permettono il rinvenimento degli arredi tufacei, o loro resti, annichiliti dall'edificato. Essi sono espressioni della Civiltà Rupestre, di quel mondo, cioè, articolazione locale della cultura rurale, che ha imparato ad usare il materiale povero disponibile in natura. Poiché la risorsa abbondante sulla Murgia è il tufo, l'uomo lo ha utilizzato fin dalla Preistoria e del cui uso ci sono tante tracce, sotto forma di tombe, di silos e di altro, oltre ai fossati, scavati a protezione dei nuclei abitati dall'attacco di predatori, umani e non. La Civiltà Rupestre, nata millenni fa, ha lavorato per sottrazione, cioè ha tolto il pieno per ottenere il vuoto.
Essa si è sviluppata ed ha perfezionato pian piano l'uso del tufo, raggiungendo l'apice nel Medioevo, o poco dopo. Sono di questo periodo, infatti, le testimonianze più valide della cultura in rupe: oltre alla preziosità delle chiese rupestri, ci sono anche altri aspetti altrettanto significativi e però non ancora considerati degnamente. Sto parlando degli accessori rupestri che con grande maestria i nostri antenati, usando semplici strumenti, hanno saputo tirar fuori dal tufo informe. Lo 'zuccatore' ha così scavato ed ha ricavato canalette, grondaie, cisterne, tombe, sul suolo o sulle pareti, e altro.
Si spera che questi elementi vengano apprezzati, amati, studiati e valorizzati per ciò che rappresentano: la risposta dell'Uomo alle avversità della natura, la capacità umana di adattarsi in un ambiente povero e ostico. Tutto ciò è il retaggio del nostro passato, frutto del lavoro di gente umile, senza volto e che ha sempre dovuto subire gli avvenimenti. Per molto, per troppo tempo, questa fascia umana non è stata considerata dalla storia ufficiale e forse è venuto il tempo di cominciare a cambiare, di porla al centro dell'attenzione che merita.


tratto da "BASILICATA REGIONE Notizie, 1994"

Autore: Testo di Franco Moliterni

 

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