Prima pietra per Biblioteca e Museo
provinciali di Potenza
Il XX Settembre 1901, si registra la posa della
prima pietra della Biblioteca e del Museo provinciali di Potenza. Un evento
eccezionale che Domenico Ridola “immortala” in un volumetto di otto
pagine dal titolo “Poche Parole” pronunciate queste, dallo stesso
autore. Ecco il testo completo di “Poche Parole”.
“Per incarico recentissimo del nostro On.le
Presidente, toccato a me l’onore di tenere, dirò cosi, a battesimo due
neonati della nostra Amministrazione Provinciale, un maschietto ed una
bambina, che, agli occhi miei, sono un amore, un incanto.
Porteranno, per tradizione di famiglia, i nomi di
Museo e Biblioteca. E vi dirò all’orecchio che sono due trovatelli (non
arrossitene bimbi miei!) perché furono fatti ed alimentati dalla pietà di
dotti e di generosi. Della bambina, a nome Biblioteca, non vi dirò nulla,
nemmeno della già ricca dote di numerosi volumi. Chi di noi non ne ha visto
di più belle e più adulte? Chi non le ha frequentate? Chi di noi, ditelo,
non ha fatto loro e non fa ancora la corte?.
O vaghissima bambina Biblioteca, io taccio di te
perché a te non potranno mancare adoratori. Ma è bene che io dica due parole
del fratellino Museo. E' di esso che mi preoccupo, perché, a chi non lo
guardi con occhio amorevole, esso può sembrare storpio, sordomuto e brutto,
un nulla di buono, un futuro fannullone.
Dormi, fanciul, non piangere,
io tuo patrino, io genitore autentico d’un tuo
fratello, che ha lo stesso tuo nome e ti somiglia tanto, io sento il dovere
di dire poche parole in tua difesa.
In verità, o signori, nel nostro secolo avventuroso
ed irrequieto, nel secolo delle ferrovie, dei telegrafi, delle macchine e
dei palloni...non ancora dirigibili; nel secolo, in cui da noi si crede che
la pianta uomo venga cosi egregiamente ed intensivamente coltivata da
essere, anche troppo, frequenti i superuomini, che spesso, a base di sudata
licenza elementare, trovano precocemente in se la stoffa di legislatori e
L’ asino butta via
Il basto per la stalla
Si vende per Messia
Chi nacque Pulcinella
nel nostro felicissimo secolo negoziatore,
banchiere, tutto positivismo e niente idealista, potrà esservi qualcuno che
vi dica: andate là retrivi! Donde venne in voi la rancida idea di sciupar
quattrini a raccoglier cocci, frammenti, brutti arnesi, vasi rattoppati e
monete vecchie (magari avessero utile corso oggidì)?.
Non valeva meglio esporre in quelle vetrine,
bicchieri e bottiglie di marsala e cognac, sigari, tabacco, pipe, scatole da
cerini stuzzicanti ed altre cose simili tanto necessarie alla vita odierna?.
Od almeno esporre un saggio di quelle leggiadre
monetine di nikelio da 20 centesimi?...
Andate alla malora, astrologhi, che per guardar le
stelle e cavarne oroscopi, come quei della favola, cadete cosi ingenuamente
ed agevolmente nei pozzi, anzi negli ingegnosi trabocchetti, che la nostra
civiltà seppe inventare!
Se vi fosse alcuno che cosi mi parlasse,
risponderei: non è il caso di quattrini sciupati, perché non ne abbiamo
spesi. E' la carità pubblica che ebbe cura dei due trovatelli. In quanto a
me, chiamatemi pure lavoratore a tempo perduto, ma non accetto l’epiteto di
astrologo.
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Il progetto originario del Palazzo della
Provincia di Potenza |
Se volete chiamarmi astronomo, vada, perché fra
l’Archeologia e l’Astronomia vi è molto somiglianza. L’una guarda le cose a
grande distanza di tempo, l’altra ad immensa distanza di spazio e come
sarebbe cieco e dissennato chi affermasse che null’altro esiste oltre il
sole ed il suo sistema, cosi sarebbe di corta vista chi nulla volesse
ammettere al di là di quanto è illuminato dal sole della storia. No, o
signori, non è opera futile e sprecata la nostra. Sull’architrave d’un
tempio vetustissimo era scritto, come monito di sapienza, conosci te stesso.
La prima domanda di chi vuol davvero conoscer se
stesso è questa: donde siamo venuti?. Mercé l’Archeologia dobbiamo, senza
arrossire, oggi riconoscere le nostre origini modestissime e confessare che
i nostri progenitori furono rozzi e selvaggi in perpetua durissima lotta per
l’esistenza, perché:
Lor fea l'acre e il cielo
E gli uomini e le belve immense guerra.
E da quel primo punto non è che un progredire
stentato, lento, graduale, incessante, meraviglioso. Le grotte, le
palafitte, le rozze borgate potettero diventate Babilonia, Atene, Venezia,
Parigi.
Quello stesso vibrar di cellule cerebrali, che creò
il primo canto di guerra o di lutto, doveva più tardi dar l'Iliade e la
Commedia. Senza il primo tocco d’ un tam-tam o di una corda distesa su di un
guscio di tartaruga non era possibile Mozart e Bethoven, Bellini e Verdi.
Il primo rozzissimo idoletto di argilla, la prima
decorazione d’un vaso, fatto a mano o cotto a fuoco libero, dettero più
tardi il Mosè di Michelangelo ed i quadri di Raffaello.
ll Partenone, il Colosseo, la cupola di S. Pietro,
i tunnels del Cenisio e del Gottardo, sono figli progrediti della prima
capanna, della prima grotta, del primo cunicolo scavato.
Di là siam venuti ed ora siam qui e come ci siam
venuti potrà dirvelo, in linguaggio infantile, anche il nostro piccolo
museo. Chi sa che esso, fatto adulto, coi documenti veri delle cose umane
raccolti dai suoi fratelli maggiori, imparando noi a leggervi bene addentro,
chi sa, dico, che esso non riesca a rivelarci un giorno dove giungerà, dove
si arresterà, dove forse s’infrangerà questa nostra locomotiva di civiltà
che corre a tutto vapore, accelerando ora vertiginosamente la sua corsa?.
Signori, vedo che mi lascio trascinare ed andar
oltre i confini a me assegnati.
Non abuserò ulteriormente della pazienza vostra.
Concludo affidando alla vostra tutela e protezione i due neonati: amateli,
alimentateli e fateli ricchi. Noi abbiamo lanciato la pallottola di neve
dalla cima dell’Alpe, fate che diventi valanga.
Noi abbiamo piantato la ghianda in terreno adatto,
fate che diventi quercia maestosa. Ed ora che del mio figlioccio vi ho detto
poche ed informi cose, consentite che di esso io vi presenti il vero padre
adottivo, che con cure affettuose e grandi sacrifici ha saputo farlo qual’è.
Io mi onore di presentare a voi il cav. De Cicco,
R. Ispettore degli Scavi e dei Monumenti. Egli saprà parlarvene più
diffusamente e più degnamente”.1
(Ricordiamo che Domenico Ridola nacque a
Ferrandina il 13 Ottobre 1841 da Gregorio e da Camilla de Gemmis e morì a
Matera, all’età di novantuno anni il 13 Giugno 1932)
1) Domenico Ridola “Pocbe
Parole”; pronunciate all’inaugurazione della Biblioteca e del Museo
Provinciali di Potenza il XX Settembre 1901 -
Tipografia Editrice Garramone e Marchesiello, Potenza
(Testo gentilmente concesso dall’avv. potentino
Domenico Bonifacio)
1879: Nasce la ferrovia Rocchetta - S.
Venere - Potenza
21 settembre 1879: nasce la ferrovia Rocchetta - S.
Venere - Potenza.
Il treno
inaugurale parte da Napoli, alle ore 6,40 e giungerà alle ore 11,20 alla
Stazione di Potenza, donde proseguirà per Potenza Superiore sulla nuova
linea, dove avrà luogo il pranzo; quindi partirà per la visita, giungendo a
Rocchetta S. Venere verso le 17,30.
Da Rocchetta, alle ore 18,00 partirà un treno
speciale per Spinazzola e Barletta.
E questo il testo di un nuovo invito che perviene
al comm. Avv. Leonardo Montesano, in occasione dell’inaugurazione della
strada ferrata Rocchetta S. Venere - Potenza, che riportiamo per
l’eccezionalità dell’evento, segnalatoci gentilmente dal giovane avvocato
potentino Domenico Bonifacio.
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