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BIMILLENARIO ORAZIANO A VENOSA

Dal poeta del "Carpe diem" alla serena saggezza dell'antichità


"Alme sol, curru nitido diem qui promis et celas, aliusque ed idem nasceris, possis nihil urbe Roma visere maius": così esordiva il manifesto celebrativo (29 settembre 1935 Venosa, 6 ottobre 1935 Potenza) del Bimillenario della nascita del sommo Poeta, organizzato con orazioni ufficiali dei parlamentari G. Marciano e A. De Marsico. Il programma prevedeva, inoltre, danze classiche, rassegne folkloristiche, canti del "Carmen Saeculare", visite ai due centri storici, collegamenti radiofonici, per l'epoca una rarità!
Intanto, in preparazione del 1992 (dopo duemila anni dalla scomparsa del Vate) si è svolta, nelle scorse settimane, a Venosa una cerimonia per l'insediamento del "Comitato Promotore" delle celebrazioni Oraziane, composto da 44 membri.
Va detto, per la cronaca. comunque che già da alcuni anni è stata avviata una positiva sensibilizzazione sul tema, grazie all'impegno della presidenza del Liceo-Ginnasio di Venosa intitolato al grande umanista, del Centro Studi Oraziani, dell'A.l.C.C. "Atene e Roma". Essi, infatti, organizzano dal 1987 l'annuale "Certamen Horatianum Venusinum". Una gara d'abilità consistente in un saggio traduttivo d'un brano oraziano, integrato da un commento linguistico e storico-letterario.
Nell'edizione di quest'anno, a cui hanno partecipato circa quaranta giovani studenti (frequentanti gli ultimi due anni dei LLicei Classici delle regioni: Basilicata e Puglia; e delle Province di Avellino, Salerno, Cosenza), sono stati premiati - nell'ordine con targhe e premi in denaro Maria Rita Chiarelli del Liceo Classico "Tito Livio" di Martina Franca (Taranto); Raffaella Gentilella del Liceo Classico "Torquato Tasso" di Salerno; Immacolata Postiglione del Liceo Classico "Torquato Tasso" di Salerno. Gli elaborati degli studenti più bravi sono stati scelti da un rigorosa e qualificata Commissione Giudicatrice, composta dall'Ispettore Centrale del Ministero P. I. A. Portolano, dai Proff. Sergio Felici e Paolo Fecieli degli Atenei di Roma e Bari.
È necessario, oggi, passare da una commemorazione localmente calibrata ad una serie organica di iniziative grandiose, poliedriche, diffuse su tutto il territorio regionale (l'uomo Quinto Orazio Flacco appartiene idealmente a Venosa ed alla Basilicata intera - ha ribadito il Presidente Sen. V. Leggieri mentre Orazio Poeta è patrimonio di tutta l'umanità).
Così si onorerà con dignità e prestigio pari alla celebrità universale del Nostro, la Sua memoria e la Sua grande opera.
Già i parlamentari lucani Romualdo Coviello e Pasquale Lamorte hanno presentato, nei mesi scorsi, due proposte di Legge che saranno discusse quanto prima. Dopo l'intervento del Presidente della Giunta regionale, Gaetano Michetti, e di Gianni Pittella, Assessore alla Cultura che hanno espresso tra l'altro - l'impegno morale ed il sostegno finanziario della massima istituzione lucana, l'On. D'Amelio, (sottosegretario alla Pubblica istruzione ed in rappresentanza del Ministro Mattarella) ha rilevato la disponibilità del Governo Nazionale a patrocinare le varie iniziative per il Bimilienario. Lo stesso On. D'Amelio ha sostenuto - e Colombo si e impegnato in tal senso - che sia lo stesso Parlamento Europeo ad essere chiamato in causa a tale proposito. Fra le presenze di rilievo, l'On. Sanza, l'Assessore Regionale G. Di Mauro, il Presidente del Consiglio Regionale Di Nubila, il Presidente della Provincia di Matera, Lisanti, numerosi Sindaci, amministratori ed operatori culturali e dei mass-media.
Ma perché Orazio è stato tradotto, nei secoli, in numerosissime lingue, dal francese allo spagnolo, al tedesco, all'inglese, allo svedese, al giapponese, all'olandese?
Diversamente da Virgillo come osserva Paolo Fedeli Orazio è tutto umano. Egli non ha mai ricercato valori oltre la vita, in quanto incapace di credere ad altro al di là di essa.
L'ideale filosofico di Orazio è individuato nel culto della pazienza: ("che rende più lieve ciò che non ci è lecito mutare") e nel sottolineare gli aspetti lieti dell'esistenza (le donne ed il vino) ed il senso dl una pace, infine, ritrovata dopo le luttuose guerre civili.
Orazio è l'uomo antico in cui il contemporaneo può ritrovarsi ed identificarsi nel segno di una humanitas che travalica i tempi, "con la pazienza dalle labbra strette per unica amica, la triste pazienza che ha la disperazione come vicina di casa". Ed ancora stoicamerte il Poeta ci illumina: "Lasciare questa vita, anche se esistono gli dei, non deve far paura; se poi non esistono o se essi non si prendono cura delle cose umane, quale importanza può, per me, avere il vivere in un universo privo degli dei o privo di provvidenza?".
A proposito della vita intima di Orazio, vale la pena, con queste note, zoomare su qualche difetto e sul suo senso della parsimonia e della semplicità che ce lo rendono, se ce ne fosse bisogno, ancora più "vicino ed autentico": "...non era per abitudine mattiniero, gettavasi a dormire, piuttosto lasso e pingue, con il cuore libero da rimorso di aver malfatto.
Dopo avere in sua casa assaporato sia Ia scodella di ceci e Iasagne conditi con cipolla, oppure delle buone carni con pingue lardo o dei raperonzoli od altri erbaggi con olio fino delle sue tenute venosine". Nè disdegnò pascersi talora di pane, acqua e sale intinto con olio fine, imitando quel costume che vige tuttora presso l'infima classe dei coloni, di nutrirsi di un miscuglio che viene detto, volgarmente, "acquasale" che "ottimamente del ventre allora accheterà i latrati" dipinge stupendamente, in versi, il grande Orazio.
Quinto Orazio Flacco scrisse, nel 713, il primo libro delle "Satire" e fino al 719, progressivamente, l'ottavo. Seguirono le "Epistole" e "Le Odi" di cui l'ultima nel 744 (a 55 anni d'età) dedicata al più grande uomo del suo tempo, Augusto.
Poco prima, secondo, gli esperti, è collocata la data di composizione del "Carme secolare". Il suo capolavoro rimane, comunque, l'Arte Poetica una lettera didascalica indirizzata ai fratelli Pisoni.
"Soltanto la Bibbia- riporta, nel 1892, lo scrittore venosino Diego Rapolla - ha prodotto un fenomeno superiore, se non uguale, alle opere di Orazio. Il suo primo editore, di cui si abbia notizia, fu Basilio Mavorzio che, nel 527 dell'era di Roma, studiò sui suoi manoscritti e ne fece redigere esemplari riveduti e corretti".
"Me fabulosae Vulture in Appulo-Altricis extra limen Apuliae"; il critico Bentley sostenne, addirittura, l'esistenza di una balia di Orazio che, nel sogno del fanciullo, lo teneva a dormire sulle proprie ginocchia, fuori la porta della sua casa rurale in Venosa. Ma è certo, dalla cospicua mole di saggi prodotti in ogni tempo, che Orazio volle dire, nominando il Vulture, della catena minore, le pendici boscose su cui Venosa era, ed è, situata. Contestualmente, infatti, cita "saltusque bandinas" (Ia foresta di Banzi), "celsa nidum Acherontiae" (Acerenza), "humilis Ferenti" (Forenza), la celebre "Taberna" della Rendine attuale ed altro ancora.
Ma chiudiamo con alcuni versi di un altro venosino, Luigi Tansillo, che pure non fu alieno da risentimenti verso di Lui, a causa dell'esodo in terra Sabina: '... il Mastro dei poeti, Orazio, la cui lira per tutto manda il suono a qual Pindaro Grecia, egli ornò Lazio".



tratto da "BASILICATA REGIONE Notizie, 1989"

Autore: Testo di Donato Mazzeo

 

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