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PRIME INDAGINI ARCHEOLOGICHE SUL CASTELLO DI PIETRAPERTOSA



La Basilicata, si sa, conserva alcune strutture castellari e centri storici di notevole interesse. Per questo motivo cercherò di fornire alcuni risultati ottenuti durante recenti esplorazioni nel territorio lucano, al fine di fornire, per quanto possibile, ulteriori notizie che, spero, saranno utili non solo per approfondire la storia di questa grande regione meridionale, ma anche per spingere Enti e studiosi ad un'attenta ricerca sulle strutture per un attento restauro. Ciò consentirà di intraprendere un itinerario così complesso ed articolato che permetterà di ripercorrere i momenti più salienti della vita religiosa e monumentale di una serie di insediamenti tra i più caratteristici e singolari della Basilicata, in un territorio assai aspro quanto affascinante e misterioso, fra colline rocciose, formate soprattutto da arenarie ricoperte da profondi manti argillosi che denotano la caratteristica degli abitati, tutti dalle forme contrastanti e dalla plastica vivace e vigorosa, unite perfettamente al paesaggio spigoloso.
Pietrapertosa prende il nome dall'antica Petraperciata, cioè "forata", ed è il comune più alto della Basilicata (m. 1088), in quanto si sviluppa sulle rocce delle Dolomiti Lucane, ben protetto da eventuali incursioni dalla valle. Da qui si raggiunge il bosco di Gallipoli Cognato ricordato nella vita di S. Guglielmo da Vercelli. Il Santo, infatti, dopo aver fondato Montevergine, quando decise di ritirarsi nei luoghi più inaccessibili, dimorò per qualche tempo presso il lago Laceno, poi in compagnia di S. Giovanni da Matera si inoltrò nella Lucania giungendo a Cognato. Il toponimo, riportato nelle fonti come Mons Cuneatus (cioè con sporgenze e solchi vallivi), è ad oriente del Laceno e del Goleto. Qui fu costruito il Monastero dedicato a S. Maria, luogo visitato da un comes Robertus Poletinus (forse Roberto de Lauro, conte di Caserta). Oggi il punto più elevato del bosco di Cognato è il Monte Croccia o la Croccia, m. 1149, che conserva i resti di un grande villaggio fortificato del X sec. a.C.
Qui i due Santi rimasero insieme per alcuni giorni, poi S. Giovanni proseguì verso Oriente, mentre S. Guglielmo, rimasto in quel luogo per un periodo più lungo, scambiato per una spia, fu ferito gravemente alla testa. Con l'aiuto degli abitanti però egli fondò il Monastero della SS.ma Vergine Maria con annessa chiesa, di cui qualche traccia è visibile nella Cappella di S. Maria di Cognato. Questa testimonianza indica che la Basilicata è l'unica regione, assieme alla Campania, ad aver beneficiato maggiormente della presenza e dell'opera dei Verginiani, senza contare quella dei Benedettini e degli Italo-greci.
Ritornando a Pietrapertosa, sappiamo che il Catalogus Baronum (l'elenco dei feudatari e suffeudatari del Regno normanno tra il 1152 e il 1190) riporta il feudatario Roberto (§ 131: "Robbertus Petreperciate frater Guillelmi de Petraperciata tenet in balium e principatu Tarenti/ Petramperciatam quod sicut dixit est feudum duorum militum et cum augmento obtulit/ milites quatuor et servientes sex, et si necesse fuerit in partibus illis quot quot (sic)habere poterit"; lo stesso in § 69: "Robbertus Petreperciate tenet in balio de predicto Comite Campum Maiorem et Trefogiam feudum/ trium militum et cum augmento obtulit sex milites et quatuor servientes"). Considerando che, a quel tempo veniva fornito un miles (un cavaliere seguito da due scudieri) per una rendita di venti once d'oro, sappiamo che il feudatario Roberto possedeva una rendita massima di 80-120 once d'oro, fatto che fa ipotizzare il feudo come abbastanza ricco. Probabilmente è questa ricchezza che permette a Pietrapertosa, a Castel Bellotto, villaggio abitato nella metà del Duecento e al casale di Trifoggio, di fornirsi di una fortificazione che, proprio perché arroccata sulle montagne, si è perfettamente conservata sia nell'architettura che nell'ameno paesaggio; il Castello primeggia su tutte le costruzioni. Iniziato, sembra, nel X sec. ad opera di alcuni musulmani guidati da un certo Bomar, poggia direttamente sulla roccia e domina sull'abitato.
Sulla collina del castello di Pietrapertosa, ho potuto constatare alcune divergenze tra il monumento così come è composto e le vicende storiche che ad esso vengono assegnate.
Il fortilizio conserva un torrione circolare al quale si unisce un muro che delimita, all'interno, alcuni ambienti, la cui descrizione sarà a breve. Il muro rappresenta, in realtà, una facciata vera e propria realizzata con corsi di pietra subrorizzontali, un tempo probabilmente stilati, nella cui malta di allettamento sono presenti alcuni frammenti ceramici come tegole e coppi; tra le tegole sono riconoscibili quelle con i margini ricurvi ed incavati, ascrivibili genericamente a partire dal XII sino al pieno XV sec. Non sembra, al momento, che tra i componenti della malta vi siano frammenti ceramici invetriati, fatto che permetterebbe alla struttura una datazione ancora più precisa.
La caratteristica facciata si presenta come un muro continuo che si unisce da un lato, come si è detto, al torrione circolare, dall'altro alla stessa roccia che conduce direttamente al punto più alto dell'insediamento. Nel muro sono riconoscibili due finestre rettangolari che ricordano le "batterie" del XV sec., ed ovviamente l'ingresso, che si attraversa per raggiungere il cortile del castello. Esso fu costruito con grossi blocchi che formano un arco a tutto sesto, lievemente ribassato.
Appena entrati nella fortezza si notano degli ambienti che si uniscono direttamente alla facciata. Sono riconoscibili almeno due livelli, anche se forse se ne deve aggiungere un altro; a partire dal primo piano, infatti, si può notare, in sezione, due vani voltati a botte, i cui muri portanti sembrano essere stati restaurati specialmente nei rinforzi delle coperture, che oggi appaiono "a terrazzo". Al secondo livello, che all'altezza di circa 1,70 metri presenta un arco di scarico, è visibile l'altro ambiente perfettamente collegato all'impianto originario della facciata; a fianco, inoltre, si notano i resti di un canale in muratura, certamente un canale per le acque meteoriche, che prosegue in basso dove non è presente alcuna muratura, ma se ne seguono le tracce nella roccia. Sembra dunque chiaro che la maggior parte degli interventi di scavo nella viva roccia debba ascriversi al periodo di costruzione della fortezza, che così si caratterizza con un torrione circolare ed un ambiente rettangolare a più vani sovrapposti, ma dalla semplice planimetria.
Proseguendo verso il "cortile interno" del castello, sono visibili due settori importanti, quello meridionale dove tutte le opere sono eseguite in roccia, quello settentrionale dove corre una struttura muraria lunga, che segue grosso modo l'andamento della collina quasi alla stessa isoipsa. Potrebbe essere, in realtà, di un medesimo intervento, ma con alcuni rifacimenti abbastanza visibili. In primo luogo, lungo questa struttura muraria sono visibili due "finestre", in parte tamponate, con arco a sesto ribassato: non sono certo opere bizantine, arabe o sveve, ma si tratta di un accorgimento architettonico del XV-XVI sec., come del resto credo si debba attribuire tutto il versante settentrionale del castello di Pietrapertosa. Le differenze con quello meridionale non solo sono visibili dalla disposizione dei conci, molto più regolari nel muro settentrionale, legati da una malta biancastra molto compatta, letti di posa orizzontali e spessore più accentuato, ma anche da alcuni fori per travature rettangolari di 40 x 50 cm. circa, che mostrano la realizzazione di un ambiente sotterraneo, anch'esso originariamente concepito lungo una discesa oggi quasi completamente interrata.
A questo punto non escluderei che nel corso della fine del XV sec. Pietrapertosa si vede incrementare la popolazione come, del resto, attestano la costruzione della Chiesa Madre, dove si trovano ricche tele, un ciclo di affreschi ed un coro ligneo del Cinquecento, e la realizzazione del Convento dei Frati Minori Osservanti, costruito nel 1474 su un lato estremo dell'abitato.
 


Testo di Pierfrancesco Rescio               
tratto da "BASILICATA REGIONE Notizie, 1999

 


 

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