Quanti siamo in Basilicata
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Francesco Saverio Nitti |
Isola dischia agosto 1907 - Quanti siamo? o,
per dir meglio, quanti abitano la Basilicata e quanti, che vi sono nati, ne
vivon lontani?
Nel 1901 la popolazione censita dava alla nostra
provincia 490.705 abitanti: questa cifra è ora notevolmente minore.
Secondo l’ultimo censimento la Liguria, che è la
più densa regione del continente e la Basilicata, che è la meno densa, sono
in questa situazione rispettiva: la Basilicata in un territorio di 9,962
km.q., ha una popolazione di 490.705 abitanti; la Liguria in un territorio,
che è poco superiore alla metà, 5,278 abitanti per km.q., ha più che il
doppio della popolazione, 1.077.473 abitanti. La densità è quindi appena 49
per la Basilicata, 204 per la Liguria.
Perché siamo così pochi?
La ricerca non mancherebbe d'interesse.
Disgraziatamente sono assai pochi i materiali che noi possediamo e solo il
lungo studio può consentire conclusioni degne di essere accolte.
La Basilicata, nonostante tutte le esagerazioni,
non ha avuto mai grandi città, né ha avuto mai una grande popolazione.
Quando l’emigrazione non limitava il numero, era la morte che limitava: per
lungo tempo la Basilicata ha avuto il primato della morte così nel Regno
delle Due Sicilie, come nel nuovo Regno d'Italia. Ancora nel biennio
1862-1863 la mortalità media era 40,70 per 1.000 abitanti, mortalità ora
ignota nei paesi civili e anche allora elevatissima. Per molti anni nascite
e morti quasi si equilibrarono: qualche volta le morti superavano le
nascite.
Ora la Basilicata non è sempre la regione d’Italia
in cui si muore di più e nemmeno quella in cui si nasce di più: ma,
nonostante l'enorme prevalenza di popolazione senile e infantile determinata
dalla emigrazione, la quota naturale di accrescimento annuale della
popolazione è di 6,52. Nel biennio 1903-1904 la natalità è stata 33,83, la
mortalità 27,21. Se non che la popolazione nemmeno ora aumenta, anzi, per
effetto della emigrazione, più rapidamente diminuisce. Nel 1824 sotto il
governo dei Borboni la popolazione censita era 421.253 abitanti: il primo
censimento del Regno d’Italia nel 1861 ne trovò 492.959: la differenza in 37
anni fu di soli 71.706 abitanti, cioè appena 0,42 % all’anno!
Dal 1880 in poi, insieme allo sviluppo della
emigrazione, si verificano una diminuzione della natalità, una diminuzione
assai più rapida della mortalità. La natalità è ora sempre inferiore alla
Puglia, quasi sempre inferiore al Veneto. La mortalità a sua volta nei sette
anni dal 1898 al 1904 in tre anni ha avuto il primo posto e in quattro il
secondo.
L’emigrazione dalla Basilicata è abbastanza antica:
ma è solo dopo il 1879 che ha preso il più grande sviluppo: nel 1879 fu di
5.766 individui; raggiunse il massimo nello scorso anno 18.098, senza
confronto. Dal 1876 (l'emigrazione era allora di appena 1.102 individui) al
1906 l’emigrazione ha sottratto alla Basilicata quasi 300 mila individui:
282,480 secondo i calcoli della statistica ufficiale. Ma questa cifra è
soltanto apparente: difatti figurano in essa per quattro, cinque, sei volte
coloro che tante volte sono andati in America. La popolazione calcolata per
l'eccedenza de’ nati sui morti nel 1901 era di 605.263, quella censita
490.705, la differenza 114.558.
Non si è lontani dal vero ammettendo che dal 1876
al 1906 il numero degli emigrati sia stato effettivamente di oltre 200 mila.
Quanti son tornati? E' impossibile dire perché la Direzione Generale della
Statistica e il Commissariato di Emigrazione pubblicano le cifre complessive
dei rimpatri, trascurando di dividerle per regioni e per province. Tentando
un calcolo d’interpolazione e ammettendo che un terzo degli emigrati sia
ritornato (la popolazione è piuttosto superiore che inferiore alla realtà)
sarebbero rimasti all’estero circa 150 mila nostri conterranei. Su ogni
dieci abitanti che sono in Basilicata ve ne sono almeno quattro all’estero.
Tenendo conto che l'emigrazione nostra è abbastanza
antica e che i nostri conterranei fuori la patria conservano una grande
fecondità, si può ritenere che fra alcuni anni saremo tanti in patria quanti
all’estero. Non vi è alcuno che possa attenuare le gravi perdite determinate
dall’emigrazione: ma non vi è alcuno il quale osi ragionevolmente ammettere
che, senza mutare le forme attuali di produzione, la Basilicata possa
nutrire una popolazione di 200 a 300 mila abitanti superiore a quella che
ora ha. Esistevano i fattori della trasformazione? Esistono ora?
Quale grande compito per noi! Combattere la malaria
nei suoi ricettacoli di morte e distruggerla interamente, sistemare le
acque, rimettere le pendici montane, rinnovare la grande industria boschiva,
quante cose toccano alla nostra generazione e quanti problemi deve essa
risolvere!
Ma più si studia la demografia del nostro paese e
più l’anima è invasa da un senso di ammirazione per la resistenza tenace
della nostra gente. Razze meno forti sarebbero state vinte; noi ci siamo
conservati, noi abbiamo anzi contribuito a formare nuove civiltà. La
tradizione per lungo tempo ci ha fatto ritenere che terra naturalmente
feconda non fosse sfruttata da uomini abili. Non è più alto e più bello
piegarsi alla realtà e riconoscere che la nostra gente ha vinto, o almeno ha
resistito, dove altre razze si sono spente!
La verità è assai più onorevole per noi e piuttosto
che morbidi e inabili sfruttatori di un paese benedetto dalla natura, ci è
grato essere uomini coscienti delle difficoltà, eredi di gente tenace,
uomini che devono e vogliono conquistare la loro situazione nel mondo con il
vigore delle braccia e con il sudore della fronte. Più alto e più umano è
questo senso doloroso della verità, che la molle e facile illusione.
Che importano le difficoltà?
La Russia meridionale è uno dei paesi cui la natura
ha profuso più largamente i suoi tesori ed è abitata da gente povera. La
Norvegia con i suoi fior di macigno, con le sue campagne sterili, con le
asprezze del clima, ha raggiunto un notevole grado di ricchezza e una grande
sviluppo di civiltà.
I norvegiani sono più fuori patria che in patria: e
le loro istituzioni sociali e i loro ordinamenti economici e la loro
moralità pubblica sono anche adesso l'ammirazione dell’Europa civile.1
1) Francesco Saverio Nitti -
"Il Lucano" pel Centenario del capoluogo - Tipografia Editrice
Garramone e Marchesiello - Potenza, 1907 |