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TARDO MANIERISMO. I SEGUACI DEL PETRAFISIANUS

La gran mole di restauri eseguiti dalla Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici di Matera ha consentito di ampliare e precisare la conoscenza e l'attribuzione della produzione pittorica di uno dei principali esponenti del manierismo lucano, Giovanni de Gregorio detto il Pietrafesa (1579-80 +1656), e di quanti ai suoi modi pittorici si uniformarono o ispirarono.
Mentre ulteriori scoperte confermano la prolifica attività del Pietrafesa, anche come affreschista, la continua attività di restauro ha riportato alla luce firme d'autore, date riferite all'anno di esecuzione delle opere, cartigli prima illeggibili e il cromatismo originario, consentendo così di cogliere al meglio le differenze di stile pittorico tra le opere del Pietrafesa e quelle dei suoi seguaci.
Così, ad esempio, i recenti restauri hanno permesso di retrodatare al 1618 la prima opera di Filiberto Guma da Vineola (l'attuale Pignola), che proprio per la chiesa madre del suo paese natio firma in quell'anno la tela raffigurante la "Apparizione del Bambino ai Santi Diego (?) e Antonio da Padova". Un dipinto che testimonia la stretta adesione di questo pittore al "repertorio stilistico e figurativo del de Gregorio” (1) in termini culturali, stilistici e pittorici, sino a rasentarne la copia.
Non dissimili sono le raffigurazioni già note (2) della "Immacolata Concezione", firmate e datate 1626 e 1628, rispettivamente per le chiese dei conventi francescani di Viggiano e Pietrapertosa. Tali immagini ripercorrono analoghi modelli incisori più antichi che raffigurano la Vergine, nell'ambito di un'interpretazione iconografica tesa ad affermare la maternità spirituale di Maria, patrona dell'ordine dei Cappuccini, contro le dottrine protestanti.
Il recente restauro (3) del trittico allocato nella chiesetta privata della Grancia di Brindisi di Montagna (Pz), dedicata a San Lorenzo, ha fatto emergere la firma di Filiberto Guma e l'anno di realizzazione dell'opera risalente al 1638, documentando in tal modo ulteriormente il periodo di attività pittorica del Guma. Il trittico a tempera raffigura nella tavola centrale la "Vergine con Maria Maddalena e Marta di Betania”. Nelle tavole laterali, sono raffigurati San Benedetto e San Placido, primo tra i seguaci della regola benedettina. Altre ancora sono le opere del Guma conservate a Pignola, tra cui quelle dedicate alla vita della Vergine.
Alle diverse versioni della "Deposizione" del Pietrafesa (realizzate nel 1627 per la chiesa del convento di S. Geltrude a Castelcivita e per la chiesa SS. Croce di Moliterno poco prima del 1640) si ispira un altro dipinto su tela raffigurante il medesimo soggetto di un ulteriore seguace del Pietrafesa. Si tratta della "Deposizione" firmata da Francesco Antonio Romano da Laurenzana, custodita nella chiesa San Francesco di Pietrapertosa, che imita il realismo espressivo del Pietrafesa e le sue più mature innovazioni nell'uso della luce. Vi è da annotare, tra l'altro, che in quella stessa chiesa si conserva un dipinto del Pietrafesa, firmato e datato 1631, che raffigura la "Apparizione del Bambino a S. Antonio da Padova" (replica l'analoga tela eseguita nel 1613, conservata nella chiesa parrocchiale di Missanello) secondo i canoni di una "pittura di chiaro impianto pietistico", il cui modello iconografico è stato riproposto, sempre dal Pietrafesa, in un affresco collocato sulla parete sinistra della cappella di S. Maria degli Angeli a Brienza.
È all'interno della chiesa S. Chiara, a unica navata, del convento delle Clarisse di Tricarico che si conservano due tele di un altro seguace del Pietrafesa, F. Jacob, il quale imita i modi pittorici del Pietrafesa nella raffigurazione della "Porziuncola" e in quella della "Immacolata". Quest'ultima opera, firmata e datata 1666, è replicata nel dipinto conservato nella chiesa S. Rocco di Matera, dove si trova un'altra sua tela raffigurante "S. Giovanni della Croce".
Nella chiesa S. Antonio dell'ex convento francescano di Vaglio di Basilicata si possono ammirare i dipinti di Francesco Paterno da Buccino, tra cui quello raffigurante la "Sacra Famiglia con i Santi Gioacchino ed Anna" firmato e datato 1663. L'opera, dalla costruzione scenografica classicheggiante mediata "da un tratto calligrafico" di insieme in cui si insinua una luce irreale, richiama i moduli espressivi e coloristici del Pietrafesa (4). In quella stessa chiesa sono presenti altre opere a lui attribuite: il polittico che raffigura “L'Eterno", l'Annunciazione e i Santi Domenico e Michele" e l'opera che ritrae la "Madonna delle Grazie con i Santi Vito e Carlo".
Sempre nella chiesa dell'ex convento francescano si conserva il dipinto raffigurante la "Resurrezione" di Attilio De Laurentis da Montemurro, firmato e datato 1626. Il periodo di attività di questo pittore, seguace del Pietrafesa, è documentato sino al 1650, anno in cui firma per la chiesa parrocchiale S. Luigi Gonzaga di Aliano (Mt) un altro dipinto su tela: la "Madonna in Gloria e Santi". Altre sue opere si conservano nella chiesa madre di Abriola, nelle chiese della Trinità e parrocchiale di Calvello, nella chiesa del convento di S. Francesco a Pietrapertosa, nella chiesa parrocchiale di S. Chirico Raparo e in quella di Viggiano. Nella chiesa madre di Vaglio di Basilicata è la classicheggiante "Natività", mentre nella chiesa dell'ex convento S. Antonio di Accettura è l’"Annunciazione". Questa ultima opera offre chiari riferimenti al repertorio iconografico del Pietrafesa e al suo dipinto del 1612, (unico firmato Giovanni de Gregorio con l'aggiunta dello pseudonimo "Petrafisianus" che si ammira nella chiesa S. Michele di Potenza. Accomuna i due dipinti la medesima rappresentazione dei soggetti con l’inversione della posizione dell'Angelo rispetto alla Vergine. Identica è, invece, la raffigurazione dell'Eterno in uno squarcio di luce tra le nubi; l'immagine del committente, in posizione laterale e orante nel quadro del Pietrafesa, ha le fattezze del ritratto nel dipinto del De Laurentis da Montemurro ed è collocato in posizione centrale. Nell'"Annunciazione", firmata dal De Laurentis, si accentua la prospettiva scenografica dell'evento attraverso l'introduzione di elementi classicheggianti nel paesaggio e nell'arredo, mentre in quella del Pietrafesa si avverte il calore di un'atmosfera più intima, quasi familiare.
Nativo di Pietragalla è un altro autore che si continua ad annoverare tra i seguaci del Pietrafesa, Girolamo Bresciano, la cui attività è documentata a partire dal 1628, data apposta assieme alla firma sulla tela "Porziuncola" per il convento dei Frati Minori Riformati di Santa Maria degli Angeli di Avigliano (Pz), eretto in quegli anni (Bolla pontificia di concessione del 1615). Per quella stessa chiesa a Pietro Antonio Ferro, uno dei principali esponenti del manierismo lucano, venne commissionato il dipinto "Incoronazione della Madonna degli Angeli e Santi". Un'altra tela, firmata dal Bresciano, "Apparizione a S. Felice" si conserva nella Chiesa S. Anna di Lavello e reca la data 1637. Tre anni dopo il pittore di Pietragalla firma per la cappella S. Vito di Avigliano la tela "Madonna con Bambino e i SS. Vito e Lorenzo" che rispecchia "i canoni della pittura riformata diffusa per tutta l'orbe francescana a mezzo di stampe dalla prima metà del '500" (5). Perduto è, invece, il dipinto "Madonna della Misericordia e Santi", originariamente allocato presso la cappella S. Biagio di Avigliano. Entrambe queste opere sono stilisticamente vicine alle cinque tavolette ad olio raffiguranti le "Storie di S. Antonio" (la restituzione della vista ad un cieco, la liberazione di un uomo ingiustamente condannato a morte, il miracolo della mula, S. Francesco e S. Antonio che spengono un incendio, S. Antonio assalito dal diavolo). Furono dipinte nel 1645 per ornare i corridoi del convento di S. Francesco a Potenza e "sono tutte caratterizzate da una notevole capacità narrativa, dal gusto della descrizione dei personaggi, dai costumi, dallo stile aneddotico tipico degli ex voto" (6): una via popolare al culto e alla devozione. Un altro dipinto firmato dal Bresciano raffigura "S. Michele", dalle fattezze umane e popolareggianti, nella chiesa dell'Annunziata a Vietri di Potenza, ma la produzione pittorica di Girolamo Bresciano non si ferma ai dipinti elencati. Sono altre ancora le opere da lui eseguite conservate nella chiesa parrocchiale di Ruvo del Monte e nella chiesa S. Nicola di Barile, dove è l’"Annunciazione" che apre, al centro, uno squarcio scenografico sul Vulture. Suo è, inoltre, con ogni probabilità, il dipinto la "Madonna del Rosario" nella chiesa parrocchiale di Brindisi di Montagna e a lui è stata attribuita anche la raffigurazione della "Sacra Famiglia", che si conserva nella chiesa del Carmine a Muro Lucano (7). Nel dipinto compare, in basso a destra, il ritratto della committente orante; la composizione riporta, nella parte alta, Dio Padre benedicente e, in basso, la Sacra Famiglia con S. Giovannino che addita il Bambinello. La Madonna solleva con l'indice e il pollice il velo che ricopre il Bambino, centro dell'attenzione. Lo scenario delle montagne e di un paese (forse Muro Lucano) divide l'opera e fa da sfondo ad una Natività inserita in un paesaggio reale, differente dalle ambientazioni del Pietrafesa.
Questa pala di altare ricalca, è vero, "consueti stilemi arcaici: figure tratte dalla realtà quotidiana, echi leonardeschi, eleganza composta, comunicazione di una religiosità semplice, il tutto sorretto da un impianto tardo manieristico" (8), ma apre anche all'innesto di qualche paesaggio lucano. Si può dire che il Bresciano cerchi forme espressive proprie, attraverso un'attenta osservazione dei moduli pittorici del suo tempo, oscillando tra le figurazioni del Pietrafesa e quelle del Ferro. Suoi, più che del Pietrafesa, sono gli affreschi del chiostro del convento di Balvano (PZ) (9) dove se ne conservano anche alcuni di Giovanni de Gregorio "Petrafisianus”.

Note

1 S. SACCONE (a cura di), Petrafisianus pingebat, ed. Fausto Fiorentino, Napoli 1993, pag. 86;
2 IDEM, pag. 84;
3 B. DI MASE, Madonna con Bambino, San Benedetto, San Placido, in, AA.VV., Restauri in Basilicata 1993 1997, Matera 1998, pp. 73 76;
4 A. ALTAVILLA, Sacra Famiglia con S. Anna e San Gioacchino, (Vaglio di Basilicata) in, AA.VV., Percorsi d'arte. Tra luoghi di culto la diocesi di Acerenza, ed. Osanna Ministero dei Beni Culturali e Ambientali, Venosa 1997;
5 C. MUSCOLINO, scheda n. 8, G. Bresciano, S. Antonio da Padova tentato dal demonio, in, AA.VV., Opere d'arte restaurate a Matera, Bmg, Matera 1985, pp. 35 39;
6 IDEM, pag. 36;
7 IDEM pp. 40 43;
8 IDEM pp. 40 43;
9 A. GRELLE IUSCO (a cura di), Arte in Basilicata. Rinvenimenti e restauri, De Luca, Roma 1981, pp. 116 118.

tratto da "BASILICATA REGIONE Notizie", 1998

Autore: GIUSEPPE SETTEMBRINO

 

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