FESTE, USI E COSTUMI
Come tutta la Basilicata anche Paterno ha delle usanze molto remote e legate
alle varie ricorrenze religiose e civili ed agli avvenimenti salienti della
vita di ogni persona.
Generalmente in febbraio si festeggia Carnevale che inizia il 17 Gennaio. 1
ragazzi ed anche gli adulti, in questo periodo, sono abituati a portare una
serenata di allegria in tutte le case mascherandosi con roba vecchia e non
propria. Attualmente anche le maschere si sono emancipate ed anche nel
nostro paese si realizzano carri e si organizzano sfilate nell'ultimo giorno
di Carnevale.
All'inizio della Quaresima, inteso come tempo di penitenza e di digiuno, le
nonne preparavano un pupazzo (Quaresima) fatto a mo di vecchietta il cui
corpo era costituito da una grossa patata in cui venivano infilate 7 grosse
penne di pollo. Ogni settimana veniva tolta una penna per cui tale pupazzo
potremmo definirlo "un calendario quaresimale".
Oggi tale usanza è scomparsa mentre ancora qualche famiglia usa preparare
"il grano per il sepolcro" e cioè si mettono degli acini di grano in un
recipiente si bagnano e si tengono in un luogo caldo e buio, non trascurando
di bagnarli sempre; dopo qualche tempo spunteranno delle piantine esili e di
colore biondo chiaro che riempiono tutto il recipiente.
Per il giovedì SANTO questi recipienti vengono decorati con carta colorata,
fiori di carta e fiori freschi e vengono portati in Chiesa per decorare poi
il Sepolcro. La domenica delle palme tutte le famiglie portano da casa in
Chiesa un ramoscello d'ulivo per poi riportarlo a casa benedetto e
scambiarlo con le persone vicine e con chi ci si trova in controversia.
Un'altra abitudine remota è quella che, nella notte del Venerdì Santo, la
Chiesa rimane aperta per dare la possibilità alle persone di andare a
pregare per non fare mai stare Gesù solo.
A San Giuseppe invece è d'abitudine accendere un grande falò che sta ad
illuminare i vari rioni tutta la notte; cantano, ballano e si intrattengono
allegramente sia giovani che meno giovani e bambini arrostendo le patate e
bevendo vino.
Una festa che mette in movimento l'intero paese è la festa in onore della
Madonna del Carmelo, il 16 Luglio. Le strade sono occupate da bancarelle ed
illuminazioni. Quando il corteo arriva in piazza con la banda musicale, la
Madonna, ragazze con i costumi tradizionali e l'angelo si celebra la messa.
Alla fine vi è il messaggio dell'angelo (interpretato da un bambino) alla
statua della Madonna. La rappresentazione consiste nel rappresentare
l'Arcangelo Gabriele che porta doni alla Madonna: L'Arcangelo Gabriele viene
interpretato da un ragazzo con un costume da angelo che con le funi viene
innalzato dal suolo verso la Madonna. I doni che le offre sono: la spada, la
corona, il cero, l'abitino, simboli di disponibilità, di regalità, di
fedeltà e amor filiale. Il momento più bello per i giovani però è la sera
quando nella piazza principale, occupata da grandi palcoscenici e giostre, a
tarda ora (mezzanotte) arriva il cantante che intrattiene la popolazione che
accorre numerosa anche dai paesi vicini.
Nei vari rioni si svolgono numerose feste dedicate a Santi di cui sono
particolarmente devoti gli abitanti e cioè nel rione Pecci Piazzolla si
festeggia il 24 agosto San Bartolomeo.
Da tempo San Bartolomeo viene onorato dagli abitanti di Pecci Piazzolla e
Carpineto. La festa si svolge in due tempi. La prima parte religiosa: la
mattina si svolge una prima messa con le prime comunioni, poi un'altra messa
dopo la quale si procede con la processione; il Santo viene accompagnato in
corteo; alcuni uomini si offrono di portare il Santo a spalla per le vie
delle frazioni e viene riportato in Chiesa. Dopo pranzo c'è la gara di
Briscola a cui si partecipa a coppia. Poi la piazza si popola di gente
intenta a guardare la rappresentazione musicale. A mezzanotte ci sono i
fuochi d'artificio.
Analogamente si svolgono le feste di San Rocco in contrada Raia Carboni, la
festa del Sacro Cuore, in contrada Acquareggente, l'Assunzione in contrada
Pantano e l'Immacolata Concezione in contrada Limanti. A Ottobre invece vi è
un'altro periodo di grande movimento poiché è il periodo della vendemmia. Le
persone si uniscono e vanno nelle vigne a raccogliere l'uva, questa è una
occasione per aiutarsi, stare insieme in allegria, come avveniva nel periodo
della mietitura e della trebbiatura, le strade si animano e si incontrano i
mezzi di trasporto più vari con tini, cesti, e contenitori colmi di uva. E',
un momento di gioia, si porta a casa il frutto del lavoro di un anno.
Nel periodo natalizio i bambini si mettono in movimento e vanno alla ricerca
ed alla raccolta di muschio, di agrifoglio, pungitopo e rami di conifere.
Portato a casa questo materiale, si procede alla realizzazione del presepe e
alla decorazione dell'albero di Natale. Tempo fa tutte le decorazioni, i
pupazzi venivano confezionati in casa oggi, invece è più comodo acquistarli.
Una curiosa usanza era quella di mettere al fuoco la sera della vigilia di
Natale un grosso ceppo precedentemente preparato dal capofamiglia e cioè, il
ceppo veniva scavato per una certa lunghezza e larghezza, all'interno
venivano introdotti piccoli doni per i bambini e veniva poi accuratamente
rinchiuso. A mezzanotte, il materiale che fungeva da tappo veniva tolto ed i
bimbi avevano una bella sorpresa, "dono dell'Angelo".
La tradizione vuole che a mezzanotte ci si recasse in Chiesa e questa è una
tradizione che ancora oggi è rispettata dalla maggioranza della popolazione.
L'ultima festa dell'anno è quella dell'uccisione del maiale. Per tale
occasione si invitano parenti ed amici. La mattina presto si prepara un
grande fuoco ove un grosso pentolone colmo di acqua viene messo a bollire.
Intanto il maiale viene catturato, legato e sistemato, per questa operazione
occorrono molte persone (uomini) dopo di che l'uomo più esperto della
comitiva ha il compito di ammazzare il maiale colpendolo al cuore e
scannandolo con un coltellaccio. Appena il maiale non si muove più gli
uomini gli versano addosso l'acqua bollente e procedono alla eliminazione
delle setole. Ripulito esternamente, il maiale viene appeso con un
verricello ad un grosso gancio appositamente predisposto e viene decapitato,
pesato e poi fatto a pezzi. E' bene però non procedere subito alla
operazione della sezionatura per far scorrere il sangue e raffreddare la
carne. A questo punto tutti si riuniscono a tavola per consumare un lungo e
gustoso pranzo in allegria. In seguito si lavora la carne che viene
trasformata in salami (salsicce, sopressate, pancetta, capicolli,
prosciutto, cotechini e la gelatina);
Nel nostro paese, soprattutto fra la gente più vecchia, regnano le
superstizioni. Per esempio; quando uno ha mal di testa si crede che sia per
colpa di un'altra persona, perciò con delle "magiche" parole si crede che
passi. Poi ancora credono alle fatture e alle varie piccole credenze (il
gatto nero che attraversa la strada, il singhiozzo, il fischio all'orecchio,
l'essere 13 a tavola).
Parliamo ora della cucina paternese che ha origini antiche ed ha subito
varie trasformazioni con il susseguirsi degli avvenimenti storici che hanno
coinvolto il paese. Anticamente, a causa dei contrasti tra la classe
latifondista e la classe proletaria, il cittadino paternese dovette pagare
coltivando paludose terre le tasse con uno scarso profitto. Non avendo
grandi risorse, la classe proletaria aveva una propria alimentazione che si
basava su prodotti agricoli e cibi a forte rendimento energetico; i prodotti
agricoli erano: frumento, mais e ortaggi vari, mentre i cibi a rendimento
proteico erano la carne ed il latte. Le mancate praterie non permettevano lo
sviluppo dell'allevamento e le poche pecore esistenti erano magre e malate.
Una trasformazione del modo di alimentarsi dei paternesi si ebbe durante il
predominio spagnolo e piemontese e durante la guerra mondiale quando assunse
aspetti drammatici.
Nel periodo in cui la guerra non aveva ancora raggiunto le nostre zone,
l'alimentazione si basava su cibi secchi, la carne veniva essiccata e
mangiata in pochi giorni, mentre la fame travolgeva il paese. Con il
perdurare delle guerre anche Paterno si trovò in gravi difficoltà e allora
il paternese, colpito dalla fame, imparò a rubare e, quando le risorse si
esaurirono, cercò di nutrirsi anche di cani, gatti pur di soddisfare lo
stomaco. Con la fine della guerra si riprese il vecchio modo di alimentarsi
e si conservarono le tradizioni. Ma man mano anche il modo di nutrirsi andò
trasformandosi e si ebbero cibi diversi e più nutrienti.
Vi proponiamo un menù che rappresenta l'alimentazione tipo del dopoguerra:
MATTINO: acqua forte, latte, orzo e gallette (biscotti).
PRANZO: pane di mais, polenta con fagioli e carne soltanto in determinati
giorni.
CENA: pane di mais, acqua e sale.
In determinate ricorrenze si mangiavano cibi particolari e cioè prima delle
feste natalizie si preparavano i "bucnotti" cioè dolcetti dall'aspetto
simile a ravioli ma ripieni di un impasto di castagne e aromi naturali e
fritti in olio bollente e abbondante.
SCARPEDDE: con farina, uovo, lievito si prepara una pasta a cui si dà una
forma tondeggiante, poi si lascia lievitare per un certo tempo, dopo di che
viene fritta nell'olio.
NOCCHE: le nocche si preparano preparando la pasta sfoglia, tagliandola a
striscioline e dandole la forma di un fiocchetto o di un cestino, si
friggono in olio bollente abbondante e si cospargono di zucchero.
Nel periodo carnevalesco le vecchiette usano cucinare la “rafanata", una
frittata che si cuoce in padella coperta con la brace sul coperchio,
consiste nel mettere uova sbattute con l'aggiunta di molto rafano
grattuggiato; il rafano è una radice che vegeta maggiormente in questo
periodo ed ha un sapore particolare e piccante. I fusilli spesso si
condiscono con il rafano.
Nel periodo pasquale si preparano biscotti rustici e ciambelle varie con
farina, semi di finocchio e lievito si fa un impasto e si dà al biscotto una
forma di "8", poi si procede ad una prima cottura nell'acqua bollente e a
una seconda nel forno. In questo periodo si usa preparare anche la pizza
rustica con il riso con o senza salsiccia; si cuoce il riso con acqua, si
mescola con uova sode e uova sbattute, abbondante formaggio grattugiato,
toma e salsiccia. Con questo impasto si riempie una teglia precedentemente
foderata di pasta sfoglia, si ricopre il tutto con altra pasta sfoglia, e si
cuoce nel forno.
Il sanguinaccio è una particolare pietanza che si prepara col sangue del
maiale, al quale viene aggiunto dello zucchero, dell'acqua, del cacao, del
cioccolato, dei biscotti triturati, pane grattugiato chiodi di garofano,
cannella, ed altri aromi.
Il composto viene poi posto sul fuoco e rimescolato continuamente fino a
cottura ultimata.
I CECI DOLCI sono costituiti da un impasto di farina, lievito, burro,
zucchero, uovo, buccia grattugiata di un limone. Dopo aver impastato il
tutto, la pasta viene trasformata in bastoncini che vengono successivamente
spezzati e fritti in olio bollente. A parte si fa fondere il miele in una
pentola e ad essa vengono aggiunti i ceci fritti che poi vengono posti su un
piatto di portata. Dopo la vendemmia, quando il vino è ancora dolce, si fa
una specie di dolce (pane minisco) aggiungendo farina di mais al mosto,
l'impasto si fa cuocere e essiccare, quindi si taglia in piccoli pezzi.
BOLLITO di cavoli, formaggio, pepe, brodo d'osso di maiale. Si prepara il
brodo facendo bollire un osso di prosciutto, si mescola il brodo con cavoli
bolliti aggiungendo formaggio e pepe piccante. Si deve far bollire il tutto
e alla fine condirlo con un pò di salsa di pomodoro.
CUCCIA: granturco, grano, ceci e fagioli. Si mescolano e si cuociono in una
grossa pentola con dentro dell'acqua e si cuociono sul fuoco del camino.
PANE MENISCO: farina, grappoli d'uva e zucchero. Far bollire i chicchi d'uva
con acqua per farne uscire il succo. Una volta separato il succo con il
resto dei chicchi farlo ribollire e durante la cottura versare farina e
zucchero fino a creare un'ammasso di color rossastro. Stendere quell'ammasso
e tagliarlo a fette lasciandolo raffreddare.
NASCITA, FIDANZAMENTO, MATRIMONIO.
Riti legati ai momenti fondamentali della vita: nascita, fidanzamento,
matrimonio, morte.
Andando indietro negli anni abbiamo scoperto che quando nasceva un bambino,
veniva avvolto in una fascia che gli permetteva appena di respirare e
serviva a farlo crescere diritto. Poiché si temeva il malocchio per
allontanarlo dalla giovane vita si usava dire alcune preghiere (un Credo, un
Padre Nostro e una Ave Maria) e mettere un paio di forbici chiuse sotto il
cuscino oppure nella fasciatura, spille chiuse intorno al polso, una
striscia di velluto nero con un cornicello e una chiave mascolina di ottone
(una chiave non avente il buco davanti).
La nascita di una nuova vita dava inizio ad una serie di visite; i genitori
offrivano ciò che avevano. Ancora oggi quando nasce un bambino si fa il
malocchio e naturalmente tutti fanno visita ai genitori che per festeggiare
offrono pasticcini, liquori, ecc. Appena una nuova vita nasce, a seconda del
sesso, viene posto fuori della porta un fiocco azzurro (sesso maschile) o
rosa (sesso femminile). Il bambino viene battezzato e il suo battesimo viene
generalmente festeggiato al ristorante invitando (a seconda dei sessi) 50/60
persone fra i parenti più stretti e offrendo loro un pranzo con antipasto
(all'italiana o di pesce), un primo (cannelloni, pasta al forno, crespelle,
orecchiette o fusilli con il sugo alla bolognese). Due secondi (bistecche,
pollo alla zingara, scaloppine, spezzatino, involtino, rosbif, fritture di
pesce) e come contorno (insalata, patatine, piselli, ecc.) del formaggio
(emmenthal, grana padana, olandese, pecorino ecc.). Ed infine la torta con
il caffé e l'amaro.
Cresciuti e arrivati all'età di 15 16 anni i giovani dell'altra generazione
si sposavano ma prima del matrimonio vi era il fidanzamento che veniva
combinato dai genitori della ragazza e quelli del ragazzo. La mano veniva
chiesta dal padre del ragazzo al padre della ragazza, se questi accettava,
entrambi i genitori facevano un elenco in cui c'era scritto tutto ciò che
avrebbero dato ai figli al momento del matrimonio. I genitori della ragazza
di un ceto più abbiente davano un corredo di 50 o più pezzi e altre cose
utili per la casa, i genitori del ragazzo davano una casa o un appezzamento
di terra, a chi voleva portare avanti il lavoro del padre davano terre ed
animali, tra le persone più povere avveniva che chi più aveva più dava.
Questi fidanzamenti avvenivano tra famiglie della stessa classe sociale. I
due futuri sposi venivano sorvegliati continuamente da fratelli o sorelle
più piccoli, non c'era la possibilità di parlare. Entrambe le due famiglie
facevano una piccola festicciuola per annunciare il fidanzamento, la festa
veniva fatta nella casa di uno dei due genitori, ma con il contributo di
ambedue le famiglie. Il fidanzamento tra i contadini durava di meno rispetto
a quello tra persone più abbienti. Quindi si arriva al matrimonio all'età di
16 17 anni.
Nel mattino del giorno in cui si dovevano sposare si usava offrire un
rinfresco prima di andare in chiesa, con dolci e panini. Ritornati dalla
chiesa si faceva un pranzo in casa della madre della sposa, il piatto tipico
che si usava era la pasta a mano (fusilli, orecchiette, ecc.) poi il bollito
che veniva fatto con i cavoli e pezzi di prosciutto stagionato e poi fatto
bollire con la verdura.
I genitori della coppia invitavano i familiari più stretti. Oggi il
fidanzamento avviene con la presentazione del fidanzato o della fidanzata ai
genitori. Al contrario di ieri, oggi non c'è nessun genitore che impone al
figlio il matrimonio o il fidanzamento ma le coppie si conoscono
liberamente. Oggi non esiste differenza di classi sociali, ciò significa che
si sposano anche ricchi con poveri. I due genitori regalano ai figli a
secondo del sesso e le possibilità, alle donne regalano il corredo, utensili
per la casa e pagano metà del pranzo e dei mobili, all'uomo regalano una
casa e pagano l'altra metà del pranzo e dei mobili. Il matrimonio viene
festeggiato al ristorante allargando l'invito a parenti e amici con un
pranzo composto in genere da antipasto (all'italiana o di pesce) un primo
con cannelloni o pasta al forno o orecchiette e fusilli con il sugo alla
bolognese con due secondi (bistecche, pollo al forno o alla zingara,
spezzatino involtino, rosbif, frittura di pesce e come contorno insalata o
patatine o piselli), poi del formaggio e infine la torta nuziale con il
caffé e lo spumante.
RITI LEGATI ALLA MORTE
Per la morte non c'è età; quando una persona muore i parenti più stretti si
vestono di nero e mettono una fascia nera sulla porta e non la tolgono fino
a quando il vento non la porta via. Il morto viene vestito e a seconda
dell'età viene scelto il vestito e la bara. Se si tratta di giovani non
ancora sposati, per l'uomo si usa un abito chiaro, le ragazze vengono
vestite in bianco, per gli adolescenti e i bambini si scelgono le bare
bianche e per i vecchi la bara di colore marrone scuro. I familiari durante
le ventiquattr'ore fanno la veglia. Il defunto sul letto ha le mani conserte
e reca tra le mani un crocifisso o un rosario con un libro di preghiere
oppure un fazzoletto con un crocifisso. Nel corso della veglia gli amici del
defunto portano ai familiari dolci, caffé, the o preparano un pranzo.
Quando arriva l'ora che il defunto deve essere messo nella bara insieme a
lui nella bara vengono messi oggetti a lui cari o che abitualmente usava e
anche biancheria che indossava al momento della morte. A volte succede che
il familiare di qualcuno precedentemente morto porta un pacchetto contenente
oggetti che hanno dimenticato di mettere nella bara del loro defunto, si
serve di questa opportunità per far giungere il pacco al familiare defunto.
Viene chiusa la bara che è presa a spalla dai familiari o dagli amici più
cari. I familiari o amici fanno delle corone dedicate a lui come ultimo
regalo. Giunto in chiesa, il prete fa la funzione religiosa. In seguito
viene portato al cimitero con il carro funebre, o a spalla, specialmente se
è giovane; per dimostrare l'affetto che gli amici provavano per lui. Giunto
al cimitero, viene poggiato su due cavalletti dove le persone gli danno
l'ultimo saluto. I parenti ricevono le condoglianze dalla gente e terminato
questo compito, vanno nella sala mortuaria dove danno l'ultimo saluto al
loro defunto, assistono alla chiusura della bara, alla saldatura e alla
tumulazione. Giunti a casa gli amici hanno già tolto il letto dove giaceva
il morto e portano da mangiare ai familiari.
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