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INDICE

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DOLOMITI LUCANE: I BOSCHI



LA COSTA DELLA ROSSA
La costa della Rossa è una singolare emergenza geologica che chiude ad occidente il bosco di Gallipoli Cognato.
E' caratterizzata da aspre pareti di arenaria assai cementate e ricche di ossidi di ferro che conferiscono alla stessa il colore rossiccio adombrato nel nome.
La costa è ricoperta alla base da una formazione vegetazionale assai peculiare e cioé un bosco di Leccio e altre Sclerofille caratterizzato però da un sottobosco di tipo mesofilo (querceto mediterraneo montano).
 


LA FORESTA DI GALLIPOLI-COGNATO
Il complesso boscato, visto dal nord, come lo si può ammirare dall'altopiano di Campomaggiore, simula come un grosso libro spalancato ed il bordo occidentale di uno di questi apertissimi diedri è dato dalla citata Costa della Rossa che si erge perpendicolare sulle più molli e dolci forme dell'omonimo vallone.
L'aspetto fisionomico principale e dominante della foresta Gallipoli-Cognato è dato dalla Cerreta che si estende dal fondovalle, ove scorre il Basento, alle cime più alte, ivi compresa quella di Monte Croccia (m. 1450) e discende poi verso il greto di Salandrella.
Naturalmente un tale dislivello non può non farsi sentire nella composizione del vario corteggio di erbe, arbusti, altri alberi, che accompagnano il più plastico Cerro ed ecco infatti che, anche a prescindere dalla esposizione, che pure influenza notevolmente la composizione del bosco, nell'ambito della Cerreta, possiamo distinguere tre facies altitudinali. Una quarta, rimarcata dalla presenza del Frassino, che abbonda nei ripiani ove presumibilmente l'acqua ristagna più a lungo e negli impulvi e negli alvei dei torrenti, definisce invece una facies igrofila.
Domina il Cerro, anche l'Acero ed il Melo la cui modesta taglia non gli permette però di competere con gli altri giganti dello strato e lo relega allo strato dei grossi arbusti.
La copertura erbacea è ancora fitta, in ciò favorita da talune schiarite nella volta vegetale. Dove poi la monotonia del sottobosco è interrotta, ad esempio da qualche masso, eco che ivi si ha la maggiore ricchezza floristica con la comparsa di Felci, Edera, la curiosa "Moneta del Papa" e molte, molte altre specie.
Ma è poi alle più alte quote (ad esempio nei dintorni della Caserma Palazzo o lungo la strada che mina all'acropoli di Monte Croccia), specialmente quando il soprassuolo arboreo è completamente chiuso e compatto ed i Cerri raggiungono i 25 - 30 metri di altezza e il diametro di oltre mezzo metro alla base, che il bosco ci appare in tutto il suo rigoglio e la sua più completa e pittoresca bellezza.
Al Cerro (i cui tronche ed i cui rami sono sempre più fittamente coperti di "barbe" licheniche) si aggiungono altri alberi "mesofili" quali il Carpino bianco, ancora l'Acero, talora la Carpinella.
Aspetti analoghi presentano anche i boschi di Cerro della bellissima Selva di Montepiano, oltre Accettura, o taluni alle pendici del Caperrino.
Qui vi, più che a Gallipoli-Cognato, abbonda nel sottobosco il sempreverde Agrifoglio e la sua presenza conferisce al bosco una peculiare suggestiva nota.
Altri aspetti minori però, che si possono coglire ancora nell'ambito della foresta Gallipoli-Cognato, appezzamenti ancora ricoperti da vegetazione erbacea a testimonianza di antiche attività agricole o pastorali, sono dati dalla vegetazione che, ad esempio ai piedi del Monte Croccia, si insedia sui potenti banchi di arenaria che affiorano in superficie.
Sulla "Costa dell Rossa", invece, specialmente ove maggiore è l'asperità delle pareti, prevale il Leccio, assai comune anche sui costoni, sottostanti Campomaggiore, in sinistra del Basento.
La chioma verde cupo dei Lecci spicca in modo assai caratteristico sullo sfondo rosso-rugginoso della roccia calcarea della "costa".
Nel bosco di Montepiano la formazione forestale assume la sua massima rappresentatività quando il sottobosco è dominato da folti macchioni di Agrifoglio.
Un'altra manifestazione peculiare è data dalle boscaglie termoigrofile che popolano i terrazzi e gli impluvi dei torrenti che solcano il complesso, caratterizzata dalla presenza oltre alle consuete scherofille, di Olmo e Frassino ossifillo.


            
testo tratto dal cartello esposto in Pietrapertosa

 


 

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