Home Page

Artisti Lucani

Guest Book

Collaborazione

Torre Molfese

le OPERE

S. Arcangelo


<< INDIETRO

H  O  M  E

AVANTI >>


STORIA DELLA MEDICINA PER IMMAGINI

ANTONIO MOLFESE
 

LIND: COLUI CHE SCONFISSE LO SCORBUTO

L'ILLUSTRAZIONE

Nel 1747, James Lind, medico della Royal Navy in servizio sulla Salisbury, in navigazione nella Manica, condusse una serie di esperimenti clinici che dimostrarono definitivamente che gli agrumi o il loro succo costituiscono una cura contro lo scorbuto, una terribile malattia da carenza alimentare che uccise circa un milione di marinai tra il XVII e il XIX secolo. Il lavoro del dottor Lind sulle navi, a Edimburgo, presso l'Ospedale navale di Haslar, più i suoi tre libri sullo scorbuto, sulla salute dei marinai e sulle malattie tropicali, contribuirono molto alla riforma delle norme sanitarie sulle navi della Marina, salvando parecchie vite e forgiando il destino delle nazioni.

 

PREMESSA

Senza diagnosi non c'è terapia razionale.

Le analisi approfondite delle sostanze nutritive, delle forme di alimentazione, della loro genuinità o insufficienza, hanno confermato che il nostro organismo necessita, oltre che dell'alimentazione, anche di sostanze organiche aggiuntive per una crescita e uno sviluppo normali; tali sostanze, chiamate ammine e poi vitamine, influiscono in punti ben precisi su processi biochimici vitali e la loro carenza comporta gravi avitaminosi, in parte conosciute da secoli, ma spiegate solo di recente.
Gli esperimenti di Holst e Frolich dimostrarono che cavie alimentate per un certo periodo con grani secchi (avena, frumento) andavano soggette a un quadro sperimentale simile a quello dello scorbuto; aggiungendo alla dieta verdura e frutta fresca o grani germogliati, gli animali non presentavano alcuna manifestazione patologica e quelli ammalati guarivano rapidamente. La sostanza che agiva come antiscorbutigena fu da Funk, Drummond e altri chiamata 'vitamina C'.
Appena scoperto, non si conosceva la natura chimica del fattore C, per cui esso fu considerato dapprima un enzima e poi un ormone, ma fu ammesso da tutti che era un biocatalizzatore, cioè un elemento dinamico capace di influenzare l'elaborazione e l'assimilazione degli alimenti. Era idrosolubile, molto sensibile all'azione degli alcali e a quella dei fermenti ossidanti e veniva distrutto rapidamente dal calore. Era presente, oltre che nella frutta fresca, anche nelle verdure (spinaci, cavoli, cipolle, patate e pomodori).
Lo scorbuto, grave patologia da avitaminosi
(1), fu studiato nel XVIII secolo dal medico della Marina britannica James Lind, e fu da lui sconfitto. La malattia si manifestò in modo acuto quando i velieri sostituirono le galere a remi, rendendo possibili lunghi viaggi per mare, durante i quali non era possibile fare rifornimento di viveri freschi. Viaggi di settimane, mesi o addirittura anni acuirono il problema dell'approvvigionamento, della conservazione delle provviste alimentari, del reclutamento della forza-lavoro e del mantenimento della salute dell'equipaggio, in modo che fosse in grado di compiere il proprio lavoro.
Tra i rischi per la salute a cui erano esposti i marinai a bordo, lo scorbuto era il più pericoloso. La malattia, nei secoli precedenti, si era manifestata in forma sporadica e in forma endemica ed epidemica negli eserciti, nella marina, nelle città assediate, nelle prigioni e in quelle popolazioni o gruppi di persone, la cui dieta era deficiente di alimenti freschi di origine vegetale. Nell'uomo, i primi sintomi compaiono dopo circa sei mesi di dieta carente, ma questo periodo può variare in relazione alla scarsità del fattore antiscorbutico contenuto negli alimenti e alla quantità di esso previamente immagazzinata nell'organismo
(2). Se non si riusciva a trovare un rimedio, la morte avveniva per sfinimento, per arresto cardiaco o a causa di infezioni acute come la polmonite.
L'ignoranza della vera causa della malattia, e i provvedimenti efficaci per combatterla, spesso sfuggivano alla maggior parte dei medici. Anche l'ambiente di lavoro delle galere e dei velieri contribuiva a sostenere questa patologia.
Le cabine erano fredde, umide e malsane, la dieta consisteva in manzo guasto, maiale rancido, gallette ammuffite e acqua cattiva, cosicché durante ogni viaggio imperversava lo scorbuto; in una situazione del genere il marinaio ignorante quanto il medico sapiente desideravano entrambi con la stessa voglia smaniosa le verdure e la frutta fresca della terra, le sole cose dalla cui virtù salutare il male poteva essere lenito.
John Knyveton, altro chirurgo navale dell'epoca, parla nel suo diario di «diecine di poveri diavoli, che giacciono abbandonati con le membra gonfie, la pelle chiazzata e la bocca sanguinante».
Anche il paragone dello scorbuto con due malattie già note, la pellagra e la lebbra — con le quali, prima di essere riconosciuto come malattia a sé, lo scorbuto era spesso confuso — era superficiale, soprattutto quello con la lebbra; in realtà il 'mal de la rosa', come era chiamata la pellagra, si presentava con una sintomatologia varia, in cui prevalevano le alterazioni cutanee
(3) e l'infiammazione delle mucose, mentre più rari erano i disturbi gastrici e quelli nervosi. La pellagra era anch'essa, come lo scorbuto, causata da grave carenza di un principio chimico essenziale, l'acido nicotinico (che è presente nella carne, nel pesce e anche in tutti gli altri alimenti, a eccezione dei grassi). Per quanto riguarda la lebbra, quella tubercoloide era caratterizzata da lesioni neurologiche e cutanee, quella lepromatosa da noduli granulomatosi e manifestazioni cliniche che colpivano la cute, i nervi e gli organi interni.
In Italia, già nel 1771 Francesco Frapolli, medico dell'Ospedale Maggiore di Milano, aveva pubblicato le Animadversiones in morbum vulgo Pelagram e fu con la sua trattazione che il nome popolare della malattia, che si riferiva al sintomo più evidente, la secchezza della pelle, passò alla letteratura scientifica. Dopo la prima segnalazione del Frapolli furono molti gli studiosi
(4) che si dedicarono allo studio di quella che sembrava una calamità caratteristica del Lombardo-Veneto(5): tra di essi vi fu un gruppo che la interpretò senz'altro come scorbuto. Perché proprio lo scorbuto? Perché la sintomatologia aveva parecchi punti di contatto; un eritema cutaneo, l'infiammazione della lingua e delle gengive erano elementi più che sufficienti per istituire un parallelo; e poi in entrambi i casi cominciava a farsi strada l'idea che la causa fosse l'alimentazione: era ormai chiaro che lo scorbuto era la malattia caratteristica dei marinai, soprattutto di quelli che facevano lunghi viaggi senza toccar terra(6).
Nel 1535 un viaggiatore francese, Jacques Cartier, era giunto sulle coste di Terranova e aveva risalito il fiume San Lorenzo e come sempre la ciurma soffriva di scorbuto; la spedizione ebbe fortuna per un rimedio che un indiano consigliò al comandante
(7). Il precedente della spedizione francese non ebbe molta influenza sulla storia dello scorbuto, ma dai vari scritti si deduce che l'efficacia terapeutica di certi rimedi empirici (piante autoctone usate dagli indiani) e soprattutto arance e limoni, era nota a molti navigatori(8) sin dalla metà del XVI secolo.
Il problema di questa malattia doveva venir risolto definitivamente, come si è già accennato, solo nel XVIII secolo dal medico inglese James Lind, nato a Edimburgo nel 1716, che all'età di quindici anni era entrato come apprendista nella bottega di un chirurgo e ne era uscito otto anni dopo per prendere servizio nella Marina
(9), nella quale prestò servizio per nove anni, per lo più nei mari tropicali. Lasciata la Marina, esercitò la professione nella città natale per un decennio, per essere poi nominato primario dell'Ospedale Haslar(10), ove rimase cinque lustri; navigando, la malattia che più di frequente aveva incontrato era lo scorbuto e sebbene fosse un semplice chirurgo non laureato, aveva sentito parlare di limoni e di arance nella cura di queste malattie e volle provare. Nel suo libro A Treatise of the Scurvy, uno dei più interessanti e più importanti della letteratura medica, fu il primo a descrivere questa malattia.
Pur non conoscendo le vitamine, prescriveva ai suoi pazienti succo di limone (non fu però non il primo
(11), né pretendeva di esserlo, a consigliare l'uso di tale terapia, la cosiddetta Citrus medica), tentando anche altre innovazioni, per migliorare la salute dei marinai; grazie a lui, lo scorbuto scomparve dalla patologia navale come per un colpo di bacchetta magica, ma purtroppo egli non visse tanto a lungo da vedere il pieno successo dei suoi suggerimenti. Dalla pubblicazione del libro, infatti, dovettero passare 42 anni prima che la Marina Reale inglese decidesse di adottare i limoni come profilassi dello scorbuto (tale misura venne presa grazie all'insistenza degli allievi di Lind, Blane e Trotter, nel 1795), e solo più tardi fu dimostrato che la malattia era causata da deficienza di vitamina C; ma Lind fece in tempo a vedere messa in atto nel 1781 la sua raccomandazione che le nuove reclute venissero visitate, vestite, equipaggiate e messe in quarantena per un periodo di addestramento.
Nel 1795, un anno dopo la morte di Lind, Gilbert Blanc, commissario dell'Ente per la Protezione degli Uomini di Mare, riuscì a convincere l'Ammiragliato, così quando Cook partì per il giro del mondo i suoi marinai potevano guardare sicuri al lungo viaggio che li aspettava.

 

LA SCHEDA
 

La storia del mondo e il destino delle nazioni sono stati influenzati in più di un'occasione dalle acute capacità dei medici di osservare, sperimentare e trovare delle soluzioni ai problemi sanitari e, soprattutto, di persuadere le autorità governative della necessità di adottare dei provvedimenti risolutivi. Uno di questi medici fu James Lind, medico della Marina britannica, il quale mostrò la strada per sconfiggere lo scorbuto, flagello di tutte le navi del mondo.
Lo scorbuto, già conosciuto e descritto dagli antichi, assunse proporzioni disastrose quando i velieri sostituirono le galere a remi, rendendo così possibili lunghi viaggi in alto mare. Prima del 1500, raramente le navi si avventuravano lontano dalla terraferma, pertanto rifornirsi frequentemente di viveri non costituiva un grosso problema. Tuttavia, a partire dall'inizio del XVI secolo, lo sviluppo delle nazioni, la concorrenza nel commercio con paesi lontani, la scoperta e la colonizzazione di nuove terre portarono le nazioni europee a costruire flotte di imbarcazioni a vela, che partivano per lunghi viaggi di settimane, mesi o addirittura anni. Di pari passo con lo sviluppo della navigazione oceanica aumentavano i problemi dell'approvvigionamento e conservazione delle provviste, del reclutamento della forza-lavoro e del mantenimento della salute dell'equipaggio. Dipendente com'era da altri fattori, quest'ultimo problema, cioè mantenere l'equipaggio in buona salute in modo che fosse in grado di compiere il proprio lavoro, era fondamentale per determinare il successo o il fallimento delle spedizioni; tuttavia, per tre secoli gli fu prestata pochissima attenzione a livello ufficiale. Tra i molti rischi per la salute, cui erano esposti i marinai a bordo, lo scorbuto era il più pericoloso.
Si dice che, nei tre secoli che vanno dal 1500 al 1800, lo scorbuto abbia ucciso più marinai di qualsiasi altra malattia, combattimento navale, tempesta marina, naufragio o incidente messi insieme. Dal 1600 al 1800 si calcola che non meno di un milione di persone siano morte a causa di questa terribile forma di avitaminosi, nonostante il fatto che i medici di bordo avessero pubblicato parecchie relazioni sui metodi sia di cura che di prevenzione!
Da sempre, i racconti sui marinai a bordo di grandi velieri e le leggende sulle terre lontane ci hanno affascinato. Pochi lettori, tuttavia, sono consapevoli delle fatiche e delle privazioni che comportavano tali viaggi per la ciurma e non possono immaginare «l'inferno che nessun poeta ha mai saputo immaginare o inventare», che di fatto costituiva la vita quotidiana dei marinai. I medici però erano costretti a riportare sui loro diari di bordo la nuda verità. Il legno con cui erano costruiti questi pittoreschi velieri perfettamente equipaggiati non si asciugava mai e andava lentamente in putrefazione; le scorte e le provviste, incluso il cibo, chiaramente ammuffivano, imputridivano o venivano invasi dai parassiti; i topi infestavano le navi, e i marinai dovevano convivere con «il tremendo tanfo di acqua di sentina, cibo stantio, marciume, topi morti e sudore umano».
Nato a Edimburgo, in Scozia, il 4 ottobre 1716, da una famiglia appartenente alla classe medio-alta, James Lind fu mandato a 15 anni a fare l'apprendista presso un noto medico di Edimburgo, George Langlands. Questa città offriva a uno studente di medicina un ambiente favorevole, in quanto l'Università di Edimburgo era diventata un rinomato centro medico.
Come molti altri giovani studenti scozzesi del tempo, nel 1739 (lo stesso anno in cui scoppiò la guerra tra Inghilterra e Spagna) Lind assunse servizio nella Marina Reale come medico di bordo. Nel corso dei suoi 10 anni di servizio, Lind vide molti uomini malati di scorbuto. Infatti, la normale dieta dei marinai era quasi del tutto priva di vitamine, cosicché, dopo qualche settimana trascorsa in mare, indeboliti dalla fatica, dall'umidità, dal freddo, dalla mancanza di sonno e dalla nostalgia di casa, i sintomi e i segni dello scorbuto e di altre malattie si manifestavano con una frequenza impressionante.
Lind descrive con chiarezza il quadro clinico dei pazienti ammalati di scorbuto: spossatezza, debolezza, gonfiore alle gambe e alle braccia, indebolimento ed emorragie alle gengive, emorragie sottocutanee, che formavano delle macchie rosso scure o nere. Nello stato avanzato della malattia, i denti si indebolivano e qualche volta cadevano, l'alito era maleodorante, le forze mancavano al punto che il paziente non riusciva a stare in piedi, né a tirarsi su e il minimo sfioramento o movimento provocava dolori atroci. Se non gli si poteva somministrare alcun rimedio, la morte avveniva per sfinimento, per arresto cardiaco o a causa di infezioni acute come la polmonite.
L'efficacia del succo di agrumi, dei crauti, della verdura e degli ortaggi freschi per curare lo scorbuto era già stata riconosciuta, e alcuni studi sul successo in merito a tale cura erano stati pubblicati da più di un secolo; ma l'ignoranza delle vere cause dello scorbuto aveva dato origine a una tale congerie di rimedi e farmaci, spesso inutili, che i rimedi efficaci passavano inosservati per la maggior parte dei medici. Così, nel maggio del 1747, a Lind non rimase altro che intraprendere, nella migliore tradizione clinica, una serie di semplici test, al fine di determinare la rispettiva efficacia di sei o sette tra i rimedi più popolari.
Egli riferisce: «Scelsi dodici pazienti malati di scorbuto che si trovavano a bordo della Salisbury, allora in navigazione. I loro casi erano i più simili tra loro che riuscii a trovare [...] Erano tutti sistemati sullo stesso lato della stiva e seguivano tutti la stessa dieta costituita da farinata addolcita con zucchero al mattino, brodo di montone fresco per pranzo e per cena orzo e uva passa, riso e ribes, sagù e vino e cose del genere. A due di essi ordinai di bere un quartino di sidro al giorno. Altri due prendevano venticinque gocce di elixir vitriol tre volte al giorno, a stomaco vuoto [...] Altri due prendevano due cucchiai di aceto tre volte al giorno, a stomaco vuoto [...] Due dei pazienti più gravi [...] vennero curati con acqua di mare e ne bevevano circa mezzo litro al giorno [...] Altri due, mangiavano due arance e un limone al giorno ciascuno; li mangiavano con avidità in varie ore del giorno, a stomaco vuoto. I malati continuarono questa cura solo sei giorni, cioè fin quando le scorte a nostra disposizione per il test si furono esaurite. Gli ultimi due pazienti prendevano tre volte al giorno un elettuario raccomandato da un medico ospedaliero, della dimensione di una piccola noce, fatto con aglio, semi di senape, rafano, balsamo del Perù e mirra [...] Il risultato fu che gli effetti più immediati e più evidenti si riscontrarono nei pazienti che avevano mangiato arance e limoni: infatti uno dei due pazienti cui erano stati dati, dopo sei giorni era già in grado di tornare al lavoro [,..] l'altro, si era ripreso meglio di tutti quelli che si trovavano nelle sue stesse condizioni e, dato che stava abbastanza bene, gli fu affidato il compito di assistere gli altri malati».
Lind notò che, dopo gli agrumi, il sidro aveva avuto l'effetto migliore. Alla fine delle due settimane di test, negli altri pazienti non si erano verificate modificazioni degne di nota.
Lind si licenziò dalla Marina Reale nel 1748 e fece ritorno a Edimburgo per conseguire il dottorato in medicina presso l'Università e l'abilitazione all'esercizio della professione dal Royal College of Physicians. Nel 1750 fu eletto membro del College e, nel 1757, tesoriere. Il suo libro più noto, Trattato sullo scorbuto, venne pubblicato a Edimburgo nel 1753. Nei successivi vent'anni ne furono pubblicate altre tre edizioni.
La nomina di Lind a Primario del nuovo ospedale della Marina Reale, lo Haslar Hospital, nei pressi di Portsmouth, giunse nel 1758, probabilmente grazie all'interesse e all'ammirazione di Lord Anson, allora Ministro della Marina. All'epoca, quello di Haslar era l'Ospedale più grande d'Europa, in grado di accogliere più di 2200 pazienti, e Lind ricoprì questo incarico per 25 anni.
Appena prima della nomina allo Haslar, venne pubblicato il secondo importante lavoro di Lind sulla medicina navale. La prima edizione del Saggio sui mezzi più efficaci di preservare la salute dei marinai della Marina Reale fu pubblicato nel 1757. inseguito uscirono altre due edizioni, nel 1762 e nel 1779. Durante gli anni trascorsi allo Haslar, Lind non solo studiò diversi pazienti affetti da scorbuto e da altre malattie comuni tra coloro che navigavano nei mari europei, ma ebbe anche modo di esaminare pazienti affetti da una grande varietà di malattie contratte in diverse parti del mondo: in Oriente, in India, in Africa, in Nord America, in Sud America e nelle isole del Pacifico. Da queste esperienze nacque il terzo libro, Saggio sulle malattie contratte dagli Europei nei climi caldi, pubblicato nel 1768, il quale ebbe ben sei edizioni. Questi tre volumi di Lind costituiscono una trilogia ricca di osservazioni relative ai più svariati campi della medicina navale.
I lettori delle opere di Lind rimangono colpiti dalla validità dei suoi ragionamenti, dall'accuratezza delle sue osservazioni e dalla logica mostrata nel trattare i problemi relativi alla diagnosi, alla cura e alla prevenzione delle malattie. Louis H. Roddis, nel riassumere i progressi compiuti dalla medicina navale attribuibili a Lind, cita i seguenti:
1. Il classico esperimento che dimostrò l'importanza degli agrumi o del loro succo nella prevenzione e nella cura dello scorbuto. L'applicazione di questi criteri, tra la fine del XVIII secolo e gli inizi del XIX, portò all'eliminazione quasi totale dello scorbuto tra i marinai della Marina Reale.
2. La raccomandazione che le nuove reclute trascorressero un periodo di quarantena prima di imbarcarsi, che facessero il bagno e che venissero dati loro dei vestiti puliti. Questo accorgimento servì più di qualsiasi altra misura a eliminare la febbre tifoide a bordo.
3. Il suggerimento di inviare navi speciali, che facessero la spola tra l'Inghilterra e le flottiglie in missione di guerra, allo scopo di rifornirle di provviste fresche, frutta e verdura. Si ritiene che l'adozione di questa misura per mantenere in salute gli equipaggi delle navi impegnate nella guerra sia stato un fattore decisivo a favore degli Inglesi nelle guerre contro Napoleone.
4. L'invenzione di un metodo pratico per ottenere acqua fresca dall'acqua di mare, attraverso la semplice distillazione e utilizzando i normali utensili in dotazione a bordo.
5. La raccomandazione di effettuare visite mediche alle reclute, registrandone e conservandone l'esito.
6. Il suggerimento di fornire ai marinai delle uniformi, misura con effetti positivi sia sulla salute sia sul morale degli uomini.
7. L'insistenza sull'utilità dell'esercizio fisico e di bagni freddi come rimedi 'tonificanti'.
8. L'uso della corteccia di china per prevenire la malaria.
9. La raccomandazione che, ai Tropici, le navi fossero ancorate piuttosto al largo e che agli equipaggi non venissero assegnati compiti a terra, né venisse concesso il permesso di scendere a terra alla sera. Ciò ridusse molto l'incidenza della malaria.
Il dottor Lind non visse abbastanza da vedere l'Ammiragliato rendere obbligatorio il succo di limone a scopo profilattico contro lo scorbuto (tale misura venne adottata grazie all'insistenza degli allievi di Lind, Blane e Trotter, nel 1795), ma fece in tempo a vedere posta in atto nel 1781 la sua raccomandazione che le nuove reclute fossero visitate, vestite, equipaggiate e messe in quarantena per un periodo di addestramento.
Il 18 luglio 1794 il dottor Lind morì, all'età di settantotto anni. Tuttavia, gli effetti benefici di ciò che aveva fatto in vita persisterono anche dopo la sua morte, esercitando una profonda influenza sulla storia della sua nazione e del mondo, come pure sui successi del commercio marittimo e delle esplorazioni, fino ai primi decenni del XIX secolo.

 

NOTE

1 -  Dal 1600 al 1800, si calcola che non meno di un milione di persone morirono a causa di questa terribile malattia, causata da deficienza di vitamine del gruppo B (niacina) e caratterizzata da forme di alterazione della cute e delle membrane mucose e da sintomi a carico del sistema nervoso centrale e del tratto gastro-intestinale.

2 - È stato descritto lo scorbuto infantile ('malattia di Barlow'), che si presenta generalmente fra il sesto e il dodicesimo mese di vita nei bambini allevati artificialmente con latte sterilizzato condensato o bollito. In questi soggetti sono frequenti le infezioni secondarie.

3 - La Historia natural y medica del principato de Asturias apparve a Madrid nel 1762. Ne era autore il medico di corte di re Ferdinando, Gaspar Casal, morto tre anni prima: in essa erano descritte le caratteristiche Fisiche della regione, le condizioni della popolazione, le malattie. L'opera, per quanto interessante, non sarebbe tuttavia passata alla storia, se non avesse dato notizia di una nuova malattia: «Dopo una pratica di 23 anni nelle Asturie» scrive Casàl «deduco che il mal de la rosa è un genere peculiare di infermità che ha origine dalla lebbra e dallo scorbuto e che nasce dai fermenti di ambedue, per cui lo chiamerò scorbuto lepriforme o lebbra scorbutica». A Madrid, con l'incarico di medico presso l'Ambasciata francese, viveva Frainois Thiery, che aveva sentito parlare della malattia e infine aveva letto il famoso libro sulle Asturie: ne trasse una relazione che spedì al «Journal de medicine, chirurgie et pharmacie», che la pubblicò qualche anno più tardi, nel 1775.

4 - Il medico Odoardi lesse il 18 luglio 1776, dinanzi all'Accademia
di Belluno, una memoria dal titolo Di una specie particolare di scorbuto e uno scritto dello stesso tenore venne stampato da F. L. Fanzago a Venezia.

5 - I Provveditori alla Sanità della Repubblica Veneta emanavano il 27 novembre del 1776 un proclama contro «li perniciosi effetti, che possono derivare alla salute dei più poveri abitanti, e specialmente dei villici del Polesine, Padovano e Veronese, dal cattivo alimento dei sorghi immaturi e guasti, in gran copia recuperati da terreni sommersi dalle alluvioni [...]». Anche oggi in tedesco essa conserva il nome di Mailiindische Rose («rosa milanese») e in inglese può essere chiamata anche Lombard Leprosy («lebbra lombarda»); ambedue i nomi conservano qualcosa della prima descrizione di Casal.

6 - Nel 1740 Lord Anson, tornando da un giro del mondo compiuto con sei navi, denunciava la morte di 1200 marinai; e i superstiti erano ridotti in uno stato pietoso. Eppure si supponeva che qualche rimedio dovesse esistere in natura.

7 - Scrive Jacques Cartier: «Uignoto morbo cominciò a diffondersi fra noi nel modo più strano. Alcuni perdettero le forze e non poterono più reggersi sulle gambe che in seguito si gonfiarono, mentre i tendini diventavano neri come carbone; ad altri la pelle si macchiò di chiazze di sangue color porpora, che salirono dalle caviglie alle ginocchia, alle cosce, alle spalle, alle braccia, al collo. Le bocche divennero fetide, con le gengive imputridite al punto che la carne se ne staccava LI Piacque a Dio di posare su di noi i suoi occhi pietosi» scrive ancora il viaggiatore «in quanto un indiano consigliò l'uso di una pianta che fece guarire i marinai [...] Se fossero stati presenti tutti i medici di Montpellier e Lovanio» continua Cartier «con le loro droghe di Alessandria, in un anno non avrebbero potuto portare il beneficio da noi ottenuto in sei giorni».

8 - John Woodal (1569-1643), che per molti anni era stato nella Compagnia delle Indie, lasciò una descrizione impeccabile della sintomatologia dello scorbuto, raccomandando l'uso di succo di verdure e di frutta e, «quando questo non sia disponibile, di soluzioni di acido vitriolico».

9 - Lind rimase in Marina altri otto anni, esercitando la chirurgia in tutti i mari su cui navigava la bandiera britannica, dalle Indie Occidentali a quelle Orientali. Lasciato il servizio nel 1748, aveva preso la laurea in medicina a Edimburgo, dedicandosi poi alla libera professione; qualche anno dopo aveva sentito nostalgia per la Marina ed era entrato nell'Hanslar Hospital, l'ospedale navale vicino a Portsmouth, dove rimase fino alla fine della carriera.

10 -  Durante la circumnavigazione del globo (1740-44), Lord Anson aveva perduto il 75% dell'equipaggio per lo scorbuto, vero flagello della Marina, di cui Lind curava spesso, contemporaneamente, nell'ospedale di Haslar, tre o quattrocento casi.

11 - Infatti, già John Woodall vi aveva accennato un secolo prima nel suo The Surgeon's Male e John Huxham, noto medico di Plymouth, autore di un Treatise on Fever (1750) e di vari articoli sulla tonsillite e sulla colica del Devonshire, raccomandava il mosto di mele e una dieta a base di verdure come misure preventive contro lo scorbuto.


 

"Lavoisier: Ossigene, Combustione e Respirazione"  SEGUE >>       

 

 

 

[ Mailing List ] [ Home ] [ Scrivimi ]