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Complesso dell’Abbazia della SS. Trinità

Il complesso originario è fatto costruire dai vescovo Stefano, documentato nel V e VI sec., ed è costituito da due chiese. Quella esterna, di cui rimangono solo le fondazioni, ha due vasche battesimali e pavimento musivo. Nell’alto medioevo viene abbandonata divenendo area cimiteriale; una parte importante dell’antica chiesa è un edificio con pianta trilobata, con un deambulatorio e, al centro, contiene una vasca battesimale esagonale e, subito a fianco, una seconda vasca a croce, entrambe ad immersione.

La seconda chiesa, detta “Chiesa Vecchia”, ha un impianto a tre navate con sette pilastri, sormontati da archi a tutto sesto, transetto ed abside con otto aperture passanti su un deambulatorio esterno con pavimento a mosaico, oggi trasformate in grandi finestre; due colonne in cipollino, di reimpiego, sostengono l’arco trionfale; le murature sono costituite da due o tre filari di conci di pietra alternati a due o tre filari di mattoni; aveva pavimentazione a mosaico nel deambulatorio, nella cantoria, nel transetto e nella navata centrale; quelle laterali avevano un pavimento in cotto a spina di pesce. Tra la vicina chiesa di San Rocco ed il complesso della SS. Trinità esiste, nel IV sec. d.C., un intero quartiere sul quale, nel V sec., si inserisce una "insula episcopalis".

Dopo la fase paleocristiana segue, nell’XI secolo, una seconda importante fase per il complesso. Drogone d’Altavilla, nel 1042, fa iniziare i lavori di restauro della SS. Trinità che vengono ultimati, dall’abate Ingilberto, nel 1051.

I lavori interessano prevalentemente il monastero ed anche la chiesa vera e propria per cui, nel 1059, papa Nicolò II si reca a Venosa per trasformarla da Cattedrale ad Abbaziale. Nel 1069 vengono tumulati nella Chiesa Guglielmo, Drogone ed Umfredo di Altavilla; Roberto il Guiscardo vi fa edificare la tomba della moglie Alberada, morta nel 1059, e vi viene seppellito lui stesso nel 1085. La chiesa della SS. Trinità, essendo fuori della cinta muraria, nel 1053 è indicata come “foras muros civitati Venusia”.

Nel XII secolo i grandi abati benedettini fanno vivere un prospero periodo all’abbazia per cui nasce il progetto del“‘incompiuta” al quale si dà inizio.

Il portale della chiesa e la cripta a corridoio risalgono al XIII secolo, per intervento dei Cavalieri Ospedalieri di San Giovanni di Gerusalemme; altri interventi e restauri avvengono tra il XVI ed il XVII secolo, che gli conferiscono un aspetto barocco e si provvede alla ricostruzione del presbiterio; dopo il terremoto dei 1851 vengono costruiti i contrafforti esterni.

Le strutture delle attigue terme sembrano ascrivibili alla prima età imperiale con frequentazioni fino agli inizi del V secolo, quando nell’area si individua una serie di sepolture; le terme sono tutte a sud della strada a basoli con marciapiedi, mentre a nord si attestano ambienti definiti “tabernae”.

Il primo scavo del vicino anfiteatro viene disposto, nella prima metà del XIX secolo, dal governo borbonico che permise il ritrovamento di una serie di bronzi, monete, terrecotte ed altro materiale; quindi, per abbandono, i ruderi si rinterrano fino al 1935 quando due campagne di scavo portano in luce le strutture in vista oggi. Il monumento ha forma ellittica,a tre piani, realizzato tagliando i fianchi della collina e scavando le fondazioni dell’anfiteatro; il livello più basso è quello dell’arena; quindi si trova la terrazza del “podio” per i personaggi di riguardo; un primo livello detto “ima cavea” un secondo livello o “media cavea”, sostenuti da tre ambulacri concentrici. La costruzione presenta una fase più antica e la successiva di rinforzo.


da Itinerari di Federico II nella prov. di Potenza

Autore: Azienda Promozione Turistica Basilicata

 

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