PINO GENTILE
 - La Città delle scale
 

- Capitolo IV -


Itinerario delle Chiese

Sfilata dei Turchi

"Sfilata dei Turchi"


La “Sfilata dei Turchi” è un tuffo nel passato di una città che cerca di mantenere salde le proprie radici e di conservare la memoria delle sue origini. La storia ci insegna che “La Sfilata dei Turchi” ha avuto luogo grazie all’impegno di un apposito comitato, di cui hanno fatto parte alcuni personaggi contemporanei della città, fra cui Tonino La Rocca, attento a questa manifestazione e, in generale, a tutto quanto appartiene alla cultura potentina, compreso il teatro. Si diceva dei riferimenti storici.

 

Negli atti amministrativi della Prefettura e del Comune di Potenza, si leggono i particolari con cui i fedeli, attraverso il “comitato” laico in rappresentanza di tutta la cittadinanza, organizzavano i festeggiamenti nell’anno 1880: secondo l’ uso antico si iniziava con funzione nella chiesa dalle 7 alle 9 pomeridiane, cominciando dal giorno 3 e terminando il giorno 12 maggio.

 

Il giorno 11 maggio, facevano il giro per la città due bande musicali, e quindi la Processione dei Turchi alla sera, con spari di fuochi artificiali, mentre il giorno 12 maggio si svolgeva nelle ore antimeridiane la Processione dei Santi, spari di batterie e di mortaretti fuori l’abitato, e nelle ore pomeridiane dello stesso giorno, corse di animali e salita della cuccugna in piazza della Prefettura.

 

Nello stesso anno i procuratori della festa erano Carlo Lavecchia, Gerardo Brindisi, Paolo Tarillo e Michele Fasulo. L’ anno seguente i procuratori Lavecchia e Fasulo annunziavano ai concittadini il calendario delle manifestazioni, con poche varianti rispetto alla precedente. Per quanto riguarda la bibliografia più accreditata sull’argomento, occorre citare Padre Mario Brienza, frate francescano, che ci ha lasciato memorie sui rapporti tra clero e società potentina di fine ‘800 ed anche alcuni cenni in merito a tali festeggiamenti.

Alcuni momenti della tradizionale e leggendaria “Sfilata dei Turchi” lungo il tradizionale percorso cittadino

 

Questo per quanto riguarda l’aspetto prettamente devozionale della festa religiosa, mentre nei riguardi della Sfilata dei Turchi, che il clero potentino intendeva sopprimere, Padre Brienza annotava: “non altrettanto fortunata fu la mossa nei riguardi della Processione dei Turchi: il popolo resistette, non volle rinunziare alla secolare costumanza, e i Turchi, dopo un pò di interruzione, tornarono giocondamente a rifare il loro annuale giro in città”. Ancora una interessante riflessione proponeva Brienza, a proposito della data in cui avrebbe avuto inizio a Potenza questa tradizione: lo studioso faceva notare che né Rendina o il suo successore Picernese, né Viggiano e tantomeno B. Ricotti avevano fatto cenno, nei loro scritti, a questa tradizione popolare.

 

Il primo cronista che ne aveva scritto, ricordava Brienza, era stato Raffaele Riviello alla fine dell’ottocento e dopo di questi, il suo contemporaneo Racioppi e, più tardi, Tripepi, che avevano discusso sulla origine storica di questa usanza. Sempre Padre Brienza scriveva, nel saggio intitolato “La processione dei turchi a Potenza”: che la nostra fatica possa contribuire allo scioglimento di un enigma nella storia potentina, che la mente eletta di Giacomo Racioppi non dubitò di chiamare un quasi mistero medievale.

 

Una istantanea della Sfilata dei Turchi allo stadio "Alfredo Viviani"

Oltre agli scritti di Pedio, che da storico non si sofferma sui fatti non provati, sono senz’altro da registrare i commenti pacati e puntuali di don Gerardo Messina e considerare conclusive le sue argomentazioni espresse in tanti suoi saggi, ma, soprattutto, in quello che porta il titolo “Dal Po al Basento, Pellegrino di Pace”. Le valutazioni di Messina, da profondo studioso di storia locale, ripercorrono tutte le varie fasi interpretative, ovvero le ipotesi correlate a taluni avvenimenti storici o alla semplice leggenda. E poiché Messina cita anche una festività molto similare che si teneva nella vicina Avigliano, con tanto di armigeri, turchi e nave, non possiamo dimenticare che anche in altri paesi delle province meridionali si festeggiava ogni anno la vittoria dei cristiani sui turchi.

 

Anche nella Napoli seicentesca, capitale del viceregno spagnolo, il giorno 2 ottobre si teneva una festa popolare in commemorazione della vittoria navale ottenuta dai cristiani contro il turco in tempo della santa memoria di Pio V, si fece da tutte le chiese dei Padri Domenicani solenne processione che, “come al solito, e per allegrezza, si viddero incendiate quasi per tutto Napoli gran machine di fuochi artificiali”.

 

"Ciuvuddina", interpretato da sempre dal potentino Alberico Corvino, 68 anni, che quest'anno è ritornato alla ribalta dopo l'assenza nella manifestazione del 2002 dovuta ad un grave lutto famigliare

Marcello Rufino, che ha interpretato il personaggio di "Ciuvuddina" nel 2002

Sull’ argomento “Sfilata dei Turchi”, recentemente, si è tentato ancora una volta di riaprire il discorso, alla ricerca di una spiegazione ragionata e confortata da riscontri storici, e si è disquisito, anche con impegno, sui fatti forse mai accaduti e su ipotetiche datazioni: il prof. Luigi Serra, gli studiosi Giulio Stolti, il compianto Carlo Rutigliano, Gerardo Corrado e lo scrittore Lucio Tufano sono tra i tanti intervenuti nei dibattiti. Purtroppo non è emersa alcuna notizia di fondato rilievo storico. D’altro canto, proprio la mancanza di certezze, consente al comitato dei cittadini, organizzatori della festa, la libertà di perpetuare quei motivi di costumi e di arredo scenografico che sono sicuramente dettati dalla tradizionale fantasia popolare.

 

Detto questo, si può concludere che forse la soluzione più corretta sta nel rispetto della tradizione, col bandire tutti gli artifizi incoerenti, come gli sbandieratori di scuola umbro-toscana o quei finti dicitori di piazza che taluni uomini di cultura, improvvidamente chiamati a decidere, hanno imposto in alcune edizioni. Occorrerà impegnarsi ad utilizzare al meglio i mezzi finanziari devoluti dalle varie amministrazioni ed enti, ma, soprattutto, quelli raccolti dal comitato dei cittadini con l’antico sistema della questua: uno sforzo minimo, indispensabile per realizzare questa sagra nostrana che, tra l’altro, è l’unica rimasta in vita. L’evoluzione dei tempi forse non consentirà che i partecipanti alla Sfilata dei Turchi siano contadini autentici, né i costumi popolari siano quelli giusti, ma non ci sembra di intravedere scelta più idonea. Del resto, gli enigmi e le perplessità su questa tradizionale sagra, ci sono sempre stati ed hanno sempre generato dubbi e contrasti; oltre un secolo fa, Riviello temeva addirittura che la festa potesse scomparire, quando scrisse: “che sia questo indizio che San Gerardo segua la sorte dell’antico protettore Sant’Oronzio?”

 

Vincenzo Perretti - Paolo Laurita Editore - Tipolitografia Grafiche Miglionico - Potenza, 1999

 

 

 

 

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