Storie di Donne Lucane
"racconti di figlie, madri, nonne."

Maria Schirone

 

 

Partenze Il mio viaggio all’estero alla ricerca di un futuro migliore Non ancora diciottenne misi la vita in una valigia… Una lucana emigrata in Svizzera

Una lucana emigrata in Svizzera

 di Pina Latorraca Boccomino
(da Venosa a Zurigo, Svizzera)

 

Mi chiamo Pina Latorraca in Boccomino, sono nata a Venosa, la cittadina oraziana, il 22 maggio del 1950.

Sono la secondogenita d’una famiglia numerosa composta da sei sorelle e tre fratelli. Mio padre era netturbino e quel poco che guadagnava non bastava a sfamare tutta la famiglia. Perciò sin dalla tenera età bisognava aiutare i genitori non solo nelle faccende domestiche, bensì anche nei lavori più pesanti, come durante la raccolta delle olive, la vendemmia e nella raccolta dei covoni di grano nei campi bruciati dal sole.

Essendo nata in una famiglia povera, la vita con me non è stata generosa. Sono stata costretta a lasciare la scuola per accudire i gemelli in casa, lavare, stirare, andare a prendere l’acqua con barile e secchi all’unica fontana del quartiere dove tante volte bisognava aspettare il turno dietro una lunga coda di altre persone.

I nostri genitori erano molto legati alle tradizioni, ai costumi e alle usanze del paese; nei confronti di noi ragazze vigeva una disciplina ferrea e severa che ci privava anche delle piccole cose piacevoli. Non era permesso uscire da sole, parlare con i ragazzi, andare a ballare in casa di qualche amica, sicché la vita a quei tempi non era certo un divertimento.

Dopo un’infanzia già piena di sacrifici e di stenti, all’età di quattordici anni i miei genitori volevano obbligarmi a sposare un pretendente dell’età di trent’anni, fratello minore di un amico di mio padre. Per loro non contava che io fossi o no innamorata, ma contavano, e molto, i dieci milioni di lire e una piccola casetta di proprietà dell’aspirante marito. Questi aspetti materiali avevano offuscato i valori umani, i sentimenti e l’amore, agli occhi dei miei genitori vissuti sempre in povertà.

Superai questo periodo nero grazie all’intervento di uno zio che convinse i miei a lasciarmi libera di scegliere in modo autonomo il compagno della mia vita.

Qualche anno dopo ebbi l’occasione di conoscere colui che sarebbe diventato mio marito e che viveva già da alcuni anni in Svizzera.

Alla sua richiesta di fidanzamento e di matrimonio i miei genitori non dissero più nulla e lasciarono questa volta la scelta a me. E fu naturalmente un convinto ‘sì’ d’amore. Tuttavia le ragioni che mi spinsero ad emigrare non erano solo quelle di seguire il mio uomo, ma anche quelle di uscire da un ambiente che non mi offriva prospettive di migliorare l’esistenza.

Il mio primo impatto con una nuova società, un nuovo ambiente, tradizione, usi e costumi svizzeri non fu così entusiasmante come avevo immaginato. Ci sono voluti anni perché mi adattassi a tutto questo, in cui ho verificato esserci aspetti positivi e negativi. Ma una cosa è certa: l’impatto con la cultura svizzera-tedesca non ha influito gran che a far dimenticare le nostre radici lucane.

L’esperienza acquisita in questi lunghi anni, come moglie, madre, lavoratrice, mi ha fatto crescere complessivamente come donna e mi ha fatto capire tanti valori della vita. I rapporti sociali con altre famiglie, donne, madri e giovani, mi hanno fatto maturare la scelta di dedicarmi ad un impegno più incisivo nella politica, nel sociale e nell’associazionismo italiano, nazionale prima e regionale poi.

Questa dedizione nel sociale e tra i connazionali è scaturita anche dal fatto che in Svizzera non ci vengono riconosciuti i diritti politici e siamo di fatto esclusi dalla vita politica e culturale della comunità elvetica; per questo la comunità italiana si è data degli strumenti organizzativi a livello politico-culturale, associativo, scolastico e professionale che ci impegna nella tutela e nella salvaguardia dei diritti civili e democratici, nel rispetto degli accordi bilaterali tra la Svizzera e l’Italia.

Attualmente occupo la carica di presidente del Circolo Lucano di Zurigo, sono membro dell’esecutivo dell’UFARS (Unione Federazioni Regionali in Svizzera), membro del direttivo dell’ADISPO (Associazione Donne in Svizzera per le Pari Opportunità) e membro del direttivo della Federazione Lucana in Svizzera.

Le nostre battaglie, come donne, riguardano il diritto di voto a livello comunale in Svizzera e il diritto di votare in loco per il Parlamento italiano, nonché il riconoscimento delle Pari Opportunità tra uomini e donne. Si tratta di un cammino difficile e lungo che richiede ancora una maturazione politica da parte degli uomini, ma sono convinta che alla fine arriveremo a questo traguardo. La Svizzera, geograficamente nel cuore dell’Europa, deve adeguarsi ai trattati che ha stipulato con la CEE in materia di circolazione della manodopera straniera tra i Paesi membri, nel rispetto dei diritti politici, civili e democratici contenuti in questi trattati.

I rapporti con la mia terra d’origine sono sempre ottimi, anche grazie all’impegno nel tessuto associativo regionale; non solo per i legami affettivi che ho sempre coltivato con la mia famiglia, ma soprattutto per tutti quegli aspetti culturali che non si possono sradicare, fanno parte della mia identità e originalità di essere e vivere da lucana in terra straniera.

Il mio paesaggio, la mia Venosa dal clima meraviglioso, dagli inconfondibili sapori dei suoi prodotti tipici, la mia terra piena di storia e cultura, che ha dato i natali al grande poeta latino Quinto Orazio Flacco, fa parte della mia storia e della mia vita cominciata in quella terra che non potrò mai dimenticare.

Dopo questi lunghi anni di permanenza forzata all’estero, il mio desiderio è quello di tornare nella mia bella patria e in Basilicata, da pensionata per vivere giorni e anni sereni di pace, tranquillità e riposo finché vita ci sarà.

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