La trasformazione edilizia e civile
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1898: Rione Santa Maria con il primo
corpo della Caserma Basilicata; a fianco la vecchia villa comunale, uno
dei "polmoni verdi" della città |
La trasformazione
edilizia e civile di Potenza, problema centrale per il suo sviluppo,
all’avvento del fascismo per la prima volta compresa e postata con serietà
di intenti, larghezza divisione, modernità di spiriti, fu affrontata
decisamente, per volontà del Duce e del Governo Nazionale, ma in questi
ultimi anni, per contingenze del tutto locali, se non compromessa o
vulnerata, è rimasta abbandonata.
Chi in quei giorni di
risveglio e di fervore studiò, con passione e con piena conoscenza delle
particolari condizioni della città, il problema nello integrale suo
complesso, lo prospettò in alcuni scritti sotto un triplice aspetto:
risanamento, espansione, abbellimento. E chiunque voglia accingersi a
risolverlo e concretano non può che vederlo e considerarlo in tal modo.
Potenza al pari di
altri centri della regione (basterà ricordare i famosi Sassi di
Matera, grotte trogloditiche che sono ancora le abitazioni di quei
contadini), presenta una particolare caratteristica della quale va tenuto il
debito conto. I contadini, che rappresentano tanta parte della sua
popolazione, abitano quasi tutti in città, nei vicoli più stretti e più bui,
in veri antri sotto il piano stradale, spesso senza focolare e senza
finestre e quindi senza aria e senza luce.
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"La casa ai contadini è
stato il pensiero più alto e più fervido del Duce |
La vecchia consuetudine
deriva da molteplici cause, alcune permanenti, altre superate. Più
specialmente dalla lunghezza e rigidità degli inverni, dalle campagne estese
ma assai scarsamente popolate, dalla insicurezza dei campi per il
brigantaggio di un tempo e le altre calamità del genere, dalla malaria
esistente in molte zone, dalla povertà. Risultava da una statistica di
alcuni anni or sono, né crediamo le cifre di molto mutate, che vi fossero
ben 689 di quegli antri abitati, parecchi per oltre un metro al disotto del
livello stradale, ma alcuni fino a due, due e mezzo, tre addirittura, ed in
quelle tristi miserevoli pietose condizioni, non di rado insieme alle
bestie, vivevano 600 fanciulli inferiori ai 10 anni, 1196 donne, 1112
uomini.
Ora la prima cosa che
va risolta, per un dovere imprescindibile di civiltà e di umanità è quella
di provvedere di case coloro che li abitano, dichiarando inabitabili quei
tuguri e risanando con la loro distruzione la città nei vari posti in cui si
trovano. La casa ai contadini è stata sempre ed è ognor più il pensiero più
alto e più fervido del Duce, il quale ha veduto e vede profondo e lontano,
giacché, proprio nei luoghi dove più vi si doveva pensare, le case pei
contadini vennero dimenticate, trascurate, abbandonate.
Risanamento e
piano regolatore
Esiste, fin dal 1926, un piano regolatore di
Potenza di cui si occuparono largamente a suo tempo gli stessi maggiori
quotidiani. In proposito esistono anche due relazioni a stampa, l’una ampia
e precisa del Commissario del Comune comm. Antonucci, 3 marzo 1928 (Il
piano regolatore ed i provvedimenti speciali per la città di Potenza),
con la deliberazione Commissariale che lo approva ed uno schema del disegno
di legge, e l’altra dell’ Ufficiale sanitario dott. Gilio, 30 novembre 1927
(Il piano regolatore edilizio e di ampliamento) e ad esso si accenna
altresì nella relazione a stampa sull’Amministrazione straordinaria del
Comune 1923-28. L’idea del piano regolatore sorse in seguito appunto alle
importanti constatazioni della relazione del Commissario Antonucci, e la
compilazione ne fu iniziata nel settembre 1925, sotto gli auspici di S. E.
Giovanni Giuriati, allora Ministro dei Lavori Pubblici, che aveva constatato
de visu la necessità e l’urgenza di risanare il nostro
abitato.
Il progetto dei lavori
da eseguire, opera degli ingegneri V. Ricciuti, dell’Ufficio tecnico
comunale, e E. Simeoni, del Genio Civile, sotto la diretta guida del
Provveditore alle opere del tempo comm. Tizzano, e redatto, presi accordi
con gli ingegneri capi dal Genio Civile cav. Tellarini e Taccheri, venne
approvato dal Comune il 3 marzo 1928 con deliberazione commissariale, ed
allora se ne studiò il finanziamento, preparandosi inoltre uno schema di
legge per i provvedimenti ad esso relativi.
Il piano regolatore
preparato dal Comune, riguardava la sistemazione, il risanamento e
l’abbellimento della città già esistente e le zone del suo ampliamento. Con
l’allargamento, dov’era possibile, della via Pretoria, con la sistemazione
di via del Popolo, che avrebbe avuto il suo sbocco a Portasalza, con
l’abolizione, l’allargamento e la regolarizzazione dei vicoletti, con la
demolizione di sottani e casupole, con l’allontanamento delle stalle, esso
prevedeva più specialmente la sistemazione di piazza Prefettura, la
creazione di cinque nuove vie, la costruzione di due mercati coperti...
...Cessata
l’amministrazione commissariale Antonucci, tutto cambiò rapidamente e
sopravvenne un periodo di inazione, di abbandono, di stasi. Quanto era stato
da lui predisposto rimase negletto ed abbandonato, del Piano Regolatore,
venendo meno ad un impegno assunto verso il Governo, non si seppe più nulla,
non si parlò più, come non fosse mai esistito, e quel poco che è
sopravvenuto si deve solo all’azione diretta del Governo, di qualche
Commissario del Comune e di qualche Podestà, molto al Provveditorato alle
Opere, che ha trasformato in ridenti ed eleganti giardini i dirupi prossimi
al suo bel palazzo e sistemata la scala Rossano, cadente, alla iniziativa
privata, all’Incis...
Le considerazioni di
Sergio De Pilato sulle trasformazioni della città di Potenza, continuano
con riferimenti all’attività del Prefetto della provincia di Potenza,
Avenanti, e del nuovo capo della Federazione agricoltori, prof. Gioacchino
Viggiani, sulla dibattuta questione “Case rurali e case dei contadini.”
“Già ricordammo, in
articoli apparsi sulla stampa, le particolari condizioni, passate o
permanenti, di clima, di topografia, di malaria, di insicurezza, di
spopolamento delle campagne, di estensione territoriale, di abitati lontani,
di sistemi di coltura, a Potenza come a Matera, per i contadini e le proprie
famiglie che, nella maggioranza dei casi, abitano nei centri cittadini, a
Matera in grotte trogloditiche, i Sassi, a Potenza in antri al disotto del
livello stradale.
Si debbono dichiarare
inabitabili o distruggere quelle grotte e quegli antri, risanando così la
città, ma occorre insieme dare ai contadini case igieniche e ariose, consone
ai loro bisogni ed alle esigenze moderne, in luoghi adatti e prossimi ai
paesi, perché non si può costringerli ad abitare nei campi o relegarli colà,
persistendo in moltissimi luoghi, pur con le mirabili trasformazioni
apportate dal Governo nazionale in questi anni, ancora le condizioni di
disagio stagionali e di territorio estesissimo, con paesi in alto e ben
lontani tra loro, di comunicazioni non sempre agevoli frequenti ed
economiche.
L’immigrazione dei
contadini di Lucania nella campagna verrà a poco a poco, anche coi mutati
sistemi di coltura, man mano, ma non può verificarsi così d’ un tratto.
Occorrono anni ed opere, occorre cioè risolvere prima la questione delle
case rurali con tutti i complessi e numerosi altri problemi che essa
importa.
Ed in attesa appunto di questa soluzione bisogna
pensare ora alle case pei contadini nei paesi in cui essi abitano, spesso in
grandissimo numero, così come si è pensato alle case per gli operai, per
gli impiegati, per le altre classi, per tutti.”1
1) Sergio De Pilato - “Per
la trasformazione edilizia e civile di Potenza” (Dal giornale “La Tribuna”
dei 12 luglio, 5 e 26 agosto, 6 dicembre 1934, numeri 164-185-202-289) -
Stabilimento tipografico "Fulgur" - Potenza, 1938 |