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LE PICCOLE DOLOMITI LUCANE



Lungo la dorsale di Pietrapertosa, anch’esse in direzione Nord-Sud l’erosione, meteorica ed eolica, ha determinato la formazione, nei millenni, di un completo campionario delle più ardite forme di guglie e torrioni.

In effetti l’azione congiunta delle acque meteoriche, del gelo e, spesso del vento, ha finito per determinare una inusuale convergenza di forme che sostanzialmente finisce per giustificare l’appellativo di “dolomiti”.

Le dolomiti “vere” invece sono costituite da una particolare roccia “la dolomia” che è un carbonato doppio di calcio e magnesio, facilmente attaccabile dagli agenti atmosferici (e di particolare dal gelo) che hanno modellato quella roccia fino a costituire il ben noto e quasi reale scenario.

Gli aspetti vegetazionali da citare si limitano alla presenza di folti cedui di “Carpinella e di Carpino orientale con la presenza, talora, anche di Tiglio, oltre che, naturalmente, anche la Roverella.

Questi cedui sono stati spesso arricchiti, specialmente nei tempi andati, con il Castagno, le cui infiorescenze bianchicce spiccano ancora nella tarda primavera, anche ad una grande distanza.

Altri aspetti, del tutto peculiari, sono dati dalle cenge erbose che ricoprono certi gradini delle guglie rocciose.

Tra queste la Felce dolce che qui possiede una curiosa prerogativa: quella di automutilarsi delle fronte quanto l’arsura estiva si fa insopportabile.

Un aspetto caratteristico è dato dai grossi pulvini di Scabbiosa crenata.

Nelle zone calanchive, alla affluenza del Calastra nel Basento, la vegetazione a Scabbiosa crenata si arricchisce di un’altra presenza: quella di Pertoria Calabrica.

Alla estremità meridionali le Dolomiti perdono gradualmente la loro asprezza ed il bosco di Cerro, dai fianchi, risale sino a ricoprire anche il crinale.


            
testo tratto dal cartello esposto in Pietrapertosa

 


 

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