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Venosa

Le caratteristiche morfologiche del sito su cui sorge Venosa, un altopiano delimitato dai valloni - del Ruscello - e -del Reale -, ne condizionano l'impianto e ne determinano le vicende e lo sviluppo urbanistico. È infatti sull'altopiano delimitato dai valloni del Ruscello e del Reale che s'insedia, nel 291 a.C. a opera del console L. Postumio Megello, la colonia latina di ventimila coloni di cui riferisce Dionigi di Alicarnasso (XVII-XVIII, S). La sua estensione è documentata dalle recenti indagini archeologiche che ne determinano i capisaldi, oltre che nella cinta muraria, di cui alcuni tratti sono visibili sul limite dei valloni, nel castellum aquae le cui imponenti strutture sono parzialmente inglobate nel Castello di Pirro del Balzo costruito a partire dal 1470 proprio nel punto in cui convergevano i due valloni e che, per questo, rappresentava l'unico punto debole del sistema difensivo della città. L'altro limite è visibile all'estremo opposto, sui Piani della Trinità, dove sono stati rinvenuti i resti dell'Anfiteatro, delle Terme e di altri edifici pubblici e privati. In periodo altomedievale, in conseguenza delle incursioni bizantine e arabe, il circuito urbano si restrinse e iniziò un periodo di decadenza cui fece seguito, a opera di Ludovico II, figlio di Lotario, che nell'867 scacciò i Saraceni, un periodo di rinnovamento della città. Il restringimento della cinta urbana è documentato, verso nord, dalla presenza di alcuni resti attribuibili al castello longobardo, nel sito dove poi sorse nel 1280 la chiesa di S. Agostino le cui strutture sono inglobate nell'ambito dell'Istituto dei Padri Trinitari. Agli inizi dell'XI sec; Venosa fu coinvolta nelle vicende della conquista e del dominio normanno dell'Italia meridionale. Conquistata infatti dai fratelli Altavilla nel 1041, insieme ad altri centri della regione, toccò in sorte nel 1042 a Drogone. Lo stesso Drogone ed i suoi successori, nell'ambito di una politica di accordo col papato e col clero locale presero importanti iniziative, soprattutto in materia di edilizia religiosa. Ottennero dal clero la chiesa della SS. Trinità che aveva le funzioni di cattedrale e che fu trasformata in abbaziale da papa Niccolò II nel 1059; la cattedrale fu trasferita al capo opposto della città, nella chiesa di S. Felice. In questo periodo le vicende di Venosa si intrecciano strettamente con quelle della SS. Trinità e con la benevolenza dei Normanni verso la città. Il periodo di floridezza del monastero benedettino è testimoniato dall'inizio della grandiosa costruzione della nuova chiesa così come l'interruzione dell'opera stessa testimonia la decadenza del monastero, che nel 1297 passò all'Ordine Gerosolimitano di S. Giovanni. Le successive dominazioni sveva e angioina e il formarsi delle prime strutture feudali non comportarono grandi trasformazioni urbanistiche. Sono importanti, in questo periodo, la concessione di costruire una fontana da parte di Carlo II nel 1298 e la licenza di dividere l'acqua all'interno della città, data da Roberto d'Angiò nel 1313. Un vasto programma di rinnovamento urbano, conseguente al terremoto del 1456 e alla maggiore floridezza economica iniziata con l'avvento del dominio aragonese, riguardò, soprattutto la riorganizzazione del sistema difensivo. Nell'ambito di questa riorganizzazione, il sito dove sorgeva la Cattedrale di S. Felice rappresentava un punto debole, e Pirro del Balzo, principe della città, chiese al vescovo di concedergli la Cattedrale che fu demolita per costruirvi, proprio alla convergenza dei due valloni, il Castello. La nuova Cattedrale, dedicata a S. Andrea, fu costruita al capo opposto della città. In questo periodo, come testimonia il Cappellano, la città aveva trentacinque Chiese di cui dieci furono demolite nell'opera di fortificazione. La costruzione del Castello comportò anche uno sfettamenro del tessuto urbano nella zona adiacente che assunse l'attuale forma con il portico semicircolare e le botteghe retrostanti. Nei secoli successivi la città è cresciuta su se stessa conservando l'antico impianto e infittendo il suo tessuto.

Autore: Cartello affisso in città

 

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