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ANTONIO DAMIENO

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da: "La Basilicata nel Mondo" 1924-1927

ANTONIO DAMIENO

In Pomarico di Basilicata il 30 ottobre 1854 nasceva Antonio Damieno, del dottor Giuseppe e della gentil-donna Maria Gaetana Massarotti.
Giovinetto fu rinchiuso nel convitto Cagnazzi, di Altamura, ove compì gli studi ginnasiali e liceali, uscendone licenziato il 1875. Nel novembre dello stesso anno si recava a Napoli per gli studi universitari, dove si laureò in medicina e chirurgia nel luglio del 1881. Prima ancora di laurearsi, vinse il concorso come « alunno medico » nell’Ospedale degli Incurabili e fu destinato nella sala diretta dal compianto prof. Tommaso Senise. Compiuti gli studi, non tornò al suo paese, tra gli agi della benestante famiglia, ma rimase a Napoli. Napoli l’aveva sedotto: non il fascino delle incantatrici sirene del bel mare di Posillipo, non la malia, le lusinghe e le dolcezze infinite della bella Partenope avevano guadagnato il suo cuore, ma l’amore allo studio che fu ed è per lui passione intensa, profonda. Col prof. Bianchi fa un corso di « psichiatria », indi si dedica, per specializzarsi, allo studio delle malattie di gola, naso ed orecchio sotto la direzione del prof. Massei divenendo più tardi assistente alla sua Cattedra universitaria. — Studia « istiologia » col prof. Armani, e compie studi di « batteriologia » sotto la illuminata guida del De Giaxa. In questo tempo pubblica un saggio sulla « neoplasia tonsillare » ed altri sulle « paralisi motorie della laringe », sul « mutismo isterico ». All’orizzonte della scienza ecco profilarsi la « sieroterapia » con la comunicazione del Bhering al Congresso di Budapest, sulla cura della « difterite » col siero antitossico. Antonio Damieno, sempre sotto la direzione del Massei, intraprende studi minuti e rigorosi su questo nuovo metodo di cura e, dopo pochi mesi pubblica sulla « Riforma medica » una serie di articoli plaudenti alla bontà del rimedio per debellare il triste morbo difterico che il grande Napoleone definì « terribile per la umanità, vergognoso per la scienza ». Frattanto l'immortale Ròtgen regalava alla scienza la sua grande scoperta, «j raggi ». Il Damieno prevede la grandiosità della invenzione, ed ecco un pensiero balenare alla sua mente: vedere da vicino e studiare i diversi metodi cimici, sperimentali e terapeutici della sua branca. Lo matura tale pensiero, lo attua e parte. Siamo al 1896. A Vienna egli segue le lezioni del Politzer, dell’Urbantsch, del Chiari, e dello Schnòter, a Praga, quelle dello Zanfal, a Berlino col Fròankel prima e poi col Krause, col Iausen, a Francoforte, con lo Schmidt e con lo Spiess, compie i suoi studi.
Da Francoforte si reca a Winrgburg per intervistare il Ròutgen e ad Houichst per rivedere il Bhering che allora dirigeva il grande istituto « Lucius Meister »per la fabbricazione del siero antidifterico, e, proseguendo il suo viaggio scientifico, dopo aver visitate le cliniche di Bruxelles, di Parigi e di Londra, ritorna alla sua cara Napoli, alla patria di elezione e, sulla scorta delle vaste cognizioni acquistate, mette un Gabinetto, completo sotto ogni rapporto che, per il tono artistico e la severità scientifica, è stato unanimemente giudicato il primo del genere in Italia ed in Europa.
E qui incomincia il periodo ascensionale!... Se la sua innata modestia, non fatta di sottintesi e di infingimenti, ma schietta, pura, senza ostentazione — privilegio della stirpe lucana — ce lo consentisse, noi potremmo enumerare la lunga serie dei suoi magnifici trionfi, gl’innumerevoli suoi miracoli, per i quali nessun altro riconoscimento Egli ha mai chiesto se non la gratitudine commossa di quanti sperimentarono il beneficio della sua scienza — Né la sua attività si è limitata all’esercizio professionale; perché, dal lavoro Egli passa al tavolo di studio per cui ha potuto regalare alla scienza non poche pregevoli pubblicazioni, che gli meritarono nel 1900 la « libera docenza » nella sua specialità e, pochi anni dopo, la direzione per le malattie di gola orecchio e naso nell’ambulatorio dell’Ospedale degli Incurabili e la consulenza negli ospedali di Loreto e di S. Maria la Vita.
Nonostante la corona candidissima dei suoi scarsi capelli, formanti come una aureola di austerità alla sua fronte pensosa e costantemente battuta dal desiderio immenso della ricerca di nuovi veri, egli è giovane, ancor giovane, sempre giovane! L’eterno benevolo sorriso che sfiora le sue labbra, e la inesauribile verve, nei brevi conversari, lo rendono simpaticissimo. Nell’austero e dignitoso silenzio che volontariamente egli si è fatto d’intorno, ha compiuta la sua marcia verso la immortalità, combattendo e vincendo le ardue e sante battaglie della umanità e della scienza per la quale Egli vive e che forma il suo eucaristico pane quotidiano da cui attinge nuova forza e nuova lena per combattere e vincere, ancora, sempre.
Generazioni di discepoli si sono formati nel suo studio apprendendo da tanto Maestro l’arte profonda della osservazione, il metodo severo nella ricerca affannosa della verità, l'intuizione geniale, la portentosa prontezza della diagnosi, la mano sicura!... E il suo nome fa testo; tutta Napoli intellettuale conosce ed ammira il suo valore. Né Napoli sola; perché, nonostante la sua modestia, le ali della gloria hanno avvolto il suo nome e lo hanno portato lontano, e ne hanno fatto un valore scientifico nazionale. Uno di quei valori al responso dei quali l'umano pensiero ricorre per troncare i dubbi che lo assillano. Il suo nome circonfuso di gloria, è andato oltre i monti e i mari senza che egli se ne sia accorto, perché il suo pensiero è intento a frugare nel mistero della sofferenza e della miseria umana per sollevarla, perché il suo occhio indagatore, avente guizzi sovrumani, e vampate di genio nei suoi riflessi, si spinge, inabissandosi, nell’immenso mare della scienza alla ricerca di nuove conquiste, perché il suo spirito, il suo grande spirito anelante alla luce, è agitato e pervaso da un unico desiderio intenso: squarciare quanto più è possibile il fitto velo di mistero che avvolge la scienza. Nel lavoro, nello studio, nella operosità pensante Egli trascorre i suoi giorni ignaro dei rumori e del frastuono della vita turbinosa che gli si agita d’intorno, ignaro di tutto.
Pure quest’uomo che, dallo studio non ha mai distratto neppure per un minuto il pensiero, lo sguardo; questo grande silenzioso da cui si irradiano fasci luminosi di luce folgorante nel campo scientifico; questo apostolo che ha votata la sua esistenza al sacrificio per alleviare i dolori e le sofferenze della umanità; — quest’uomo di cui noi siamo orgogliosi, e che tutti ci onora; quest'uomo conosciuto ovunque, è ignorato da chi avrebbe il dovere di conoscerlo. Purtroppo — è doloroso constatano — nessun governo pensò mai a lui. Croci e commende, corone e laticlavi largamente dispensati a degni ed indegni, non ci furono, non ci sono per lui... Ed Egli è fiero di ciò, perché è questo il suo maggior titolo d’onore. Se gli mancano decorazioni ed insegne cavalleresche, sulle pareti del suo Gabinetto di lavoro rifulgono ben altri cimeli di cui va superbo e che custodisce gelosamente.
Trovi la fotografia del Crispi con l’autografo « AL PROF. ANTONIO DAMIENO IN SEGNO DI RICONOSCENZA »; quella del Cavasola con la scritta « AL CHIARISSIMO PROF. ANTONIO DAMIENO, AMICO CARISSIMO IN SEGNO DI AFFETTO IMMUTABILE E DI ANIMO PROFONDAMENTE GRATO »; quella di Emanuele Gianturco con la seguente dedica della di lui consorte « AL PROF. ANTONIO DAMIENO, OFFRO IN MEMORIA DI EMANUELE CHE FU NON SOLO SUO CONTERRANEO, ED AMICO DILETTISSIMO, MA GRANDE ESTIMATORE DELLE QUALITÀ DI ANIMO E DI INGEGNO CHE LO TRASSERO DA SOLO A RAGGIUNGERE L’ALTISSIMA META »; e poi le fotografie del Bhering, del Thomson, del Rongtgen, del Politzer, dell’Urbantsch, di Enrico Caruso, di Scarpetta, con firme autografe. Trovi una pergamena di pregevole lavoro artistico, dono del grande artista lirico Fernando De Lucia cui salvò una figlioletta, così concepita: ALL’ ILLUSTRE PROF. D. ANTONIO DAMIENO, NEL 400 ANNO DELLA VOSTRA GLORIOSA PROFESSIONE. CON ALTO INTELLETTO D’AMORE E MAN SICURA, SALVASTE UNA MIA DILETTA FIGLIA DA UN INSIDIOSO MALE, RIDONANDOLE UNA CULLA DI NUOVA VITA.
« IO FERNANDO DE LUCIA CON VIVISSIMA E PROFONDA AMMIRAZIONE, VI OFFRO LA IMMENSA GRATITUDINE PATERNA DELL’ANIMO MIO CHE, IN UN ATTIMO, PASSÒ DA UNA ANGOSCIA PROFONDA AD UNA PACE SERENA ».
Ecco le onorificenze del prof. Damieno delle quali solo si gloria, perché per il resto Egli non ha che tutto il suo disprezzo, o il suo benevolo sorriso.
E prosegue per la sua via, Egli, l'uomo di Basilicata, il figlio della forte nostra terra Lucana, con due possenti amori nel suo gran cuore : l’amore per la famiglia, l’amore per la scienza!
Vegliardo inimitabile! Dopo avere attinto « si alto segno », Egli lavora e studia e pensa e opera ancora: pare che cominci oggi la stia via.


      GIUSEPPE CASTELLANO fu GIOVANNI

 

 



Principali pubblicazioni del Damieno:
1) Intubazione del crup prima e dopo la Sieroterapia.
2) Stenosi tracheale da granulazioni, vinta mercè l'intubazione.
3) Primo caso di ascesso peritracheo laringeo in persona adulta.
4) Sulla simbiosi - sifilo -tubercolare nella laringe.
5) Studio clinico ed istologico sulla pachidermia della laringe.
6) Su di un modo non comune di prodursi della paralisi del facciale nell’otite media acuta.
7) Il massaggio timpanico vibratoreo nei postumi recenti della otite media acuta allo scopo di evitare la sordia secondaria.
8) Su di un caso di stenosi laringea fulminea, da edema angioneurotico, vinto in pochi minuti coll'intubazione.
9) Le stenosi laringo-tracheali acute e croniche.
10) A proposito di un caso di stenosi ipoglottica per gomma sifilitica. Utilità e valore della tracheotomia e della intubazione.
11) La sieroterapia nella difterite e nei tumori maligni - Studio comparativo.
12) Caso di afonia isterica, migliorato coll'ipnotismo e guarito col massaggio vibratorio nella regione prelaringea.
13) La prima centuria di casi di difterite trattati col siero titossico.
14) Risultato delle osservazioni batteriche in quasi cento casi di difterite trattato col siero antitossico, lavoro fatto nell’istituto di Igiene della R. Università e diretto dal Prof. De Giaxa.
 

 

da: "La Basilicata nel Mondo" 1924-1927     
 



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